Martina,
sei completamente fuori strada: io sto' parlando di un articolo publicato su un giornale da un giornalista specifico, non di tuo marito e di quando e' venuto in Italia.
Quando una persona scrive un articolo del genere, su un giornale del genere, usando termini dispregiativi come repubblica delle banane, di un paese che lo ospita e che gli da' da mangiare, e' lui che sputa nel piatto in cui mangia.
Io non ho alcuna rabbia e non ho effettuato un alcun attacco alla popolazione inglese, rileggi bene i miei interventi e se ritieni che non sia cosi' quotami esattamente i passi, perche' questa e' una tua interpretazione di un mio diverso pensiero.
La liberta' di parola e' la prima cosa, ma un conto e' dire "Irlandesi razzisti di merda", un conto e' dire "In Irlanda l'immigrazione e' cosi' forte che a volte sfocia in deprecabili episodi di intolleranza". E non vengo a raccontarti del tuo rispettabile concittadino che mi ha seguito fino al SuperValue per dirmi in faccia "You fucking bastard Italian", perche' non aggiungerebbe nulla a questa discussione.
I panni sporchi si lavano in casa, perche' per una pizzera che fa' casino, c'e un pub che ne fa' altrettanto, per un rumeno che vomita per strada in via Roma, c'e' un barbone che fa' altrettanto sul Liffey. Per un government child benefit mensile senza uno straccio di asilo pubblico, c'e' un calcio nel culo ma con asili pubblici a gogo' con rette "umane", ci sono doposcuola gratutiti, oratori e supporti logistici per genitori lavoratori.
Io prima di essere europeo, sono Italiano, ne vado fiero nonostante tutto, e questa moda dell'italico parlar male del proprio paese non riesco proprio ad abbracciarla, cosi' come l'ipocrisia di usare gli asterischi per scrivere cazzo (o fuck), o di usare linguaggi e modi compiti quando l'occasione proprio non lo necessita.
Sprovincializzarsi non e' rinnegare le proprie origini, dando per default che fa' tutto schifo, mi spiace. Io nella merda ci sono nato e cresciuto, e nonostante puzzi da fare schifo e' la mia merda, e guai a chi me la tocca!
Cerea.
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Giovanni