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A difesa del mio amato Occidente...

Ultimo Aggiornamento: 01/08/2005 01:40
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13/07/2005 12:41
 
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Non ho ancora letto nulla sul fatto che invece gli attentatori di Londra erano inglesi....
Ne sapete niente?

- all songs are living ghosts and long for a living voice - B.K.
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Chi sono i nemici del popolo irakeno?

Scritto da: lough 11/07/2005 14.49
E allora? La guerra non guarda in faccia nessuno purtroppo


e poi chi uccide chi?

Gli irakeni uccisi ogni giorno (dell'ordine di 30 o 50 alla volta) dagli attentati kamikaze.

Gli irakeni uccisi dal regime di Saddam

Gli irakeni uccisi nella guerra contro l'iran.

i curdi uccisi dagli irakeni

iraniani uccisi dagli irakeni.

...
....
.....

Noi Occidentali siamo tanto cattivi e spietati?
Allora finiamola di strapparci le vesti e autoincolparci sempre di tutto.









Autobomba a Bagdad, strage di bambini


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Re: attentatori cittadini britannici

Scritto da: rosy71 13/07/2005 12.41
Non ho ancora letto nulla sul fatto che invece gli attentatori di Londra erano inglesi....
Ne sapete niente?



Un video del metrò, un documento, il corpo del terrorista
esploso sul bus 30: la storia dell'inchiesta sugli attentati di Londra
Così l'uomo-bomba è arrivato
nel cuore dell'Europa
L'allarme dopo le telefonate del padre a Scotland Yard: "Non lo trovo più"
Il mistero dell'auto imbottita di esplosivo alla stazione ferroviaria
dal nostro inviato CARLO BONINI


I rottami dell'autobus esploso il 7 luglio a Londra
PER SCRIVERE la storia del giovedì di sangue e delle sue responsabilità, Scotland Yard ha impiegato 120 ore, cinque giorni. Per aprire ai loro detective la porta che ne custodiva il segreto, sono serviti cinque minuti. Quanto è durata la telefonata di un padre che voleva credere ancora vivo un figlio che non sapeva assassino. L'uomo chiama alle 10 di sera di giovedì 7 luglio. Telefona da Leeds, West Yorkshire, 300 chilometri a nord di Londra.

Parla l'inglese degli immigrati pachistani di prima generazione, ma all'operatore del Central Casualty Bureau, l'Ufficio vittime di Scotland Yard, non è difficile comprendere la storia che racconta, perché è la stessa storia di centinaia di altri padri e madri, fratelli e sorelle, mogli e mariti, fidanzati e fidanzate, che dal mattino cercano chi gli è caro. "Mio figlio è partito stamani per Londra, ma non riusciamo a rintracciarlo e non è rientrato a casa", dice. Il nome del ragazzo viene annotato in uno schedario, con le sue generalità e una prima descrizione somatica. Ne viene chiesta la foto e tutto ciò che può aiutarne la ricerca: un dettaglio degli indumenti che indossava, degli oggetti che aveva con sé. Quando riaggancia, l'uomo ha paura del peggio.

Ma non sa che lo attende l'orribile.

Hasib da ieri, non è più un missing, un disperso del 7 luglio, ma uno dei suoi quattro carnefici.

"Con un'operazione di polizia ancora in corso - ripetevano fonti dell'antiterrorismo - è sufficiente dire cosa ha fatto quel ragazzo, dove ci ha portato e perché".

Gli uomini della scientifica ne trovano una traccia in quel che resta delle lamiere del bus numero 30 esploso alle 9.47 in Tavistock Square. Del ragazzo di Leeds, qualcosa è rimasto. E nel punto più vicino all'epicentro dell'esplosione: degli oggetti personali, un documento di identità. Il fatto, in sé, potrebbe non dir nulla. Ma le testimonianze dei passeggeri del bus ("un ragazzo con la pelle olivastra che frugava nervosamente in una borsa"), il luogo da cui quel "disperso" proviene - Leeds, con la sua più grande comunità residente di musulmani di origine asiatica e il suo recente passato di scontri razziali - qualcosa possono dire. E infatti dicono.

"Sul bus "30", dobbiamo solo mettere una faccia in movimento - ripeteva sornione ancora domenica scorsa Brian Paddick, numero tre di Scotland Yard - Perché allora non ci vorrà molto tempo per ricostruire a ritroso le sue ultime ore. Riusciremo a scoprire da dove veniva, chi ha incontrato". Per quel che poteva, Paddick diceva del vero, ma una parte soltanto. Perché la "faccia di Leeds" Scotland Yard già l'aveva, fornita da un padre disperato in cerca di un figlio. Soprattutto aveva già "una faccia in movimento". Lunedì notte, dopo aver passato 2.500 fotogrammi alla moviola, la ritrovano gli addetti allo screening dei nastri prelevati dal sistema televisivo a circuito chiuso del metrò e delle stazioni ferroviarie nell'area dell'esplosione. Il passeggero del bus "30" di Tavistock square è su una pensilina della stazione ferroviaria di superficie di King's Cross. Quella del terminal Thameslink, la linea su rotaia veloce che, a nord di Londra, collega l'aeroporto di Luton con il centro della città.

Il ragazzo è appena sceso da un treno che arriva dalla stazione di Luton, confabula con altri tre uomini che con lui smontano dalla stessa carrozza.

Ciascuno di loro trascina uno zaino. Li riprende una delle tante telecamere del terminal. Alle 8 e 30 di giovedì 7 luglio manca qualche minuto. Ventuno, alla strage.

Afferrato il bandolo, Scotland Yard può venire a capo della matassa. La faccia del ragazzo sul bus "30", illumina altri tre volti, anche loro "in movimento". Certo, potrebbero ancora non voler dire nulla, ma la prova della loro partecipazione nella strage è in ciò che hanno già lasciato e lasceranno ancora dietro di sé. Due di quegli uomini inquadrati dalla telecamera di King's Cross vivono a Leeds, come il ragazzo del "30". E, come lui - scoprirà Scotland Yard - frequentano la stessa moschea, condividono lo stesso passaporto di un Paese in cui sono nati e hanno imparato ad odiare. Homegrown radicals, estremisti con la testa alla terra dei loro padri, ma i piedi piantati lì dove i loro padri li hanno messi al mondo per farli diventare diversi da loro. Solo l'ultimo dei quattro non è di Leeds, né arriva dal West Yorkshire, ancora misterioso nel nome e nella sua storia perché "sul suo conto l'indagine è ancora in pieno svolgimento".

Le immagini della telecamera nel terminal di King's Cross sono cruciali epperò non ancora decisive. Lo diventano quando ai tunnel di Aldgate e di Edgware (le due stazioni lungo la Circle line), alle lamiere fuse dei convogli "204" e "216", vengono sottratti un corpo calcinato di uomo, alcuni oggetti, documenti di identità. Il cadavere, estratto dal treno di Aldgate, appartiene a uno dei quattro uomini che la telecamera di King's cross ha inquadrato poco prima delle 8 e 30. Come anche alcuni oggetti e un documenti di identità. L'altro di questi documenti, viene raccolto nel tunnel di Edgware, e dà un nome al terzo degli uomini ripresi dalla telecamera a circuito chiuso.

All'alba di martedì, la corsa a ritroso di Scotland Yard è praticamente conclusa. Le manca solo l'ultimo tratto, quello che fa più paura se solo si ricorda come andò a finire a Madrid, con il sacrificio di massa del commando dell'11 marzo nel sobborgo di Lavapies. Una "traccia raccolta dalla polizia" individua almeno due delle macchine con cui i quattro di King's Cross sono arrivati da Leeds. Una è parcheggiata a Leighton Buzzard, 16 chilometri a ovest di Luton, l'altra nello spiazzo antistante la stazione del Thameslink su cui i 4 sono saliti la mattina di giovedì per raggiungere King's Cross.

Quando, ieri, gli artificieri la aprono con un'esplosione controllata, la trovano carica di altro esplosivo. Lo stesso che troveranno a Leeds, perquisendo le abitazioni di 3 del commando. In Hyde Park Road, Colwyn road, Tempest road e Shalford road.

Poi, ieri, al momento di tirare una prima conclusione, delle nuove domande cui Scotland Yard non ha ancora trovato risposte definitive. E su cui non intende perdere aplomb e metodo. Sono davvero tutti kamikaze? Perché allora hanno usato dei timer? E perché hanno lasciato dietro di sé tanto esplosivo (nella macchina e in uno degli appartamenti di Leeds) sapendo che mai sarebbero tornati a recuperarlo? Da ieri notte sono le stesse domande che, in una camera di sicurezza di Londra, si sente rivolgere l'unico arrestato di ieri. Il ragazzo di Leeds con sangue pachistano e passaporto inglese. Che odiava il paese in cui era nato. Quell'Inghilterra che ora pretende da lui delle risposte.

(13 luglio 2005)

Sean

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riflessioni estemporanee
Aldila' delle analisi sul conflitto*, pure reale, per il dominio geopolitico di importanti aree petrolifere (il vero conflitto infatti e' questo e non quello dello "scontro tra civilta" ),dobbiamo pure ammettere che per molti (non per tutti certo) mussulmani il conflitto e' proprio nei termini di uno scontro tra civilta', a clash of civilizations, una guerra di religione, una lotta contro il mondo infedele ed immorale, il grande satana, e possiamo pure immaginare che questi giovani terroristi fattisi esplodere a Londra avessero ceduto alla chimera di una guerra santa che dava loro una identita' negata nel paese che pure pero' li aveva accolti (non senza conflitti, ricordiamo che proprio a Leeds ci sono stati scontri razziali tra pakistani e membri del BNP),finalmente essi ed altri, che quel giorno hanno festeggiato, hanno vista una rivincita magari anche sulle umiliazioni quotidiane che subiscono .
Non possiamo negare il nemico, negare che esso sia il nemico , voltarci altrove o voltare/gli le spalle puo' essere mortale, e' indubbio che quanto dicevo , il conflitto per il dominio geopolitico tra occidente o una parte di esso contro potentati medio-orientali,ma anche la questione palestinese sia reale , ma non e' meno dubbio che bisogna fronteggiare l'emergenza di una guerra atipica o non formale e che non si puo' farlo con i mezzi normali ne' nascondendo la testa sotto la sabbia di analisi politiche, tanto piu' che il conflitto reale si e' spostato nelle nostre strade e proviene da coloro che sono stati accolti in occidente , che vi sono addirittura nati trovandovi una casa che ha tentato anche di integrare e convivere con le diversita', ma oggi quella casa comune ha ricevuto una pugnalata alla schiena dell'ospitalita' e della tolleranza.

nota a margine:
abbiamo una lontana parente a Londra che dopo varie scelte tutte estreme e' approdata all'Islam nella forma piu' fanatica, tempo fa ci invio' alcuni libri tra cui una traduzione ragionata del corano suggerendoci di leggerlo poiche' poi ne avremmo potuto parlare insieme (chiaro l'intento di fare del proselitismo), tempo dopo ci chiese se lo avessimo letto e noi tranquillamente ed in buona fede rispondemmo che non ne avevamo avuto il tempo, l'ultima lettera fu lapidaria e categorica : " da oggi non voglio piu' avere a che fare con voi poiche' siete degli infedeli", e sono anni infatti che non risponde piu' alle nostre lettere.
Questa nota, una piccola testimonianza, e' solo per far comprendere che per molti mussulmani e' in atto una vera e propria guerra da un lato il terrore la guerra santa propriamente detta dall'altro lato il proselitismo anch'esso portato avanti con una certa aggressivita', credo che in un futuro molto prossimo dovremo stare molto attenti ai rapporti di forza che si svilupperanno nella nostra societa' dalla risultante di questo conflitto insieme all'attenzione ad eventuali tentazioni razziste ed autoritarie.

[Modificato da Sean1 13/07/2005 13.25]



*Oggi quel conflitto ,nato ancor prima dell 9/11 di NY, e' stato portato in Europa, l'Europa e'considerata territorio di guerra, da quando cioe' alcuni paesi europei sono scesi a fianco di Bush, guerra supportata dalle menzogne ,ormai scoperte, delle armi di distruzione di massa mai trovate , menzogne che dovevano appunto coprire il vero piano di dominio mondiale americano e la scelta di alcuni paesi di rendersi vassalli e complici nella spartizione.


articolo interessante del Guardian : http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,3604,1525706,00.html

[Modificato da Sean1 13/07/2005 14.45]

[Modificato da Sean1 13/07/2005 15.52]

Sean

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secondo me...

Scritto da: 55achab 12/07/2005 9.04
a)Quello che è accaduto a London accade ogni giorno in IRAQ dove bimbi inermi muoiono dilaniati, accade in Israele e Palestina e per altri versi accade in Africa e nel Sud del mondo dove la nostra pretesa superiore civiltà è causa di morte.


Perchè la colpa è sempre nostra?




Scritto da: 55achab 12/07/2005 9.04
Come mai non rimaniamo senza parole quando questi fatti accadono ogni giorno in altri parti del mondo (metaforicamente) a noi lontane??????????


Magari è anche istinto di sopravvivenza (o se preferisci menefreghismo), ma se dovessimo provare empatia e dolore per tutte le tragedie di questo mondo che colpiscono i nostri 'fratelli' sparsi per questo pianeta rischieremmo di morire noi stessi dilaniati dal dolore. E' gia una grande prova per alcuni soffrire per i loro cari e i loro amici.




Scritto da: 55achab 12/07/2005 9.04
b)Come mai in questi gesti disumani a morire è sempre la gente comune??????????


Forse perchè sono bersagli più facili?




Scritto da: 55achab 12/07/2005 9.04
Intanto ci avevano raccontato che facendo la guerra a l'IRAQ (chissà perchè solo all'IRAQ) il terrorismo sarebbe scomparso e invece siamo ancora qui a piangere i morti.


Intanto è stato eliminato (il regime di Saddam) una causa che genera il terrorismo, insieme all'Afghanistan (anche se molti fuggiti dall'afghanistan sono in iraq a far danno , (a sentire quelli dell'intelligence).
Se il popolo iracheno continua a soffrire , dobbiamo ringraziare solo i fondamentalsti islamici a cui non importa nulla degli iracheni, come non importa nulla di tutti gli altri islamici che desiderano vivere in pace e non in un regime dittatoriale teocratico.

Dire che la guerra in iraq genera ulteriore terrorismo in Occidente, può anche essere vero in parte, ma non per questo dobbiamo abbandonare l'Iraq al suo destino (se non foss'altro per il petrolio). Sperare e forse ottenere che il nostro paese venga risparmiato da un attentato terroristico semplicemente fuggendo dall'iraq può ache essere vero in parte. Vero in parte ma totalmente vile e ipocrita.

Poichè da una parte si condanna la guerra in iraq perche unilaterale e non legittimata. Dall'altra si vuole abbandonare il popolo iracheno per pararsi il fondoschiena da eventuali attacchi terroristici.
Senza contare poi che abbandonare l'iraq per queste vili motivazioni (e non perchè si considera sbagliato un'intervento senza la risoluzione dell'ONU), significa anche arrendersi al ricatto dei terroristi. Oggi l'iraq e domani chissà cosa dovremo concedere a questi elementi, per non scatenare la loro ira.




Scritto da: 55achab 12/07/2005 9.04
La verità è (la mia verità) è che bisogna smetterla con le guerre, con tutte le guerre e sopratutto quelle di religioni, bisogna ristabilire la pace, bisogna eliminare le cause (le disuguaglianze tra i mondi)che alimentano i fondamentalismi.


Non commento, è la tua verità e l'auspicio di ogni persona di buon senso. Può però (anzi è quasi sempre così) non esserci identità di vedute sul come costruire quella società ideale e sulle cause che impediscono la sua realizzazione.





Scritto da: 55achab 12/07/2005 9.04
Che poi l'ISLAM voglia distruggere l'occidente è una palla colossale, sono secoli che ci conviviamo e semmai è stato il civile Occidente a distruggere gli infedeli con le crociate di antica memoria.


Non l'Islam, ma alcuni (troppi per i miei gusti) fanatici che in nome dell'Islam lo vogliono. Poi dietro può anche esserci una oscura regia, che utilizza queste bombe umane. Ma questa oscura regia la vedo sempre all'interno del mondo musulmano e non come alcune tesi cospirazionistiche e antisemite vogliono far credere che il grande vecchio si nasconda in qualche lobby giudaica d'oltreoceano.

In quanto alla storia delle Crociate, mi sembra un argomento leggermente desueto.
Cosa rappresentano di così terribile le Crociate?
Oggi, per la nostra 'sensibilità' moderna, apparirebbero disdicevoli ma nel lungo contesto storico in cui queste furono attuate non credo possano essere considerate deplorevoli.

Per la sensibilità di quei tempi erano perfettamente logiche.

E perchè considerare i poveri musulmani 'di allora', delle vittime innocenti dell'occidente crociato? Sapevano come difendersi e come attaccare.




Scritto da: 55achab 12/07/2005 9.04
Ultima riflessione : il mondo non può andare che verso società multietniche con reciprochi rispetto.


Il mondo è multietnico da quel dì e sicuramente lo sarà in diversa forma in modo più accentuato nel futuro , ma il rispetto all'interno di una società multietinca e di conseguenza multiculturale dipende da quali regole saranno fissate all'interno di queste. Oggi almeno per quanto riguarda una parte della società Islamica in Europa (negli USA è diverso) non sembra che vi sia una reale intenzione d'integrazione, anzi certe politiche europee d'integrazione sono risultate fallimentari.




Scritto da: 55achab 12/07/2005 9.04
Non puoi dire che se l'Irlanda fosse stata invasa dall'islam, non sarebbe più l'isola verde che tutti noi amiamo, perchè ci sarebbe sempre qualcuno a dire che (come già è stato fatto) gli italiani sono razza inferiore, che gli ebrei sono ..... che i neri sono ..... che i gay sono ..... che i cattolici sono.....
con queste idee non si va da nessuna parte e si alimenta solo odio e distruzioni


Ormai l'ho detto! e poi perchè non posso dirlo?
Non ho capito il senso del tuo discorso ma il mio non voleva essere un elogio alla supremazia della cultura occidentale rispetto a quella islamica (anche se lo penso).
Volevo soltanto dire che forse l'Irlanda non avrebbe quella attrattiva se non fosse esattamente quella che è , sia paesaggisticamente che culturalmente.




..........55achab, le mie sono solo considerazioni personali, quindi tra le righe dovresti immaginare i vari 'ma,... forse... penso che, almeno credo...' , sempre che avrai voglia di leggere questo post.

ciao.














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Re:

Scritto da: Corcaigh 12/07/2005 19.34
Evabbé: Socrate.
"l'uomo saggio è colui che ammette la sua ignoranza" [SM=g27822]




Socrate anche io... secondo me c'è solo lui in quel test!
_____________________________________

Good evening, there was already an injury, huh?

Giovanni Trapattoni, falling off his chair
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La speranza è un Euro-islam liberale
Visto da un intellettuale islamico

(Articolo del 19/10/2002)

http://www.caffeeuropa.it/attualita03/198bassam-tibi.html


Dal link sopra:

La speranza è un Euro-islam liberale



Bassam Tibi con Nina Fürstenberg



"La nostra speranza è l'Euro-islam". .. "o si sviluppa un Islam di tipo europeo tra gli immigrati musulmani (capace di imparare la tolleranza, il pluralismo, la democrazia) oppure dovremo vedercela con la pretesa di islamizzare l'Europa"...

...l'Europa deve farsi attivamente "campo di addestramento alla democrazia" se non vuole rimanere campo di addestramento per Al Qaeda...

"O l'Europa cambia l'Islam o l'Islam cambierà l'Europa"...


...In Italia e in Germania non ci sono imam che si preoccupino di valori come la tolleranza, il pluralismo, la democrazia, i principi liberali, ma in Francia per esempio sì, ci sono....

...In Olanda è agli inizi un esperimento di formazione che coinvolge lo Stato. E' un processo difficile ma decisivo...



Certo, un Islam liberale esiste, è una possibile interpretazione dell'Islam, ma essa non ha ancora preso piede in nessun paese europeo...
...Se in Europa non si riuscirà a sviluppare e a diffondere un Islam liberale, tutte le tensioni che già esistono potrebbero creare problemi molto seri...

..Perciò è interesse comune dei musulmani e dell'Europa lavorare ad un'idea liberale dell'Islam, che permetta di trovare una base condivisa...



...Il primo compito spetta ai musulmani, gli europei possono fare poco o niente.

Sono i musulmani che devono lavorare ad una nuova interpretazione dell'Islam, che soddisfi le seguenti premesse: in primo luogo, separazione tra religione e politica, e accettazione del laicismo.
S
e questo non è possibile, allora una pacifica coesistenza di musulmani e non-musulmani in Europa non è possibile.

Io sono musulmano nella mia sfera privata, ma nella sfera pubblica sono cittadino, citoyen.

La seconda premessa è l'accettazione di tutti i diritti umani. Nell'Islam esistono diritti umani collettivi, ma non individuali, come per esempio l'uguaglianza tra uomo e donna, oppure la libertà di culto.

E in terzo luogo, il pluralismo religioso e culturale: nell'Islam non c'è alcuna posizione pluralista anche se c'è più tolleranza che nel Cristianesimo.

Può chiarire meglio questo punto della differenza tra tolleranza e pluralismo?

I musulmani sono tolleranti, nel senso che accettano i cristiani e gli ebrei come minoranze; si sentono obbligati a tollerarli, ma non sono pluralisti, in senso democratico, nel senso che non accettano il principio in base al quale i fedeli delle diverse religioni - siano essi ebrei, cristiani, musulmani - oppure gli atei, debbano tutti essere considerati esseri umani a pari titolo e di pari valore. Questo tipo di pluralismo, nell'Islam, non esiste.


Ovunque un musulmano emigri, è suo dovere istaurare e diffondere l'Islam.
Ma questo per l'Europa non è accettabile.
Personalmente, come musulmano, pretendo dall'Europa tolleranza per noi, ma tolleranza non significa che noi possiamo islamizzare gli altri...


...L'Europa si apre per i musulmani che vogliono vivere in Europa anche da cittadini, ma se i musulmani vogliono islamizzarla, allora l'Europa ha il diritto di dire no.

L'Europa ha una propria identità, che è occidentale e laica, e non islamica.
E' necessario mettere in atto una doppia strategia, e questa strategia consiste nel dialogo e nella difesa.

....


L'Europa rimane allora meno capace di integrare?

Non ci si integra qui. Non sono, dunque, solo i musulmani a dover cambiare, ma anche gli europei.
Gli europei devono diventare più capaci di favorire l'integrazione di coloro che la desiderano.
E ci sono musulmani che lo vogliono.
So bene che non sono la maggioranza.
Il che vale anche per l'Italia, dove si sono individuati molti seguaci di Al Quaida.
Io valuto che due terzi degli islamici d'Europa non desideri affatto integrarsi, ma bisogna tener conto che questo dipende anche dal fatto che le società europee non forniscono una forte identità e non sono in grado di favorire il processo di integrazione...
....



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Re: La speranza è un Euro-islam liberale ->GUERRA SANTA EUROPA INERTE

Scritto da: lough 13/07/2005 22.35
Visto da un intellettuale islamico

(Articolo del 19/10/2002)

http://www.caffeeuropa.it/attualita03/198bassam-tibi.html


...Io valuto che due terzi degli islamici d'Europa non desideri affatto integrarsi, ma bisogna tener conto che questo dipende anche dal fatto che le società europee non forniscono una forte identità e non sono in grado di favorire il processo di integrazione...
....







La tolleranza non basta contro il terrore
GUERRA SANTA EUROPA INERTE
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

Non deve passare sotto silenzio - ma da noi solo il Riformista gli ha dato spazio - il sondaggio eseguito da Sky News in Inghilterra.

Ecco il risultato: a dispetto del loro passaporto solo il 12% dei due
milioni di cittadini britannici di religione musulmana si sente realmente britannico:

in tutti gli altri, pur con diverse sfumature, prevale il sentimento di appartenenza alla «Umma», la comunità transnazionale dei fedeli.

Ancora: ben il 21% dei musulmani inglesi afferma di non voler cooperare alla caccia ai terroristi.

Del resto, che le cose stiano così non meraviglia, visto che lo stesso presidente della Muslim Association of Britain, Azzam Tamini, ha dichiarato poco tempo fa di «sostenere incondizionatamente gli
attentati kamikaze sul territorio di Israele» e di «essere pronto a sacrificarsi per compiacere Allah».

Notizie come questa gettano una spessa ombra di dubbio sull’intera strategia che molti pensano si dovrebbe adottare contro il terrorismo a sfondo islamico: cioè l’adozione di politiche generose d’integrazione e cittadinanza nei confronti degli immigrati islamici in vista della creazione di un solido Islam moderato con cui collaborare.

Disgraziatamente le cose non sembrano così facili. Come mostra il
caso inglese, infatti, sono proprio i giovani cresciuti nell’integrazione e intrisi di cultura europea, sono proprio loro quelli che si mostrano più permeabili al messaggio terrorista.

Anche la tipologia degli attentatori delle Torri Gemelle sembra confermare questa regola; e non è forse nativo di Amsterdam il musulmano che ha assassinato Theo Van Gogh?
Trasformare gli immigrati in cittadini è un obiettivo sacrosanto, insomma, ma credere che ciò serva ad allontanare la minaccia terroristica è profondamente ingenuo.

Eppure si può essere certi che questa ingenuità e altre simili (come quella che il terrorismo non si combatte con mezzi solo militari: certo! Neppure le guerre, figuriamoci il terrorismo) continueranno a essere ripetute mille volte in tutti i discorsi che ascolteremo da qui a chissà quando.

Continueremo ad aggrapparci a quelle frasi che non vogliono dire nulla perché in realtà non sappiamo cosa dire; perché alle culture politiche europee, alle nostre culture, è ormai estranea l’idea che possano esistere conflitti non totalmente dominabili e risolvibili dalla politica e dalle sue tradizionali risorse, prima fra tutte da quella rappresentata dall’elargizione più o meno ampia di vantaggi e benefici.

Crediamo che sempre tutto si aggiusti dando, concedendo, distribuendo.

Non riusciamo più a pensare il conflitto se non nei termini del conflitto sociale tradizionale che, pur essendo durissimo, comunque non
mira a rompere il contesto delle regole e dei valori come invece fanno le guerre e le rivoluzioni.

Ma evidentemente guerre e rivoluzioni non riusciamo più a pensarle, a sapere che cosa siano. L’esito della Seconda guerra mondiale perfezionato dalla fine del comunismo ha fatto uscire l’Europa dalla scena del
mondo, dal luogo dove non si usa fare gli scioperi, i dibattiti, le elezioni, ma dove invece si accampano le disperazioni e i deliri delle moltitudini, i disegni degli imperi, le speranze immense delle fedi.

Dove si preparano i grandi rivolgimenti di fronte ai quali tutto lascia credere che preferiremo continuare a lungo a chiudere gli occhi.

Corriere Della Sera
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