N° buoni motivi per andarsene dall'Italia

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Juza1973
00sabato 7 ottobre 2006 00:06
Re: Re:

Qui hai centrato in pieno la questione. Tutto quello che viene detto di solito (discorsi politici vari) sono chiacchiere.
Individualismo = La nazione non funziona.



Non credo che il problema sia l'individualismo, forse perche' sono un individualista. La nazione non funziona perche' non c'e' fiducia reciproca tra cittadini.


Il fatto é che il modo migliore di rispettare le norme di convivenza e far funzionare una nazione é avere autodisciplina e consapevolezza dell'importanza di quelle norme non perché imposte dall'esterno ma perché sono giuste. Questi concetti sono estranei all'italiano medio.



Questo avviene per delle precise ragioni: non dimentichiamo secoli e secoli in cui l'Italia e' stata una colonia, finche' e' stata riunita con la forza a vantaggio del Regno di Sardegna, poi divenuto Regno d'Italia. Ed anche oggi l'italiano medio ha spesso ragione a non aver riguardo per le leggi perche' in effetti NON SONO giuste. Solo che se ne accorge solo quando colpiscono lui.


Gli americani, sorvolando Londra ed il resto della Gran Bretagna dopo la guerra, affermarono che solo una nazione con una urbanistica di quel tipo (case a schiera tutte il linea, giardini,ecc.) avrebbe potuto tenere testa ad Hitler ed alla follia nazista.



Adesso vienimi a dire che gli inglesi non sono individualisti! Gli inglesi sono estremamente individualisti ma la loro storia li ha portati ad avere un assoluto rispetto per le regole comuni (non dimentichiamo le guerre civili inglesi) e questo perche' ne derivava la loro stessa sopravvivenza!



Provate ad osservare l'urbanistica delle cittá italiane quando atterrate o decollate: un'accozzaglia di strade, stradine, vicoli, borghi medievali.
Bellissimo dal punto di vista turistico, ma prova evidente del tipo di paese che é l'Italia.



E' un paese che ha mantenuto i suoi borghi medievali, e' chiaro che se fai la scelta di mantenerli poi ti trovi un'urbanizzazione che tiene conto delle esigenze di chi viveva nel medioevo. Ma e' un prezzo che si puo' pagare volentieri! Guarda Roma, il centro storico e' come lo descrivi tu ma tanti enti cercano di avere l'indirizzo di rappresentanza da quelle parti comunque.


Frazionato, ancora diviso in staterelli (non capisco nel 2006 il campanilismo inutile che molti italiani ancora hanno, il tempo speso a discutere di ció potrebbe essere utilizzato invece per attivitá piú produttive ed utili a tutto il paese, tipo rimboccarsi le maniche e costruire una nazione moderna europea.



Beh perche' l'Italia e' stata costruita in fretta e furia senza chiedere l'opinione del popolo. E quando sei costretto a fare qualcosa poi non ti si puo' chiedere pure l'entusiasmo. Comunque l'Italia non sara' mai una moderna nazione europea perche' il suo popolo non ne ha la minima intenzione.


Per molti italiani (a cui fa comodo cosí per varie ragioni) dire che il discorso é piú complesso serve solo come scusa per mantenere lo status quo. Questo non significa che l'Italia non sia un paese complesso, lo é, ma chi lo ha reso tale se non noi, gli italiani, con i nostri comportamenti ?



Io credo sempre piu' nel destino, non inteso come dominio del caso ma al contrario della legge dell'azione e reazione. L'Italia potrebbe cambiare se i cittadini iniziassero a parlarsi senza fare ricorso a dosi ridicole di ipocrisia e se accettassero di modificare il proprio modo di vita per un bene maggiore, invece di fornire ricette su come gli altri dovrebbero cambiare.

Ma non abbiate paura: questo non succedera' mai.

AleX.zero
00sabato 7 ottobre 2006 00:54
quasi OT ricerca...
Da "interno" concordo pienamente con Ila,

in terra d'Italia la Ricerca fa fatica a campare, ma nonostante tutto si tirano comunque fuori risultati che hanno del miracolo se si considerano tuttte le incredibili difficoltà (quelle che spingono la maggior parte ed emigrare, me incluso)!

A me cmq sembra che molte Scoperte di "Italiani in Italia" sui quotidiani ci arrivino con una certa regolarità.
Vabbè che poi sono completamente stravolte, spero non ci sia nessuno ancora convinto che le grandi ricerche le pubblichi il Corriere.

Come se poi le persone non del settore citaserro 'ste grandi scoperte scientifiche tutti i giorni...ma x favore... Ora in bagno mio fratello si porta Nature invece della Settimana Enigmistica* e mio padre compra il New England Journal of Medicine invece del Mattino.

Tu le tue affermazioni da dove le prendi? Indicizzi pubmed?

ma cmq se è qualcosa di palese ed eclatante che vuoi sentire:

ad esempio, il primo protocollo in Europa (secondo nel mondo) applicato con successo di terapia genica è proprio Italiano, dal gruppo Aiuti/Roncarolo, al San Raffaele.

Oppure nello statalissimo Istituto Superiore di Sanità c'è la Barbara Ensoli, che sta sviluppando un vaccino anti HIV, in seria competizione con Gallo (quello che HIV l'ha scoperto) e i migliori gruppi mondiali del settore.

Ed ho solo pescato due esempi di cose vicine ai miei interessi, di ampia portata e senza cadere nello specifico.

Sinceramente poi, in Irlanda, con il triplo (se non di +) di fondi non mi viene in mente niente a questo livello e anzi sfido a dire che il panorama scientifico Irlandese sia + considerato di quello Italiano.

Sia chiaro che sono il primo ad ammettere che il sistema nostrano sia completamente da ristrutturare, e purtroppo dubito che questo governo ci riuscirà (ammesso che ci voglia provare).



*cmq io in bagno porto Paperino Mese, dato che della settimana enigmistica non vado oltre "unisci i puntini".

[Modificato da AleX.zero 07/10/2006 12.31]

theropithecus
00sabato 7 ottobre 2006 12:25
Re:

Scritto da: nightolo 06/10/2006 18.50
anyway, io ancora aspetto le risposte di chi mi ha preso per il culo dicendo che la ricerca universitaria italiana e' invece molto prolifica e riconosciuta all'estero. O perlomeno un 'scusa mi sono sbagliato', 'ho letto male quello che hai scritto', etc etc




ti ho consigliati quei libri proprio perchè hai delle grosse lacune in materia, non l'ho fatto a caso...

Cmq hai ragione a dire che il sistema universitario italiano ha molte falle, specie se parliamo di ricerca, ma nonostante i fondi siano pressochè inesistenti, nonostante sia difficile fare ricerca e muoversi nei meandri del sistema italiano, qualche cosa è uscita fuori, a dimostrazione che con qualche investimento in più, e qualche cambiamento si può fare ricerca. Non puoi pretendere di fare le nozze con i fichi secchi (come si dice a bolzano), e proprio non riesco a capire il tuo intervento, ok eliminiamo la ricerca, spendiamo i soldi diversamente....risultato? Una nazione deve costruire il suo futuro sulla ricerca, senza ricerca un paese non ha futuro...

E poi, che cosa intendi per "innovativo"? é un termine troppo soggettivo, che lascia troppo spazio a interpretazioni personali...

Per essere innovativi dovemo inventà la macchina del tempo?

Ci sono tanti campi di ricerca, ed è riduttivo classificare, ad esempio il mio campo, la palentologia, non meritevole di finanziamenti perchè non produce niente di innovativo...

Concludendo, segui il mio consiglio e dai un occhiata a quei due libricini, forse cambierai idea in merito


Corcaigh
00sabato 7 ottobre 2006 13:58
Beh Thero, la paleontologia può produrre risultati molto innovativi, a mio parere, soprattutto l'antropaleontologia: più si scopre sul nostro passato, più si può capire il nostro presente e presupporre il futuro.
Come ad esempio la psicologia evoluzionistica (si scrive così, evolutionary psychology? [SM=g27821] ) di cui io sono appassionata. Alcuni potrebbero pensare che, siccome non trovo la cura contro il cancro, studiare in questo settore è inutile ed improduttivo. Invece si possono scoprire interessantissime vie per "capire" come funzioniamo, con applicazioni pratiche anche nelle malattie mentali.

Insomma, io non "svaluterei" (anche se so che non era il tuo intento) alcun tipo di ricerca. Persino quella filosofica, Copy, visto come sono buona oggi? [SM=x145447]

Insomma, fate lavorare i vostri cervelli: i risultati si vedranno eccome [SM=g27823]
Antongiu
00sabato 7 ottobre 2006 14:56
Re:

Scritto da: nightolo 06/10/2006 18.50
anyway, io ancora aspetto le risposte di chi mi ha preso per il culo dicendo che la ricerca universitaria italiana e' invece molto prolifica e riconosciuta all'estero. O perlomeno un 'scusa mi sono sbagliato', 'ho letto male quello che hai scritto', etc etc





secondo me Nightolo ed Erendil hanno ragione entrambi, e non voglio fare il cerchiobottista. Infatti bisogna fare un distinguo tra "ricerca italiana" e "ricercatori italiani". Questi ultimi secondo me sono davvero tra i piu' brillanti in capo mondiale, ma lo sono soprattutto quando si spostano all'estero, dove gli strumenti messi a loro disposizione permettono di fare veramente qualcosa di buono. Non a caso Erendil e' qui a fare la ricercatrice e molti sono in USA o UK perche' si sono visti tagliati la strada da qualcuno o dalla mancanza di fondi. E qui allora parliamo della "ricerca italiana". E' doveroso ricordare che l'Italia investe la metà rispetto alle altre nazioni europee nella ricerca e sviluppo e quello che investe lo indirizza alla ricerca applicata, di immediato utilizzo da parte delle aziende. Purtroppo oltre a questi difetti strutturali, ci sono anche quelli del "sistema italia", che e' proprio uno dei motivi PER CUI VALE LA PENA LASCIARE IL BEL PAESE. nella mia universita' meta' dei ricercatori era composta da figli dei professori ordinari, l'altra meta' lavorava nel loro studio. Senza contare che da noi si può presiedere una commissione esaminatrice e contemporaneamnte partecipare alla gara.
Un mio amico, dopo 2 anni da ricercatore a 700 euro al mese, si e' visto scavalcare dal solito raccomandato mentre lui e' stato mandato a casa perche' non c'erano fondi a sufficienza per tenerlo.
Insomma, i ricercatori italiani sono bravi, la ricerca italiana fa pena. E non siamo solo io e Nightolo a dirlo, vi allego un articolo della rivista Nature (mica "panorama") di marzo 2006, ne usciamo davvero con le ossa rotte.
NATURE, saving the italian science

leggete la parte dove Nature si sofferma anche brevemente sul profilo di Fabio Pistella: "Il presidente del CNR Fabio Pistella dichiara 150 pubblicazioni scientifiche
nel suo curriculum vitae; come dichiarato al Parlamento a supporto della sua nomina nel 2004. Ma "Le Scienze" hanno riportato nel gennaio 2006 che ISI cita solo tre sue pubblicazioni. Pistella ha dichiarato a Nature che alcune delle sue pubblicazioni sono datate e in italiano, "e che il ruolo del presidente del CNR richiede in ogni caso qualità manageriali". [SM=x145453]
gior77
00sabato 7 ottobre 2006 15:07
Re: Re:

Scritto da: Antongiu 07/10/2006 14.56



Insomma, i ricercatori italiani sono bravi, la ricerca italiana fa pena. E non siamo solo io e Nightolo a dirlo, vi allego un articolo della rivista Nature (mica "panorama") di marzo 2006, ne usciamo davvero con le ossa rotte.
NATURE, saving the italian science




scusa antongiu, ma qui nessuno ha detto che la ricerca italiana è ottima.
nightolo sostiene che i soldi alla ricerca ci sono ma sono male investiti, altri invece sostengono che i soldi non ci sono proprio.
che la situazione della ricerca in italia faccia pena, siamo tutti tristemente concordo.

è il perchè che ci sta creando qualche difficoltà ...
Juza1973
00sabato 7 ottobre 2006 15:39
Non ho idea dell'adeguatezza o meno dei fondi nel mondo dell'universita' e della ricerca. Pero' tutte le persone in vita reale che me ne hanno parlato mi hanno raccontato di un mondo diviso in clan, dove l'appartenenza e' tutto e la competenza al massimo un di piu', con tanto di concorsi truccati che vengono vinti dai raccomandati che recitano i pensieri di quinta elementare mentre i fiori di volumi degli esclusi vengono considerati insufficienti. E non e' neanche un problema di lottizzazione perche' esistono "sette" che fanno riferimento allo stesso partito ma che tra loro praticano la guerra senza esclusione di colpi. C'e' da dire che il privato non e' tanto differente.

Earendil78
00sabato 7 ottobre 2006 16:03
Sicuramente, siamo tutti concordi nel dire che il "sistema ricerca" in Italia ha delle grosse falle.

I soldi investiti sono davvero pochi, e la ricerca ora come ora si mantiene piu che altro con i fondi europei.
Quei pochi soldi che ci sono poi, vanno in gran parte persi: lasciamo da parte il sistema universitario, che porta con se' un sacco di ulteriori complicazioni, e parliamo ad esempio di veri e propri centri di ricerca. I principali in Italia sono 2: CNR e ENEA. Sono due pachidermi burocratici che fanno acqua da tutte le parti. Ogni iniziativa del singolo ricercatore deve essere passata al setaccio da uffici locali, poi centrali, poi di nuovo locali... fino a che l'ingranaggio si blocca inesorabilmente sulla scrivania di qualcuno. Primo ostacolo.

Secondo intoppo e' la totale assenza di meritocrazia. I centri di ricerca italiani si basano sulla migliore tradizione italiana: il posto statale. Fare il ricercatore in questi istituti, una volta avuto il contratto (e adesso e' un po' di tempo che non si assumono ricercatori), significa avere il posto di lavoro a vita.
E cosa comporta questo?
Che se anche non si produce, nessuno verra' a bussarti alla porta per farsi ridare i soldi... che puoi stare delle giornate a leggere il giornale e occuparti di solo di timbrare il cartellino senza dover rendere conto a nessuno.
A fare da contraltare c’e’ invece il precario (che puo’ essere il dottorando, l’assegnista o il borsista) che e’ quello che tira il carretto.
Io non sto dicendo che questo vale per tutti, pero’ queste cose succedono, e ridurre gli sprechi sarebbe la prima cosa da fare.

Questi sono solo esempi.

Ripeto, la maggior parte delle persone sono di ottimo livello e producono risultati importanti (e per farlo devono scontrarsi con una realta’ difficile tutti i giorni).

Vorrei dire un’altra cosa riguardo alla “fuga di cervelli”: io non gli do tutta questa connotazione negativa.
Voglio dire, proprio perche’ la ricerca e’ internazionale, ormai e’ normale per un ricercatore spostarsi.
Quello che intendo, e' che andare all'estero deve essere innazitutto un'occasione per migliorarsi e crescere, non solo un modo per trovare lavoro.
Il problema e’ che per un tot di italiani che se ne vanno, un tot di stranieri dovrebbe arrivare... cosa che non avviene.

[Modificato da Earendil78 07/10/2006 16.15]

nightolo
00sabato 7 ottobre 2006 18:55
che poi era quello che dicevo io, quando sono stato sintetizzato da gior nel suo intervento. Secondo me i soldi per la ricerca ci sono e sono mal distribuiti. Nel contempo esistono dei centri di eccellenza e dei ricercatori particolarmente noti in Italia e all'estero che continuano a fare il loro lavoro e producono cose apprezzate altrove (nel mio primo intervento non ho citato, sbagliando, i posti dove la ricerca si fa veramente).

Il problema e' che questi posti sono pochi e che, ok, l'Italia investe meno di tutti gli stati europei nella ricerca (adesso non ricordo la percentuale del PIL), ma, alla fine, la ricerca viene condotta in gran parte dalle universita' e il sistema universitario e' bacato fin dalla base. Vi assicuro di aver assistito con i miei occhi a vedere dei progetti di ateneo compilati da professori ordinari in cui i fondi arrivavano e venivano spesi in cose inutili.

Il problema e' che i professori ordinari sono vecchi e la maggior parte degli anziani dell'universita' italiana sono improduttivi.

I riceratori sono pagati pochissimo, se vogliono insegnare devono avere due calci in culo e avere la raccomandazione del professore ordinario che, quando fa partire i SUOI progetti di ricerca, si vede dispensati i fondi dal cielo.

Questo e' quanto.

theropithecus
00domenica 8 ottobre 2006 12:02
Re:

Scritto da: nightolo 07/10/2006 18.55
che poi era quello che dicevo io, quando sono stato sintetizzato da gior nel suo intervento. Secondo me i soldi per la ricerca ci sono e sono mal distribuiti. Nel contempo esistono dei centri di eccellenza e dei ricercatori particolarmente noti in Italia e all'estero che continuano a fare il loro lavoro e producono cose apprezzate altrove (nel mio primo intervento non ho citato, sbagliando, i posti dove la ricerca si fa veramente).

Il problema e' che questi posti sono pochi e che, ok, l'Italia investe meno di tutti gli stati europei nella ricerca (adesso non ricordo la percentuale del PIL), ma, alla fine, la ricerca viene condotta in gran parte dalle universita' e il sistema universitario e' bacato fin dalla base. Vi assicuro di aver assistito con i miei occhi a vedere dei progetti di ateneo compilati da professori ordinari in cui i fondi arrivavano e venivano spesi in cose inutili.

Il problema e' che i professori ordinari sono vecchi e la maggior parte degli anziani dell'universita' italiana sono improduttivi.

I riceratori sono pagati pochissimo, se vogliono insegnare devono avere due calci in culo e avere la raccomandazione del professore ordinario che, quando fa partire i SUOI progetti di ricerca, si vede dispensati i fondi dal cielo.

Questo e' quanto.





I soldi non ci sono, e quei pochi che ci sono spesso vengono investiti male. Puoi anche insegnare, ma a nome del tuo professore e gratuitamente....

Nightolo non rivolgere la frittata, il tuo primo post in merito era fin troppo chiaro, come era fin troppo chiaro che faceva acqua da tutte le parti.....
nightolo
00domenica 8 ottobre 2006 13:51
uh
e chi sta rivolgendo niente? forse dovresti leggere meglio quello che scrivo piuttosto che consigliare le cose da leggere agli altri =)

Ho semplicemente integrato il mio primo post in cui non avevo parlato dei centri di eccellenza. Ho detto e confermo che la ricerca, a fronte dei soldi spesi negli ultimi 30 anni in Italia, non ha prodotto niente, eccetto delle rare eccezioni che sono state citate qui.

Ma si sa, le eccezioni non confermano la regola.

E nel caso in cui non l'avessi capito sono ancora dell'opinione che ho espresso dal primo post.

Non avro' di certo la tua stoffa da bibliotecaro ma posso consigliarti qualche lettura anch'io:

in questo articolo ( www.lavoce.info/news/view.php?cms_pk=1608 ) vedrai affermato da alcuni economisti, peraltro molto famosi, che il problema dell'universita' italiana non e' certo la mancanza dei fondi, ma la loro distribuzione (come ho affermato qualche post fa, resto ancora coerente a quel pensiero, la frittata si rivolta solo quando e' cotta da un lato =) ), e infatti troverai delle statistiche, formati da numeri, non da 'io penso' o 'secondo me'; vedrai che la produttivita' del ricercatore medio italiano e' molto bassa e anche "l'impatto delle sue ricerche" (troverai in quell'articolo la spiegazione di questo termine) e' ugualmente basso. Il problema salariale e della progressione di carriera e' anche uno dei problemi per cui tutti i validi ricercatori vanno via dall'Italia. Per cui, correttamente affermava Earendil che e' normale che un ricercatore voglia studiare fuori ma, stranamente, ti accorgerai che nessun ricercatore straniero e' attratto dal nostro paese. Ci sara' un perche'? Boh

Anche qui troverai un interessante articolo (http://www.lavoce.info/news/view.php?cms_pk=819) in cui si nota che il problema e' delle mancanze per i nostri valenti ricercatori di sbocchi. Il problema e' che la ricerca non produce, non che i ricercatori sono cretini (forse per quello ti sarai offeso?), e infatti nel mio primo topic io mi chiedevo cosa aveva prodotto la ricerca. Tu pensi sul serio che stanziare soldi a valanga risolva il problema? Quando, ancora oggi, questi soldi vengono distribuiti con meccanismi 'perversi'?

A chiudere, citando le dimissioni di massa dei professori universitari, ti consiglio quest'articolo: www.lavoce.info/news/view.php?cms_pk=290

Nel caso in cui volessi ripassarti le mie umili idee puoi rileggerti i miei vecchi post, cominciando dal primo, tanto l'idea e' sempre quella =)




theropithecus
00domenica 8 ottobre 2006 14:06
Re:

Scritto da: nightolo 08/10/2006 13.51
uh
e chi sta rivolgendo niente? forse dovresti leggere meglio quello che scrivo piuttosto che consigliare le cose da leggere agli altri =)

Ho semplicemente integrato il mio primo post in cui non avevo parlato dei centri di eccellenza. Ho detto e confermo che la ricerca, a fronte dei soldi spesi negli ultimi 30 anni in Italia, non ha prodotto niente, eccetto delle rare eccezioni che sono state citate qui.

Ma si sa, le eccezioni non confermano la regola.

E nel caso in cui non l'avessi capito sono ancora dell'opinione che ho espresso dal primo post.

Non avro' di certo la tua stoffa da bibliotecaro ma posso consigliarti qualche lettura anch'io:

in questo articolo ( www.lavoce.info/news/view.php?cms_pk=1608 ) vedrai affermato da alcuni economisti, peraltro molto famosi, che il problema dell'universita' italiana non e' certo la mancanza dei fondi, ma la loro distribuzione (come ho affermato qualche post fa, resto ancora coerente a quel pensiero, la frittata si rivolta solo quando e' cotta da un lato =) ), e infatti troverai delle statistiche, formati da numeri, non da 'io penso' o 'secondo me'; vedrai che la produttivita' del ricercatore medio italiano e' molto bassa e anche "l'impatto delle sue ricerche" (troverai in quell'articolo la spiegazione di questo termine) e' ugualmente basso. Il problema salariale e della progressione di carriera e' anche uno dei problemi per cui tutti i validi ricercatori vanno via dall'Italia. Per cui, correttamente affermava Earendil che e' normale che un ricercatore voglia studiare fuori ma, stranamente, ti accorgerai che nessun ricercatore straniero e' attratto dal nostro paese. Ci sara' un perche'? Boh

Anche qui troverai un interessante articolo (http://www.lavoce.info/news/view.php?cms_pk=819) in cui si nota che il problema e' delle mancanze per i nostri valenti ricercatori di sbocchi. Il problema e' che la ricerca non produce, non che i ricercatori sono cretini (forse per quello ti sarai offeso?), e infatti nel mio primo topic io mi chiedevo cosa aveva prodotto la ricerca. Tu pensi sul serio che stanziare soldi a valanga risolva il problema? Quando, ancora oggi, questi soldi vengono distribuiti con meccanismi 'perversi'?

A chiudere, citando le dimissioni di massa dei professori universitari, ti consiglio quest'articolo: www.lavoce.info/news/view.php?cms_pk=290

Nel caso in cui volessi ripassarti le mie umili idee puoi rileggerti i miei vecchi post, cominciando dal primo, tanto l'idea e' sempre quella =)









sinceramente non mi servono questi articoli per venire a conoscenza di una realtà che conosco. Lo abbiamo ripetuto tutti qui dentro, che il sistema va cambiato in primis, e poi che serva investire di più sulla ricerca per garantire un futuro al nostro paese.

Da noi non vengono i ricercatori di altri paese semplicemente perchè non ci sono fondi, e spesso l'Italia si fa fuori da sola per progetti europei ( ma non chiedermi il perchè). Tu affermi che i ricercatori non si dovrebbero lamentari dei tagli alla ricerca, ma ti sei reso conto della superficialità della tua affermazione?

Non sai che cosa la ricerca italiana, nonostante i limiti che tutti conosciamo, è riuscita a produrre negli ultimi 20-30 anni, hai buttato lì una frase a caso...

Ancora non ho capito che cosa volevi intendere con ricerca "innovativa", e poi, qual'era l'intento del tuo post...

Da una parte affermi che i soldi ci sono per la ricerca, dall'altra evidenzi il problema salariale, qualcosa non torna....

Io quello che ho capito dalle tue parole che, visto che la nostra ricerca fa schifo, non ci dobbiamo lamentare se ci tolgono anche quei pochi spiccioli che ci rimangono, anzi sarebbe meglio tagliare del tutto i fondi alla ricerca, in fondo l'Italia ha ben altri problemi d'affrontare....
nightolo
00domenica 8 ottobre 2006 14:34
nessuno ha detto che non dovrebbero esserci fondi per la ricerca; io semplicemente criticavo chi pensava che l'unico problema della ricerca erano i fondi.

Possiamo anche triplicare i fondi, per far contenti i rettori che si lamentano, ma ti assicuro che, con questa logica di distribuzione, di sicuro la nostra ricerca non ne trarra' miglioramenti.

Riguardo i risultati della ricerca quello che intendevo io era espresso nel secondo articolo (o nel terzo) di quelli che ho citato.

Ripeto, il problema non sono i fondi ma le logiche di distribuzione. Gli aumenti salariali attualmente ESISTONO, ma sono solo per persone improduttive (vedi la maggior parte che scatta da associato a ordinario e cosi' via) e sono regolati in base all'anzianita'. Prova a prendere quei fondi, toglierli a loro e darli ai ricercatori. Senza fare nessuna finanziaria ti ritroverai gia' dei miglioramenti.

Il problema e' che ci sono categorie di intoccabili, soprattutto all'interno dell'universita' italiana. Il problema e' che oltre ad essere intoccabili la maggior parte sono anche improduttivi.

Per cui, il cerchio si chiude, e ti ribadisco che secondo me il problema non e' la quantita' di fondi ma la distribuzione.
=Donegal=
00domenica 8 ottobre 2006 22:33
Re:

Scritto da: Earendil78 07/10/2006 16.03
Secondo intoppo e' la totale assenza di meritocrazia. I centri di ricerca italiani si basano sulla migliore tradizione italiana: il posto statale. Fare il ricercatore in questi istituti, una volta avuto il contratto (e adesso e' un po' di tempo che non si assumono ricercatori), significa avere il posto di lavoro a vita.
E cosa comporta questo?
Che se anche non si produce, nessuno verra' a bussarti alla porta per farsi ridare i soldi... che puoi stare delle giornate a leggere il giornale e occuparti di solo di timbrare il cartellino senza dover rendere conto a nessuno.
A fare da contraltare c’e’ invece il precario (che puo’ essere il dottorando, l’assegnista o il borsista) che e’ quello che tira il carretto.
Io non sto dicendo che questo vale per tutti, pero’ queste cose succedono, e ridurre gli sprechi sarebbe la prima cosa da fare.



Questo purtroppo non è un problema solo del mondo della ricerca, ma di tutto il mondo del lavoro italiano.
Earendil78
00lunedì 9 ottobre 2006 11:20
Re:

Scritto da: nightolo 08/10/2006 13.51
Ho semplicemente integrato il mio primo post in cui non avevo parlato dei centri di eccellenza. Ho detto e confermo che la ricerca, a fronte dei soldi spesi negli ultimi 30 anni in Italia, non ha prodotto niente, eccetto delle rare eccezioni che sono state citate qui.



Nightolo, io scrivo post più lunghi di due righe, ma tu che fai, non li leggi? [SM=g27828]

"a fronte dei soldi spesi negli ultimi 30 anni" la ricerca italiana non ha prodotto niente???
io direi che proprio tenendo conto dei soldi investiti si sono avuti anche troppi risultati!

Nei post sopra abbiamo anche specificato che questi esempi riportati sono solo alcuni...

Stiamo tutti dicendo che il sistema dovrebbe essere riformato dalla base, e che bisognerebbe cominciare a credere nella ricerca come una delle forze che fa crescere un paese, e non come ad una macchina succhia-soldi e basta.

[Modificato da Earendil78 09/10/2006 11.22]

theropithecus
00lunedì 9 ottobre 2006 11:27
Re:

Scritto da: nightolo 08/10/2006 14.34
nessuno ha detto che non dovrebbero esserci fondi per la ricerca; io semplicemente criticavo chi pensava che l'unico problema della ricerca erano i fondi.

Possiamo anche triplicare i fondi, per far contenti i rettori che si lamentano, ma ti assicuro che, con questa logica di distribuzione, di sicuro la nostra ricerca non ne trarra' miglioramenti.

Riguardo i risultati della ricerca quello che intendevo io era espresso nel secondo articolo (o nel terzo) di quelli che ho citato.

Ripeto, il problema non sono i fondi ma le logiche di distribuzione. Gli aumenti salariali attualmente ESISTONO, ma sono solo per persone improduttive (vedi la maggior parte che scatta da associato a ordinario e cosi' via) e sono regolati in base all'anzianita'. Prova a prendere quei fondi, toglierli a loro e darli ai ricercatori. Senza fare nessuna finanziaria ti ritroverai gia' dei miglioramenti.

Il problema e' che ci sono categorie di intoccabili, soprattutto all'interno dell'universita' italiana. Il problema e' che oltre ad essere intoccabili la maggior parte sono anche improduttivi.

Per cui, il cerchio si chiude, e ti ribadisco che secondo me il problema non e' la quantita' di fondi ma la distribuzione.




Mi sa che non ci vuoi proprio arrivare....

La ricerca italiana oggi si muove grazie alla passione (spesso non retribuita) di giovani scienziati che vogliono dimostrare che anche in Italia, nonostante tutte le difficoltà, si può far ricerca. E' grazie alla loro dedizione, e voglia di fare che qualcosa si muove aldilà del fatiscente sistema italiano. Tagliare quei pochi fondi (che cmq non sono abbastanza, aldilà delle puttanate che hai raccolto qua e la in giro per la rete) che ci sono, significa uccidere la ricerca italiana.

Intanto cominciamo a bloccare i fondi senza ridurli, mantenendo in vita quel poco di buono che c'è, poi cambiare le regole, e dopo questo investire sulla ricerca in maniera produttiva.

Se i ricercatori italiani alzano la voce, ne hanno tutti i diritti, perchè si sono fatti il culo, spesso gratuitamente, e qual è la ricompensa?

Compreso? o vuoi ancora andare avanti nella tua battaglia personale?

[Modificato da theropithecus 09/10/2006 11.29]

Corcaigh
00lunedì 9 ottobre 2006 11:42
Scusate, nel mio piccolo aggiungo che nel campo delle scienze sociali (ebbene sì, la ricerca "non produttiva" [SM=g27828] ) l'Italia ha fatto notevoli ricerche (vedi dipartimento di Sociologia dell'Università di Firenze) che vengono utilizzate e studiate anche all'estero. Insomma, quando ci vuole ci vuole [SM=g27811]
nightolo
00lunedì 9 ottobre 2006 11:49
beh se tu classifichi i miei link come 'puttanate raccolte in giro per la rete' mi sa che non c'e' margine di discussione (almeno hai visto gli autori dell'articolo? =) ). Buon divertimento e buona ricerca.
theropithecus
00lunedì 9 ottobre 2006 12:18
Re:

Scritto da: nightolo 09/10/2006 11.49
beh se tu classifichi i miei link come 'puttanate raccolte in giro per la rete' mi sa che non c'e' margine di discussione (almeno hai visto gli autori dell'articolo? =) ). Buon divertimento e buona ricerca.



il problema è che l'interpreti a modo tuo...e ancora sostieni che i soldi per la ricerca ci sono? ma li hai letti i dati?

Antongiu
00lunedì 9 ottobre 2006 13:12
Re: Re:
giusto per tonare un po' in topic...
Repubblica: Giovani, per trovare lavoro pronti a andar via da casa
iceman.30
00lunedì 9 ottobre 2006 16:23
Re: Re: Re:

Scritto da: Juza1973 07/10/2006 0.06

Qui hai centrato in pieno la questione. Tutto quello che viene detto di solito (discorsi politici vari) sono chiacchiere.
Individualismo = La nazione non funziona.



Non credo che il problema sia l'individualismo, forse perche' sono un individualista. La nazione non funziona perche' non c'e' fiducia reciproca tra cittadini.


Il fatto é che il modo migliore di rispettare le norme di convivenza e far funzionare una nazione é avere autodisciplina e consapevolezza dell'importanza di quelle norme non perché imposte dall'esterno ma perché sono giuste. Questi concetti sono estranei all'italiano medio.



Questo avviene per delle precise ragioni: non dimentichiamo secoli e secoli in cui l'Italia e' stata una colonia, finche' e' stata riunita con la forza a vantaggio del Regno di Sardegna, poi divenuto Regno d'Italia. Ed anche oggi l'italiano medio ha spesso ragione a non aver riguardo per le leggi perche' in effetti NON SONO giuste. Solo che se ne accorge solo quando colpiscono lui.


Gli americani, sorvolando Londra ed il resto della Gran Bretagna dopo la guerra, affermarono che solo una nazione con una urbanistica di quel tipo (case a schiera tutte il linea, giardini,ecc.) avrebbe potuto tenere testa ad Hitler ed alla follia nazista.



Adesso vienimi a dire che gli inglesi non sono individualisti! Gli inglesi sono estremamente individualisti ma la loro storia li ha portati ad avere un assoluto rispetto per le regole comuni (non dimentichiamo le guerre civili inglesi) e questo perche' ne derivava la loro stessa sopravvivenza!



Provate ad osservare l'urbanistica delle cittá italiane quando atterrate o decollate: un'accozzaglia di strade, stradine, vicoli, borghi medievali.
Bellissimo dal punto di vista turistico, ma prova evidente del tipo di paese che é l'Italia.



E' un paese che ha mantenuto i suoi borghi medievali, e' chiaro che se fai la scelta di mantenerli poi ti trovi un'urbanizzazione che tiene conto delle esigenze di chi viveva nel medioevo. Ma e' un prezzo che si puo' pagare volentieri! Guarda Roma, il centro storico e' come lo descrivi tu ma tanti enti cercano di avere l'indirizzo di rappresentanza da quelle parti comunque.


Frazionato, ancora diviso in staterelli (non capisco nel 2006 il campanilismo inutile che molti italiani ancora hanno, il tempo speso a discutere di ció potrebbe essere utilizzato invece per attivitá piú produttive ed utili a tutto il paese, tipo rimboccarsi le maniche e costruire una nazione moderna europea.



Beh perche' l'Italia e' stata costruita in fretta e furia senza chiedere l'opinione del popolo. E quando sei costretto a fare qualcosa poi non ti si puo' chiedere pure l'entusiasmo. Comunque l'Italia non sara' mai una moderna nazione europea perche' il suo popolo non ne ha la minima intenzione.


Per molti italiani (a cui fa comodo cosí per varie ragioni) dire che il discorso é piú complesso serve solo come scusa per mantenere lo status quo. Questo non significa che l'Italia non sia un paese complesso, lo é, ma chi lo ha reso tale se non noi, gli italiani, con i nostri comportamenti ?



Io credo sempre piu' nel destino, non inteso come dominio del caso ma al contrario della legge dell'azione e reazione. L'Italia potrebbe cambiare se i cittadini iniziassero a parlarsi senza fare ricorso a dosi ridicole di ipocrisia e se accettassero di modificare il proprio modo di vita per un bene maggiore, invece di fornire ricette su come gli altri dovrebbero cambiare.

Ma non abbiate paura: questo non succedera' mai.






1. La fiducia reciproca non esiste proprio a causa dell'individualismo. Tutti gli italiani sanno come sono fatti i loro connazionali e non si fidano di loro. É un circolo vizioso, ma ti sei chiesto quali siano le cause e quali invece gli effetti ? Il non fidarsi é un effetto, non una causa.

Quando vivevo a Londra, a volte i miei amici italiani venivano a trovarmi. Di sera nel weekend quando dovevamo uscire prendevamo il taxi, insieme a me ad a loro c'erano dei miei colleghi di lavoro inglesi.
I miei amici italiani, invece di pensare al posto dove stavamo andando e quindi ad organizzare la serata ed a divertirsi, si preoccupavano del tassametro e della strada che il tassista faceva perché pensavano volesse imbrogliarli. I miei colleghi inglesi ed il tassista pensavano a tutto tranne che a quello.
Semplicemente gli italiani mantengono all'estero la diffidenza e l'atteggiamento sospettoso che hanno in patria con gli altri italiani.

Potrei farti altri diecimila esempi e nessuno di essi smentirebbe ció.

Le code, concetto sconosciuto agli italiani. Ti sei mai provato a chiedere da cosa dipenda l'incapacitá dell'italiano medio di rispettare regole semplici come quella di stare in coda come si deve ? Individualismo. L'individuo é sempre piú importante dell'altro individuo e della collettivitá.

Il concetto di vedere "lo Stato" o il "Governo" come qualcosa di esterno, estraneo. Lo Stato é fatto di cittadini e dai loro comportamenti. La classe politica é lo specchio del popolo su cui governa e dei suoi valori e comportamenti conseguenti.

Ecc.

2. Sostieni che "l'italiano medio ha spesso ragione a non aver riguardo per le leggi perche' in effetti NON SONO giuste. Solo che se ne accorge solo quando colpiscono lui."

Con questa affermazione confermi e rafforzi tutto quello che ho detto nel post precedente. Anche tu stai appena vedendo la legge solo ed esclusivamente come qualcosa imposta dall'esterno.
Le leggi non sarebbero giuste. OK. Ammesso che sia vero, chi le ha create quelle leggi ? Gli italiani. Non sono certo piovute dal cielo. Uno stato ed una societá si autoregola creando le sue fonti del diritto, a partire dalle piú alte (Costituzione) fino alle piú basse. Se non sono giuste la deduzione é: quella societá é incapace di autoregolarsi, per cui deve continuare ad emettere leggi su leggi, decreti, regolamenti. Piú ne emette, meno ne rispetta. Semplicemente gli italiani sono anarchici ed allergici alle norme. Motivo ? Individualismo.
Per cui, indipendentemente dal contenuto del testo della legge/norma, l'importante é avere dentro di sé innato il concetto del rispetto delle regole. L'italiano medio non lo ha. Vedi esempio del semaforo nel post precedente.

3.I britannici sarebbero individualisti ? Posso concederti che siano eccentrici, non individualisti.
Mi fai degli esempi precisi che dimostrino la prevalenza dell'importanza dell'individuo rispetto alla collettivitá nella societá britannica ? Io te ne ho appena fatti alcuni che lo dimostrano per la societá italiana.
E non sono io a sostenere ció, il collettivismo di alcune societá come quella britannica e quella giapponese é riconosciuto a livello internazionale.


4.Io non ho mai detto che sia un male avere ancora borghi medievali, anzi. La portavo semplicemente come prova: quei borghi non sono lí cosí per caso. Sono il frutto dell'opera degli italiani e testimonianza della storia del paese. Come tutto il resto.

5. Forse costruita in fretta e furia ma con vari millenni di storia alle spalle. Entusiasmo ? Chi ne ha mai parlato ?
E comunque alcuni altri stati non sono nati certi sotto un cavolo o per/con l'entusiasmo.

6. Non esiste il fato per le nazioni, solo processi storici, cause ed effetti. Quindi sono d'accordo con il tuo ultimo punto. Non avverrá. Indovina la causa ?
Non sono d'accordo peró sul metodo da usare. Parlarsi.
Gli italiani parlano giá troppo, quindi devono fare tutto tranne che parlare. Che ne diresti invece di "agire" ?

Te l'ho detto, per quanto giri la frittata arriverai sempre alla conclusione che gli italiani non sono capaci di "modificare il proprio modo di vita per un bene maggiore, invece di fornire ricette su come gli altri dovrebbero cambiare". Indovina il motivo ?

[SM=x145506]
Juza1973
00lunedì 9 ottobre 2006 23:20
Re: Re: Re: Re:

Il concetto di vedere "lo Stato" o il "Governo" come qualcosa di esterno, estraneo. Lo Stato é fatto di cittadini e dai loro comportamenti. La classe politica é lo specchio del popolo su cui governa e dei suoi valori e comportamenti conseguenti.



Beh guarda che io sono il primo a vedere "lo Stato" come qualcosa a me estraneo. Posso votare i deputati, vedere delle campagne elettorali in cui pare che si debba scongiurare il crepuscolo degli dei ma alla fine chi governa in Italia sono i burocrati che si trovano nei ministeri e nei vari enti. A questi non importa di essere eletti perche' detengono il potere e nessun politico potra' mai farci niente. Per questo motivo mi ritengo un suddito di fatto, mentre un'inglese e' un suddito formalmente.


Per cui, indipendentemente dal contenuto del testo della legge/norma, l'importante é avere dentro di sé innato il concetto del rispetto delle regole. L'italiano medio non lo ha. Vedi esempio del semaforo nel post precedente.



Questo "rispetto innato" puo' essere un valore o un disvalore. In Italia lo ritengo un disvalore, una sega mentale. La gente che si affanna ad agganciarsi alle regole in una situazione in cui non hanno senso mi da' pena.


I britannici sarebbero individualisti ? Posso concederti che siano eccentrici, non individualisti.
Mi fai degli esempi precisi che dimostrino la prevalenza dell'importanza dell'individuo rispetto alla collettivitá nella societá britannica ? Io te ne ho appena fatti alcuni che lo dimostrano per la societá italiana.
E non sono io a sostenere ció, il collettivismo di alcune societá come quella britannica e quella giapponese é riconosciuto a livello internazionale.



I britannici difendono le regole, ma non hanno una societa' che va in una direzione sola come ci si dovrebbe aspettare nel collettivismo. Non a caso hanno creato la democrazia moderna. Sono disposti a grandi sacrifici per il bene comune, pero' la loro area di liberta' personale non si tocca. Questo li differenzia ad esempio dai francesi, per cui tutte le persone devono partecipare alla societa' senza differenze.


Forse costruita in fretta e furia ma con vari millenni di storia alle spalle. Entusiasmo ? Chi ne ha mai parlato ?
E comunque alcuni altri stati non sono nati certi sotto un cavolo o per/con l'entusiasmo.



No, la loro storia magari viene da guerre civili mestissime, come l'Inghilterra moderna. Pero' alla fine si e' creata una nazione coesa, e questo perche' si e' mirato a ricostruire piuttosto che spartirsi semplicemente le terre conquistate.


Non esiste il fato per le nazioni, solo processi storici, cause ed effetti. Quindi sono d'accordo con il tuo ultimo punto. Non avverrá. Indovina la causa ?
Non sono d'accordo peró sul metodo da usare. Parlarsi.
Gli italiani parlano giá troppo, quindi devono fare tutto tranne che parlare. Che ne diresti invece di "agire" ?



Puoi agire come ti pare, ma se non hai ottenuto la fiducia della gente quella restera' a guardare con le braccia incrociate che tu fallisca. Per ottenere che il popolo ti segua deve sentirsi coinvolto dal tuo progetto, non basta che tu sia convinto della sua bonta'.


Te l'ho detto, per quanto giri la frittata arriverai sempre alla conclusione che gli italiani non sono capaci di "modificare il proprio modo di vita per un bene maggiore, invece di fornire ricette su come gli altri dovrebbero cambiare". Indovina il motivo ? [SM=x145506]



Si, ma quando in Italia qualcuno parla di bene comune e' il caso di appoggiarsi al muro. Quando poi dice di agire per il tuo bene gli puoi sparare a freddo ed e' legittima difesa [SM=x145502]
iceman.30
00martedì 10 ottobre 2006 10:07
Re: Re: Re: Re: Re:


Beh guarda che io sono il primo a vedere "lo Stato" come qualcosa a me estraneo.



Ecco, appunto.





Questo "rispetto innato" puo' essere un valore o un disvalore. In Italia lo ritengo un disvalore, una sega mentale. La gente che si affanna ad agganciarsi alle regole in una situazione in cui non hanno senso mi da' pena.



Ecco, appunto (2). Un disvalore lo é diventato per colpa degli italiani e di chi la pensa cosí. Le regole non sono mai un disvalore ed hanno sempre senso. É la mancanza di regole a non aver senso.




I britannici difendono le regole, ma non hanno una societa' che va in una direzione sola come ci si dovrebbe aspettare nel collettivismo. Non a caso hanno creato la democrazia moderna. Sono disposti a grandi sacrifici per il bene comune, pero' la loro area di liberta' personale non si tocca.





E vorrei pure vedere... Fanno bene a difendere la loro libertá personale e privacy. Questo non significa essere individualisti.


[Modificato da iceman.30 10/10/2006 10.09]

[Modificato da iceman.30 10/10/2006 10.12]

[Modificato da iceman.30 10/10/2006 10.15]

=Gizzo=
00martedì 10 ottobre 2006 11:43
Re:

Scritto da: admin/moris 05/10/2006 15.18
Credo che neanche Panorama oserebbe tanto.
Già mi immagino la copertina "Una ricercatrice con il camice bianco aperto, mentre si china su un microscopio e mostra di non indossare niente sotto" [SM=g27828]


Battute a parte : dire che la Ricerca Italiana non abbia prodotto niente negli ultimi 30 anni è un'affermazione che io sconsiglierei vivamente diripetere ad una cena di accademici internazionali, pena lo sberleffo generale dei presenti.

Diciamo piuttosto che, nonostante finanziamenti inadeguati, baronie, sprechi e disorganizzazione, è un miracolo che i ricercatori italiani abbiano saputo contribuire così tanto al progresso scientifico e medico... e se i paesi oculati fanno a gara per portare da loro i migliori ricercatori italiani, forse tanto schifo essi non fanno.




Chapeau.
Juza1973
00martedì 10 ottobre 2006 19:15
Re: Re: Re: Re: Re: Re:



Questo "rispetto innato" puo' essere un valore o un disvalore. In Italia lo ritengo un disvalore, una sega mentale. La gente che si affanna ad agganciarsi alle regole in una situazione in cui non hanno senso mi da' pena.



Ecco, appunto (2). Un disvalore lo é diventato per colpa degli italiani e di chi la pensa cosí. Le regole non sono mai un disvalore ed hanno sempre senso. É la mancanza di regole a non aver senso.



Preferisco basare la mia vita sulla coscienza e non sul senso delle regole (le regole hanno sempre un senso, certo, ma non e' detto che questo senso sia condivisibile, si deve trovare un limite per evitare di cadere nell'anarchia ed allo stesso tempo non annullare la propria coscienza, come hanno richiesto i regimi di ogni tempo.
mgabriele76
00martedì 10 ottobre 2006 20:02
Anche io avevo un bel n° di buoni motivi per andarmene dall'Italia... adesso ho un'altro bel n° di buoni motivi per andarmene da qua ecc... comunque non so più dove cazzo andare...
Cito allora il proverbio:
"posto che vai gente che trovi".

"tutto il mondo è paese".

Ho la vaga impressione che molti di voi, come me prima di voi del resto, non si renda conto che anche qui ci sono le magagne.

Il fatto è che siccome ci si capisce poco sembra tutto meglio.

Tutto sommato però sono daccordo con voi, l'Italia ha ormai toccato il fondo: quello che a conti fatti mi ha fatto partire sono le condizioni di lavoro penose, voui per i soldi, vuoi per come ti trattano.

alla fine dobbiamo guardare alla grana, il resto sono chiacchere dei datori di lavoro
=Donegal=
00martedì 10 ottobre 2006 22:21
Re: Re: Re: Re:

Scritto da: iceman.30 09/10/2006 16.23
Il concetto di vedere "lo Stato" o il "Governo" come qualcosa di esterno, estraneo. Lo Stato é fatto di cittadini e dai loro comportamenti. La classe politica é lo specchio del popolo su cui governa e dei suoi valori e comportamenti conseguenti.



Qui c'è anche una ragione storica.
Per secoli l'Italia è stata sotto dominazione straniera, quindi il governo era qualcosa di estraneo per gli italiani.
Ovviamente non è una giustificazione per non cambiare questo atteggiamento...
Juza1973
00mercoledì 11 ottobre 2006 05:30
Re: Re: Re: Re: Re:

Qui c'è anche una ragione storica.
Per secoli l'Italia è stata sotto dominazione straniera, quindi il governo era qualcosa di estraneo per gli italiani.
Ovviamente non è una giustificazione per non cambiare questo atteggiamento...



Dovrebbe essere una giustificazione per esigere dallo Stato di comportarsi in maniera onorevole e di non trattare i cittadini come sudditi, ma di rispettare lo stato di diritto. A quel punto lo Stato dovrebbe cambiare. Il problema e' che questo metterebbe in discussione anche i nostri abusi.


iceman.30
00mercoledì 11 ottobre 2006 09:33
Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Juza1973 11/10/2006 5.30

Qui c'è anche una ragione storica.
Per secoli l'Italia è stata sotto dominazione straniera, quindi il governo era qualcosa di estraneo per gli italiani.
Ovviamente non è una giustificazione per non cambiare questo atteggiamento...



Dovrebbe essere una giustificazione per esigere dallo Stato di comportarsi in maniera onorevole e di non trattare i cittadini come sudditi, ma di rispettare lo stato di diritto. A quel punto lo Stato dovrebbe cambiare. Il problema e' che questo metterebbe in discussione anche i nostri abusi.





Lo Stato sei tu, Juza. Finché non si prenderá coscienza di ció le cose resteranno come sono.

Hai appena detto in uno dei tuoi post precedenti che "se non hai ottenuto la fiducia della gente quella restera' a guardare con le braccia incrociate che tu fallisca. Per ottenere che il popolo ti segua deve sentirsi coinvolto dal tuo progetto, non basta che tu sia convinto della sua bonta'.

É proprio questo il concetto. I cambiamenti vengono attuati dall'alto (a volta in maniera violenta e con la coercizione) ma alla lunga il popolo deve seguirti. I regimi hanno fallito nel corso degli anni e sono stati abbattuti per queste ragioni.
Il fatto é che gli italiani stanno seguendo da anni metodi e comportamenti che non portano da nessuna parte. E facendo cosí, continuano a torto a credere che tanto "tutto il mondo é paese" e che le cose vadano cosí ovunque e debbano andare cosí.

[Modificato da iceman.30 11/10/2006 10.17]

iceman.30
00mercoledì 11 ottobre 2006 09:46
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Juza1973 10/10/2006 19.15

Preferisco basare la mia vita sulla coscienza e non sul senso delle regole (le regole hanno sempre un senso, certo, ma non e' detto che questo senso sia condivisibile, si deve trovare un limite per evitare di cadere nell'anarchia ed allo stesso tempo non annullare la propria coscienza, come hanno richiesto i regimi di ogni tempo.




Anche un noto dittatore italiano del secolo scorso capí ad un certo punto che gli italiani odiavano regole e disciplina ed erano ingovernabili. Uno dei pochi concetti brillanti concepiti dalla sua mente.

Se si cominciano a seguire alcune regole semplici un po' alla volta si arriva a quelle piú complesse e l'intero sistema funziona, senza che sia necessario un regime. Se non si comincia mai (perché non si vuole cominciare per ragioni di comodo) non si va da nessuna parte.

Basando il tutto sulla "coscienza" si é costretti a sperare che gli altri facciano lo stesso, cosa che non avverrá perché non la hanno una "coscienza".



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