Scritto da: Dancork 06/06/2005 23.22
Allora non sono il solo a sniffare " odio preventivo" nei confronti della chiesa....
DanCork
Non credo che qui si sia dimostrato odio la chiesa, o almeno io non la odio...
Si chiede solo che venga rispettata la separazione tra stato e chiesa.
Lo stato italiano non nomina i cardinali, i vescovi, i parroci, non elegge il papa e non crea i santi, quindi è lecito attendersi che la chiesa italiano non faccia campagna in un referendum che riguarda solo ed esclusivamente i cittadini italiani, senza distinzione di religione.
In Francia, dove il tasso di praticanti è più alto che in Italia, questa separazione è rispettata ed è difesa dagli stessi cattolici.
A questo proposito copio e incollo questa interessante intervista... a parlare non è Pannella, ma un arcivescovo.
Ciao
Chi ha fede va sempre alle urne
intervista di Chiara Valentini a Mons. Casale
Non tutti, nel mondo della Chiesa e dintorni, sembrano disposti ad accettare supinamente la prescrizione del cardinal Ruini di astenersi ai referendum. Monsignor Giuseppe Casale, arcivescovo emerito di Foggia, uno dei critici più puntigliosi delle scelte della Curia attuale, ha fatto sapere che lui al seggio elettorale ci andrà. Poi, sceglierà secondo coscienza come votare.
Monsignor Casale, come mai non si sente vincolato dalle indicazioni sempre più pressanti del cardinal Ruini?
Quella di Ruini non è né potrebbe essere un'indicazione dottrinale, perché non sono in campo questioni di fede né di disciplina. In ogni caso, però, dato il rilievo della materia, se ci si voleva pronunciare sarebbe stata opportuna una larga e approfondita discussione nell'Assemblea dei vescovi, che fra l'altro deve riunirsi proprio nella seconda metà di aprile, e che poteva concludersi con un documento finale. Ma con l'accentramento che caratterizza la gestione attuale l'Assemblea è stata svuotata. Il vertice della CEI ha deciso questa campagna senza consultare nessuno, partendo da analisi discutibili.
A che cosa si riferisce?
Alla base c'è la paura che i referendum possano vincere, c'è il terrore che l'opinione maggioritaria degli italiani sia per il sì. E allora si è scelto un escamotage come l'astensione. Ci si è aggrappati a una legge votata in condizioni speciali, da un Parlamento dove né la maggioranza berlusconiana né una parte della Margherita volevano perdere la primogenitura nel rapporto con la Chiesa. Non rendendosi conto che non solo stavano minando la laicità dello Stato, ma che facevano un gran male alla Chiesa stessa, trasformandola, per così dire, in istrumentum regni.
Ruini parla della necessità di difendere comunque i valori cristiani sotto tiro. E la dirigente di un pilastro della campagna anti referendum come il comitato Scienza e vita Jole Santolini sostiene addirittura "si gioca il futuro dell'uomo".
Si fa una gran confusione. Le leggi dello Stato non possono essere la traduzione meccanica dei principi etici della religione cattolica. Questi principi devono essere mediati dalla dialettica politica, devono tener conto di altre sensibilità, di altre convinzioni. Le leggi sono sempre frutto di un compromesso fra le varie opinioni in campo. Se così non fosse avremmo uno stato teocratico.
Insomma non le sembra che la legge 40 abbia rispettato questa divisione di ruoli tra Chiesa e Stato?
Non mi sembra. Quella legge ha assorbito alcuni principi cattolici, come il fatto che l'embrione sia persona fin dal concepimento, trascurando che molti non condividono questi principi. Per questo c'è stata nel mondo laico una vera e propria insurrezione, che si è tradotta nella volontà di cercare di modificare la legge attraverso i referendum.
Secondo lei adesso che cosa dovreste fare voi cattolici?
Accettare lo scontro, metterci in campo con le nostre idee, per tastare il polso della società. Sarebbe anche un'occasione per attivare nella Chiesa una discussione, un confronto. Bisognerebbe approfondire meglio i temi connessi alla fecondazione assistita in modo da avere un quadro più preciso di questo delicato problema. Del resto anche sulla donazione degli organi la Chiesa in un primo momento era contraria perché li considerava un'offesa al corpo, ma poi ha cambiato idea. E lo stesso è successo con la cremazione e con le teorie evoluzioniste.
Perché si sentono così poche voci contrarie rispetto all'astensione? Perché ci sono già vescovi che invitano i sacerdoti delle loro diocesi a far propaganda al non voto dal pulpito?
Oggi nel mondo cattolico non c'è più dialogo ma solo ripiegamento dietro le sicure barriere della disciplina. Tacciono i vescovi, confondendo spesso l'obbedienza con l'acquiescenza e forse temendo per la loro carriera. Noi emeriti, ormai in pensione, siamo un po' più liberi. Ma mancano i luoghi dove esprimersi. I giornali cattolici, in questa campagna referendaria, sono di un conformismo spaventoso, non fa eccezione neanche Famiglia Cristiana. Non è un caso che don Zega, volendo criticare la scelta dell'astensione, lo abbia fatto sulla Stampa. Altri sacerdoti meno famosi, che pure dissentono, non hanno luoghi così visibili per far sentire la loro voce.
Anche vari politici cattolici si stanno dimostrando piuttosto timorosi, basti pensare alla marcia indietro di Andreotti.
Che un uomo della sua esperienza senta il dovere di "inchinarsi" non alla parola di Cristo ma a una scelta opinabile della curia è un episodio triste, scoraggiante, un'altra prova della mancanza di libertà e di dialogo oggi. Mi viene in mente un altro brutto periodo, gli ultimi anni del pontificato di Pio XII. Anche allora c'era questa immagine di una Chiesa in stato d'assedio, sempre sul punto di essere sopraffatta dalle forze del male. Anche a quei tempi c'era un clima da crociata, con i comitati civici di Gedda, con la scomunica ai comunisti.
Allora la Chiesa era profondamente mescolata alle vicende della politica italiana. Anche in questo vede una somiglianza con il presente?
Ci sono aspetti diversi. Questa volta la Chiesa, in cambio di una difesa strumentale di alcuni principi cattolici sulla vita e sull'embrione, si è spinta ad allearsi in modo improprio e pericoloso con un potere politico che in tanti altri campi è lontanissimo dalla nostra etica, dai nostri valori. Non possiamo far finta di credere che i cosiddetti laici devoti si siamo schietati attorno alla Chiesa perché sono diventati improvvisamente devoti. Dobbiamo liberarci dell'abbraccio soffocante dei neocon all'italiana e riaprire un dialogo vero con la comunità dei credenti. Ricordandoci che le coscienze non si educano con una legge, ma con la parola di Cristo.
Nella sua vita lei si è scontrato spesso con il cardinal Ruini. Che cosa gli rimprovera oggi in particolare?
Con Ruini ho avuto vivaci dibattiti quando, nel momento della disgregazione della Democrazia Cristiana, si batteva perché venisse mantenuta l'unità politica dei cattolici, mentre io credevo fosse meglio orientarci alla libertà di voto. Adesso purtroppo Ruini fa qualcosa di peggio, si batte per il Polo. Interpretando in senso restrittivo alcune prudenze del Papa ci si è spinti su un terreno minato, da cui dobbiamo ritrarci.
E' pessimista sul futuro della Chiesa?
No, nonostante tutto. Come dopo il gelo degli anni ’50 è arrivato il vento rinnovatore del Concilio, così mi sembra che anche oggi stia maturando silenziosamente una nuova primavera, frutto non dei compromessi politici, ma della fedeltà alla voce dello spirito.
Fonte: L’Espresso
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Good evening, there was already an injury, huh?
Giovanni Trapattoni, falling off his chair