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L'irlandiano rimpatriato

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2008 20:54
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31/05/2007 18:34
 
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Riporto le parole di un mio collega americano che vive in Irlanda da tanti anni:

"Una delle cose a cui abituarsi e' che la seconda domanda che ti verra' sempre fatta sara' "Where are you from?" ".

Ma questo ovviamente vale per qualunque straniero in qualunque paese ;)

Solo che a me non piace proprio...

AOC
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31/05/2007 22:15
 
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Ciccio( Se roma è considerata Terrona sono terrun pure io ma che vogliamo fare io senza nomignoli non mi sento a mio agio ) ma poi ci sei andato a Cork a provare una cittadina differente e meno London's style ???

Scusa se mi faccio i cavolacci tuoi ( è che mi fai pisciare sotto con i tuoi interventi ) ma vorrei capire se pure Cork ha questa tendenza vomitareccia, ubriacona, mignottesca O_o ( pardon :D ) !!!

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01/06/2007 01:58
 
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Appartenenza...
Radici...
...probabilmente uscì, chiudendo dietro a se la porta verde..non so come la vide, quando la nave offri New York vicina...(cfr. F.Guccini, lp "Radici", prima traccia "Amerigo", una canzone che vale più di un trattato)...
...sentirsi Irlandesi in Italia ed italiani in Irlanda...
Ma anche Liguri in Lombardia e napoletani a Milano...
Integrazione...società multiculturale...MULTINAZIONALI...Sfruttamento oppure opportunità globalizzate?!?

Irlanda...vomito e piscio, rifiuto e solitudine, ma anche scoperta di valori magari stridenti ma grazie a Dio differenti dal solito "Dio (appunto) patria Pizza e Famiglia"...

Confermo, ventitre mesi e quindici giorni e poca integrazione, amici Cechi, Portoghesi addirittura Polacchi e (sigh) Francesi ma...irlandesi?!?
Eppure per il nostro matrimonio il proprietario del pub di fronte "at our former house" (Patrick, of course, what else!) prende l' aereo e viene alla cerimonia, per carità, in quanto proprietario di pub non sofre per la spesa, e si fa intanto anche una vacanzina, però...
Però il nostro former landlord (Jerry, Irish like the porter) per natale ci ha mandato una lettera bellissima di auguri allegandole una foto "vera" (non una riproduzione digitalizzata) del "nostro incrocio di casa" (praticamente la vista dalle due finestre del soggiorno) nel lontano 1952...
...Quando la tigre celtica era ben al di là da venire, quando il popolo di Erin conosceva il bisogno dell' emigrazione, quando i "leaving parties" non erano occasioni così festose...
...Poi, poi,...poi tutto è cambiato, in Irlanda e nel mondo, abbiamo scelto una strada che sembrava così in discesa senza tenere nessun conto delle spaventose buche...perchè quando ero bimbo, banalità delle banalità, anche a casa mia si tenevano le chiavi attaccate alla toppa, ora i miei hanno il portone blindato (per difendere non so che cosa, probabilmente le loro stesse paure!)...
L' irlandese è diverso, come lo è il tedesco o il tunisino, e spesso, è vero, dimentichiamo che l' Irlanda del caloroso benvenuto è quella legata all' industria turistica; del resto anche in Italia ben diverso è il trattamento che si riserva al ricco turista di Colonia rispetto al cossovaro in sub-affitto (illegale) nella sub-periferia...
Siamo libri di sangue, siamo lacrime sgorgate dalla terra, siamo quello che siamo e, a volte, quello che vogliamo divenire, soprattutto se il processo coinvolge sofferenza, dolore, apprendimento...

Quindi, per NON concludere assolutamente niente...casa è dove affondano le tue radici, ma anche..."Where ever I left my hat, that's my home"...e poi c' è pure il caso di chi è una pianta acquatica, e le proprie radici le sente fluttuare, come io stanotte i miei pensieri...

...Se riesci a capire veramente chi sei...probabilmente potrai esserlo ovunque...e nulla è uno spreco lungo il percorso...

Ps. In più un pò di malinconia ci rende tutti più poetici... [SM=g27828]

Ps2. SARABIGA!!!!!!!!!!!!!Un abbraccio ENORME da noi due, con la voglia di rivederti al più presto, su in Irlanda o davanti ad una fumante tigella...sarà il destino a decidere...quando sarò meno sbronzo ti mando via mail il mio cell italico!!!
Btw...your writing is simply AMAZING!!!
Claudio&Rebekka!

non si vede bene che con il cuore, l' essenziale è invisibile agli occhi
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Re:

Scritto da: Dinaer 31/05/2007 22.15
Ciccio( Se roma è considerata Terrona sono terrun pure io ma che vogliamo fare io senza nomignoli non mi sento a mio agio ) ma poi ci sei andato a Cork a provare una cittadina differente e meno London's style ???

Scusa se mi faccio i cavolacci tuoi ( è che mi fai pisciare sotto con i tuoi interventi ) ma vorrei capire se pure Cork ha questa tendenza vomitareccia, ubriacona, mignottesca O_o ( pardon :D ) !!!




Intendiamoci:
Il problema alcool in Irlanda c'e' dappertutto. Lo sport nazionale non e' il calcio gaelico ma il sollevamento pinte. Ci sono pubblicita' in TV che mostrano gente che vomita, barcolla e deve essere trascinata a casa dagli amici, per sensibilizzare la gente al problema. Ci sono le pubblicita' contro l'alcool se si deve guidare, ma non che stasera guida Bob, proprio lamiere contorte e gente che finisce al cimitero, per intenderci.
La vendita di alcolici pro capite e' al primo posto in europa cosi' come il binge drinking, quindi non prendiamoci per il culo, qui l'alcool e' non un problema, ma il problema numero UNO.
In Italia uno che si ubriaca ogni santo fine settimana viene etichettato come alcolista, qua e' la norma. Vedere per credere. Ho visto signore sessantenni bere come dei camionisti, altroche'.

C'e' da dire pero' che a Dublino (sono stato in tutta l'Irlanda, del nord e del sud) il fenomeno assume dimensioni spropositate, in centro la domenica mattina non si puo' camminare tanti sono i ricordini lasciati dai drinkers.

Cork non e' che sia un convento di fraticelli ed anche la' non e' che non ci siano le chiazze, ma sinceramente niente rispetto a Dublino.

Che poi andare nelle zone "da pub" di Cork, ma anche di Galway o Waterford ad una certa ora il sabato sera ti esponga a degli spettacolini poco edificanti e' un dato di fatto (lo so perche' c'ero, non per sentito dire), ma da nessuna parte ho mai visto scene come quelle di alcune zone (centrali, non Ballymun) di Dublino. Il rettangolo che va da Parnell St. fino a Stephen's Green (D1 e D2 quindi) e' inguardabile nei weekend. A San Patrizio persino alcuni irlandesi decidono di andare fuori perche' il livello di indecenza raggiunge dei pinnacoli epocali.

Ripeto, questo e'. Con cio' non intendo che l'Irlanda sia una merda, ma inutile infilare il cranio sotto la sabbia e fingere che non sia vero, questi fenomeni ci sono. Ed a Dublino, in quanto citta' grande e capitale, ci sono in maniera proporzionale, ovvero, a dismisura.

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01/06/2007 16:50
 
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Dinaer capisco che O'Connor ti sta simpatico,ma magari non e' che cambi Avatar??che cosi sembra che a scrivere sia la stessa persona..Oppure Tony,cambialo tu,va!mettici su un gianduiotto,che ne so! [SM=g27828]
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Re:

Scritto da: OConnor 31/05/2007 18.34
Riporto le parole di un mio collega americano che vive in Irlanda da tanti anni:
"Una delle cose a cui abituarsi e' che la seconda domanda che ti verra' sempre fatta sara' "Where are you from?" ".
Ma questo ovviamente vale per qualunque straniero in qualunque paese ;)
Solo che a me non piace proprio...
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urta i nervi anche a me questa domanda, soprattutto perche' quando si tratta del tassista ti rendi proprio conto che la sua risposta sara' modellata sulla tua.

tra i cliche' dell'irlanda ci aggiungerei che odiano i polacchi. non ho ancora sentito un irish non dire che gli stanno sulle palle. il perche' poi non e' mai troppo chiaro....

comunque i problemi maggiori me li crea li prima domanda che do' per scontato sia "haw u doin?" o variante "haw r u?", quelli posh "how r u keepin?" [SM=x145467]
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comunque non e' che cosi' vada proprio bene. dico a tutti i miei amici di mollare i lavoracci che hanno in italia e venire qui e poi mi ritrovo a dire ste cose...

ma magari dopo aver fondato qui la mia little italy sara' tutto diverso [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=g27837]
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Re:

Scritto da: Shamrock80 01/06/2007 16.50
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Dinaer capisco che O'Connor ti sta simpatico,ma magari non e' che cambi Avatar??che cosi sembra che a scrivere sia la stessa persona..Oppure Tony,cambialo tu,va!mettici su un gianduiotto,che ne so! [SM=g27828]



Hahahahaha non e' colpa mia l'ho scelto tipo un anno fa questo avatar è colpa sua questa volta gne gne gne....è che mi sento un pericoloso elemento radioattivo...ma per il guidatore ottagonale potrei fare un eccezione [SM=x145460] !!!

Tony ( mizziga ora mi prendo pure ste libertà :) ) cambio io o te ?

[Modificato da Dinaer 02/06/2007 12.16]

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Re:

Scritto da: OConnor 31/05/2007 18.34
"Una delle cose a cui abituarsi e' che la seconda domanda che ti verra' sempre fatta sara' "Where are you from?" ".

Ma questo ovviamente vale per qualunque straniero in qualunque paese ;)



E capita anche a chi si sposta all'interno del proprio paese... ma penso che sia quasi inevitabile.
A me capita anche che mi chiedano se ho origini straniere perché mi chiamo David senza "e"...

[Modificato da =Donegal= 02/06/2007 14.39]

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Re:

Scritto da: double-trouble
Btw...your writing is simply AMAZING!!!



Minkia, perché il tuo modo di scrivere invece??? M'hai fatto piangere bashtardo!!! [SM=x145517]


Scritto da: double-trouble
...sarà il destino a decidere...quando sarò meno sbronzo ti mando via mail il mio cell italico!!!



Devo controllare di non avere l'indirizzo di posta pieno di spam, se t'arriva un qualche messaggio d'errore sappimi dire!
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Il nostro treno
Bello questo topic, bello davvero.
Mi sembra di rileggere i miei problemi, i pensieri e le domande che mi faccio ogni giorno, sulla direzione da dare alla mia vita.

Irlanda, Italia o quant'altro?

Per esempio, adesso sono in vacanza in Italia e mi rendo conto di quanto io sia fuori posto, con facce nuove e cose nuove.
Una realtà che non è più la mia.
Però l'Italia è bella ragazzi! Ieri sera guardavo una pubblicità dove facevano vedere una piazza italiana in un centro storico, con il lastricato e i lampioni.
Ho pensato davvero: "Ma quant'è bella l'Italia, dove la trovi una piazza così a Dublino???"
Ma l'Italia è come noi, incasinata, noi che non sappiamo dove stare.

Noi che non ce ne frega un cazzo di vallettopoli, di Fabrizio Corona o del fantacalcio.
Noi che non volevamo un cococo da 500 euro al mese.
Noi che però non siamo a casa nostra nemmeno sull'Ha Penny Bridge, e che mugugniamo quando vediamo i vomiti per strada e le ragazze (s)vestite come mezze... dai, avete capito.

Sì, è vero che siamo irlandesi in Italia e italiani in Irlanda.
Fuori posto sempre. Ciascuno alla ricerca della propria strada da percorrere, tutti senza mappa ad affidarsi alle indicazioni dei passanti, a condividere dubbi e paure con i compagni di viaggio.

Perché Dublino è, per molti o forse per tutti noi, solo una fermata di un treno che abbiamo preso e che chissà dove andrà.
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Re: Il nostro treno

Scritto da: Tameko 04/06/2007 0.32

Sì, è vero che siamo irlandesi in Italia e italiani in Irlanda.
Fuori posto sempre. Ciascuno alla ricerca della propria strada da percorrere, tutti senza mappa ad affidarsi alle indicazioni dei passanti, a condividere dubbi e paure con i compagni di viaggio.

DIM]


Mi rivedo in quello che hai detto...
che c'è che non va in noi? Io in Italia ho sempre avuto la sensazione di essere nel posto sbagliato... [SM=g27825]
ma in Irlanda avevo deciso di mollare tutto per ritornare a casina convinta che la mia esperienza fosse giunta al termine...
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05/06/2007 20:53
 
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Non scrivo tanto su AI per vari motivi ma questo topic merita.
Ambientarsi in un luogo.. bella parola. Credo dipenda dal proprio carattere, dal proprio modo di fare, dalle proprie aspettative (sottolineo aspettative), dall'eta', dall'esperienza e dal proprio momento nella vita.
Fine della premessa.

Bella cosa l'Irlanda, bella cosa Dublino, sebbene se ne scriva male io ancora adoro Dublino, adoro passare sul Liffey quando c'e' il sole e guardare il riflesso dei ponti nel fiume, adoro passarci di notte e vederlo illuminato, adoro attraversare nel northside e vedere le scene da northside, mi piace stare e passeggiare.

Onestamente episodi spiacevoli, dopo un anno e passa, non me ne sono accaduti, forse anche perche' li scordo rapidamente, forse e soprattutto perche' Dublino mi ha dato tanto, principalmente un lavoro che mi piace piu' di ogni altra cosa.

Dublino ha i suoi eccessi, come O'Connor diceva bene, c'e' il problema dell'alcool, ci sono tanti problemi, io non sono un tipo da pub sostanzialmente, ammenocche' non mi ci porti la compagnia a forza, non ho tutta questa intenzione/voglia di ambientarmi con gli irlandesi perche' sto qui, le mie radici sono in un'altra isola, io mi sento siciliano e parlo siciliano quando mi capita. Quando i miei colleghi mi invitano accetto con piacere, ma non lo cerco spasmodicamente. Frequento principalemten italiani, no non mi faccio problemi per questo, perche' abbiamo lo stesso background, la stessa cultura, e se gli dico "mila e shiro" capiscono di cosa sto parlando; non metto in dubbio che frequentare nazionalita' diverse possa essere stimolante, ma io qui mi trovo perfettamente bene con gli italiani quindi non vedo perche' dovrei cambiare. E attenzione, qui non dipende dalla nazionalita', qui dipende dalle persone, ok ho avuto la fortuna di trovare belle persone.

Io quando mi trasferii da messina a ct, stessa isola, ci missi piu' di un anno ad ambientarmi con i catanesi, dopo 5 anni ho potuto dire di avere degli amici catanesi (avevo 12 anni pero').

Cosa voglio dire in sostanza? Che Dublino mi piace, io faccio la mia vita qui, cucino da me e non ho nostalgia della cucina italiana (i buoni ingrendienti li trovo anche qui, basta saper girare e scegliere), frequento gente che mi piace, mi diverto. Ah, sono felice.
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06/06/2007 00:11
 
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OT naitolo non spacciarti per il north sider che non sei più... [SM=g27837]
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Stanislaw J. Lec
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06/06/2007 08:14
 
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Re:

Scritto da: ollivander 06/06/2007 0.11
OT naitolo non spacciarti per il north sider che non sei più... [SM=g27837]



sono cose che ti restano dentro =)
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Re: Re:
copio ed incollo una cosa che ho letto stamattina:

Un autore ha descritto molto bene la perenne sensazione d’incertezza e d’attesa, che è lo scotto che molti pagano per aver voluto "o dovuto" sradicarsi, e che il trascorrere degli anni, come abbiamo visto, amplifica. "Gli anni, in fin dei conti, hanno una sorta di vuoto quando ne trascorriamo troppi in una terra straniera. Rimandiamo la realtà della vita, in questi casi, fino al momento futuro quando respireremo di nuovo l’aria natia; ma il tempo passa e non vi sono momenti futuri; oppure, se facciamo ritorno, constatiamo che l’aria natia ha perduto le sue qualità corroboranti, e che la vita ha sposato la propria realtà nel luogo in cui ritenevamo di risiedere solo temporaneamente. Così trovandoci tra due paesi, non ne abbiamo alcuno, o solo quel minuscolo lembo dell’uno o dell’altro nel quale riposeranno infine le nostre ossa scontente" - Nathaniel Hawthorne.
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La natura del problema secondo me è semplice...

Anche io sono un irlandiano rimpatriato (già da qualche anno) e sostanzialmente non pentito.

Secondo me le delusioni di molti nascono dal fatto che all'inizio la prendono un pò troppo come se fosse un gioco: il venti-trentenne che valuta questa esperienza ha nella testa circa un paese dei balocchi dove non si fa altro che bere guinness, dove chi sa accendere un pc guadagna stipendi doppi al collega ingegnere in italia e dove tutto è tendenzialmente "più facile"...
Pian piano si inizia ad accorgere che:
- la guinness dopo un pò stanca (e che non è affatto la più buona ;) )
- parlare l'inglese al 99% e ambire ad un lavoro migliore è molto più difficile di quanto pensasse
- gli irlandesi non sono molto più simpatici degli italiani, anzi dicono quasi esclusivamente stupidaggini, se la sanno tirare anche loro molto bene e sono altrettanto ben attaccati al soldo (come tutti)
- le città irlandesi sono pressochè orrende
- in irlanda tanti servizi ed infrastrutture sono molto peggio delle bistrattatissime italiane
- il lavoro da callcentrista all'estero fa molto "figo" agli occhi degli amici rimasti in patria, ma nella realtà è una merda
- la qualità della vita che quello stipendio ti permette di fare è comunque più bassa di quella accessibile in italia
- se uno deve rinunciare quasi a tutto riesce a mettere dei soldi da parte anche in italia
- le opportunità di lavoro sono minori di quelle italiane
- la famiglia è sempre troppo lontana
- la vita (sopratutto per chi ha vissuto in italia) diventa drammaticamente noiosa...

Non appena inizia a fare i conti con questa realtà si inizia a domandare seriamente se ne valga la pena o meno... e a seconda delle circostanze decide se rimpatriare o restare ma sempre con un pò di coda tra le gambe... [SM=x145479]


Questa NON è la mia storia, ma si avvicina molto alla parabola classica dell'italiano che decide di mollare tutto per l'eldorado irlandese.

Io continuo ad essere innamorato dell'irlanda e di tante sue tradizioni da ritornarci ogni anno in vacanza, ma vivere e lavorare sono ben altre cose! [SM=x145506]
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Re: La natura del problema secondo me è semplice...

Scritto da: greasedman 14/06/2007 13.18

- gli irlandesi non sono molto più simpatici degli italiani, anzi dicono quasi esclusivamente stupidaggini, se la sanno tirare anche loro molto bene e sono altrettanto ben attaccati al soldo (come tutti)

E QUESTA COSA E',LA FIERA DELLE GENERALIZZAZIONI...


- le città irlandesi sono pressochè orrende

SCUSA MA QUALI CITTA' HAI VISTO?

- le opportunità di lavoro sono minori di quelle italiane

NE SEI SICURO?

Io continuo ad essere innamorato dell'irlanda e di tante sue tradizioni da ritornarci ogni anno in vacanza, ma vivere e lavorare sono ben altre cose! [SM=x145506]



Dopo quello che hai detto,non pensavo fossi INNAMORATO dell'Irlanda [SM=g27828] ma mi chiedo,quanto ci hai vissuto?che lavoro/vita facevi,e se avevi amici irlandesi?
cosi,x curiosita',sai..
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Re: La natura del problema secondo me è semplice...

Scritto da: greasedman 14/06/2007 13.18
- parlare l'inglese al 99% e ambire ad un lavoro migliore è molto più difficile di quanto pensasse



Il lavoro non lo regalano da nessuna parte e se vuoi ottenere risultati devi darti da fare ovunque tu sia, però è innegabile per molte persone è stato meno difficile trovarlo in altri paesi che in Italia...



- in irlanda tanti servizi ed infrastrutture sono molto peggio delle bistrattatissime italiane



Hai ragione, ma d'altra parte non paghi il 50% di tasse.



- il lavoro da callcentrista all'estero fa molto "figo" agli occhi degli amici rimasti in patria, ma nella realtà è una merda
- la qualità della vita che quello stipendio ti permette di fare è comunque più bassa di quella accessibile in italia
- se uno deve rinunciare quasi a tutto riesce a mettere dei soldi da parte anche in italia



D'accordo con te che il lavoro in un call center non sia il massimo, ma chi lavora in quelli nostrani con lo stipendio non ci paga nemmeno una stanza in affitto, altro che soldi da parte e qualità della vita accettabile...



Non appena inizia a fare i conti con questa realtà si inizia a domandare seriamente se ne valga la pena o meno... e a seconda delle circostanze decide se rimpatriare o restare ma sempre con un pò di coda tra le gambe... [SM=x145479]



Coda tra le gambe? Ho amici che vivono ormai da anni in altri paesi, e di certo non ci sono rimasti con la coda tra le gambe...
Trovo che sia una affermazione un po' offensiva verso chi decide di rimanere fuori.
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Non sono un’irlandiana, lo sono stata in passato. Non voglio avere tatuaggi sulla mia pelle, perché sono sicura che nessun soggetto saprebbe esprimere ciò che sono sempre. Per il semplice motivo che cambio troppo spesso idea. Cambio idea spesso anche sui luoghi in cui stare. Un anno in Irlanda, un anno in Sardegna, un anno in Spagna, due anni in Sardegna, per ora sei mesi in Scozia. Il mio record di permanenza nello stesso luogo, da quando ho 22 anni, è di 24 mesi, più o meno.
Ho tutti i sintomi da sradicamento. Odio avere a che fare con qualsiasi ufficio pubblico in Italia, ma odio anche i finti sorrisi; amo il freddo e la pioggia, ma amo anche il sale sulla pelle; amo uscire con gente sempre diversa, ma amo veder crescere i miei tre gemelli; odio il fumo nei locali (Spagna), ma odio non avere locali in cui andare (Orgosolo); odio la moquette, ma odio anche il freddo di casa; amo la serenità di un lavoro sicuro, ma amo anche l’arte di arrangiarmi.
Non so dove stare, gli unici punti fermi in questo momento sono le mie valigie, e pure loro...hanno le ruote.
Ma non sono un’irlandiana io, solo una sarda che parla una lingua che in pochi capiscono, per fortuna. Una sarda che adesso va a fare una doccia per togliere la salsedine, e per dimenticare che oggi ha mangiato di mare e ha mangiato di monti.
Credo che si possa parlare di sindrome delle isole, nel mio caso.
La cosa più triste che possa succedere ad una persona che ama la terra in cui è nata è doverla lasciare perché non ci trova ciò che la fa sentire bene. Ancora più triste è che questa persona non sappia cosa la possa far stare bene.
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In vendita a prezzo di realizzo antico paese recentemente frazionato. Necessarie solo poche opere di ristrutturazione politica.
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Re:

Scritto da: Inismeain 15/06/2007 22.24
Non sono un’irlandiana, lo sono stata in passato. Non voglio avere tatuaggi sulla mia pelle, perché sono sicura che nessun soggetto saprebbe esprimere ciò che sono sempre. Per il semplice motivo che cambio troppo spesso idea. Cambio idea spesso anche sui luoghi in cui stare. Un anno in Irlanda, un anno in Sardegna, un anno in Spagna, due anni in Sardegna, per ora sei mesi in Scozia. Il mio record di permanenza nello stesso luogo, da quando ho 22 anni, è di 24 mesi, più o meno.
Ho tutti i sintomi da sradicamento. Odio avere a che fare con qualsiasi ufficio pubblico in Italia, ma odio anche i finti sorrisi; amo il freddo e la pioggia, ma amo anche il sale sulla pelle; amo uscire con gente sempre diversa, ma amo veder crescere i miei tre gemelli; odio il fumo nei locali (Spagna), ma odio non avere locali in cui andare (Orgosolo); odio la moquette, ma odio anche il freddo di casa; amo la serenità di un lavoro sicuro, ma amo anche l’arte di arrangiarmi.
Non so dove stare, gli unici punti fermi in questo momento sono le mie valigie, e pure loro...hanno le ruote.
Ma non sono un’irlandiana io, solo una sarda che parla una lingua che in pochi capiscono, per fortuna. Una sarda che adesso va a fare una doccia per togliere la salsedine, e per dimenticare che oggi ha mangiato di mare e ha mangiato di monti.
Credo che si possa parlare di sindrome delle isole, nel mio caso.
La cosa più triste che possa succedere ad una persona che ama la terra in cui è nata è doverla lasciare perché non ci trova ciò che la fa sentire bene. Ancora più triste è che questa persona non sappia cosa la possa far stare bene.



ASSOLUTAMENTE IDEM

[SM=x145499]
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Ma se Laura fosse stata la moglie del Petrarca...lui...le avrebbe scritto sonetti per tutta la vita?

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Re: Re: La natura del problema secondo me è semplice...

Scritto da: Shamrock80 14/06/2007 18.58


Dopo quello che hai detto,non pensavo fossi INNAMORATO dell'Irlanda [SM=g27828] ma mi chiedo,quanto ci hai vissuto?che lavoro/vita facevi,e se avevi amici irlandesi?
cosi,x curiosita',sai..

Sono innamorato del countryside, delle soups, della birra, di quel verde così maledettamente attraente...
Non del neoconsumismo isolano, delle strade con le buche, dei semafori che sono sempre rossi per i pedoni, delle città con le vie e i negozi tutti uguali, dell'arretratezza irlandese... o meglio si, in un certo contesto l'arretratezza è un tesoro, ma per chi cerca "Lamerica" sono pochi i posti più inopportuni dell'Irlanda, e tra questi non c'è sicuramente l'italia.


Ripeto, non è della mia specifica esperienza che stò parlando, ma parlo col realismo che chi è accecato dall'entusiasmo non ha.
Prima di decidere di rimanervi chiedetevi cosa state cercando e cosa vi aspettate.
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Re: Re: La natura del problema secondo me è semplice...

D'accordo con te che il lavoro in un call center non sia il massimo, ma chi lavora in quelli nostrani con lo stipendio non ci paga nemmeno una stanza in affitto


Sicuro?

Diciamo piuttosto che la differenza stà nel fatto che chi lavora in italia vuole la macchina, l'aperitivo, la pizza, il weekend al mare, il cinema e un appartamentino da dividere col partner.
Chi lavora in irlanda, forse anche perchè è in un contesto differente, si accontenta di girare in autobus (quando non a piedi), avere una stanzina in un appartamento col bagno in sharing con gente che sa appena come si chiama, bersi un paio di birre e mangiare al massimo in un fastfood.

La differenza stà nel fatto che i nostri "paletti" a casa nostra sono fissati più lontano ;)
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Re: Re: Re: La natura del problema secondo me è semplice...

Scritto da: greasedman 28/06/2007 18.21

Sicuro?

Diciamo piuttosto che la differenza stà nel fatto che chi lavora in italia vuole la macchina, l'aperitivo, la pizza, il weekend al mare, il cinema e un appartamentino da dividere col partner.
Chi lavora in irlanda, forse anche perchè è in un contesto differente, si accontenta di girare in autobus (quando non a piedi), avere una stanzina in un appartamento col bagno in sharing con gente che sa appena come si chiama, bersi un paio di birre e mangiare al massimo in un fastfood.

La differenza stà nel fatto che i nostri "paletti" a casa nostra sono fissati più lontano ;)



Sicurissimo.
La differenza sta tutta nel fatto che con i 1500 euro di un call center a Dublino ci si vive, seppure condividendo un appartamento e facendo rinunce, con 500-600 (ovviamente senza ferie e malattie pagate e magari pure saltuari) di un call center no, nemmeno se ci si "accontenta".
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Good evening, there was already an injury, huh?

Giovanni Trapattoni, falling off his chair
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Re: Re: Re: Re: La natura del problema secondo me è semplice...

Scritto da: =Donegal= 28/06/2007 20.43


Sicurissimo.
La differenza sta tutta nel fatto che con i 1500 euro di un call center a Dublino ci si vive, seppure condividendo un appartamento e facendo rinunce, con 500-600 (ovviamente senza ferie e malattie pagate e magari pure saltuari) di un call center no, nemmeno se ci si "accontenta".

Mentre 1500e in irlanda può rappresentare la media dei callcenter lo stesso non si può dire di 500e per l'italia. E sopratutto in italia, a differenza che in irlanda, non sei praticamente obbligato a lavorare in un callcenter ma le opportunità sono molte di più.

Condividere un appartamento e rinunciare a tutto equivale alla vita di uno studente italiano che tira la cinghia. Quanto spende al mese? Più di 600e? No...
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