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L'altra faccia della medaglia: Gli stranieri delusi dall'Italia

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2007 13:32
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11/10/2007 19:31
 
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Un articolo del Telegraph sostiene che l'Italia "e' praticamente una repubblica delle banane"
Ciao a tutti,

Come prosecuzione al discorso dell'irlandiano rimpatriato, ed alla luce di quello che Shamrock ha detto recentemente in un post, vi lascio un bel link ad un articolo sul quale c'e' veramente tanto da ponderare.

www.telegraph.co.uk/arts/main.jhtml?xml=/arts/2003/08/27/feat27.xml&sSheet=/arts/2003/08/27/ix...

Si aprano le danze!
AOC
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Re: Un articolo del Telegraph sostiene che l'Italia "e' praticamente una repubblica delle banane"
O'connor, 11/10/2007 19.31:

Ciao a tutti,

Come prosecuzione al discorso dell'irlandiano rimpatriato, ed alla luce di quello che Shamrock ha detto recentemente in un post, vi lascio un bel link ad un articolo sul quale c'e' veramente tanto da ponderare.

www.telegraph.co.uk/arts/main.jhtml?xml=/arts/2003/08/27/feat27.xml&sSheet=/arts/2003/08/27/ix...

Si aprano le danze!
AOC



quoto i commenti sulla situazione economico-sociale da repubblica delle banane. Come al solito però gli albigesi commentano con la loro spocchia il nostro diverso modo di vivere la vita... che dobbiamo farci?

saluti bombettati
Mirko

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11/10/2007 20:51
 
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Rubbish!

Potrei scrivere cazzate simili anch'io se andassi a vivere in Africa.

Sei inglese?
Vai a vivere a Bolzano, vedrai che ti troverai benissimo, chiaro che a Roma stai male.

Se son venuto a vivere in Irlanda e non negli UK ci sara' un motivo: ci arrivo io e non 'sto pirla?

Bah...

Cerea.
--
Giovanni
12/10/2007 00:01
 
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No Giovanni, non è rubbish.

Prima di tutto, teniamo conto che è il Telegraph che è conservatore per cui tutto ciò che non è Britannia è wogs. Una volta tenuto conto di questa caratteristica, rimuovi il "filtro" dall'articolo e vedi che lo scheletro corrisponde a pura realtà. Qual è la parte con cui non sei d'accordo? Che una vita decente è impossibile senza l'aiuto familiare? L'impossibilità per uno straniero di fare fronte al muro burocratico? L'assoluta disorganizzazione di molti sistemi sociali ed economici?

Tra il '93 ed il '94 io e quello che sarebbe stato in futuro mio marito decidemmo di passare qualche tempo in Italia. Ci successe di tutto, però ammetto che in quel periodo c'era una recessione nera. A parte le giustificazioni socio-economiche, a mio marito fu negato il diritto di "esistere" come cittadino che pagava le tasse su territorio Italiano. Gli fu impossibile prendere la residenza in 12 mesi di domicilio italiano, nonostante nel frattempo fosse diventato anche il consorte di una cittadina italiana. Non avendo la residenza, non potè acquistare NULLA a suo nome, nemmeno la scassata Fiat di terza mano che acquistammo, sotto il mio nome appunto. Il permesso di lavoro (che ci voleva, non so adesso, ma ai tempi anche per un regolare cittadino EU di passaporto Irlandese, mentre l'irlanda contemporaneamente sfamava parecchi italiani su suolo irlandese con il sussidio di disoccupazione senza fare ne` ah ne bah) lo ottenne solo grazie ad un arruffino che lavorava per l'amministrazione della sua azienda milanese e che gli fece saltare una mattina un'intera coda al tribunale grazie ad una "conoscenza" sua nell'ufficio.

In testa a tutto ciò, affittammo per un anno due appartamenti (sei mesi l'uno) ad "uso foresteria", che non esiste più, ma ai tempi significava che il proprietario inciuciava l'ufficio tasse dichiarando il falso uso dell'immobile. A dire il vero il secondo contratto di affitto non venne neppure dichiarato (=in nero). Dimenticavo: i contratti di affitto erano a mio nome perché nel frattempo Gerard non era ancora riuscito ad avere la residenza.

Ah! Nonstante il marito pagasse fior di tasse e sanità, dato che non aveva residenza non aveva diritto al medico di famiglia gratis. Fu la pietà e gentilezza de mio medico che non gli fece pagare la visita un paio di volte, probabilmente scandalizzato lui stesso dalla situazione.

Queste difficoltà, altri motivi personali ed il fatto che non si navigasse nell'oro (io persi il lavoro dopo qualche mese grazie alla recessione e gli affitti erano spropositati per la qualità "decadente" -eufemismo- degli appartamenti e per il fatto che comunque dovevo farmi 15 minuti di treno per arrivare a Milano), non hanno reso la nostra permanenza nella Milano da pere degna di essere ricordata con tenera nostalgia. In pratica, ce ne scappammo e ritornammo a dublino, per fortuna qualche mese prima dello spropositato boom edilizio. Una lungimiranza che ci permise di acquistare una casa che in Italia sarebbe stata assolutamente inimmaginabile e dopo qualche mese non ci saremmo potuti permettere neppure in Irlanda.

Inutile dire che, dopo aver perso il lavoro in Italia, trovai lavoro a Dublino in due settimane (due curriculum mandati, due colloqui). Degli innumerevoli CV che mandai in Italia invece non più avuto notizia, al solito stile, nemmeno una risposta con una lettera circolare per dirmi che gli facevco schifo.

Il motivo per cui l'Irlanda di Bertie mi fa incazzare è perché sta diventando anch'essa una banana republic. Perché sta prendendo la piega e le caratteristiche di quel sistema che ci ha masticato e risputato anni fa e da cui ce ne siamo andati con i cerotti.

Ed è inutile battere i piedi, farsi prendere dall'orgoglio nazionale e dire "non è vero". L'Italia è quella. E se l'Irlanda scende agli stessi livelli, ho le valige pronte.
(non per l'Italia, ovviamente [SM=x145460] ).
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12/10/2007 00:45
 
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Martina,
Se non ci fossi, bisognerebbe inventarti.

Ora, eliminiamo il "bias" conservatore dall'articolo, ed ammetto di essermi riconosciuto perfettamente in esso, in quanto cresciuto al Sud.

Il commento "se un italiano va in Africa e' uguale" mi ha gelato il sangue. Ragazzi, no ma veramente, in Africa? Stiamo parlando dello stesso continente rovinato dai colonialisti, tra cui gli italiani stessi, dove le banana republic hanno le banane per davvero? Dove si muore di fame, dove l'AIDS falcia milioni di vite, veramente dev'essere un vanto per l'Italia se un inglese che si trasferisce in italia deve vivere la stessa esperienza di un italiano in Kenya? ma stiamo scherzando?

Poi, Bolzano si e Roma no? Ma non aveva come capitale Roma l'Italia, o erro?

Vivo da anni in Irlanda. Mi manca l'Italia? ci puoi scommettere. Mi piacerebbe tornarci? Ma stiamo scherzando? 1000 volte al giorno ci tornerei, come ha provato a tornarci Martina, ma andrei incontro alle stesse difficolta', lavoro che non si trova, burocrazia, incubi vari.

Lasciatemi fare un paio di commenti su quello che ho letto nell'articolo:

- Mancanza di pianificazione e lavori che vanno fatti "per ieri". Dunque, non so in altri campi ma in IT succede tutti i giorni, e' tutto vero, e la mia esperienza e' da dipendente a tempo indeterminato, figurati sti poveri ragazzi martoriati dalla legge MARONI (non Biagi, che poco c'entra) precari a vita
- Troppa burocrazia: vero. Cioe' per gli italiani puo' sembrare normale pagare dei soldi per il "Notaio" ma qua non esiste, basta un avvocato qualsiasi che non ti prende 4000 euro (dati di OGGI) per un rogito su una casa. Ah e se vai al bancomat stai tranquillo: non devi pagare TRE EURO per prelievo fatto in una banca dove non hai il conto. Anzi, gia' che ci sei, il conto in banca e' gratis. GRATIS. non paghi piu' niente. NIENTE.
- Certificato di residenza? Ma che scherziamo, basta una bolletta del gas (io, cittadino ITALIANO nato in italia da genitori italiani non ho potuto richiedere una carta bancomat da una banca italiana (BIPOP, ai tempi, ora CAPITALIA) perche' non ufficialmente residente in quella citta'.

Posso benissimo immaginare che per uno straniero l'Italia e' un incubo. Lo dico da italiano che tornerebbe volentieri se sono non fosse un suicidio professionale (e a questo riguardo, consultate gli ultimi interventi di sham).

C'ha ragione lui, e' banana republic. Gli italiani fanno il vaffanculo day, figurati gli stranieri.
--
Ma deve essere un posto molto grande questo An' Làr (centro città, in gaelico) ci vanno tanti autobus...
www.altrairlanda.it
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12/10/2007 10:22
 
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sottoscrivo appieno o'connor e telegraph.
l'italia mi manca un casino, ma solo per tornarci in vacanza o da pensionata.

italia e lavoro da quando sto qui nn sono piu' due pensieri associabili.
..................................................
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Stanislaw J. Lec
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12/10/2007 11:39
 
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C’è un aspetto – come dire? – tecnico, che ha a che vedere con le difficoltà burocratiche, con le complicazioni della vita, con le curve e le salite che bisogna affrontare quando si cerca di fare qualcosa, qualunque cosa.
E c’è un aspetto che si potrebbe definire politico, o culturale, che riguarda la progressiva deprivazione dei diritti, di qualunque diritto. A tal punto che spesso tentare di affermare un proprio diritto è un’operazione che presenta difficoltà così enormi da spingerci a rinunciare in partenza.

Ero per caso a Milano, qualche tempo fa. Nella stazione della metropolitana c’erano molti cartelloni che pubblicizzavano una qualche catena locale di negozi di elettronica nei quali si potevano acquistare tv, stereo, lavatrici e frigoriferi (ma perlopiù tv, possibilmente giganti e sottili: lo so, si chiamano al plasma) a prezzi bassi, o con cospicue agevolazioni. Lo slogan era questo: “Vieni da Piripini (tipo il cognome dei padroni), noi siamo quelli dei diritti”.

Ecco. L’Italia è diventata un Paese nel quale, in termini generali, i diritti li devi acquistare. Non c’è più un vero diritto: c’è solo se te lo puoi comprare. E poi: in questo caso l’assurdo era ancora più evidente, perché questa catena di negozi era perfino riuscita a propagandare come un riconoscimento di una qualche sorta di diritto la possibilità di acquistare un tv color.

E ancora. Sotto casa mia c’è una pizzeria che sta chiusa di lunedì per riposo settimanale. Un lunedì di quest’inverno, alle sei di mattina, sono stata svegliata, e come me i miei, dal rumore fortissimo di trapani e martelli. Mi sono affacciata alla finestra e ho visto davanti alla pizzeria il furgoncino di una ditta di cucine. La pizzeria sotto casa mia stava cambiando la cucina, insomma.
Siccome mi risultava che i lavori rumorosi non potesser essere avviati prima di una certa ora di mattina, ho telefonato ai vigili per segnalare la circostanza. I vigili mi hanno detto che sì, i rumori si possono fare a partire dalle 7.30, e che quindi sarebbero intervenuti.
Bene. Non è intervenuto nessuno. Ma non per semplice negligenza, il che sarebbe stato anche un tratto perfino comprensibile.
Come mi ha più tardi spiegato la vicina di casa, i vigili hanno semplicemente telefonato alla pizzeria, in perfetto stile “una mano lava l’altra”, dicendo al proprietario del locale che c’erano state proteste.
I lavori sono andati avanti in beata tranquillità, quella mattina. Del resto, il proprietario della pizzeria avrà pensato che se faceva i lavori in una sola giornata (il lunedì, giorno di chiusura della pizzeria) avrebbe evitato di perdere clienti il giorno dopo, quando – se avesse cominciato più tardi il lunedì mattina - sarebbe stato eventualmente costretto a tener chiuso per completare la sistemazione della cucina.
E poi mi è venuto in mente che, essendo questa pizzeria vicina al municipio e al comando dei vigili, mille e mille volte ho visto l’auto dei vigili, appunto, posteggiata sul marciapiede per il tempo necessario a che gli agenti si facessero offrire – immagino, ma va detto che è un’illazione – un caffè se non una pizzettina. Mi è stato tutto chiaro. Perfino che i lavoratori dell'aziendina che installa cucine avevano accettato di lavorare all'alba.

E poi mi viene in mente l’infinito repertorio delle assurdità che vengono quotidianamente inflitte sui luoghi di lavoro; l’idea – anche qui – che una mano lava l’altra e non ci sia mai nessuna prescrizione formale che meriti di essere rispettata ipso facto, per il semplice fatto di esistere; e il fatto che chiunque ne rivendichi il rispetto viene preso per uno sciocco formalista che vuol solo creare fastidi all’organizzazione; e a volte, anche per un comunista di merda, comunque. O uno sindacalizzato, il che - ora che l'unica logica socialmente accettata è quella dei padroni (stanno bene loro, stai bene tu, ti dicono) - è diventato un insulto.
Mi viene in mente l’enorme quantità di servi sciocchi che affollano le organizzazioni di lavoro; gente per la quale la sopravvivenza delle organizzazioni viene prima di qualcunque altro bene teoricamente tutelabile, compresa la loro stessa salute. Capi che sono i carnefici della tua - e della loro - qualità della vita perché in barba a qualunque legge devono lavorare di più, e di più, e di più, perché sperano che i loro capi – e i padroni, ovviamente – li premino, un giorno, con cento euro in più al mese di modo che loro possano pagare il mutuo un po’ meno dolorosamente.

E c’è molto di più, in realtà.
C’è che alla senatrice Levi Montalcini viene detto che il suo profilo è brutto, perché è ebrea.
C’è che chiunque critichi le leggi che hanno istituzionalizzato il precariato è un terrorista, per questo Paese.
C’è che – come scrive una dipendente della Vodafone, che, lei con altri colleghi, sta per essere ceduta insieme al ramo d’azienda a un altro marchio – “loro hanno silenziosamente toccato il fondo della spudoratezza e noi dobbiamo anche stare attenti a dirlo. Loro agiscono senza conseguenze; e se noi diciamo cosa loro fanno siamo punibili legalmente”.

No. Sebastian Cresswell-Turner sarà anche un inglese con la puzza sotto il naso, conservatore e sciovinista.
E negli altri Paesi ci saranno anche un sacco di altri problemi.
Però il Telegraph ha ragione: rimanere in Italia è sempre più difficile, procura sempre maggior dolore, e spavento, anche. Soprattutto per chi ha figli.
Federica
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12/10/2007 12:22
 
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ciao federica,

che bello risentirti! le mail che ti mando mi tornano tutte indietro,
fammi sapere quando sarete di nuovo a dublino che ho qualcuno da presentarvi.... [SM=g27836]
..................................................
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Stanislaw J. Lec
12/10/2007 16:30
 
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sagge parole, federica....

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12/10/2007 20:02
 
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Sorry guys, la mia opinione e' quella.

Quell'articolo e' immondizzia, non per i suoi contenuti, sui quali potremmo forse discutere[1], ma per la fonte da cui proviene, che lo rende attendibile quanto l'ultimo rant di bossi sulla padania.

Non si discute su due principi:
1- non si sputa nel piatto in cui si mangia.
2- i panni sporchi (che tutti abbiamo) si lavano ognuno a casa propria.

Cosi' come critico fortemente gli italiani che vengono qui' e dicono che l'Irlanda e' sporca, gli irlandesi ubriaconi e razzisti, il paese in generale un accozzaglia di arretratezza e inefficienza (cose sulle quali appunto potremo discutere[1]), allo stesso modo non mi va' giu' un inglese che vive e lavora in Italia smenandomela su quelli che so' essere le nostre malattie croniche, per il solo scopo di dover scriver qualcosa per un giornale. Ciccio: da noi funziona cosi', se non ti va' la porta e' quella, torna nella tua perfetta e noiosissima Britannia.

L'Italia non e' Roma, l'Irlanda non e' Dublino, gli irlandesi non sono *sicuramente* i dublinesi, gli italiani non sono *sicuramente* i romani, e cosi' via spostando il discorso su code, burocrazia, servizi, bladibla... Fatevi un giro a vedere come funzionane le cose a Bolzano, Trento o in Val d'Aosta, cosi' come io mi son fatto un giro a Galway x 4 mesi, a Cork per un anno e adesso gia' due mesi a Dublino. Fare questi paragoni e' fare qualunquismo di bassa lega, cosa che quel tizio fa', e un giornale di quart'ordine gli paga.

Purtroppo noi Italiani siam sempre bravi a parlar male del nostro paese, imparassimo a farci un po' di piu' i cazzi nostri come sanno fare benissimo da queste parti ne guadagneremmo sicuramente.

That's it.

[1] per favore evitiamolo, o non finiamo piu'...
[Modificato da gdbjoe 12/10/2007 21:09]
Cerea.
--
Giovanni
12/10/2007 20:43
 
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Pur essendo anche io in generale d'accordo con il contenuto dell’articolo aggiungerei delle considerazioni.
Premetto che sono per molti versi un estimatore della Gran Bretagna e della societá britannica e che ci ho vissuto per un tempo abbastanza lungo, quindi non parlo per "sentito dire".

- Il fatto di essere in vacanza in un posto lo rende automaticamente piú bello solo e semplicemente per il fatto che si é appunto in vacanza. Quindi le considerazioni che il giornalista in questione fa all’inizio dell’articolo a proposito di ció sull’Italia possono essere ripetute per qualsiasi altro luogo del mondo. Una cosa é essere in un posto per un breve periodo, altra cosa é viverci. Nel secondo caso vengono fuori di piú i difetti. Ció é piú evidente e vale a maggior ragione per un paese complesso e ricco dal punto di vista artistico, culturale, storico e dei rapporti umani come il Bel Paese. Ma non cambia la sostanza. Si potrebbero elencare molti motivi per cui non vale la pena vivere in altri posti, come scrive anche zibby alla fine del suo intervento.

- Seppure alcune frasi illustrino situazioni note agli Italiani ed indubbiamente vere, il taglio dell'articolo é volutamente forte e critico nei confronti di un'intera nazione e quindi la visione che ne viene fuori é troppo negativa. In Italia, come in Gran Bretagna, Irlanda, ecc. esistono realtá locali diverse. Le visioni troppo negative non mi piacciono per principio e sono sterili. Inoltre l’ironia del giornalista lascia trasparire un complesso di superioritá comune ai britannici (e non solo a loro, devo dire).

- "The Italians, you realise after a while, believe in just three things: beauty and health; family and security; and football"

Le prime due non mi sembrano particolarmente negative. O forse qualcuno al mondo preferisce "ugliness, illness, loneliness, insecurity" a “beauty and health; family and security” ?
Il calcio é lo sport piú diffuso al mondo ed é stato inventato dagli inglesi, ergo…

Potremmo scivere anche noi che l’unico interesse di inglesi ed irlandesi sembra essere aspettare il weekend per riempirsi lo stomaco di liquidi inutili e dannosi per la salute per poi riempire le strade di piscio, vomito, sangue e sputi (vista la loro difficoltá a socializzare diversamente, al contrario di come riescono invece a fare invece italiani, spagnoli ecc.).
Oppure andare in vacanza in massa con voli “low cost” diretti alle varie Torremolinos, Benidorm, Malaga, Lloret de Mar, Tarragona, Barcelona, ecc. ecc. ecc. per vacanze molto “culturali” per fare praticamente sotto il sole le stesse porcate che fanno in patria sotto una coltre costante e deprimente di nuvole.
Oppure che non hanno neanche lontanamente idea di cosa significhi il concetto di famiglia, il suo valore e calore paragonato alla freddezza del loro modo di vivere.
Oppure la loro sfrontata e deliberata falsitá nelle loro relazioni umane, la loro cortesia “di facciata”. Non ditemi che non vi é mai capitato almeno una volta che un collega irlandese o inglese di lavoro che vi aveva appena fatto un sorriso a 50 denti in ufficio quando vi ha incontrato per strada 10 minuti dopo (magari durante la pausa pranzo) non vi ha degnato neanche di uno sguardo o di un saluto. Se lo dite, sapete voi stessi di dire una falsitá.

E potremmo scrivere tanto altro ancora rimanendo obiettivi e veritieri. Come dice gdbjoe nell’ultimo post saremmo ingiusti e qualunquisti perché metteremmo in risalto per nostra convenienza solo una parte negativa della realtá.

Un famoso scrittore (credo peraltro che paradossalmente sia lo stesso citato dal giornalista alla fine dell’articolo) scrisse una volta che “tutti i popoli hanno torto”.
Credo che questa frase sintetizzi bene il concetto.
[Modificato da iceman.30 12/10/2007 20:46]
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12/10/2007 20:54
 
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Non so, gdbjoe.
Non mi sembra che il problema sia che non si debba sputare nel piatto in cui si mangia.
Per come la vedo io è che provo un crescente dolore - può sembrare eccessivo, ma è quel che provo, e non posso usare una parola più piccola solo per il gusto di apparire più soffice - per il mio Paese.
Sarà che a un certo punto si perde comunque, magari per ragioni soltanto anagrafiche, la capacità di essere magicamente sincroni con gli altri; sarà quel che vuoi. Resta che l'Italia mi fa star male.
Passeggiavo per il centro della mia città, ieri mattina, e guardavo il cielo.
Era azzurro, bello, con qualche nuvola bianca.
L'aria era tiepida, i palazzi erano architettonicamente rispettabili, avevano una qualche loro dignità.
E ho pensato che queste sono più o meno le cose per cui amo il mio Paese, o la mia città (che forse di questo Paese rappresenta molti degli aspetti per me più difficili da accettare).
Lo amo perché è mio, perché le sue pietre fanno parte del mio bagaglio emotivo, visivo, sentimentale, perché la lingua ha un suono che mi fa sentire a casa.
Perché qui vivono tutte le persone che amo. Perché qui sono stata bambina, e verso la bambina che sono stata provo sentimenti di grande tenerezza.
Ma la totale assenza di rispetto nelle relazioni tra singolo e organizzazioni mi fa orrore.
E lo smarrimento dei diritti mi impressiona.
E la barbarie che - per esempio nel mio lavoro - ci costringe tutti, qui in Italia, a tenerci lontanissimi dalla complessità perché tutto ciò che è a-la-page è la brutalizzazione, la semplificazione, la creazione di una finta realtà semplificata, beh, questa barbarie mi deprime, mi abbatte...
Questo, Gdbjoe, mi fa soffrire.
Non so se è sputare nel piatto in cui mangio, ma non credo.
Mi sembra di più l'espressione - lo ripeto, purtroppo - dell'autentico dolore di una che da piccola era stata abituata a pensare che quando fosse diventata grande si sarebbe finalmente sentita adulta, e invece - adulta - scopre che al massimo può essere un suddito taciturno, perché già parlare equivale a ingaggiare una battaglia, a spendere energie vitali nello scontro con il mondo.
Di farlo, in realtà, ne ho le palle piene.
La Gran Bretagna sarà noiosa o quel che vuoi: non ho un'opinione.
Ma in Italia vivo, e ho sempre vissuto, e molte delle cose che vedo non le apprezzo affatto.
E non mi importa se questo dà a un inglese o a chiunque altro il modo di criticare anche me, oltre che il mio Paese. Cavoli suoi.
Ossequi, gente
Torno a passare un pezzo sul Nobel per la pace a Gore (cose da pazzi)
Federica
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12/10/2007 21:27
 
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Federica,

col mio secondo mex cercavo di spiegare meglio il mio punto di vista che riguarda l'articolo del Telegraph, non il tuo commento. Sono Italiano come te, credo di capire e forse condividere i tuoi sentimenti, sono all'estero per certi versi anche per questo.

E' l'inglesino di turno che passa, e mi rompe le palle del caos che c'e' a Roma che non mi sta bene (una citta' che da sola fa' piu' degli abitanti di tutta l'Irlanda), ha il suo paese molto meglio del nostro? (sic!) Che se ne torni la', se rimane da noi e' xche' evidentemente te piace o mare, o sole e le belle ragazze, invece della bombetta, dell'ombrello e dell'mbriacarsi al pub. E ti sei pure bene integrato, visto che pure tu ti lamenti lamenti, ma alla fine va bene cosi'.

Mi si consenta [SM=g27823] un nanetto: anni fa' mi son trovato in balcone due uova di piccione, non ce l'ho fatta a buttarle via e cosi' son rimaste li' e due piccioni son nati. La mamma gli aveva fatto il nido a forza di cacate! si merda! secca e schifosa. Bon son nati, adesso fuori dai coglioni, andate a guardarvi il mondo che io devo pulire il cesso che avete combinato: oh, col cazzo che se ne andavano, nella merda eran nati, nella merda volevano rimanere nonostante la scopa minacciosa che usavo contro di loro.

Solo a raspargli via la loro merda si son convinti a togliersi dalle palle!

A voi il sillogismo, e buon appetito... [SM=g27835] [SM=g27835] [SM=g27835]

Cerea.
--
Giovanni
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12/10/2007 21:43
 
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Ma perché ti fa inca**are l'articolo?
Non è che se un inglese s'è integrato a Roma, a Milano o a Pontassieve, tipo, poi non può dire cosa pensa dell'Italia.

Capisco che faccia innervosire immaginare un crocchietto di inglesi che si dicono a bassa voce "ehi, hai letto là sul Telegraph cosa dicono di quei bastardi degli italiani? Fanno tanto i fighetti e poi c'hanno la merda come i piccioni di quel Giovanni del forum" (e giù un rutto perché nell loro roseo stomachino c'è già quel paio di litri di birra).
Però è pure possibile che ci sia un crocchietto di inglesi che dicono "bah, questo Telegraph c'avrà pure ragione ma a me l'Italia pare meravigliosa lo stesso"...
No?
Ave atque vale
(e ora, a passare il pezzo sulla reggia di Venaria restaurata . «E' bello vedere amministratori di colori politici diversi stringersi la mano questa sera per un lavoro comune». Indovinate chi l'ha detto. A: Veltroni; B: Rutelli; C: non me ne frega un ca**o. Io voto per la terza)

Federica
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Ma a me non fa' incazzare: dico solo che e' rubbish, giornalismo spicciolo da leggere quando si aspetta dal barbiere, nulla di piu'.
Qualcun altro ci ha ricamato su' il solito "Ecco, hai visto cosa dicono di noi sul Telegraph? Eh pero' c'hanno proprio ragione, siamo la repubblica delle banane". Ma sara' anche, ammemmi piace ficcarmele tutte su' per il culo, guarda un po', se pero' vivi anche tu dove vivo io e mangi alla mia stessa tavola e' perche' in fondo piace anche un po' anche a te... [SM=g27827] [SM=g27828] [SM=g27827] [SM=g27828] [SM=g27827] [SM=g27828]
Cerea.
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Giovanni
13/10/2007 01:31
 
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Giovanni

quando mio marito venne in Italia con me, non sputò nel piatto in cui mangiava.
Semplicemente, non gli venne dato un piatto.
E per condire il tutto, venne pure trattato a pesci in faccia.

Non a Napoli, Roma, Reggio Calabria. Ma nella rispettabilissima Milano padana. Dove si sentì dire più di una volta, tornatene a casa straniero. Cambia pure i termini "random" ma la frase rimane sempre la stessa.

Scusa, ma i tuoi interventi pieni di rabbia non li capisco e non capisco (e non approvo) i virulenti commenti verso una popolazione, quella inglese, che io comunque rispetto (molti miei amici sono inglesi e sono persone squisite).

I panni lavarli a casa propria? Perché? Io mi sento libera di lanciare tutti gli improperi e vituperi che mi sento sul governo Fianna Fail, anche se non sono irlandese. È un governo che mi sta rendendo la vita molto, molto difficile. Secondo la tua logica dovrei starmene zitta e tornarmene a casa (quale casa? dove?) se le cose qui in Irlanda non mi stanno bene.

Beh, dall'Italia mio marito se n'è andato (accompagnato da me), ma non di sua volontà bensì preso a calci in culo da un sistema intollerante. Perdonatemi i francesismi ma sembra ormai che questo topic abbia adottato tale terminologia, comsentitemi, molto italica.

Se forse cominciassimo a sprovincializzarci un po' ed ad accettare lo status di cittadini Europei anziché Italiani (e poi ci si chiede da dove venga lo stereotipo della pizza e mandolino a tutti i costi), di piantarla con questo nazionalismo esasperato, smetterla di esporre tutti i prezzi al supermercato in lire oltre che in euro, potremmo anche accettare le critiche di altre persone, europee, che decidono di venire in un paese piene di entusiasmo (e sai benissimo che immagine positiva abbia l'Italia all'estero) e si trovano prese a pesci in faccia non appena cercano di aprire un conto in banca.
Tra parentesi, per metterci i propri, di soldi, nel conto, anziché tenerseli a casa propria mentre lavano anche i panni sporchi nel frattempo.
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Martina,

sei completamente fuori strada: io sto' parlando di un articolo publicato su un giornale da un giornalista specifico, non di tuo marito e di quando e' venuto in Italia.

Quando una persona scrive un articolo del genere, su un giornale del genere, usando termini dispregiativi come repubblica delle banane, di un paese che lo ospita e che gli da' da mangiare, e' lui che sputa nel piatto in cui mangia.

Io non ho alcuna rabbia e non ho effettuato un alcun attacco alla popolazione inglese, rileggi bene i miei interventi e se ritieni che non sia cosi' quotami esattamente i passi, perche' questa e' una tua interpretazione di un mio diverso pensiero.

La liberta' di parola e' la prima cosa, ma un conto e' dire "Irlandesi razzisti di merda", un conto e' dire "In Irlanda l'immigrazione e' cosi' forte che a volte sfocia in deprecabili episodi di intolleranza". E non vengo a raccontarti del tuo rispettabile concittadino che mi ha seguito fino al SuperValue per dirmi in faccia "You fucking bastard Italian", perche' non aggiungerebbe nulla a questa discussione.

I panni sporchi si lavano in casa, perche' per una pizzera che fa' casino, c'e un pub che ne fa' altrettanto, per un rumeno che vomita per strada in via Roma, c'e' un barbone che fa' altrettanto sul Liffey. Per un government child benefit mensile senza uno straccio di asilo pubblico, c'e' un calcio nel culo ma con asili pubblici a gogo' con rette "umane", ci sono doposcuola gratutiti, oratori e supporti logistici per genitori lavoratori.

Io prima di essere europeo, sono Italiano, ne vado fiero nonostante tutto, e questa moda dell'italico parlar male del proprio paese non riesco proprio ad abbracciarla, cosi' come l'ipocrisia di usare gli asterischi per scrivere cazzo (o fuck), o di usare linguaggi e modi compiti quando l'occasione proprio non lo necessita.

Sprovincializzarsi non e' rinnegare le proprie origini, dando per default che fa' tutto schifo, mi spiace. Io nella merda ci sono nato e cresciuto, e nonostante puzzi da fare schifo e' la mia merda, e guai a chi me la tocca!

Cerea.
--
Giovanni
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13/10/2007 11:40
 
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cazzo!

Federica
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13/10/2007 11:42
 
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e pure poffarre
[SM=x145452]
13/10/2007 11:46
 
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Vedo che qui si parlano linguaggi completamente diversi. [SM=g27829]
Vabbé, è inutile cercare di spiegare, dato che non c'è volontà di capire.
È la natura del web. Forse.
Buona guantiera di lasagne a tutti.
[SM=x145443]
Email Scheda Utente
13/10/2007 12:25
 
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Battute a parte, Giovanni.
Certo che in Italia c'è un casino di cose che vanno bene.
Le scuole e gli ospedali, per esempio.
Tutte le volte in cui si parla dell'esosità del fisco italiano, per dire, io mi incazzo perché a me sembra che è grazie a quelle tasse che mio figlio può andare a scuola, che io posso camminare su strade asfaltate, che mia madre può farsi le analisi del sangue in modo virtualmente gratuito...
Il fisco è la principale forma di redistribuzione del reddito tra i cittadini di un Paese, e chi continua a ripetere che devono andare abbassate ha un'idea - per me - privatistica della società. Ma questa è una divagazione.

Non è che dire che a star qui si (può anche) soffr(ie)e equivalga a dire che questo è il peggior posto dove stare, o che è meglio la Gran Bretagna, o che si sia pronti a istituire una graduatoria fra Paesi. Non ne sono nemmeno in grado di farlo, peraltro, perché ho sempre vissuto qui. E non mi è neanche chiaro se simili graduatorie possano farle quelli che hanno vissuto in più di un posto.

A proposito. Nella storiella della pizzeria a me non faceva impressione che si facessero dei rumori alla mattina, ma solo il fatto che i vigili manco sono andati a vedere ciò di cui si trattava perché - è la mia ipotesi, non ne ho conferme, ma il fatto che sia credibile è comunque indizio di quel che passa in Italia - una mano lava l'altra.
A questo si può pure aggiungere che se a far casino fossero stati tre extracomunitari, o anche tre rumeni (comunitari e tutto, ma con look e modi tremendamente poco italiani), i vigili sarebbero volati a sirene spietate (sì, con la "t", come diceva un signore che ho conosciuto una volta).

Niente lasagne, porca miseria. Aspirapolvere.
E poi, solo dopo, pasta. E infine torta: oggi è il mio compleanno

Federica
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Re:
zibby, 10/13/2007 12:25 PM:


oggi è il mio compleanno



Auguri!

[SM=x145447]

Cerea.
--
Giovanni
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13/10/2007 13:15
 
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grazie!!! (questi auguri me le sono cercati, verissimo)
e grazie anche a ollivander del suo saluto affettuoso!
[SM=x145517] [SM=x145517] [SM=x145517]
(vi ho scritto una ffz mail)
ciao
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Re:
iceman.30, 12/10/2007 20.43:



Oppure che non hanno neanche lontanamente idea di cosa significhi il concetto di famiglia, il suo valore e calore paragonato alla freddezza del loro modo di vivere.



ma come?? e la famiglia reale dove la metti ???? [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]


...........................................
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Re:
iceman.30, 10/12/2007 8:43 PM:



Potremmo scivere anche noi che l’unico interesse di inglesi ed irlandesi sembra essere aspettare il weekend per riempirsi lo stomaco di liquidi inutili e dannosi per la salute per poi riempire le strade di piscio, vomito, sangue e sputi (vista la loro difficoltá a socializzare diversamente, al contrario di come riescono invece a fare invece italiani, spagnoli ecc.).
Oppure andare in vacanza in massa con voli “low cost” diretti alle varie Torremolinos, Benidorm, Malaga, Lloret de Mar, Tarragona, Barcelona, ecc. ecc. ecc. per vacanze molto “culturali” per fare praticamente sotto il sole le stesse porcate che fanno in patria sotto una coltre costante e deprimente di nuvole.
Oppure che non hanno neanche lontanamente idea di cosa significhi il concetto di famiglia, il suo valore e calore paragonato alla freddezza del loro modo di vivere.
Oppure la loro sfrontata e deliberata falsitá nelle loro relazioni umane, la loro cortesia “di facciata”. Non ditemi che non vi é mai capitato almeno una volta che un collega irlandese o inglese di lavoro che vi aveva appena fatto un sorriso a 50 denti in ufficio quando vi ha incontrato per strada 10 minuti dopo (magari durante la pausa pranzo) non vi ha degnato neanche di uno sguardo o di un saluto. Se lo dite, sapete voi stessi di dire una falsitá.



Sarà anche vero quanto scrivi, però nonostante questo se una persona (non inglese e non italiana) deve scegliere se vivere in Italia o in UK al 99.9% sceglie UK e questo a maggior ragione dovrebbe far riflettere.
L'autore dell'articolo non lo conosco, forse è veramente un conservatore un inglese con la puzza sotto al naso, ma quello che scrive è assolutamente vero...
Che siamo una repubblica delle banane è un dato di fatto: abbiamo di media un governo l'anno, un parlamento che tra poco arriverà a contare più partiti che parlamentari, un esercito di politici a tutti i livelli che di risultati ne portano ben pochi, ma ci costano uno sproposito.
A proposito di tasse: è vero che il sistema italiano è esoso, per il motivo che ci sono paesi in Europa che forniscono servizi di un livello molto superiore. Ma forse perché in quei paesi i dipendenti pubblici lavorano e non si fanno mediamente due mesi l'anno a casa per "malattia" senza che nessuno li possa licenziare.
Quindi invece di incazzarci perché quel tipo ha scritto certe cose faremmo meglio ad incazzarci perché quelle cose sono vere...
[Modificato da =Donegal= 15/10/2007 01:21]
_____________________________________

Good evening, there was already an injury, huh?

Giovanni Trapattoni, falling off his chair
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