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Libertà di stampa sotto i regimi antidemocratici

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2006 00:15
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L'annuncio del presidente Lagos. Le violenze sui minori
di 12 anni per spingere gli oppositori del regime a confessare
Cile, commissione rivela almeno 87 casi
"Così Pinochet torturava i bambini"
di OMERO CIAI


Pinochet salì al potere
il 13 settembre 1973
NELLE prigioni di Pinochet torturavano anche i bambini. È questa la sconcertante conclusione del dossier della Commissione Valech sulla prigionia politica e la tortura negli anni della dittatura militare (1973-1990). Da testimonianze raccolte negli ultimi mesi e rese pubbliche ieri dal presidente cileno, Ricardo Lagos, risultano 87 casi di maltrattamenti e torture a bambini minori di dodici anni. I casi riguardano ragazzini arrestati insieme ai genitori e torturati dai militari o dagli uomini della Dina, i servizi segreti, per costringere la madre o il padre a confessare.

Le testimonianze raccolte dal vescovo Valech, che presiede la Commissione, sono tutte coperte dall'anonimato e non verrà diffusa nessuna identità relativa ai bambini - oggi ormai adulti - che vennero torturati. Questa sembra essere anche la loro volontà.
Nel novembre dello scorso anno, la Commissione aveva consegnato al presidente Lagos una prima parte del suo dossier, nel quale si raccoglievano le testimonianze di 28 mila persone che avevano subito torture negli anni della dittatura. In seguito sono stati aggiunti altri 1200 casi e, ieri, la vicenda degli 87 bambini.

Ma nei mesi scorsi la Commissione aveva fatto luce anche su un altro capitolo della tragedia cilena: i bimbi nati in carcere da donne che erano state arrestate, e torturate, incinte. La Commissione Valech è stata voluta da Lagos con l'obiettivo di avviare in via definitiva, nel corso della sua presidenza che finisce a dicembre di quest'anno, un processo di riconciliazione nazionale.

In Cile, infatti, si è parlato molto dei desaparecidos, le persone uccise e fatte scomparire dai militari, ma non si era mai affrontato nel suo complesso tutto il capitolo della violazione dei diritti umani che riguardava appunto la tortura. Di fronte all'impossibilità di condannare Pinochet, sia a causa della sua età - il vecchio dittatore compirà quest'anno novant'anni, essendo nato il 25 novembre del 1915 - e delle sue precarie condizioni di salute, la strategia scelta da Lagos per la riconciliazione nazionale è stata quella di promuovere nuove indagini sugli anni della dittatura raccogliendo testimonianze fino a ieri rimaste inascoltate.

In seguito al lavoro svolto dalla Commissione Valech, il governo ha già deciso coloro che hanno subito torture verranno risarciti dalla Stato. Per tutti è prevista una pensione minima vitalizia (circa duecento dollari mensili) e un assegno di 5mila dollari mentre i figli di vittime della dittatura nati in prigione riceveranno un compenso di 7mila dollari. Il governo non ha ancora quantificato invece il risarcimento per gli 87 bambini ma, rivelando il rapporto, Lagos ha detto che si aspetta dal Parlamento "una soluzione rapida".

Inoltre il presidente ha annunciato la creazione di un Istituto per i diritti umani che sarà responsabile della conservazione e dell'archiviazione di tutte le testimonianze raccolte. Il materiale, a meno di altre disposizione da parte delle persone coinvolte, non potrà però essere reso pubblico prima di cinquant'anni.

(2 giugno 2005)
Sean

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Do Androids Dream of Electric Sheep?
( Blade Runner - Philip K. Dick )

03/06/2005 09:49
 
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Ho pensato di postare il seguente articolo trovato su La Repubblica On Line.
L'articolo è di Vittorio Zucconi, e vorrei chiarire, per chi non lo conoscesse, che non è ne comunista ne tantomento antiamericano.


Un settimanale conservatore Usa compila la lista dei libri "da bruciare"
Tra gli scritti dannosi per l'umanità anche i "Quaderni dal carcere"
Nietzsche, Keynes e Gramsci
I libri all'indice della destra Usa
di VITTORIO ZUCCONI


WASHINGTON - Non accade spesso, anzi, quasi mai, di trovare seduti l'uno accanto all'altro in un pantheon dell'infamia e della nocività, personaggi come Adolf Hitler e la protofemminista Betty Friedan, filosofi come il padre del positivismo Auguste Comte e sessuologi come Alfred Kinsley, leader politici come Mao Zedong e avvocati dei consumatori come Ralph Nader. Ma nell'universo ringhioso e revanscista del conservatorismo americano, questi personaggi hanno qualcosa di fondamentale in comune: hanno scritto, tra il XIX e il XX secolo, secondo una rivista importante della destra americana, "i dieci libri più dannosi della storia umana", i saggi, i pensieri, i pamphlet che hanno rovinato il mondo.

Di classifiche, "hit parades", "top ten", l'America è produttrice ingorda e instancabile, nel bisogno nazionale di classificare e semplificare la storia in album di figurine, buoni e cattivi, per capirli meglio. E non sono stati gli americani, paleo, post, neo conservatori, progressisti o moderati che siano, a inventare l'idea dei libri da mettere all'indice e quindi, idealmente, da bruciare. Ma questa summa di scritti "dannosi" per l'umanità prodotta consultando accademici, autori, polemisti, uomini e donne di cultura per uno degli organi dei "con", della destra americana classica, il settimanale Human Events fondato 61 anni or sono, è la traduzione in termini moderni della vecchia e mai soppressa voglia di Sant'Uffizio. E' la prevedibile ma interessante fotografia in negativo di tutto ciò che terrorizza i conservatori.

E' scontato dunque che l'oscar assoluto degli scritti nocivi sia stato assegnato dalla giuria di Human Events a quel Manifesto comunista di Karl Marx e Friederich Engles, dal quale, avverte con un brivido la motivazione, sgorgò l'"Impero del Male", l'Unione Sovietica. Per apprezzabile correttezza politica e per coprirsi le spalle, al secondo posto viene piazzato, però con meno voti, Mein Kampf di Adolf Hitler, la cui dannosità si manifestò "nella Seconda Guerra Mondiale e nell'Olocausto".

Così, assolto il dovere della "par condicio", i commissari della correttezza politica di destra possono poi abbandonarsi alle loro più sentite idiosincrasie, visto che nei restanti 8 premiati e nei 20 altri libri che hanno ottenuto una "nomination" di pericolosità, non troveremo più un solo scritto che possa essere caratterizzato come reazionario, razzista, retrivo o conservatore. Nulla di quanto prodotto dall'antropologia, dalla politologia, dalla filosofia di destra negli ultimi due secoli, Mein Kampf a parte, ha evidentemente fatto danni.

Il Male è tutto nel pensiero di sinistra, qualunque cosa ciò significhi. Il terzo libro più dannoso della storia è infatti Il libretto rosso di Mao, ma alle sue spalle i censori del Sant'Uffizio americano sbandano, pescando anche oltre gli scaffali più ovvi delle loro fissazioni. Quarto è infatti il Rapporto Kinsey che i cardinali laici della destra accusano di avere scatenato il permissivismo sessuale fra le nuove generazioni.

Quinto è il ponderoso lavoro di John Dewey, massimo filosofo del "pragmatismo", colpevole di avere teorizzato il libero pensiero piuttosto che l'insegnamento nozionistico, un'eresia che ha condotto diritta al demonio incarnato, a quella che la commissione definisce con un brivido la "Clinton Generation". Al sesto posto riaffiora la politica, di nuovo con il Marx de Il Capitale ma al settimo arriva prepotente Betty Friedan, con la sua Mistica della femminilità, che tanti grilli ha messo nella testolina della remissive casalinghe, amante addirittura, la Friedan, di un fisico nucleare con simpatie comuniste.
Ecco la prova del grande complotto marx-sessual-eco-femminista. Nel pantheon degli orrori che hanno rovinato l'umanità, danzano insieme sinistra politica e femminismo, ricerca scientifica e filosofie troppo pragmatiche (Galileo capirebbe) o materialiste, che valgono un buon settimo posto ad Auguste Comte, padre del positivismo pur essendo il figlio degenere (nota la motivazione) di una rispettabile famiglia di cattolici francesi monarchici. Né poteva mancare alle sue spalle Frederich Nietzsche, colui che osò proclamare la "morte di Dio" e morì pazzo. E' nono in classifica con il suo Al di là del bene e del male. Ma anche nel mondo apparentemente asettico e meno accaldato della dottrina economica gli inquisitori della destra americana trovano un libro micidiale, quella Teoria Generale dell'Occupazione, Interessi e Danaro di John Maynard Keynes che fu l'embrione dal quale nacque l'esecrata idea dell'intervento della mano pubblica nel mercato.

Ancora più bizzarro è il catalogo delle "nomination" degli altri venti libri pericolosi, ma non abbastanza per meritare un posto nei "top ten". Ci troviamo il Darwin evoluzionista, che i fondamentalisti cristiani vorrebbero esorcizzare per tornare all'interpretazione letterale della Creazione, con fango e alito divino. Ci sono l'antropologa Margaret Mead, che si macchiò di "multiculturalismo" relativista, studiando con simpatia gli indigeni delle isole Samoa; il tremendo Aurelio Peccei con il suo Limiti della crescita che scosse il dogma dello sviluppo, l'insidioso Ralph Nader che svelò gli altarini dell'industria automobilistica, il filosofo Theodore Adorno, un altro pericoloso "sinistro" e per di più tedesco. Non c'è stranamente Marcuse, ma non poteva mancare Freud, terrorista dell'inconscio agli occhi dei cardinali della destra americana, né Rachel Carson, che con il suo Primavera silenziosa sparse dubbi eretici sull'agricoltura dei pesticidi e del Ddt.

Torna il femminismo, perenne spauracchio, col Secondo sesso di Simone de Beauvoir e anche l'Italia ha l'onore di una "nomination" per dannosità storica con i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci, quel pericoloso cervello al quale opportunamente un uomo non nocivo come Mussolini finalmente impedì di pensare.

Chi volesse consultare il catalogo della grande "revanche" culturale in atto da parte delle destra americana paleo, post o neo conservatrice, può farlo via Internet, e fortunatamente gratis, sul sito della rivista che raccoglie il meglio della intelligentsya americana di destra, www.humaneventsonline.com. Naturalmente a proprio rischio e pericolo, esponendosi al danno che autori come Keynes, Darwin o John Stuart Mill (c'è anche lui) possono provocare.

(3 giugno 2005)
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Re:

Scritto da: LorenZinos 27/05/2005 14.27
Perdona Sean, ma continuo a restare perplesso. Dici "non contesto la multinazionale in se' bensi la sua ricerca del profitto". Beh la ragion d'essere della multinazionale e' la ricerca del profitto, non vedo come puoi scindere i due aspetti. Che abbiano capito che il modo piu' efficiente di fare profitto e di essere competitivi e' quello di trattare bene i dipendenti e di coinvolgerli e' un altro discorso. Ed e' puramente strumentale al fine unico di fare profitto. E' solo una pillola addolcita se vuoi, ma quello che c'e' dentro la pillola non cambia. Sarebbe come dire, non contesto i canili in quanto tali, contesto che ci mettano dentro dei cani. Ossia non contesti un'entita' bensi' il motivo stesso per cui esiste... mah!
Continuo a ritenere il "tengo famiglia" puramente una scusa e molto debole. Oggi di alternative ce ne sono a migliaia, si puo' lavorare in proprio, si puo' lavorare per un sacco di piccole o medie imprese che poco hanno a che fare con l'ultraliberismo americano. Se uno sceglie di lavorare per una multinazionale americana (o di andare a studiare in america o quant'altro), a mio modo di vedere sceglie deliberatamente di contribuire al successo di un sistema che allo stesso tempo contesta. Poi trovo quantomeno bizzarro che da un lato dica "contesto l'iperliberismo americano" e dall'altra parte "le multinazionali americane sono le migliori e le piu' 'collettivistiche'", mi pare abbastanza contraddittorio.
Poi ribadisco, sostanzialmente si contesta all'america "di provvedere al proprio benessere sfruttando un sistema ingiusto" e poi si fa esattamente lo stesso "provvedo al mio benessere (e a quello della mia famiglia) sfruttando un sistema ingiusto".
Poi, dici che il liberismo si e' rivelato fallimentare (mah...). Qual'e' la tua alternativa quindi? A parte le belle parole, in concreto intendo, in cosa consiste?
Per chiudere la parentesi, pur non condividendo, per molti versi ammiro le persone che riescono a fare uno stile di vita delle proprie convinzioni, tipo quelli che non comprano niente se non e' viene dal commercio equo/solidale ecc ecc.
(Non mi hai risposto sui giornalisti uccisi in Italia, son curioso - senza ironia)

Moris,
Il mio e' un discorso generale, non vedo perche' dovrei avercela con Sean in particolare, non lo conosco nemmeno. Se lui ricade nel mio discorso generale e' chiaro che non avrebbe senso dire "ah no tu sei un irlandiano del forum, per te non vale". L'ha detto pure lui che non e' l'unico a lavorare per multinaz americane e a pensarla cosi in questo forum, per cui non capisco perche' si debba pensare che volessi attaccare lui nello specifico. Per il resto discorso chiuso, pensala come vuoi, I don't give a damn :-)

Gior,
Sui rapporti USA/Cuba potremmo scrivere pagine e pagine. Sono d'accordo sul fatto che gli Usa non gradiscano un vicino di casa comunista, e per certi versi non ci trovo niente di strano. Sono altresi d'accordo che sia molto piu facile fare la voce grossa con Cuba piuttosto che con la Cina, niente di nuovo all'orizzonte.
Come sarebbe Cuba senza embargo? Mah... non sono cosi convinto. Ogni dittatura ha sempre utilizzato per i propri scopi il grosso dei soldi che giravano. In Iraq c'era l'embargo eppure Saddam i soldi per le sue megaresidenze li ha sempre trovati. Magari sbagliero' ma resto scettico.
Non vedo pero' come questo possa sminuire un'oggettiva mancanza di liberta' che c'e' a Cuba, e per la mia sensibilita' questa e' la cosa primaria. Per me la liberta' e' il bene primario in assoluto, prima della pace, prima della prosperita' economica, e sicuramente prima di ogni ideologia. Ma qui mi sa che abbiamo visioni diverse.
Qui si stanno giustificando (non tu Gior probabilmente, ma tanti altri in questo stesso post) azioni liberticide di una dittatura in nome di un'ideologia, e' questo che non concepisco.
Dire che abbiano fatto bene a cacciare i giornalisti e' un'assurdita'. Se applichiamo lo stesso ragionamento al ventennio ci sta a pennello. Bene faceva il duce a mandare al confino chi gli stava sui coglioni perche' "non rispettavano le leggi del regno" in un "paese con problemi politici". Oppure gli ebrei in germania, dato che non rispettavano le leggi... erano ebrei! Anzi, di razza ebraica.
Mah...



in breve (non ho tempo ne' voglia):

multinazionale : e' solo un tipo di organizzazione del lavoro e cioe' uno strumento che puo' essere usato per fini diversi, uno puo' essere il profitto ma in un "altro mondo possibile" la sua struttura, organizzazione e distribuzione dello stesso potrebbe invece garantire benessere per tutti, un po' come una ottima automobile, non serve rottamarla se va nella direzione sbagliata basta cambiare direzione di marcia.

Altri tipi di economia: che non distruggano le risorse del pianeta in maniera irreversibile e che non facciano morire di fame l'80% della popolazione mondiale, spero che siano proprio possibili, lasciaci almeno la speranza di un mondo migliore o credi che questo sia il migliore dei mondi posssibili ???

Ipocrisia : tu hai offeso non solo me dandomi dell'ipocrita ma anche altri, ed il fatto che la tua offesa non sia strettamente personale non le toglie nulla della sua offensivita': hai chiamato ipocriti TUTTI quelli che lavorano per una multi. e che credono sia possibile un mondo migliore, in questo modo oltre che offendere sei pure andato a toccare scelte personali che NON ti concernono.
Abbi almeno il coraggio di chiedere scusa, mi sembra il minimo.
Sean

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Scritto da: Sean1 03/06/2005 10.29

Ipocrisia : tu hai offeso non solo me dandomi dell'ipocrita ma anche altri, ed il fatto che la tua offesa non sia strettamente personale non le toglie nulla della sua offensivita': hai chiamato ipocriti TUTTI quelli che lavorano per una multi. e che credono sia possibile un mondo migliore, in questo modo oltre che offendere sei pure andato a toccare scelte personali che NON ti concernono.
Abbi almeno il coraggio di chiedere scusa, mi sembra il minimo
.



Io lavoro per una multinazionale ma non mi sono sentito offeso...non ho la coda di paglia.. Tu chiami il Papa un ipocrita(certo che un uomo della tua statura morale se lo puo' permettere...) toccando le scelte personali di milioni di persone... e vuoi anche ti sia chiesto scusa... Beppe Grillo e' nessuno come comico in confronto a te...

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Scritto da: Sean1 03/06/2005 10.29


in breve (non ho tempo ne' voglia):

multinazionale : e' solo un tipo di organizzazione del lavoro e cioe' uno strumento che puo' essere usato per fini diversi, uno puo' essere il profitto ma in un "altro mondo possibile" la sua struttura, organizzazione e distribuzione dello stesso potrebbe invece garantire benessere per tutti, un po' come una ottima automobile, non serve rottamarla se va nella direzione sbagliata basta cambiare direzione di marcia.

Altri tipi di economia: che non distruggano le risorse del pianeta in maniera irreversibile e che non facciano morire di fame l'80% della popolazione mondiale, spero che siano proprio possibili, lasciaci almeno la speranza di un mondo migliore o credi che questo sia il migliore dei mondi posssibili ???

Ipocrisia : tu hai offeso non solo me dandomi dell'ipocrita ma anche altri, ed il fatto che la tua offesa non sia strettamente personale non le toglie nulla della sua offensivita': hai chiamato ipocriti TUTTI quelli che lavorano per una multi. e che credono sia possibile un mondo migliore, in questo modo oltre che offendere sei pure andato a toccare scelte personali che NON ti concernono.
Abbi almeno il coraggio di chiedere scusa, mi sembra il minimo.






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Scritto da: Sean1 07/03/2005 8.25








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[Modificato da Ensarn 03/06/2005 10.42]

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Re: hum

Scritto da: Dancork 03/06/2005 10.39


Io lavoro per una multinazionale ma non mi sono sentito offeso...non ho la coda di paglia.. Tu chiami il Papa un ipocrita(certo che un uomo della tua statura morale se lo puo' permettere...) toccando le scelte personali di milioni di persone... e vuoi anche ti sia chiesto scusa... Beppe Grillo e' nessuno come comico in confronto a te...




probabilmente crediamo in cose diverse, Lorenzo ha detto quello che ha detto sapendo benissimo che andava a toccare alcune persone, non c'e' nessuna casualita' ne' genericita'.
La mia statura morale e' fatta da azioni concrete che non ti concernono e che non sono tenuto a raccontarti, probabilmente su questo forum si e' fatto, in molti, l'errore di raccontare un po' la nostra vita credendo che nessuno si sarebbe permesso di entrare sul personale, ripeto errore mio e di altri, mentre l'errore tuo e di altri e' appunto sfruttare questo errore per attacchi personali laddove manchino argomenti validi.
Sean

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cuba...
Il rapporto di Amnistia Internazionale evidenzia come la situazione dei diritti umani a Cuba sia utilizzata a fini politici dai media e dal governo statunitense che invece fingono di ignorare tanto Guantanamo come la situazione cinese. Mentre a Ginevra sarà presentata una risoluzione contro Cuba, nessuna risoluzione sarà presentata contro la Cina, né, ovviamente, contro gli Stati Uniti.


Amnistia Internazionale merita il massimo rispetto. L'Ambasciata statunitense all'Avana ne merita ben poco. Per una volta però i dati tra questi due enti coincidono quasi perfettamente. A Cuba ci sarebbero 75 prigionieri politici secondo l'Ambasciata e 71 prigionieri politici secondo Amnistia Internazionale.

Anche un solo prigioniero d'opinione è troppo, ma a questa cifra vanno sottratte alcune decine di unità. Sono le persone arrestate e condannate perché in processi alla luce del sole è stato dimostrato che queste sono state iscritte a libro paga dell'Ambasciata. L'Ambasciata stessa ammette pubblicamente di distribuire almeno 2 milioni di dollari statunitensi al mese ai "dissidenti". E se ne vanta esercitando il potere di corruzione che i ricchi sanno di detenere nei confronti dei poveri. Questi ricevono stipendi medi di 2000 dollari in un paese dove un primario d'ospedale prende 30 dollari al mese. Chiunque in Italia o negli Stati Uniti ricevesse, da un paese che si considera nemico del proprio, dei fondi pari a 70 volte lo stipendio di un primario ospedaliero (in Italia in proporzione farebbero un sontuoso appannaggio di circa 300.000 Euro al mese!) sarebbe giudicato da un tribunale militare e condannato in Italia all'ergastolo e negli Stati Uniti alla pena di morte per alto tradimento.

E' difficile sapere tra i 71 considerati prigionieri politici da Amnistia, quanti siano i dissidenti veri e propri e quanti siano i traditori. Solo per comodità supponiamo che siano la metà. Anche se Amnistia, giustamente, non può permettersi di fare questa divisione, è politicamente corretto farla e i traditori comunque non possono essere considerati prigionieri politici. E' chiaro invece che proprio in questo modo viene oscurata il fatto che a Cuba esiste una dissidenza che però non è disposta a farsi corrompere dal governo degli Stati Uniti, che quindi a questo non interessa e che per questo paga un prezzo due volte più alto.

A Cuba restano quindi 30-40 persone la detenzione delle quali è intollerabile. Il rapporto di Amnistia Internazionale denuncia che almeno una persona sia stata malmenata in carcere e ne cita il nome. Questo è preoccupante e disgusta ed è giusto chiedere conto di questo ai responsabili cubani. Ma contemporaneamente non ci può non sorprendere il vero chiasso che si fa sulla situazione dei diritti umani a Cuba rispetto al resto del mondo.
Una persona detenuta malmenata è una persona malmenata di troppo. Ma per quanti altri paesi Amnistia Internazionale trova spazio per citare nomi e cognomi delle persone malmenate? In quanti paesi le persone malmenate, torturate, assassinate sono così tante da essere impossibile citarle?
Quante persone sono state malmenate nel 2004 nelle carceri italiane? Una, nessuna, centomila?

Continuando a leggere il rapporto di Amnistia, nella breve paginetta che lo compone, questo trova spazio per esprimere preoccupazione per il fatto che non a tutti questi detenuti sia 'sempre' garantito il cambio delle lenzuola.
Anche questo dispiace, ma è possibile che nel mondo si organizzino fiaccolate per il cambio regolare delle lenzuola dei detenuti a Cuba?

E' intollerabile la presenza di detenuti politici, fosse anche uno, nelle carceri cubane. Amnistia Internazionale fa correttamente il proprio lavoro denunciandolo. Ma a chiunque è intellettualmente onesto appare chiaro che, in un mondo dove la tortura, la detenzione per motivi politici, la sparizione di persone, sono pane quotidiano, il caso cubano sia di modestissima e marginale entità.

Ma, rispetto a questi dati numerici, di fronte all'entità di queste violazioni, i media di tutto il mondo, in maniera per nulla innocente, sovraespongono i dati cubani travisandoli e facendo apparire Cuba per un arcipelago Gulag che esiste solo nella mente degli uffici disinformazione del Dipartimento di Stato statunitense.

A 46 anni dalla caduta della sanguinaria dittatura filostatunitense di Fulgencio Batista, a Cuba non è mai stato violato l'Habeas Corpus di nessun detenuto. E' l'unico paese del continente -forse insieme al Canadá- e tra i pochissimi al mondo, dove mai, mai è sparita una persona, libera o incarcerata, per motivi politici. E' l'unico paese dove mai è stato assassinato un giornalista. E' l'unico paese dove non è mai stato assassinato un sindacalista. Questo nel continente dove le dittature fondomonetariste hanno nel frattempo creato tra 500.000 e un milione di desaparecidos. Fino ad un milione di persone sono sparite nel nulla solo nel continente americano per motivi politici e praticamente tutte sono state fatte sparire da regimi filostatunitensi. A Cuba, Amnistia Internazionale non denuncia e non ha mai denunciato l'uso della tortura. Giova ricordare, perché le parole sono importanti, che i maltrattamenti pur condannabili, sono incomparabili alla tortura. Né alla sparizione di persone.

Giova inoltre ricordare che esiste un solo luogo a Cuba dove si tortura quotidianamente, dove l'Habeas Corpus dei detenuti non è rispettato, dove nessun trattato internazionale è rispettato. E questo luogo è la base militare illegale statunitense di Guantanamo. Qui sono contenute in condizioni inumane e degradanti 600 persone alle quali in oltre tre anni non è stato garantito alcun rispetto dei loro diritti.

In questi giorni a Ginevra, come tutti gli anni, viene fatta presentare una risoluzione di condanna contro Cuba per violazioni dei diritti umani. Viene fatta presentare da un paese amico degli Stati Uniti a rotazione.
Quest'anno dovrebbe toccar ad uno dei paesi della nuova Europa di Donald Rumsfeld, probabilmente la Repubblica Ceca. Contemporaneamente gli Stati Uniti hanno già comunicato che non sono interessati alla presentazione di alcuna risoluzione analoga contro la Cina, un paese dove i prigionieri politici sono decine di migliaia, si tortura a mansalva e si calcolano tra le 2 e le 10.000 le condanne a morte eseguite ogni anno. Le violazioni cubane sono intollerabili, quelle cinesi ci lasciano indifferenti, afferma così il governo di George W Bush.

Basta ciò per confermare come gli Stati Uniti, il paese del Piano Condor e di Abu Grahib, non abbiano alcuna autorità morale per parlare di democrazia e di rispetto dei diritti umani. Conferma, una volta di più, che il controllo dei mezzi di comunicazione di massa da parte di 8-10 gruppi multinazionali, tutti interni alla logica neoliberale, e per i quali l'anomalia cubana è intollerabile, sia uno dei problemi più gravi del pianeta. In questi giorni tutti i giornali del mondo sono obbligati, è giusto visto che è notizia, a scrivere della situazione dei diritti umani a Cuba. Il titolo risulta essere sempre mille volte più roboante del testo..
Dalla FOX alla CNN, giù giù fino al TG2, riuscire a manipolare le informazioni fino a far passare che il caso di una persona malmenata a Cuba sia più grave di migliaia di condanne a morte eseguite in Cina, è francamente l'opera di grandi artisti della disinformatia.

09/06/2005 14:57
 
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Re: Re:

Scritto da: Sean1 03/06/2005 10.29


in breve (non ho tempo ne' voglia):

multinazionale : e' solo un tipo di organizzazione del lavoro e cioe' uno strumento che puo' essere usato per fini diversi, uno puo' essere il profitto ma in un "altro mondo possibile" la sua struttura, organizzazione e distribuzione dello stesso potrebbe invece garantire benessere per tutti, un po' come una ottima automobile, non serve rottamarla se va nella direzione sbagliata basta cambiare direzione di marcia.

Altri tipi di economia: che non distruggano le risorse del pianeta in maniera irreversibile e che non facciano morire di fame l'80% della popolazione mondiale, spero che siano proprio possibili, lasciaci almeno la speranza di un mondo migliore o credi che questo sia il migliore dei mondi posssibili ???

Ipocrisia : tu hai offeso non solo me dandomi dell'ipocrita ma anche altri, ed il fatto che la tua offesa non sia strettamente personale non le toglie nulla della sua offensivita': hai chiamato ipocriti TUTTI quelli che lavorano per una multi. e che credono sia possibile un mondo migliore, in questo modo oltre che offendere sei pure andato a toccare scelte personali che NON ti concernono.
Abbi almeno il coraggio di chiedere scusa, mi sembra il minimo.



Sean,
No, questo non è certo il migliore dei mondi possibili e, sì, vorrei un mondo migliore. Tutti vorrebbero un mondo migliore, specie a parole. Se vuoi facciamo anche un bel sondaggio “Sei a favore o contro alla fame nel mondo?”.
Il paragone della macchina mi piace. Però non capisco come tu possa lamentarti del fatto che la macchina stia andando verso la direzione sbagliata quando sei uno di quelli che fa sì che la macchina abbia sempre il pieno fatto e il motore in piena forma, pur sapendo che non potrai cambiarne la direzione.
Certo qualsiasi opinione “politica” abbia, mi sembra più “responsabile” uno che lavora in una multinazionale di uno che ha la bandiera americana in salotto e poi il resto della giornata fa il medico o va ad arare il suo campo. Non fraintendermi, anch’io lavoro per una multinazionale (americana), solo che il mio pensiero è convintamente global, filoamericano e liberista.
Io invece parlavo di antiamericani, anticapitalisti e no-global. Tu all’inizio mi rispondi dicendo che sei antibushano (ché non capisco cosa c’entri…) e non antiamericano. Poi invece continui a sentirti tirato in causa dal mio ragionamento. Devo quindi dedurne che sei effettivamente antiamericano? Posizione che non condivido ma legittima peraltro.
Non sono uno che ha difficoltà a chiedere scusa ma in questo caso non capisco perché dovrei farlo, si parla di questo come di tanti altri argomenti, tu sei l’unico che si è sentito tirato in causa in modo così personale quando, come dici tu, ci saranno molti altri che la penseranno come te. Come ho già detto se tu sei a posto con la tua coscienza non vedo come possa essere toccato dalle mie opinioni. Leggevo il post sulla fecondazione assistita e se non mi sbaglio c’era chi diceva che chi è filoabortista di rende complice di assassini. Eppure non mi pare che si siano tutti messi a pretendere le scuse per un’accusa così grave. La si pensa in modo diverso, full stop.
Comunque hai ragione, nel mio pensiero non c’era nessuna genericità, dopo che mi hai portato via il lavoro, dato fuoco alla casa, tosato a zero il persiano, non ti sopporto più, era il minimo che potessi fare per vendicarmi. Contento ora? [SM=g27828]
Ad ogni modo mi pare che abbiamo imboccato la strada del flame quindi per quanto mi riguarda penso che possiamo chiuderla qui, [SM=g27823] ciao
09/06/2005 15:33
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: LorenZinos 09/06/2005 14.57


Io invece parlavo di antiamericani, anticapitalisti e no-global.



ok, adesso mi è più chiaro ... se la metti così, sono d'accordo con te.
anch'io sono un sostenitore del libero mercato e della globalizzazione.
infatti sono contro il WTO che controlla il mercato e impone le proprie regole.
sono a favore dell'ingresso nel mercato dei paesi del terzo mondo come produttori e venditori diretti, e non come sfruttati dalle grandi multinazionali.
questo per me è il libero mercato.
31/12/2005 14:59
 
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www.corriere.it

LA LIBERTA’ DI STAMPA – Ogni anno, numerose organizzazioni internazionali monitorano progressi e regressi nel campo dei diritti umani nelle varie realtà del mondo. Come si chiude il 2005 dal punto di vista della libertà di stampa? Osservando le classifiche di due organizzazioni come la Freedom House (FH) e Reporter senza frontiere (Rsf) c’è poco da gioire: oltre il 60% dei Paesi nel mondo non dispone di mezzi di comunicazione che possano definirsi liberi; si assiste persino a un peggioramento della situazione rispetto al 2004 in alcune democrazie occidentali, come Stati Uniti, Francia e la stessa Italia, fortunatamente controbilanciato dall’ascesa di numerosi Paesi del Terzo Mondo, prevalentemente in Africa e America Latina. Reporter senza frontiere non manca di sottolineare che l’anno si chiude con 124 giornalisti e 3 collaboratori dell’organizzazione in carcere per «reati a mezzo stampa»; a essi si aggiungono i 63 giornalisti e 5 collaboratori morti sul campo nel 2005 e i 70 «cyberdissidenti» imprigionati in varie parti del mondo, soprattutto in Cina.
IL CONTROPODIO – Chi si aggiudica la maglia nera della negazione della libertà di stampa? In linea di massima, le stesse «facce» del 2004, tenendo inoltre presente che chi rimane escluso di poco dal podio non è di certo ben più libero di chi lo conquista. Sia FH che Rsf non dubitano nell’assegnare alla Corea del Nord il poco invidiabile posto di leader mondiale della censura della stampa. Seguono l’Eritrea per Rsf e il Turkmenistan per FH. Il Paese centro-asiatico è «medaglia di bronzo» per Rsf, titolo che spetta a Cuba per FH. In tutte queste realtà non esiste stampa privata e opporsi al regime al potere attraverso mezzi di comunicazione è reso impossibile; chi ce la fa (ovviamente attraverso organi mediatici esteri) rischia il carcere, la tortura o la pena di morte.
I «BUCHI NERI» - Rsf definisce gli stati senza libertà di stampa, «buchi neri dell’informazione». In primis, la Corea del Nord, lo stato più chiuso e paranoico del mondo. La stampa locale è impegnata a lodare un regime che destina gran parte del Prodotto interno lordo (mentre milioni di nordcoreani muoiono di fame) alle spese militari e a quelle propagandistiche (particolarmente quest’anno, in cui per mesi è stato celebrato in pompa magna il 60mo anniversario dell’indipendenza dal Giappone). Presumibilmente, la stragrande maggioranza dei nordcoreani ignora persino il concetto stesso di libertà di stampa; in compenso, i media di regime li hanno convinti che prima o poi verranno attaccati dai cugini del sud. Documentare tale realtà è difficile anche per i giornalisti stranieri, cui è difficilissimo entrare nel Paese; chi nonostante tutto ottiene un visto, deve seguire percorsi di visita obbligati, scortato da una guida locale, con la consapevolezza di essere costantemente sorvegliato e che il materiale raccolto può essere requisito in ogni momento.
Nel Turkmenistan c’è il regime politico forse più singolare del mondo: Separmurat Niyazov è «presidente a vita», «padre e guida spirituale» e persino massima autorità letteraria dei turkmeni. Celebrato da gigantesche statue dorate disseminate in tutto il Paese, Niyazov gestisce personalmente tutto: vita politica, culturale ed economica turkmena. La stampa locale lo riempie quotidianamente di elogi sperticati.
L’Eritrea invece è dominata dal 1991 (l’anno dell’indipendenza dall’Etiopia) dal presidente Isaias Afewerki e dal Partito Unico (il Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia). Afewerki ha chiuso gli ultimi media privati nel 2001 e incarcerato senza processo numerosi oppositori. Nel Paese vige anche uno stretto controllo delle comunità religiose.
Cuba è, dopo la Cina, il Paese le cui carceri ospitano più giornalisti. A marzo, in occasione di un vertice sulla democrazia promosso dalla dissidente Martha Roque Cabello, anche alcuni giornalisti italiani hanno sperimentato la «tolleranza» del regime castrista verso i reporter sgraditi.
INTERNET SOTTO CONTROLLO – Chi pensa che Internet possa violare le barriere censorie e diffondere contenuti liberi anche nei Paesi più chiusi perché medium difficile da sorvegliare si sbaglia. Secondo Rsf esistono due modi per ostacolare la diffusione della Rete nel mondo : la via «cubana», che frena la diffusione di computer e modem presso case private e vieta Internet nei luoghi pubblici (l’adottano, tra gli altri, la Corea del Nord, il Turkmenistan, la Birmania e ovviamente Cuba), e la via «cinese», che investe nella diffusione del Web, ma parallelamente anche in tecnologie capaci di filtrare i contenuti scaricabili e censurare quelli considerati sovversivi, nonché di leggere le e-mail ricevute e inviate dagli utenti (la Cina è leader del settore, seguita dall’Arabia Saudita e da Singapore).
Simone Bertelegni
31 dicembre 2005
02/01/2006 00:48
 
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Re:

Scritto da: LorenZinos 31/12/2005 14.59

Nel Turkmenistan c’è il regime politico forse più singolare del mondo: Separmurat Niyazov è «presidente a vita», «padre e guida spirituale» e persino massima autorità letteraria dei turkmeni. Celebrato da gigantesche statue dorate disseminate in tutto il Paese, Niyazov gestisce personalmente tutto: vita politica, culturale ed economica turkmena. La stampa locale lo riempie quotidianamente di elogi sperticati.



mi ricorda qualcuno... [SM=x145485]
02/01/2006 12:45
 
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Il giornalista non dev'essere molto informato su Cuba ... un caro amico che c'è stato un mese fa ha detto che ogni casa ha internet. E ci sono anche Internet point.
O lui ha avuto fortuna, oppure non è questo il metodo che usa Fidel.

p.s. con questo non sto dicendo che a Cuba non c'è un dittatore.
02/01/2006 13:08
 
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Hihihihihi [SM=g27827]: Il pressapochismo dei giornalisti italiani colpisce ancora: www.internetcuba.com/ www.cubanet.org/cubanews.html
www.cubaencuentro.com/

[SM=g27828]

[Modificato da Corcaigh 02/01/2006 13.14]

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Re:

Scritto da: Corcaigh 02/01/2006 13.08
Hihihihihi [SM=g27827]: Il pressapochismo dei giornalisti italiani colpisce ancora: www.internetcuba.com/ www.cubanet.org/cubanews.html
www.cubaencuentro.com/

[SM=g27828]



Io taglierei la testa al toro e mi andrei a leggere direttamente quello che ha scritto RSF...
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Scritto da: gior77 02/01/2006 12.45
Il giornalista non dev'essere molto informato su Cuba ... un caro amico che c'è stato un mese fa ha detto che ogni casa ha internet.



Seguendo il sito segnalato da Corcaigh cubanet.org ho trovato un articolo interessante datato 4 Dicembre 2005 riguardo internet a Cuba: >>> link <<< (sezione "Internet use restricted in Cuba, which blames U.S.")

Il sottotitolo è "The Internet is a luxury to the privileged few in Cuba, and the government there says the U.S. economic embargo is at fault."


Filippo [SM=x145471]
05/01/2006 15:19
 
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Re:

Scritto da: filippoBO 05/01/2006 13.45

Scritto da: gior77 02/01/2006 12.45
Il giornalista non dev'essere molto informato su Cuba ... un caro amico che c'è stato un mese fa ha detto che ogni casa ha internet.



Seguendo il sito segnalato da Corcaigh cubanet.org ho trovato un articolo interessante datato 4 Dicembre 2005 riguardo internet a Cuba: >>> link <<< (sezione "Internet use restricted in Cuba, which blames U.S.")

Il sottotitolo è "The Internet is a luxury to the privileged few in Cuba, and the government there says the U.S. economic embargo is at fault."


Filippo [SM=x145471]




i casi sono due:
o anche questi giornalisti sono disinformati
o è effettivamente colpa degli stati uniti

fidel non farebbe mai un torto del genere al suo popolo
05/01/2006 16:41
 
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Re: Re:

Scritto da: LorenZinos 05/01/2006 15.19



i casi sono due:
o anche questi giornalisti sono disinformati
o è effettivamente colpa degli stati uniti

fidel non farebbe mai un torto del genere al suo popolo



i soldi a cuba ci sono, eccome ... tutti quelli che lavorano con i turisti hanno soldi, perchè vengono pagati in dollari convertibili che valgono molto di più della moneta locale.
tutte le case che ospitano turisti hanno il loro bel collegamento a internet, tu pensa che il telefono è pure gratis.
come anche l'energia elettrica, il gas ... lo stato ti passa tutto, se non vuoi lavorare puoi vivere con quello che lo stato ti passa.

dopodichè, da qua a dire che non c'è censura ce ne passa ... io infatti ho solo detto che stando a quello che un caro amico mi ha detto di aver visto non più di un mese fa, internet c'è, eccome se c'è.
poi se alcuni siti vengano censurati come in cina questo lo ignoro.
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06/01/2006 01:38
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: gior77 05/01/2006 16.41
tutte le case che ospitano turisti hanno il loro bel collegamento a internet, tu pensa che il telefono è pure gratis.



E tu lo chiami collegamento ad internet un collegamento ad internet CON CENSURA? Quando vuoi smettere di ignorarlo, se ti fidi del "The Miami Herald" (uno dei pochi giornali di Miami in lingua inglese) segui il link del mio post precedente



come anche l'energia elettrica, il gas ... lo stato ti passa tutto, se non vuoi lavorare puoi vivere con quello che lo stato ti passa.



Una mia carissima amica ha lavorato a Cuba per anni e mi ha sempre detto che quello che ti passa il governo c'è e non c'è:
una su tutte la corrente elettrica che nel suo paese era più il tempo che non c'era.

Questo però è solo un caso, non è tutta Cuba.



Filippo [SM=x145471]
P.S.Anche lei mi ha confermato che chi non ha voglia di fare un caxxo sopravvive.

09/01/2006 12:11
 
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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: filippoBO 06/01/2006 1.38

Scritto da: gior77 05/01/2006 16.41
tutte le case che ospitano turisti hanno il loro bel collegamento a internet, tu pensa che il telefono è pure gratis.



E tu lo chiami collegamento ad internet un collegamento ad internet CON CENSURA? Quando vuoi smettere di ignorarlo, se ti fidi del "The Miami Herald" (uno dei pochi giornali di Miami in lingua inglese) segui il link del mio post precedente





ma infatti io non ho detto che tutto va bene. ho solo contestato la frase del giornalista che diceva che a cuba internet non esiste.
non è vero, esiste.
13/01/2006 14:19
 
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caso diverso
ma sempre di liberta' negate si tratta!
leggete qui....

da Repubblica.it:

La Grande muraglia elettronica
ora censura anche le voci



E' un peccato non conoscere il cinese, perché ci sarebbe da fare un'altra prova. Dai prossimi giorni, quando due cinesi si parleranno attraverso il programma Skype, cioè attraverso un computer collegato a internet, appena pronunceranno la parola Dalai Lama, dovrebbe esserci un filtro che distorce le parole. Un miagolio tecnologico, un calo di voce improvviso, che cancella quel nome. E la cosa - come stupirsi ? - funzionerà per un gruppo di parole grande a piacere, tra cui anche "Falun Gong", il nome del movimento religioso non ammesso da Pechino. E chissà quante altre parole saranno ingoiate dal cybermiagolio. La storia di oggi è che Skype voleva ribellarsi a questa imposizione ma ha dovuto piegare la testa.


il resto dell'articolo (era lunghetto), lo trovate >QUI<
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19/01/2006 11:02
 
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La Grande muraglia elettronica
ora censura anche le voci



*Pare* l'ennesima bufala di repubblica.it in tema di informatica infatti secondo ZEUS News il filtro che Skype applicherà agli utenti cinesi non riguarderà le conversazioni a voce:


In realtà tale filtro non si applica alle conversazioni telefoniche a voce, ma solo ai testi scritti e inviati attraverso i messaggini istantanei e i file che gli utenti possono scambiarsi utilizzando lo stesso programma. E', dunque, sui testi scritti che agirà il filtro, oscurando circa mille termini di un'apposita black list. Ci scusiamo con i lettori per l'accaduto.



fonte: ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-01-2006


Questo non toglie che cmq viene applicata una censura su conversazioni [SM=g27816] , anche se scritte, private [SM=g27812]


Filippo [SM=x145471]
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19/01/2006 11:28
 
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Leggo Repubblica quando ero ragazzino e lo ritengo un ottimo giornale (e il sito è indubbiamente il più completo tra tutti i quotidiani europei al di la di quelle posizioni politiche di ciascuno di noi), ma gli articoli di informatica sono costantemente farciti di errori e imprecisioni.
Se ben ricordo le comunicazioni voce di Skype sono automaticamente cifrate, quindi non sono certo che possano essere intercettate così facilmente...
Mi sorprende che la stessa cifratura non sia applicata anche ai messaggi.
Comunque a meno che non usino un sistema molto più intelligente di una black list penso che la censura rimanga fortunamente in parte inutile...
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19/01/2006 12:07
 
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Sempre a proposito di internet e Cina vi consiglio di leggere questo articolo di Punto Informatico (Filippo sono certo che lo hai già letto! [SM=g27823])
Nell'articolo si parla anche di censura, a proposito della quale copio e incollo questo estratto:

"Xinhua, l'agenzia stampa statale, parla di un "risultato eccellente" dovuto all'attenta "pianificazione da parte del governo": in realtà l'avanzata di Internet nel Regno di Mezzo diventa sempre più difficile da controllare. Questo perché l'assenza sistematica di libertà d'informazione, tipica del regime cinese, è notoriamente poco conciliabile con la struttura profonda della Rete.

Per quanto tempo ancora le tecnologie occidentali d'ultima generazione utilizzate dalle forze dell'ordine cinesi riusciranno a tenere a bada fermenti democratici e comunicazioni interpersonali? Nonostante la forte censura online applicata dalle istituzioni, è possibile che un tale boom telematico possa presto diventare un vaso di Pandora che sconquassi l'ordine sociale imposto dal regime comunista."
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20/01/2006 12:22
 
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Sempre a proposito di internet e Cina vi consiglio di leggere questo articolo di Punto Informatico (Filippo sono certo che lo hai già letto!



Lo sai Dave che lo leggo quotidianamente [SM=g27811] infatti oggi si trova questa news riguardo alla censura cinese: >>> Cina, la censura online è divertente <<<

Quoto solo la parte piú ilare dell'articolo:

Le autorità di Pechino hanno più volte fatto sapere che la massiccia presenza di poliziotti su Internet è dovuta a motivi di "sicurezza interna", in modo da "combattere la minaccia delle truffe" e "salvaguardare l'integrità morale degli tenti".



[SM=x145498]


Filippo [SM=x145471]
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23/01/2006 11:18
 
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Sempre da Punto Informatico:

Il Nepal chiude le TLC
L'ultimo capriccio di re Gyanendra, monarca e dittatore dello stato himalayano: tagliare le telecomunicazioni per facilitare la repressione violenta degli oppositori, annegandola nel silenzio

Kathmandu (Nepal) - Grosso guaio a Kathmandu: il re Gyanedra, sovrano semiassoluto del piccolo stato asiatico, ha ordinato il blocco totale delle telecomunicazioni. Il regime, ormai in piena deriva totalitaria, ha considerato la mossa come strategica e necessaria: mentre le linee telefoniche fisse e mobili erano fuori uso, la polizia militare ha soffocato nel sangue una rivolta fomentata da alcuni partiti locali d'estrema sinistra.

Il numero delle vittime tra i manifestanti, la maggior parte dei quali appartiene al movimento rivoluzionario maoista nepalese, è ormai a quota 26. La polizia ha inoltre arrestato più di 200 cittadini e numerosi membri dei sette partiti nazionali, coesi ed unitamente schierati contro il tiranno Gyanedra.

Oltre al blocco delle telecomunicazioni, ripristinate a singhiozzo solo in certe aree del paese, Gyanedra ha interrotto il traffico Internet e la pubblicazione di qualsiasi forma di notiziario. Secondo i reporter della BBC, l'aria che tira nella capitale nepalese è "spettrale", simile a quella di un "villaggio abbandonato". Gli organi di stampa della Repubblica Popolare Cinese rincarano la dose: il re avrebbe imposto il coprifuoco totale, accompagnato dal silenzio telefonico, tutti i giorni dalle otto di mattina fino alle sei del pomeriggio.

L'obiettivo del monarca è di impedire il passaparola e la nascita di un movimento di liberazione: i sette partiti del parlamento nepalese, sciolto lo scorso febbraio dopo il golpe dei monarchici, stanno da tempo progettando una gigantesca manifestazione pubblica per tentare di ripristinare la democrazia.

"Il governo nepalese ha completamente perso la testa", fa sapere il segretario generale del Partito Comunista Nepalese, Madhav Kumar. Critiche pesantissime anche da parte dell'India e delle Nazioni Unite: "Il timore di una rivoluzione violenta non può giustificare rastrellamenti a tappeto tra gli appartenenti ai partiti politici regolari ", sostiene un osservatore ONU in Nepal.

Tommaso Lombardi
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