Re:
Scritto da: Corcaigh 26/09/2006 15.20
Appunto, Copy, hai parlato di palliativi. Non di risoluzioni.
L'eutanasia è una scelta, appunto. Voglio essere libera di scegliere la risoluzione che preferisco. Non voglio palliativi, perché non risolvono il problema. E quando un malato terminale sceglie di accelerare la morte è perché i palliativi non bastano più a dare una sembianza di qualità a ciò che rimane della sua vita.
E, come dice il buon Moris, questa scelta voglio farla senza filosofi e preti attorno
Bene. Dunque, autodeterminazione?
qui ci sono alcune risposte -> When self-determination runs amok
Critica di DANIEL CALLAHAN, 1992
dice alcune cose interessanti, tipo:
Eutanasia: non è questione di autodeterminazione
“L’autodeterminazione in questo caso può solo essere attuata tramite l’assistenza fisica e morale di un altro. L’eutanasia non è dunque un fatto solo di autodeterminazione, ma di una mutua, sociale decisione tra due persone, chi viene ammazzato e chi ammazza”
L’autodeterminazione è inalienabile: esempio della schiavitù
“La schiavitù è stata da tempo posta fuori legge perché nessuno può avere il diritto di possedere qualcuno anche se col suo permesso. Perché è moralmente sbagliato consegnare il proprio destino e la propria vita nelle mani di un altro, quantunque buone siano le conseguenze, e non meno sbagliato per un individuo avere quel tipo di potere totale”
Nella pratica eutanasica i medici travalicano il loro ruolo e diventano agenti morali
“ Se i dottori, una volta deciso di portare avanti l’eutanasia, divengono agenti morali […] dunque dovranno basarsi sulla loro morale indipendente per uccidere chi lo richiede. […] Il medico dovrebbe decidere, per conto suo, se la vita del paziente ‘non vale la pena di essere vissuta’”.