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Libertà di stampa sotto i regimi antidemocratici

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2006 00:15
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23/01/2006 12:18
 
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Re:

Scritto da: =Donegal= 23/01/2006 11.18
Sempre da Punto Informatico:

Il Nepal chiude le TLC




ma le TLC non si erano già sciolte?

"I dont want your number (no)
I dont want to give you mine and (no )......"
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"Last night I nearly died,
But I woke up just in time".
Duke Special
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23/01/2006 22:01
 
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OT
Scusa Fergy, non era mica:
I don't want to give you money (no)???
Fede Peace & Love

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Se soltanto le donne si dimenticassero di appartenere al sesso debole, non ho dubbio che potrebbero opporsi alla guerra infinitamente meglio degli uomini. Gandhi
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25/01/2006 23:22
 
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Censura su Google.cn

Scritto da: Earendil78 13/01/2006 14.19
ma sempre di liberta' negate si tratta!
leggete qui....

da Repubblica.it:

La Grande muraglia elettronica
ora censura anche le voci




Ora tocca a Google...

Il noto motore di ricerca sta per lanciare una nuova versione di Google.cn che censurerà alcuni risultati.

Dal Financial Times di oggi.
>>link

"Google is to launch a China-based version of its internet search service that will actively censor results in order to avoid angering the country’s Communist government.
The move by the search market leader to set up the website www.google.cn will fuel already fierce debate about the degree to which foreign companies are willing to bow to Beijing’s censors to operate in the fast-growing Chinese internet market.

Google, famous for its “Don’t Be Evil” philosophy, is seeking to soften potential criticism by promising to inform Chinese users when search results are censored, something other China-based search services do not do. The decision to exclude results on sensitive topics such as democratic reform, Taiwanese independence or the banned Falun Gong movement has clearly been particularly difficult for a company dedicated to making information “universally accessible”.

“While removing search results is inconsistent with Google’s mission, providing no information [or a heavily degraded user experience that amounts to no information] is more inconsistent with our mission,” a senior Google executive said.

Google’s China strategy contrasts sharply with its willingness to resist government fiat elsewhere. The company this month refused to comply with a US government subpoena for information on how people use its service and on the website addresses it has compiled.
Google’s overseas-based services have long suffered from the attention of Chinese internet censors, who have disrupted access to its news service and disabled its “cache” function for viewing defunct websites. Users who search on sensitive topics are often blocked temporarily from using the site.

China in 2002 briefly completely denied access to Google, and the company has since decided not to include websites that are blocked by the government in its Chinese search results. Despite such limitations, Google is easily used for non-sensitive internet searches in China and is already highly popular, with a market share second only to Baidu.com.
However, the executive said Google found speed and access problems faced by its users in China to be “unacceptable”.

“With Google.cn, Chinese users will ultimately receive a search service that is fast, always accessible, and helps them find information both in China and from around the world,” the executive said.

While the decision actively to limit its searches will anger those who believe international companies should not co-operate with China’s censors, Google may not face criticism as fierce as that directed at US portal Yahoo and software giant Microsoft. As well as providing greater disclosure of its actions, Google says it will not offer e-mail and blogging services in China until it is “comfortable” it can protect users’ interests.
By contrast, Microsoft last year launched an MSN portal that bars use of words such as “freedom” and “democracy” in the names of blogs, a level of censorship unusual even in China.

Yahoo last year acknowledged it had assisted Chinese authorities’ prosecution of an outspoken local journalist by revealing details about his e-mail account. The US portal later transferred its China operations to Alibaba.com, the local ecommerce company, which plans to co-operate with authorities."
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"Viagiar descanta, ma chi parte mona torna mona"
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03/02/2006 17:02
 
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A proposito di Internet e Cuba di cui si parlava tempo fa, un articolo di Repubblica online

Guillermo Farinas, direttore dell'agenzia indipendente "Cubanacan press"
"Se devo essere un martire della libera informazione lo sarò"
Cuba, giornalista in sciopero della fame
"Abbiamo il diritto di usare Internet"

L'AVANA - Guillermo Farinas, direttore dell'agenzia di stampa indipendente Cubanacan press, si sta lasciando morire di fame per protesta contro il divieto, in vigore per lui ed i suoi giornalisti, di usare Internet, strumento indispensabile per l'esercizio del proprio lavoro. Lo dice Reporter sans frontieres, che riporta anche sul sito una dichiarazione di Farinas: "Se devo essere un martire dell'accesso all'informazione, lo sarò".

Il giornalista osserva inoltre che le autorità cubane usano l'embargo americano come pretesto per giustificare "una politica liberticida". L'agenzia Cubanan press è impegnata soprattutto nella denuncia della violazione dei diritti dell'uomo a Cuba e nella diffusione delle opinioni che non trovano spazio sulla stampa ufficiale.

Farinas, 43 anni, ha iniziato la sua protesta il 31 gennaio e ha scritto in una lettera a Fidel Castro che andrà avanti fino a quando non sarà possibile ai giornalisti accedere a Internet.

"Voglio che tutti i cittadini di Cuba - ha detto Farinas a Rsf - abbiano il diritto a una connessione Internet, ma anche per la stampa indipendente che deve poter fornire le informazioni sulle attività del governo".

Fino allo scorso 23 gennaio i giornalisti della Cubanacan Press potevano inviare le notizie da un Internet point pubblico nella città di Santa Clara, poi è stato loro impedito. L'agenzia si occupa soprattutto di notizie sulle violazioni dei diritti umani a Cuba e di argomenti e opinioni che non trovano spazio nei media ufficiali.

Secondo Rsf Cuba è uno dei 15 paesi ostili a Internet e uno dei più rep'ressivi al mondo riguardo la libertà di espressione online. L'accesso alla Rete è un privilegio per pochi e per averlo occorre l'autorizzazione del Partito e anche una volta ottenuto, si ha comunque un accesso fotemente censurato.
_____________________________________

Good evening, there was already an injury, huh?

Giovanni Trapattoni, falling off his chair
16/02/2006 14:37
 
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che ne pensate?
www.corriere.it

Congresso contro Google, Yahoo! e Microsoft: non piegatevi per business Legge Usa contro la censura nel Web Un parlamentare repubblicano: i colossi di Internet non potranno più fare affari con paesi che opprimono la libertà d'espressione STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
WASHINGTON - Una legge Usa contro la censura di Internet nel mondo vieterà alle società tecnologiche americane di operare in Cina e negli altri paesi che opprimono la libertà d'espressione. Lo ha annunciato il presidente della sottocommissione delle relazioni internazionali per i diritti umani della Camera dei rappresentanti dopo le pesanti accuse rivolte, durante un'audizione al Congresso, ai colossi del Web per le censure a cui si sono piegati per volere di Pechino. Il parlamentare repubblicano, Chris Smith, ha proposto la «legge unica per la libertà sulla rete del 2006» basata su una bozza diffusa da un avvocato del New Jersey. Il testo afferma i seguenti principi:
- la Cina, l'Iran e il Vietnam saranno dichiarati inizialmente paesi, "oppressivi" che limitano l'utilizzo di internet a cause della ricorrenza degli atti di restrizione della libertà di espressione su internet.
- Nel caso di dodici altri paesi, tra cui Cuba, l'Arabia Saudita ed il Turkmenistan, verrà deciso annualmente se sono da includere nella categoria dei paesi oppressivi. Sarà vietato alle società statunitensi che creano, forniscono e ospitano motori di ricerca, collocare motori di ricerca nei paesi che rientrano nella categoria dei paesi oppressivi.
- Sarà vietato alle società statunitensi modificare i motori di ricerca in seguito ad una richiesta dei governi dei paesi "oppressivi".
- Sarà vietato alle società statunitensi modificare i sistemi di ricerca che facciano conseguire dei risultati di ricerca in questi paesi diversi da quelli ottenuti nel resto del mondo.
- I fornitori dei motori di ricerca statunitensi devono comunicare all'Ufficio per la libertà globale su Internet in dettaglio i termini ed i parametri imposti dai paesi "oppressivi".
- Le imprese statunitensi che consentono di creare siti internet possono fornire informazioni sull'identità degli utenti solo in quei casi che il dipartimento di Giustizia statunitense definisce "di legittima applicazione della legge".

L'AUDIZIONE AL CONGRESSO - Le grandi società tecnologiche americane devono mostrare «qualcosa di più di una spina dorsale virtuale» nel fare affari in Cina, perché finora hanno avuto un comportamento «riprovevole». Sono alcune delle critiche che i manager di Google, Yahoo, Microsoft e Cisco hanno dovuto ascoltare in Congresso, in un'audizione nella quale sono volate accuse severe per le censure a cui i colossi di Internet si sono piegati per volere di Pechino.

LE ACCUSE DEI POLITICI - «Le vostre azioni disdicevoli in Cina sono una disgrazia - ha tuonato contro i manager il deputato Tom Lantos, un democratico della California che presiede la commissione Affari esteri -, non riesco a capire come i responsabili delle vostre società riescano a dormire la notte». Yahoo! e Google hanno accettato di censurare i loro motori di ricerca, cedendo a pressioni del governo cinese che non vogliono che siano accessibili informazioni su temi come le aspirazioni indipendentiste del Tibet o i rapporti con Taiwan. Microsoft ha sua volta ha ammesso di aver bloccato un blog critico contro il governo di Pechino. Cisco è stata accusata di aver fornito alla Cina i sistemi tecnologici per filtrare il web.

LE RISPOSTE DEI MANAGER - I manager hanno cercato di difendere il loro operato, ma hanno ammesso che decidere come fare affari in Cina è stato fino a ora «un esercizio difficile». Le società tecnologiche hanno accolto per questo con favore la decisione del Dipartimento di Stato, annunciata martedì, di creare una task force speciale che aiuterà le società a proteggere la libertà d'espressione in paesi come la Cina e farà pressioni sui governi quando emergono difficoltà. «L'approccio del rapporto a livello di governi è quello che volevamo», ha detto una portavoce di Yahoo!, Mary Osako. Le società ritengono che l'intervento del Dipartimento di Stato farà calare la pressione su loro e non le costringerà a prendere scelte da sole. Ma i membri del Congresso non sono sembrati particolarmente convinti dalla tesi che Google e gli altri non avevano alternative, per fare affari in Cina. Lantos ha accusato le società di Internet di aver accumulato grandi fortune, «ma in apparenza ancora assai poca responsabilità sociale». E il repubblicano Chris Smith ha sostenuto che, con il loro operato, le aziende hanno sostanzialmente «favorito la dittatura». «La cooperazione con la tirannia - ha detto Smith - non dovrebbe venir perseguita per il solo fine di far profitti».

16/02/2006 15:14
 
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però mi chiedo: cosa fanno, chiudono i motori di ricerca in quei paesi? e così non c'è il rischio di isolarli ancora di più?

se la Cina chiede di schermare alcuni argomenti sul motore di ricerca di google, loro lo fanno. e se non lo fanno? molto probabilmente la Cina uscirà con un suo motore di ricerca che sarà ancora peggiore. oppure chiudono proprio internet.

da un punto di vista etico, è giusto che queste società non scendano a patti per limitare la libertà di comunicazione. però contemporaneamente ho paura che vietandoglielo non si risolva molto.
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16/02/2006 17:19
 
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Aziende come Google, Yahoo, Microsoft e Cisco sono colossi americani. Sono parte e orgoglio dell'america un po' come la Ferrari é parte e orgoglio dell'Italia (parlando molto in generale).

Come te Giorgio penso che non si risolva un gran che dal lato pratico magari creeranno aziende cinesi satellite con nome diverso che seguano le regole del regime pur di non perdere questo "nuovo mercato". (OT: vedi i manini di Microsoft qui in Irlanda per pagare meno tasse con la "Flat Island Co.")

Per me si parla di sta legge USA solo per (provare a) salvare la faccia degli americani, infatti il regime cinese continua a dimostrarsi testardo e inamovibile anche nel campo informatico (OT: vedi Red Flag Linux e ban di Windows).


Filippo [SM=x145471]
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10/03/2006 11:17
 
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Guillermo Farinas, psicologo di 41 anni, è in sciopero della fame da trentasette giorni e sta rischiando la vita per gridare al mondo che l'Internet cubana no es libre. Il regime comunista, esattamente come avviene in Corea del Nord ed in Vietnam, permette l'accesso ai soli siti web nazionali ed incarcera chiunque utilizzi Internet per criticare il governo.

>>> link articolo <<<


Filippo [SM=x145471]
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15/03/2006 10:31
 
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Pechino: in Cina non esiste la censura
"Il problema della censura online, secondo il premier Wen Jiabao, non esiste: ogni utente cinese ha diritto ad esprimersi liberamente, a patto che non parli male del Partito Comunista. Wen: questa è libertà responsabile"

>>> link articolo <<<


Filippo [SM=x145471]
15/03/2006 10:39
 
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e intanto in Bielorussia ...

BIELORUSSIA, DOMENICA LE PRESIDENZIALI
E il dittatore spegne Internet

Se qualcuno ha scommesso su una prossima rivoluzione arancione in Bielorussia, ha ottime possibilità di perdere. Aleksandr Lukashenko, alla testa del Paese dal ’94, uomo di ferro che la Rice definisce «ultimo dittatore d’Europa», non ha alcuna intenzione di lasciare il campo agli avversari. Briglie strette per i mezzi di informazione: dalle prossime ore sarà vietato collegarsi con internet per gestire un proprio dominio, tre fra i quotidiani che avevano tentato un approccio critico si sono visti bloccare le stampe fino a data da definirsi.
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03/04/2006 00:15
 
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ancora Cina Democratica...
www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/04_Aprile/02/cavale... [SM=g27816]

~
To strive, to seek, to find, and not to yield.
~
...www.toireland.splinder.com...
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