Be' che dire... le mie origini mantovane la sanno lunga sulla polenta!
Rosy ha ragione: la polenta va cotta nel paiolo di rame con il cucchiaione di legno, e molto lentamente. Si vede che è una buongustaia!!!
A parte gli scherzi... la polenta, nei primi del '900, l'ha fatta da padrona nel basso mantovano e ferrarese. La pellagra era sempre in agguato in quanto la miseria contadina non permetteva molti condimenti: il burro era un lusso, il parmigiano pure. Era uso fare la polenta, abbrustolirla ed insaporirla con l'aringa affumicata appesa al lume al centro del desco. Chiaro è che come il gioco della mela (chi se lo ricorda ormai?) si formavano alleanze: tu spingi da una parte e io dall'altra, quindi la polenta si sfrega meglio e prendo un po' più di sapore! Miseria ladra!!! Chiaro è che l'aringa durava giorni e giorni!!!
Ormai in questa era dove tutti vanno sempre di corsa, anche la polenta è cambiata: ora c'è quella che cuoce in 15 minuti! Si è perso il rito della lunga cottura e dello "scaravoltamento" (o ribaltamento) sull'asse apposita.
Volete una ricetta da alto tasso di colesterolo: polenta abbrustolita con il "gràs pistà" ovvero lardo di maiale insaporito con aglio e rosmarino. Il lardo deve venire battuto, insieme all'aglio e il rosmarino, con un coltello molto caldo e grande fino ad ottenere un impasto cremoso e consistente. Spalmatelo sulle fette di polenta abbrustolita ancora calda e dopo... leccatevi le orecchie! Ma occhio al tasso di colesterolo!
Ah... i bei tempi andati... ed ho solo 40 anni!!!