Eutanasia e divorzio
Thread molto OT ma interessante, quindi scusate se continuo... le discussioni filosofiche mi affascino (soprattutto quando gli interlocutori lo meritano
).
Torno un attimo sull'eutanasia.
Come mi sembra chiaro, in questo caso le posizioni sono ben determinate: o credi oppure no. Io, tristemente per alcuni e felicemente per altri, non credo nella vita dopo la morte e nella metafisica dell'esistenza. Siamo quello che siamo, un mucchietto di geni egoisti e competitivi che per "sopravvivere" alla lotta evolutiva hanno dato vita ad organismi dal cervello incredibilmente sviluppato ma che, ahimé, ancora ben lungi dall'aver raggiunto un punto accettabile dell'evoluzione, in cui si riesca a vivere senza massacrarsi in guerre e violenze inutili, in cui si riesca ad arminizzare il mondo senza affamarne metà della popolazione e senza inquinarne il 90% delle risorse.
Come vedete, siamo ancora ben lungi da meritare la definizione "homo sapiens".
Per questo motivo, ritengo che le mie azioni quotidiane debbano essere rivolte a migliorare il quotidiano tangibile anziché meritarmi un aldilà intangibile. Probabilmente, ad essere cinici, per migliorare l'evoluzione genetica della mia spece o, ad essere idealisti (il che a volte mi complica la vita) per raggiungere quella società ideale di cui John lennon si illudeva nelle sue canzoni.
Per questo motivo, se il mio cervello cessa di funzionale, il mio corpo non ha significato. Spegnete pure la macchiana e date i miei organi a chi ne ha bisogno.
Come è stato saggiamente detto, se un cancro mi divorerà fino all'insofferenza, spetterà a me e solo a me decidere che farne, di questa
mia sofferenza.
Tutto qui. Ma, come ho premesso, è una questione di fede.
Per il divorzio è tutt'altra cosa, a mio parere, e ben poco deve il cattolicesimo intromettersi in tale questione di diritti civili.
Io sono sposata da dieci anni e convivo da dodici, posso quindi a buon merito affermare che il percorso della convivenza (e chi ci è passato mi darà ragione) non è cosparso di petali di rose. La quitidianità, i bambini, le tasse, i mutui, la solitudine che questa società irrazionale ci impone e così via ci sottopongono test quotidiani che a volte è impossibile superare. Il divorzio è un diritto civile.
A mio parere (ma non sono un giurista) la legge dovrebbe essere flessibile: se il marito alcolizzato ti manda all'ospedale per le botte, se i bambini vengono abusati e stuprati, chi più ne ha più ne metta, il divorzio dovrebbe avvenire subito per dare un taglio alla spirale di violenza che potrebbe portare a conclusioni drammatiche.
Se invece la crisi avviene per gli inevitabili test quotidiani, per la durezza del conciliare vita materiale e aspirazioni personali, per la depression postparto, per i bambini che non dormono la notte, perché si rimane disoccupati e non si riescono a pagare le bollette e così via, allora c'è bisogno di aiuto, discussione, appoggio terapeutico (scusate, inclinazione professionale
), ed ancora le tre parole chiave: supporto, aiuto, comprensione. Per superare una crisi matrimoniale in modo adeguato, un paio d'anni servono. Tre forse è eccessivo, a quel punto si dovrebbe vedere se le cose vanno o no, se la situazione è rimediabile oppure la frattura è definitiva.
Ho amici che si sono risposati felicemente, il primo matrimonio essendo stato un errore di gioventù,di immaturità, eccetera. Se non ci sono figli coinvolti, ben venga la possibilità immediata di rifarsi una felicità immediatamente. Se la situazione è complicata, allora bisogna lavorarci sopra. Perché nessuno è lì di fronte ai nostri piedi a spargerci i petali di rosa. Semmai, cocci aguzzi.
Scusate, il freddo invernale di questo long-weekend mi porta a queste riflessioni pallose. Meglio che mi metta a studiare, invece