cercasi laureato economia max 25 anni...
Scritto da: danamaggio 02/09/2005 15.25
Condivido anche questa visione e soprattutto la frase finale:
certo che è meglio uscire a 21 che a 30 dall'università con scarsa praticità.
Ma quando lo si è capito a proprio spese qual è poi il passo successivo?
Vivo da tempo questa amara consapevolezza e spero di riuscire a tentare
la strada dell'estero
Questo è il ragionamento che ho fatto anch'io, visto che sono nella stessa situazione.
Infatti sono qui a Dublino. E ti dico, ne vale la pena, se non altro per... 'aprirti la mente', per così dire.
Per esempio il fatto (non solo irlandese, certo, ma da non trascurare), che qui è VIETATO discriminarti sulla base dell'età (e non solo!), perciò, quando guarderanno la tua data di laurea sul CV, avrai le stesse opportunità di un laureato molto più giovane in Italia. Questo ti permette di accumulare quella famigerata esperienza senza la quale, purtroppo, con un approccio al concetto di flessibilità molto originale (cioè flettiti a pi greco mezzi), in Italia tenterebbero di farti lavorare GRATIS spacciandolo per stage.
Perciò il trasferimento te lo consiglio di cuore al di là delle mie delusioni personali, che come dice giustamente Dark Icon dipende poi tutto da quel che vogliamo trarre dalle nostre esperienze.
No, non basta non autoghettizzarti ed insistere ad aprirsi alle differenze culturali locali per avere un'esperienza sociale positiva (con l'importante eccezione di chi si trova un partner irlandese. Ma magari non sono neppure quelli che meglio si adattano, a trovarlo, perché, come tutti i popoli al mondo, anche gli Irlandesi amano l'esotico. E magari a qualcuno sta più simpatico un accento più spiccato e 'tipico', ma sono gusti, e come si è detto e ripetuto, non si può generalizzare), ma da tutto comunque si impara.
Quello che mi urta, e lo dico in senso inglese, cioè quello che mi ferisce, è che mi si dica che se un giro di amici irlandesi non me lo sono fatto, allora magari qualche problema ce l'ho io. Può essere, certo.
D'altra parte, uno si guarda intorno e nota che è un problema generale, di tutti gli stranieri. E allora magari più che un problema di socializzazione è un problema di integrazione. E se facciamo la tara da tutte quelle persone che nemmeno provano ad integrarsi, comunque abbiamo un numero molto alto di esperienze di disagio a riguardo.
Ora, l'integrazione è un pecorso a doppio senso, siamo d'accordo?
Se io invece che da Reggio Emilia venissi da una cittadina del Marocco, ed una volta arrivata in Italia esprimessi il mio disagio per la difficoltà ad accedere ad una qualsiasi moschea, per dire, o esprimessi le mie difficoltà di socializzazione, e qualcuno di punto in bianco, anziché riconoscere le mie obiettive difficoltà, mi dicesse: "Guarda che se non ti va bene puoi anche tornartene a casa!", voi cosa pensereste di questa persona?
(ovviamente NON sto dicendo che la condizione di un immigrato italiano in Irlanda sia paragonabile a quella di un immigrato marocchino in Italia, minore razzismo e burocrazia fanno certamente maggiore civiltà, ma il mio punto è un altro)
Questo lo dico perché Sean, io ti considero un Amico, e sentirmi ripetere che se c'è qualcosa che non va posso anche far su armi e bagagli ed andarmene, che tanto qui non c'è nessuno che sentirà la mia mancanza, beh, è veramente brutto.
Oh, comunque è esilarante questa faccenda che ti danno del fascista, sembra troppo una citazione da quel film di Verdone, ora tu dovresti rispondere: "Fascista a mme? Mma io non so' comunista così, sso ccomunista cosììì!" ...e mostrare i due pugni!
Comunque... non si può dire che i motivi per cui ho avuto delle difficoltà siano generalizzabili, alcune lo sono (relativamente), il più non lo sono.
Ad esempio, a me davano fastidio le persone che hanno bisogno di ubriacarsi per divertirsi anche in Italia, e vi assicuro che un medio baldo giovine dell'appennino emiliano può avere un rapporto sociale e culturale con il consumo di bevande alcoliche mooolto simile a quello irlandese (con la differenza che invece che prendersi la macchina per venire a Temple Bar a Dublino, prendono la macchina per andare a Rimini).
Qui, quella che considero la mia migliore amica è irlandese, ma beve troppo persino per i criteri locali, ed è riuscita a confidarsi abbastanza per dirmi che davvero apprezzava la mia amicizia (io ormai pensavo di essere solo una conoscente per lei) solo dopo 10 pinte di birra, 2 cocktails ed un quartino di vodka (io ero completamente sobria).
Ovviamente, non è solo questo o non sarebbe mia amica. E tanto per dire il livello culturale, è una ricercatrice che partecipa a convegni scientifici internazionali.
Ora, dovrei pensare che tutti gli irlandesi sono così?
Certamente no, sono io che me li vado a cercare col lanternino, e d'altronde la stessa sua sorella si lamenta delle stesse cose di cui mi 'lamento' io
Però, ora mi chiedo: se non fosse che cercavo e cerco tuttora di relativizzare culturalmente il comportamento delle persone attorno a me, avrei accettato come amica una persona con questo tipo di comportamento? Avrei accettato di uscire con persone con queste abitudini (e soffrirne) se non avessi notato che il consumo esagerato di alcool in occasioni sociali è qui considerato moolto più "normale" che non nel posto da cui vengo io?
O è solo perché in mancanza di una rete sociale opportuna, costruita in anni di permanenza, l'effettiva gamma di scelta è molto più ristretta? (questo non significa che non sarebbe mia amica comunque, ma che ci rimmarrei meno male se non dovessi sopportare certi atteggiamenti ogni volta che esco, pena il 'non sentirmi integrata')
E sono domande...
Per concludere... effettivamente sì, a seconda della marea il Liffey può effettivamente odorare di koala bagnato...
[Modificato da sarabiga 10/09/2005 3.17]