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25 Aprile 2005 : 60mo anniversario della Liberazione

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2005 12:38
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una lettera di un condannato a morte della resistenza
Pietro Benedetti

11 aprile 1944

Ai miei cari figli,

quando voi potrete forse leggere questo doloroso foglio, miei cari e amati figli, forse io non sarò più fra i vivi.

Questa mattina alle 7 mentre mi trovavo ancora a letto sentii chiamare il mio nome. Mi alzai subito. Una guardia aprì la porta della mia cella e mi disse di scendere che ero atteso sotto. Discesi, trovai un poliziotto che mi attendeva, mi prese su di una macchina e mi accompagnò al Tribunale di Guerra di Via Lucullo n. 16. Conoscevo già quella triste casa per aver avuto un altro processo il 29 febbraio scorso quando fui condannato a 15 anni di prigione. Ma questa condanna non soddisfece abbastanza il comando tedesco il quale mandò l'ordine di rifare il processo. Così il processo, se tale possiamo chiamarlo, ebbe luogo in dieci minuti e finì con la mia condanna alla fucilazione.

Il giorno stesso ho fatto la domanda di grazia, seppure con repulsione verso questo straniero oppressore. Tale suprema rinuncia alla mia fierezza offro in questo momento d'addio alla vostra povera mamma e a voi, miei cari disgraziati figli.

Amatevi l'un l'altro, miei cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza. Amate lo studio e il lavoro. Una vita onesta è il migliore ornamento di chi vive. Dell'amore per l'umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli.

Siate umili e disdegnate l'orgoglio; questa fu la religione che seguii nella vita.

Forse, se tale è il mio destino, potrò sopravvivere a questa prova; ma se così non può essere io muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi. E questa speranza mi dà la forza di affrontare serenamente la morte.



Mia cara Enrichetta,

ho voluto tacerti fino ad oggi la triste realtà nella speranza di ottenere una impossibile grazia. Purtroppo è la fine. Sono straziato di non poter rivedere i miei figli. Ora tu sei tutto per loro. Sii forte per loro. Tu sai che al mondo ho fatto solo il bene e perciò morirò tranquillo. Bacia per me i miei figli ed educali nell'amore e nel lavoro.

Addio, mia diletta e sfortunata compagna, bacia per me mio padre, i tuoi cari genitori, i cugini e gli zii. Salutami tutti gli amici e ringrazia coloro che hanno tentato purtroppo inutilmente di salvarmi.

Un ultimo abbraccio e un bacio per tutta la vita,

Tuo Pietro



una delle tante lettere che ho letto, sempre con un nodo nella gola, sempre sentendo e cercando di provare quello che questi uomini e donne provavano,dolore, angoscia, e il loro amore per la famiglia , famiglia alla quale rinunciavano insieme alla vita , rinunciavano per qualcosa che sarebbe venuto e sarebbe stata l'eredita' che essi avrebbero lasciato ai loro figli ed a .....noi...e noi che cosa ne abbiamo fatto di quella idea di liberta' e di patria ??? seppellite sotto il fango degli interessi personalistici, calpestate dalle mafie, dai poteri forti della finanza e degli affari, gli interessi di partito, infangate da chi sputa impunemente su quella bandiera per la quale esssi morirono, e morirono per tutti dal nord al sud...
Forse un giorno potremmo disseppellire quelle parole, ridargli vita e dignita'..Patria e Liberta'
Sean

www.radioalt.it

Do Androids Dream of Electric Sheep?
( Blade Runner - Philip K. Dick )

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