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Iraq e situazione internazionale

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2005 17:27
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Re:

Scritto da: lough 01/10/2004 14.50
Premetto che non desidero fare polemica né gettare fango sulle due volontarie italiane verso le quali non posso che provare stima e ammirazione per il loro coraggio e determinazione, premetto inoltre che forse è ora di dimenticare questa vicenda a lieto fine

Ma voglio fare una semplice domanda:

le due volontarie sono stipendiate (fin quì niente di male), ma intendo dire stipendiate molto bene?
Ho sentito circolare voci poco simpatiche (del tipo "... altro che volontarie erano lì x soldi..., e così via) tra qualche amico e colleghi anche di sinistra ma come sempre nessuno ha saputo darmi informazioni + precise del "ho sentito dire che..."
Già, ma sentito dire che cosa?

Che le due volontarie sono pagate 200$ al giorno, ciè 6000$ al mese!
Personalmente mi sembra una grossa cazzata ma mi piacerebbe avere conferma che si tratta solo una delle tante notizie trash forse postate da qualche parte su Internet.

grazie



La stampa araba sostiene che è stato pagato un ingente riscatto per la liberazione delle due italiane rapite in Iraq; governo e Croce Rossa dicono che non è vero. Chi dei due mente? Mi chiedo perché mai i feroci e determinati rapitori avrebbero rilasciato gratis due preziosi ostaggi accontentandosi di una promessa di aiuto al popolo iracheno, quando da sempre il governo italiano promette aiuto ed altri ostaggi sono stati decapitati. Ragioni di buonsenso e precedenti esperienze fanno ritenere che un riscatto (poco importa se in denaro o in concessioni politiche) sia stato pagato eccome, ad onta delle soavi bugie diplomatiche del nostro governo.

* Maresciallo dell’Esercito Italiano
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.....ORIANA VIVE........

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01/10/2004 15:57
 
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Pesante critica del New York Post alle trattative per la liberazione delle due volontarie

«Quel riscatto vale 83mila mitra»


NEW YORK - Le foto sorridenti di Simona Pari e Simona Torretta che l’altro giorno dominavano la prima pagina del tabloid New York Post, sono state sostituite sullo stesso giornale dall’immagine di un AK-47 Kalashnikov.
Se è vero che l'Italia ha pagato un milione di dollari di riscatto per le ragazze, afferma il quotidiano dicendosi “scandalizzato”, quei soldi possono servire per comprare 83.330 fucili mitragliatori del genere “per uccidere soldati americani”.
“L'Italia deve fare chiarezza su queste voci e dare garanzie che non accadrà più “, spiega Nile Gardiner, un esperto di relazioni Usa-Europa del think tank conservatore Heritage Foundation, le cui tesi sono alla base dell’articolo del quotidiano di New York. Le voci del pagamento di un riscatto in Iraq hanno trovato ampio spazio sulla stampa americana, non solo sull'aggressivo tabloid di New York, ma anche sul più autorevole Washington Post, che dedica mezza pagina all’ipotesi che dietro la libertà delle due volontarie ci sia un passaggio di denaro.
Il giornale della capitale riporta nel dettaglio le varie prese di posizione che su questo tema si sono susseguite in Italia nella giornata di mercoledì, da quelle del ministro degli Esteri Franco Frattini che ha attribuito la liberazione “a tutte le cose buone che ha fatto l’Italia in Iraq” a quelle del presidente della commissione esteri della Camera, Gustavo Selva, che non ha escluso la possibilità di un riscatto.
Il New York Post ha scelto invece di elencare “tutto ciò che i terroristi possono comprare con un milione di dollari”, pubblicando una tabella accompagnata da foto di armi e dall’ immagine di un guerrigliero iracheno che punta un lanciarazzi da spalla.
Secondo il tabloid newyorchese, nelle mani di terroristi in Iraq un milione di dollari al mercato nero può trasformarsi in 83.330 Kalashnikov, 60 milioni di caricatori, 50 mila pistole, 16.660 Rpg (rocket-propelled granades, i lanciarazzi), 1.000 mortai, 250 mila chilogrammi di esplosivo plastico C-4 per autobombe o 33.330 attacchi alle forze americane (sulla base del presupposto che un attacco del genere viene pagato dalla guerriglia con 300 dollari).
“Se le voci di un riscatto sono vere - ha detto Gardiner al Nyp - sarebbe un errore enorme e creerebbe un precedente estremamente pericoloso”. Gardiner ha premesso di non avere alcuna informazione di prima mano sulle voci di riscatto e di basarsi sulle indiscrezioni della stampa internazionale, ma ha rincarato la dose: “Se è vero, questo mina in modo enorme gli sforzi antiterrorismo in Iraq. E il risultato sarà solo quello di aumentare la possibilità che siano presi più ostaggi. In questo modo mandiamo tutti i messaggi sbagliati”.
Secondo Gardiner, la vicenda non altererà “la relazione molto stretta che esiste tra Washington e Roma”, ma a suo avviso il governo italiano “deve fare chiarezza” perchè ha provocato “una notevole costernazione” tra gli osservatori americani. “La verità verrà comunque fuori - ha aggiunto - quindi è meglio essere trasparenti al massimo”.
Il New York Post ha citato anche il portavoce del ministero degli Interni iracheno, Sabah Kadhim, secondo il quale “la ragione per l’accelerazione nei rapimenti è semplicemente che vengono pagati dei riscatti. Tutto qui. Si può capire perchè pagano, ma questo alimenta il problema”.
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01/10/2004 16:04
 
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...come al solito tutto si riduce a chiacchiericcio da bar, pettegolezzo, malcelata invidia "ma quanto guadagnavano?", mi ricorda molto i talk show polemici del dopo san remo o le polemiche del dopo miss italia...povera itaglietta in fondo non puo' esprimersi diversamente cosi' incancrenita sulla "cultura" del farsi i cxxxi propri, del " tengo famiglia" ,come puo' immaginare che ci siano persone che per 4 soldi vanno farsi ammazzare per gli altri, soccorrere, curare, medicare, costruire ? ci spaventano perche in fondo ci fanno vedere la nostra piccolezza provinciale di un paese che raramente ha dimostrato di essere anche nazione, il nostro egoismo piccolo piccolo borghese...

ma le Simone, i Baldoni sono li' a dimostrarci come diceva anna frank che si puo' sperare e credere nell'intima bonta' dell'animo umano, che non tutto e' perduto...

grazie per esserci[SM=x145447]

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Sean

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01/10/2004 16:17
 
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Re:

Scritto da: Sean1 01/10/2004 16.04
...come al solito tutto si riduce a chiacchiericcio da bar, pettegolezzo, malcelata invidia "ma quanto guadagnavano?", mi ricorda molto i talk show polemici del dopo san remo o le polemiche del dopo miss italia...povera itaglietta in fondo non puo' esprimersi diversamente cosi' incancrenita sulla "cultura" del farsi i cxxxi propri, del " tengo famiglia" ,come puo' immaginare che ci siano persone che per 4 soldi vanno farsi ammazzare per gli altri, soccorrere, curare, medicare, costruire ? ci spaventano perche in fondo ci fanno vedere la nostra piccolezza provinciale di un paese che raramente ha dimostrato di essere anche nazione, il nostro egoismo piccolo piccolo borghese...

ma le Simone, i Baldoni sono li' a dimostrarci come diceva anna frank che si puo' sperare e credere nell'intima bonta' dell'animo umano, che non tutto e' perduto...

grazie per esserci[SM=x145447]

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sono d'accordo con te, però ci siamo dimenticati di quello che hanno scritto su Quattrocchi, soprattutta da una certa ala di sinistra, che era solo un mercenario che stava lì per guadagnare dei soldi?
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01/10/2004 16:25
 
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Del povero quattrocchi,da vivo ,la farnesina non se n'é per nulla occupata (lo so per certo ) [SM=g27829]
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"Last night I nearly died,
But I woke up just in time".
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Sean 1 scrive:

come al solito tutto si riduce a chiacchiericcio da bar, pettegolezzo, malcelata invidia "ma quanto guadagnavano?", mi ricorda molto i talk show polemici del dopo san remo o le polemiche del dopo miss italia...povera itaglietta in fondo non puo' esprimersi diversamente cosi' incancrenita sulla "cultura" del farsi i cxxxi propri, del " tengo famiglia" ,come puo' immaginare che ci siano persone che per 4 soldi vanno farsi ammazzare per gli altri, soccorrere, curare, medicare, costruire ? ci spaventano perche in fondo ci fanno vedere la nostra piccolezza provinciale di un paese che raramente ha dimostrato di essere anche nazione, il nostro egoismo piccolo piccolo borghese...

ma le Simone, i Baldoni sono li' a dimostrarci come diceva anna frank che si puo' sperare e credere nell'intima bonta' dell'animo umano, che non tutto e' perduto...

grazie per esserci

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Non posso che concordare con te, purtroppo i pettegolezzi corrono veloci e c'è chi vede il marcio in ogni cosa, in ogni persona.
Se ho fatto quella domanda è perchè ho sentito riproporre la medesima storia delle stipendiate di lusso da persone completamente estranee tra loro.











[Modificato da lough 01/10/2004 16.28]

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...non seguii molto allora...che lavoro faceva Quattrocchi ?

Le due Simone: condanniamo il terrorismo non la resistenza"
"Rapite perchè italiane, non ci sono legami con gli altri sequestri"
"Noi, i rapitori e la grande paura
ma nessuno ci ha chiamate spie"
di GIUSEPPE D'AVANZO


Simona Pari
e Simona Torretta

ROMA - "Quel pomeriggio del 7 settembre entra Simona nella mia stanza. E mi dice, mi grida: "Sono arrivati loro..." Ha la faccia spaventata...".
Simona Pari guarda fisso davanti a sé, mentre ricorda il momento del suo sequestro.
"Sono arrivati loro..., dice Simona".

Loro chi? Perché dice loro?
"Non lo so perché dice "loro". Lo dice come chi vuole indicare qualcosa di cattivo. Dietro Simona c'era un uomo con un grosso fucile, che ci ha spinto nel corridoio e ci ha fatto accucciare sui talloni. Io ero l'ultima a essere stata presa. Gli altri erano già tutti accucciati nel corridoio. Ci chiedono i nomi".

Quanti erano i sequestratori?
"Non lo ricordo. Io ricordo soltanto quello che è entrato nella mia stanza alle spalle di Simona".

Dicono che fossero 15 o 20. Dicono che erano vestiti con divise militari e il capo fosse in abiti civili. E' vero?
"Non lo so. Non lo ricordo. Non credo di aver visto tanta gente... Ricordo soltanto che ci chiedono il nome e ci portano via. Io e Simona veniamo spinte nella stessa auto. Ci dicono di abbassare la testa, di piegarci tra il sedile e il planale dell'auto. Non riuscivo a rendermi conto di essere stata rapita. Avevo paura. Sentivo la mia impotenza. Mi sentivo fragile come una pagliuzza spinta dal vento. Mi sono aggrappata alla sola cosa che è parsa potermi dare un po' di coraggio. Era Simona accanto a me".

Al Kubaissi, del Consiglio degli Ulema, ha riferito che lei e Simona Torretta eravate molto preoccupate prima di quel 7 settembre. E' vero?

"E' vero che andammo da Al Kubaissi. Pensavamo di incontrarlo da molto tempo, perché volevamo far conoscere agli Ulema i nostri progetti e il nostro lavoro. Non ricordo - e sono portata ad escluderlo - che ci siamo mostrate preoccupate. Certo, abbiamo parlato della situazione caotica del Paese, ma non della nostra paura, che non avevamo".

Quindi vi spingono nella macchina. E che cosa succede?
"Stiamo in macchina per un tempo che non riesco a quantificare. Non hai punti di riferimento. Sei con la testa a guardare il pavimento della macchina. Con il cuore che va su e giù. Non pensi al tempo. Comunque, arriviamo in una casa che non so dire. Lì ci tratteniamo il tempo necessario affinché ci bendino. Risaliamo sulla macchina e ci portano in quella che per 21 giorni è stata la nostra prigione".

Come era questa prigione?
"Una stanza. C'erano dei materassi a terra, un divano, una finestra piccola e alta che ci impediva di guardare fuori. Accanto, aveva un bagno che, dopo i primi giorni, abbiamo potuto utilizzare senza chiedere il permesso. Ci hanno lasciate bendate per un periodo molto lungo. Avevo paura".

Vi hanno, per così dire, interrogato?
"Sì. I primi colloqui sono stati molto aspri. Ci chiedevano chi eravamo, perché eravamo in Iraq, che cosa stavamo facendo. Era soprattutto Simona (Torretta ndr.) a rispondere. In inglese, gli spiegava i nostri progetti, da quanto tempo la nostra organizzazione era in Iraq. Spiegava che non avevamo mai lavorato con il governo dell'occupazione. Diceva che nessuno dei nostri progetti è stato mai finanziato da alcun governo della coalizione. Parlava delle scuole che stavamo ricostruendo, dei nostri stretti contatti con la comunità irachena, del lavoro con le donne e bambini di Bagdad".

Vi hanno mai contestato di essere delle spie?
"No".

Il commissario straordinario della Croce rossa sostiene da qualche giorno che i vostri nomi e quello di Enzo Baldoni erano in un elenco di spie delle forze anglo-americane trafugato dai saddamiti. Come è possibile che non vi hanno mai contestato di essere delle spie?
"Io non so perché Scelli dice questo. So che non ci hanno mai accusato di essere delle spie".

Quanti interrogatori, per così dire, siete state costrette ad affrontare?
"Del primo ho detto. E ricordo che è stato il più duro. Nei giorni successivi, si è creato un clima che, pur severo, permetteva un maggiore dialogo. E allora, io e Simona siamo riuscite, forse meglio, a spiegare quale era il senso del nostro lavoro. A trasmettere lo spirito di solidarietà con il popolo iracheno, che lo ha sempre animato. Credo che siamo riuscite in quelle conversazioni - come devo definirle? - a renderli consapevoli che ci rendevamo conto delle dolorose violazioni che il popolo iracheno era costretto a subire. Abbiamo spiegato che la questione dei diritti umani, dovunque e da chiunque vengano calpestati, è la questione che più ci interessa affrontare. Ci parlavano delle violazioni subite dalle donne nel carcere di Abu Ghraib. E noi rispondevamo che sempre, contro quelle violazioni, avevamo lavorato. Sempre per i diritti umani calpestati".

Lei, con Simona, ha detto nei giorni scorsi che i sequestratori hanno fatto le "verifiche" su quel che dicevate.
"Io non so se hanno fatto delle verifiche. So che la situazione, con il passare dei giorni, è diventata più fluida. Riuscivamo meglio - mi sembra - a convincerli della sincerità delle nostre intenzioni e dei nostri progetti. Dico che la situazione diventava più fluida perché anche le nostre condizioni di vita in quella stanza sono migliorate, dopo qualche giorno. Ci hanno tolto le bende. Ci hanno dato quei vestiti con cui poi siamo tornate in Italia, e biancheria e sapone e dentifricio e buon cibo. Continuamente ci chiedevano se avevamo bisogno di qualcosa. La colazione era addirittura ricca, con crema, sciroppo di dattero, pane appena sfornato e tè. Mai ci è mancato il riso e la carne. E, nonostante tutto questo, sempre ci chiedevano se avevamo bisogno di qualcosa".

Questa "fluidità" della vostra condizione attenuava anche la paura?
"No. Avevo sempre paura. Era una paura che a tratti mi paralizzava. Me ne stavo in silenzio, allora, e afferravo un pensiero felice. Che so, degli amici che non vedevo da molto tempo. Un luogo che mi mancava e dove ero stata sempre serena. Capisce che voglio dire? Pensavo a che cosa volevo fare dopo quello che mi stava capitando. Riuscivo così a tenere la paura sotto controllo".

Riusciva a dormire?
"Sono riuscita a dormire anche la prima notte. Sono crollata di schianto, schiacciata dallo stress. E nei giorni successivi, priva della condizione del tempo che passava, incerta e impaurita da quello che, da un momento all'altro, poteva succedermi ho vissuto come in uno stato di sonnacchiosa e confusa trance".

Che cosa si diceva con l'altra Simona?
"Non potevamo parlare molto. Ci costringevano a stare in silenzio, l'una in un angolo, l'altra in un altro angolo della stanza".

Avete detto che a un certo punto i sequestratori vi hanno intrattenuto sui princìpi dell'Islam.
"E' vero. Abbiamo discusso della loro religione. Raccontavano il loro Islam con molte citazioni del Profeta Maometto. A proposito del mondo, della vita... Non mi ricordo".

Simona Torretta, che è seduta accanto a Simona Pari, vestita di nero con un'espressione un po' corrucciata, ritiene di dover spiegare meglio.
Dice: "Ci parlavano dei cinque pilastri dell'Islam. Della professione di fede, dell'imposta coranica, del pellegrinaggio alla Mecca, del digiuno, della preghiera".
Ne approfitto per chiedere a Simona Torretta la fondatezza di un sussurro che ha molto successo in queste ore.

E' vero che lei intende convertirsi all'Islam?
Simona Torretta ride e risponde: "Ho studiato l'arabo. Studio l'Islam e voglio ancora approfondirlo. E' una curiosità intellettuale. Non ho nessuna intenzione di convertirmi".

Con il passare dei giorni e con la minore tensione diminuiva anche l'angoscia, il timore di essere uccise?
Simona Pari: "Ogni giorno mi chiedevo: "Che cosa vorranno fare di noi?". Pensavo costantemente che mi avrebbero uccisa. Quasi vedevo il momento".
Rivedeva quelle orribili immagini di decapitazione?
Simona chiude gli occhi, come per scacciare quel pensiero, quell'immagine. Si rifiuta anche di dire "decapitazione". Scuote soltanto il capo e invoca con gli occhi un'altra domanda.


Con Simona Torretta ha mai parlato dell'ipotesi più infausta?
"No. Mai parlato. Scacci quel pensiero dalla tua testa. Figurarsi dalle tue parole. E poi io, in quelle giornate che sono lunghissime, non avevo paura soltanto che i miei sequestratori mi uccidessero. In quella situazione lì hai paura di tutto. Anche che facciano un blitz e ti ammazzino".

Avete registrato una cassetta con le vostre voci per dare la prova in vita.
"Non voglio rispondere a questa domanda. C'è il segreto istruttorio".

Lo ha detto Scelli, pubblicamente. Dove è il segreto?
"Non voglio rispondere".

Siete state mai filmate?
"Non voglio rispondere".

Al telefono vi è stato mai passato Scelli o un qualche altro italiano?
"Anche qui credo di dover rispettare il segreto istruttorio".

Quale segreto istruttorio? Scelli ha detto di aver parlato con voi.
"Non voglio rispondere".

Avete avuto, e lei in particolare, frutta e yogurt e acqua minerale? Questo, all'esterno è parso come un indizio dell'identità del gruppo.
"Non ho mai chiesto yogurt, né mi è stato mai dato. Bevevamo acqua da caraffe. Non mi è parsa acqua minerale".

E' stata lei a dire ai suoi sequestratori questa sua predilezione alimentare?
"Non mi è stata mai chiesta, né io l'ho mai detta".

E come può essere saltata fuori la storia?
"Non lo deve chiedere a me".

Quando vi siete accorte che la liberazione era vicina?
"Quel giorno ci hanno fatto indossare delle giubbe e un copricapo con tre veli. Ci hanno fatto salire in macchina, dove erano già Manhaz e Ra'ad, che vedevamo per la prima volta dal 7 settembre. Nel tragitto in macchina - dietro quei veli non si vedeva nulla - ci hanno chiesto scusa per quei giorni. Ci hanno ricordato la condizione del popolo iracheno e la loro disperazione per quel che accade. Abbiamo viaggiato tantissimo".

Tutti abbiamo visto il filmato di Al Jazeera. C'era qualcosa di artefatto. Sembrava una messa in scena.
"Non era una messa in scena. Io me ne stavo dietro quel velo. Non vedevo nulla. Non sapevo quel che mi poteva accadere. Ero come intontita. Quando Simona mi ha detto "tiralo su!", l'ho tirato su come un automa. Allora ho visto Scelli e ho pensato che finalmente era finita".

La pistola. Avete visto che è stata consegnata a Scelli?
"Certo, ce l'aveva l'uomo che ci ha accompagnato in macchina".

Era la pistola che doveva uccidervi?
Risponde Simona Torretta: "Io questa storia che quella pistola dovesse ucciderci non l'ho mai sentita. La consegna a Scelli ha solo un valore simbolico, di amicizia, di pace, di risentimento e conflitto finiti. Come nella tradizione araba".

Perché siete state rapite?
"Perché siamo italiane".

C'è un filo che lega il vostro sequestro al rapimento degli altri italiani, i quattro body guard e Enzo Baldoni ucciso dopo il suo interprete Ghareeb?
Simona Pari: "C'è? Io non lo vedo".

Non avete mai pensato che questo filo possa esserci? Voi conoscevate Paolo Simeone e Valeria Castellani, i "reclutatori" di Quattrocchi, Stefio, Cupertino e Agliana. Baldoni vi aveva consegnato il suo denaro in deposito prima di partire per Najaf. Ghareeb "era di casa" nelle stanze di "Un Ponte per...". Come non si fa a pensare, anche soltanto per un attimo, anche soltanto per cancellarlo, che un filo possa esserci?
"E' vero, ho incontrato Simeone e Castellani in una sola occasione. Baldoni è passato da noi, come tutti gli italiani che arrivavano a Bagdad. Ghareeb era un uomo che si dava molto da fare per gli iracheni e noi gli davamo una mano".

Per Scelli, Ghareeb era un "doppiogiochista, palestinese spia degli israeliani".
Simona Pari: "Per noi, Ghareeb era un uomo generoso che veniva di tanto in tanto a chiedere medicine per portarle ai malati". Simona Torretta: "... E in questo slancio si prendeva anche dei rischi. Ricordo che organizzò un convoglio verso Falluja nei giorni dei peggiori bombardamenti sulla città. Riuscì anche a portare fuori da quella infelice città un gruppo di feriti. Al "Ponte", per definizione, teniamo la porta aperta a tutti. Non diciamo "tu sì, tu no". Se viene qualcuno e ha bisogno di medicine da portare a un malato, gliele diamo. Se vuole organizzare un convoglio umanitario gli diamo una mano senza chiedergli chi è e perché lo fa. E' la nostra filosofia. Sono i valori delle organizzazioni internazionali di solidarietà e di pace".

Tra le vostre parole, c'è qualche assenza che mette a disagio. Non avete mai chiesto che gli altri ostaggi siano liberati. Non avete mai condannato il terrorismo che uccide gli innocenti. Ritenete di poterlo fare adesso?
Simona Pari guarda Simona Torretta e non comprendo se con imbarazzo o fastidio. Ci sono lunghi momenti di silenzio, fino a quando Simona Torretta dice: "Fallo! Dillo!".
Simona Pari: "Noi non sapevamo neanche che ci fossero degli ostaggi oltre noi. Nessuno ce lo ha detto, nessuno ce ne ha parlato. No. No, lo giuro. Nessuno ci ha parlato dell'inglese prigioniero, né degli americani decapitati. Io dico che ogni vita deve essere salvata. Che il diritto alla vita è sacro ovunque e per chiunque. Se mi chiede del terrorismo, le rispondo che c'è il terrorismo e c'è la resistenza. La lotta di resistenza di un popolo per liberare il Paese occupato è garantita dal diritto internazionale. Il terrorismo uccide indiscriminatamente anche i civili. Condanno il terrorismo. Nessuno può chiedermi di condannare una lotta di resistenza".


Sean

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Re:

Scritto da: Sean1 01/10/2004 16.04
...come al solito tutto si riduce a chiacchiericcio da bar, pettegolezzo, malcelata invidia "ma quanto guadagnavano?", mi ricorda molto i talk show polemici del dopo san remo o le polemiche del dopo miss italia...povera itaglietta in fondo non puo' esprimersi diversamente cosi' incancrenita sulla "cultura" del farsi i cxxxi propri, del " tengo famiglia" ,come puo' immaginare che ci siano persone che per 4 soldi vanno farsi ammazzare per gli altri, soccorrere, curare, medicare, costruire ? ci spaventano perche in fondo ci fanno vedere la nostra piccolezza provinciale di un paese che raramente ha dimostrato di essere anche nazione, il nostro egoismo piccolo piccolo borghese...

ma le Simone, i Baldoni sono li' a dimostrarci come diceva anna frank che si puo' sperare e credere nell'intima bonta' dell'animo umano, che non tutto e' perduto...

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Guerra o pace per me Pari sono
Polledri: una Simona nell’entourage di Minniti ai tempi dell’attacco alla Serbia

Giulio Ferrari
--------------------------------------------------------------------------------
Forse il gran cuore di Simona Pari funziona a battito alternato, forse la sofferenza dei bimbi di Bagdad merita più attenzione del dolore dei piccini di Belgrado. E’ quanto lascerebbe presumere il curriculum della volontaria sequestrata in Iraq da un commando islamico e liberata l’altro giorno assieme alla sua collega Simona Torretta.
La laurea in filosofia all’università di Bologna, la collaborazione alla locale redazione dell’Unità dove spiccano edificanti servizi giornalistici sui transessuali e, dulcis in fundo, una significativa esperienza nell’ufficio stampa dell’allora sottosegretario diessino alla Difesa, domenico Minniti, detto Marco. Il politico, cioè, che fu tra i responsabili della pianificazione dell’intervento militare contro la Serbia, ai tempi del governo di Massimo D’Alema.
Una guerra d’aggressione, condotta a suon di bombardamenti delle città e dei paesi della ex Jugoslavia, che costò la vita a un gran numero di civili. Intervento in cui si distinse l’aviazione da caccia del Belpaese, con la “benedizione” della sinistra nostrana. Nei giorni del tripudio pacifista per la restituzione delle due donne in “missione umanitaria”, il deputato leghista Massimo Polledri mette il dito sulla piaga delle contraddizioni buoniste.
Onorevole Polledri, c’è un’altra faccia nella medaglia che i pacifisti hanno già appeso al collo di Simona Pari?
«Non è un mistero che questa volontaria “arcobaleno” sia stata nell’entourage del sottosegretario Minniti, lo ha rivelato compiaciuto a Porta a Porta lo stesso esponente diessino. Forse a molti è però sfuggito che, a quei tempi, Minniti e il governo dell’Ulivo erano impegnati nel sanguinoso attacco alla Serbia».
Non risulta che la Pari abbia mai fatto ammenda di quell’”errore di gioventù” o che abbia preso le distanze dai suoi compagni...
«La sinistra non è nuova ad usare due pesi e due misure: si vede che le bombe di D’Alema, sganciate sui cristiani jugoslavi, erano più progressiste di quelle cadute sul Paese di Saddam. Può darsi anche che la volontaria tanto affezionata ai bimbi iracheni abbia maturato una successiva conversione al pacifismo, che sia stata illuminata da un mistico approccio all’islam».
Certe “folgorazioni” si prestano a commenti ironici, però la vicenda di altri sequestrati è stata tragicamente seria. Queste “due Simone”, nella loro carica umanitaria, appena liberate hanno ribadito la vicinanza alla resistenza irachena ma non hanno pensato a chi è stato molto meno fortunato di loro...
«Non c’è da stupirsene. Basta ricordare che il Comune di Bologna non ha neppure allestito una camera ardente per il povero Quattrocchi. E questo perchè non si trattava di un pacifista, ma di un uomo coraggioso in “odore di destra”, che ha affrontato eroicamente i suoi carnefici».
Non pensa che anche il governo abbia usato “due pesi e due misure”, accettando le richieste dei terroristi nonostante i servizi segreti avessero individuato il luogo dove erano tenute prigioniere?
«Berlusconi ha preferito evitare di correre dei rischi e si è rinunciato al blitz. Credo sia una scelta ponderata, sta di fatto che un gruppo di pericolosi terroristi è ancora in circolazione».
E, pare, con un miliardo in tasca.
Alla fine il conto del pacifismo l’hanno presentato a noi. Ed è evidente che qualche responsabilità ce l’ha anche l’associazione delle due volontarie. Pochi giorni prima del sequestro erano stati bombardati dai guerriglieri: un segnale chiaro, ma sono rimasti lì. Credo che i costi della liberazione dovrebbe pagarli che ce le ha lasciate«.

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NESSUNO PUÒ CHIEDERMI DI CONDANNARE UNA LOTTA DI RESISTENZA"
Tratto dall’intervista di Giuseppe D’Avanzo per La Repubblica
Perché siete state rapite?
"Perché siamo italiane".

C'è un filo che lega il vostro sequestro al rapimento degli altri italiani, i quattro body guard e Enzo Baldoni ucciso dopo il suo interprete Ghareeb?
Simona Pari: "C'è? Io non lo vedo".

Non avete mai pensato che questo filo possa esserci? Voi conoscevate Paolo Simeone e Valeria Castellani, i "reclutatori" di Quattrocchi, Stefio, Cupertino e Agliana. Baldoni vi aveva consegnato il suo denaro in deposito prima di partire per Najaf. Ghareeb "era di casa" nelle stanze di "Un Ponte per...". Come non si fa a pensare, anche soltanto per un attimo, anche soltanto per cancellarlo, che un filo possa esserci?
"E' vero, ho incontrato Simeone e Castellani in una sola occasione. Baldoni è passato da noi, come tutti gli italiani che arrivavano a Bagdad. Ghareeb era un uomo che si dava molto da fare per gli iracheni e noi gli davamo una mano".

Per Scelli, Ghareeb era un "doppiogiochista, palestinese spia degli israeliani".
Simona Pari: "Per noi, Ghareeb era un uomo generoso che veniva di tanto in tanto a chiedere medicine per portarle ai malati". Simona Torretta: "... E in questo slancio si prendeva anche dei rischi. Ricordo che organizzò un convoglio verso Falluja nei giorni dei peggiori bombardamenti sulla città. Riuscì anche a portare fuori da quella infelice città un gruppo di feriti. Al "Ponte", per definizione, teniamo la porta aperta a tutti. Non diciamo "tu sì, tu no". Se viene qualcuno e ha bisogno di medicine da portare a un malato, gliele diamo. Se vuole organizzare un convoglio umanitario gli diamo una mano senza chiedergli chi è e perché lo fa. E' la nostra filosofia. Sono i valori delle organizzazioni internazionali di solidarietà e di pace".

Tra le vostre parole, c'è qualche assenza che mette a disagio. Non avete mai chiesto che gli altri ostaggi siano liberati. Non avete mai condannato il terrorismo che uccide gli innocenti. Ritenete di poterlo fare adesso?
Simona Pari guarda Simona Torretta e non comprendo se con imbarazzo o fastidio. Ci sono lunghi momenti di silenzio, fino a quando Simona Torretta dice: "Fallo! Dillo!".
Simona Pari: "Noi non sapevamo neanche che ci fossero degli ostaggi oltre noi. Nessuno ce lo ha detto, nessuno ce ne ha parlato. No. No, lo giuro. Nessuno ci ha parlato dell'inglese prigioniero, né degli americani decapitati. Io dico che ogni vita deve essere salvata. Che il diritto alla vita è sacro ovunque e per chiunque. Se mi chiede del terrorismo, le rispondo che c'è il terrorismo e c'è la resistenza. La lotta di resistenza di un popolo per liberare il Paese occupato è garantita dal diritto internazionale. Il terrorismo uccide indiscriminatamente anche i civili. Condanno il terrorismo. Nessuno può chiedermi di condannare una lotta di resistenza".
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01/10/2004 17:04
 
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Re:

Scritto da: Matteo, Berghem 01/10/2004 17.02
Se mi chiede del terrorismo, le rispondo che c'è il terrorismo e c'è la resistenza. La lotta di resistenza di un popolo per liberare il Paese occupato è garantita dal diritto internazionale. Il terrorismo uccide indiscriminatamente anche i civili. Condanno il terrorismo. Nessuno può chiedermi di condannare una lotta di resistenza".



Scusate, ma questa affermazione la trovo scandalosa e vergognosa!!!
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01/10/2004 17:06
 
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Strano ed io che pensavo che le due Simone si fossero fatte una vacanza piacevole, pensavo che i sequestratori fossero giunti nella loro sede con una scatola di cioccolatini.....




Quattrocchi era un bodyguard, un lavoro onesto come tanti, meritava forse di morire per questo??
01/10/2004 17:07
 
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Re: Re:

Scritto da: Matteo, Berghem 01/10/2004 17.04


Scusate, ma questa affermazione la trovo scandalosa e vergognosa!!!




è scandalosa perchè a d oggi mi risulta difficile trovare una linea netta che separi la resistenza irachena dai gruppi terroristici.....
01/10/2004 17:26
 
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Re: Re:

Scritto da: Matteo, Berghem 01/10/2004 16.56


Guerra o pace per me Pari sono
Polledri: una Simona nell’entourage di Minniti ai tempi dell’attacco alla Serbia

Giulio Ferrari



Scusa Matteo ma a me quest'articolo sa tanto di aria fritta: ovvero non dice nulla e non vuol dire nulla [SM=g27833]

[Modificato da Corcaigh 01/10/2004 17.28]

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e' un reato lavorare per il ministero della difesa ? non mi pare...quindi se io che ne so' faccio l'usciere o sono dipendente in qualsiasi modo del ministero della difesa sono un guerrafondaio...a me pare un po' ridicolo...


quattrocchi non era andato ad aiutare nessuno aveva fiutato che c'erano soldi da fare col suo "mestiere", questo non toglie la pieta'umana per la sua fine ma e' diverso che andare li' per fare l'infermiere o il medico per 4 soldi perche' si vuole aiutare chi soffre...

dovevano andarsene perche' c'era pericolo, ma cxxxo se i volontari se ne dovessero andare ogni volta che c'e' pericolo non ci sarebbe piu' un azione umanitaria in tutto il mondo, certo ci sono quelli che lavorano dal palazzo di vetro dell'onu a NY ma mica tutti possono stare li'....
Sean

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01/10/2004 17:33
 
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Me la sento di rispondere a tutti questi ultimi post.

Ma gli americani sono gli stessi che hanno venduto armi agli irakeni e agli afgani e adesso vengano a farci i conti in tasca? Che guardino in casa loro, che stanno facendo abbastanza puttanate in giro per il mondo da vergognarsene per altre tre generazioni.
Hanno pagato il riscatto? Non lo so, secondo me sì, ma non me ne frega niente. Sono contento che siano state liberate, sono contento che vogliano tornare la. E sono contento che abbiano voluto chiarire qual'è secondo loro (e secondo me e secondo tanti altri) la differenza tra terrorista e ribelle. Quelli di Beslan sono terroristi. Quelli di Baghdad sono ribelli, se vogliamo partigiani.
Erano pagate? Non lo so, probabilmente sì, un qualche rimborso sicuramente lo hanno ricevuto. E allora? C'è qualcosa di male?
E credo che sia molto utile che il governo italiano non confermi la voce che parla di pagamento del riscatto, per non mettere a repentaglio la vita di chissà quanti altri italiani che lavorano per associazioni umanitarie (Croce Rossa ed Emergency in primis), perchè altrimenti qualunque delinquente in iraq si sentirebbe autorizzato a rapire italiani per soldi. E chissenefrega se questo è un medico che può salvare vite umane.
I leghisti parlano di coerenza? Ma non sono loro che giusto qualche anno fa dicevano "mai più con Berlusconi!" "Berlusconi mafioso!". Uh come cambiano le opinioni in fretta, vero?
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
O ancora: non guardare la pagliuzza nell'occhio del vicino se nel tuo c'è una trave.

Ma per piacere ...

Quattrocchi era un bodyguard, un lavoro onesto come lo sono tutti i lavori di questo mondo, e non meritava di morire come nessuno merita di morire a questo mondo, tantomeno per lavoro. Ma sapeva quali erano i suoi rischi. Sapeva di essere in iraq per fare quel lavoro. Ed era pagato per questo.
Ma lo sapete che un autista di camion che trasporta petrolio dai pozzi irakeni prende uno stipendio 5 volte superiore ad un marines che è in prima linea? Sa benissimo che rischia di essere assalito e può morire. Neanche lui merita di morire, perchè è il suo lavoro. Però può succedere.

Questa è guerra, mettetevelo in testa. Non è una partita a risiko. E criticare le due Simone stando seduti dietro ad una scrivania, magari facendolo tramite il proprio giornale è molto comodo. Che si facciano un giro in Iraq, in mezzo alla popolazione, dopodichè aprano la bocca, tutti questi benpensanti.

Ho finito.
Saluti.
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Re:

Scritto da: fergus 01/10/2004 16.25
Del povero quattrocchi,da vivo ,la farnesina non se n'é per nulla occupata (lo so per certo ) [SM=g27829]



D'altra parte se il sindaco della sua città ha fatto spallucce e a quel che so non è neanche andato al funerale... [SM=g27829]
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01/10/2004 18:07
 
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esatto non c'é andato il sindaco

Gior 77 hai ragione lavori onesti, i am agree with you su tutta la linea

I reclutatori di quattrocchi e soci , non saprei se dire che sono stati onesti , fascicoli aperti in Procura, grande confusione
si vedrà

[Modificato da fergus 01/10/2004 18.08]

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01/10/2004 18:21
 
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Re:

Scritto da: Sean1 01/10/2004 17.30
e' un reato lavorare per il ministero della difesa ? non mi pare...quindi se io che ne so' faccio l'usciere o sono dipendente in qualsiasi modo del ministero della difesa sono un guerrafondaio...a me pare un po' ridicolo...


quattrocchi non era andato ad aiutare nessuno aveva fiutato che c'erano soldi da fare col suo "mestiere", questo non toglie la pieta'umana per la sua fine ma e' diverso che andare li' per fare l'infermiere o il medico per 4 soldi perche' si vuole aiutare chi soffre...

dovevano andarsene perche' c'era pericolo, ma cxxxo se i volontari se ne dovessero andare ogni volta che c'e' pericolo non ci sarebbe piu' un azione umanitaria in tutto il mondo, certo ci sono quelli che lavorano dal palazzo di vetro dell'onu a NY ma mica tutti possono stare li'....





Appunto voleva guadagnare più soldi ed è andato in Iraq. Ma mica tutti possono essere madre teresa di calcutta, c'è chi lo fa per campare o migliorare la propria situazione economica, non ci vedo nulla di male.....
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appunto Thero non c'era nulla di male...quando l'ho detto ?
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01/10/2004 18:27
 
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Re:

Scritto da: gior77 01/10/2004 17.33

Quattrocchi era un bodyguard, un lavoro onesto come lo sono tutti i lavori di questo mondo, e non meritava di morire come nessuno merita di morire a questo mondo, tantomeno per lavoro. Ma sapeva quali erano i suoi rischi. Sapeva di essere in iraq per fare quel lavoro. Ed era pagato per questo.
Ma lo sapete che un autista di camion che trasporta petrolio dai pozzi irakeni prende uno stipendio 5 volte superiore ad un marines che è in prima linea? Sa benissimo che rischia di essere assalito e può morire. Neanche lui merita di morire, perchè è il suo lavoro. Però può succedere.

Questa è guerra, mettetevelo in testa. Non è una partita a risiko. E criticare le due Simone stando seduti dietro ad una scrivania, magari facendolo tramite il proprio giornale è molto comodo. Che si facciano un giro in Iraq, in mezzo alla popolazione, dopodichè aprano la bocca, tutti questi benpensanti.

Ho finito.
Saluti.





Ma infatti nessuno discute che era ed è un lavoro rischioso, purtroppo qui in italia c'era molta gente(mooolta) che liquidava il caso quattrocchi con "era un mercenario e gli sta bene", parole che venivano dallo stesso movimento che gridò con gioia e fermezza "10,100,100 Nassyria", o slogan inneggianti ai gruppi terroristici, fortunatamente in Italia c'è qualcuno che ogni tanto li prende a calci nel culo.......
01/10/2004 18:28
 
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Re:

Scritto da: Sean1 01/10/2004 18.25
appunto Thero non c'era nulla di male...quando l'ho detto ?




Scusami dalle tue parole avevo capito il contrario....[SM=g27823]
01/10/2004 18:32
 
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Re: Re:

Scritto da: theropithecus 01/10/2004 18.27




Ma infatti nessuno discute che era ed è un lavoro rischioso, purtroppo qui in italia c'era molta gente(mooolta) che liquidava il caso quattrocchi con "era un mercenario e gli sta bene", parole che venivano dallo stesso movimento che gridò con gioia e fermezza "10,100,100 Nassyria", o slogan inneggianti ai gruppi terroristici, fortunatamente in Italia c'è qualcuno che ogni tanto li prende a calci nel culo.......




Se potessi, credimi, anch'io li prenderei a calci nel culo. Sono degli imbecilli che rovinano tutto il movimento, perchè il giornalista, per fare odience, mette in risalto quellì e non gli altri 100.000 che non la pensano così.
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Re: Re:

parole che venivano dallo stesso movimento che gridò con gioia e fermezza "10,100,100 Nassyria", o slogan inneggianti ai gruppi terroristici, fortunatamente in Italia c'è qualcuno che ogni tanto li prende a calci nel culo..



parole che venivano da deficienti
i deficienti non hanno né colore né bandiera
o hanno tutti i colori e tutte le bandiere
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...Se mi chiede del terrorismo, le rispondo che c'è il terrorismo e c'è la resistenza. La lotta di resistenza di un popolo per liberare il Paese occupato è garantita dal diritto internazionale. Il terrorismo uccide indiscriminatamente anche i civili. Condanno il terrorismo. Nessuno può chiedermi di condannare una lotta di resistenza"...


Quale resistenza?
Quale occupazione?

Se questa cosiddetta resistenza (sempre che ne esista una o + d'una) agisse congiuntamente con le forze della coalizione per liberare l'Iraq da fondamentalisti, terroristi e briganti di ogni risma e poi, solo dopo aver ricostituito l'ordine in quella regione e dopo libere elezioni democratiche chiedessero alle forze della coalizione di togliersi dalle palle e quest'ultimi rifiutassero, allora si potrebbe parlare di resistenza. Ora no.
Questa ipotetica resistenza non è meno dannosa dei terroristi e dei criminali. Questa resistenza non mostra di avere a cuore l'interesse dell'Iraq. Ma ai tempi di Saddam Hussein, dove cavolo era questa resistenza?

Vedo tanti piccoli gruppi che cercano di impadronirsi dell'Iraq, chi spinto da motivazioni religiose, chi dal puro interesse, chi da motivazioni etniche, ma tutti ben lontani dal costruire un paese democratico. Lasciare l'Iraq significa nelle migliori delle ipotesi dare avvio all'instaurazione di una dittatura teocratica dopo anni di dittatura laica.

Vorrei che il desiderio delle due volontarie e di tante altre persone fosse esaudito e che quindi questa coalizione si togliesse dalle palle per lasciare l'Iraq in mano a questa " resistenza".

E poi, va bene gli Stati Uniti avranno i loro sporchi interessi in quella regione, ma allo stato dell'arte non vedo un'alternativa migliore in quella regione che diventare un protettorato americano, fino a che non saprà muoversi con le proprie gambe. L'Iraq potrebbe essere (per il petrolio che ha), la fotocopia del Kuwait e invece è stato ridotto a un paese da terzo mondo (con la complicità americana? forse).

Contrario alla guerra e alle imposizioni di forza della democrazia, ma ormai il danno è fatto e l'imposizione della democrazia in quella regione è ormai un obbligo morale.

E per concludere, cosa vuol dire "...Il terrorismo uccide indiscriminatamente anche i civili. Condanno il terrorismo. Nessuno può chiedermi di condannare una lotta di resistenza"...

Significa che uccidere un soldato americano sia giusto?

Tralasciando gli eccessi (quelli ci sono sempre e in guerra + che mai) non credo che i militari americani siano andati lì per uccidere torturare e seviziare. Il loro è un lavoro, chi x necessità chi spinto dall'idea di fare il proprio dovere (ve lo ricordate un americano mesi fa, un famoso giocatore di football mi sembra o di baseball forse, che, benché ricco e miliardario è andato in Afghanistan a combattere perché...credeva che fosse giusto farlo, è tornato dentro una bara! E quanti come lui, molto + giovani di chi scrive).

Che le due volontarie continuino nella loro opera, ma non usino questa "notorietà" momentanea per esprimere opinioni molto discutibili. Io posso dire e probabilmente le dico, molte cazzate, ma mi confronto con le persone che ho vicino e al + utilizzando internet, ma utilizzare i mass-media per dire certe stronzate non mi è consentito.

Tutto ciò non toglie nulla alla lodevole opera umanitaria di queste a tanti altri volontari. Io non andrei lì x lavoro neanche per 10mila $ al mese, figuriamoci gratis o quasi a prestare servizi umanitari. Non sono animato da spirito umanitario, non mi trovo purtroppo a mio agio in mezzo alla gente che soffre e bisognosa d’aiuto (e credo in questo di essere in buona compagnia). Per me ci sono solo i miei affetti personali, i miei cari, i miei amici. Mi risulta incomprensibile che ci siano persone spinte da questo desiderio, siano esse laiche o religiose.
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Re: Re:

Scritto da: theropithecus 01/10/2004 18.27
parole che venivano dallo stesso movimento che gridò con gioia e fermezza "10,100,1000 Nassyria", o slogan inneggianti ai gruppi terroristici, fortunatamente in Italia c'è qualcuno che ogni tanto li prende a calci nel culo.......



Le persone che gridavano quello slogan sono degli idioti e non sono da prendere in alcuna considerazione. Ma, si sa, le mamme degli scemi sono sempre incinte.

**********************************************************
"Where is the wisdom we lost in knowledge? Where is the knowledge we lost in information?"

T.S. Eliot
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