PUNTATA NUMERO 33
Ho pensato a lungo a come sarebbe stata la mia ultima puntata, quando e dove l’avrei scritta, quali emozioni avrei trasferito dalla testa alla tastiera.
Oggi sono tornato in Italia, dopo aver lasciato definitivamente l’Irlanda.
Vorrei dire che sono confuso, felice, triste, qualcosa; in realtà in questo momento mi sento inerte e quasi indifferente.
Sarà che ancora non mi sono reso conto di quel che ho fatto, o sarà che ho dato libero sfogo alle mie emozioni negli ultimi mesi, fatto sta che non riesco a rendermi pienamente conto che è finita.
La mia avventura in Irlanda iniziata 5 anni fa si è conclusa.
E’ un cerchio che si è chiuso, e come tutti i cerchi inizio e fine si toccano e si confondono.
Mi viene in mente il primo sabato passato a Dublino nel 2005, quando conobbi tanti amici all’incontro dei forumisti organizzato da Stefy Rasta.
E lo paragono con l’ultimo sabato, appena due giorni fa, in cui invece ho salutato gli amici.
Ripenso a quando scrissi le prime due puntate di Tameko in Ireland: era notte ed ero a casa proprio come adesso.
Forse più che un cerchio sarebbe giusto parlare di un ovale che si chiude, perché non tutto è stato perfetto in questi cinque anni, ma non importa, va bene così, che le esperienze che facciamo sono uniche anche per gli errori che ne fanno parte.
E ripenso con nostalgia a quelle volte.
Quella volta che mi misi a piangere in Grafton Street perché non trovavo casa.
Quella volta che un gardino mi voleva arrestare perché avevo insultato un buttafuori.
Quella volta che ho denunciato la compagnia di autonoleggio e ho vinto.
Quella volta che un tassista che mi portava al lavoro si è perso per strada e mi ha ridato i soldi.
Quelle volte che sono uscito dai pub ubriaco perso, e allora ho ben pensato di prendere un taxi per non ritrovarmi perso e ubriaco che sarebbe stato peggio.
Quelle volte che ho maledetto Dublino con i suoi vomiti, i knackers e tutti i lavori fatti alla cazzo di cane.
Quelle volte che a Dublino mi ci sono trovato bene, scoprendo magari una via o un angolo dimenticato o mai visto prima.
Le chiacchierate con i miei coinquilini: gli strepiti di Luismi contro i catalani e i socialisti, l’allegria, autentica anche senza alcool, di John. Le nostre conversazioni su di tutto e di più, alla faccia di chi non riesce ad andare più in là di calcio e cellulari.
Gli amici, gli stronzi (pure di quelli ne ho incontrati), gli italiani tutti fissati con l’Australia, le volte che ho riso e quelle che ho pianto.
Gli antifurto e le sirene a fare sempre casino, le bottiglie di latte al Dunnes Stores che perdono sempre.
Ero un bamboccione quando sono partito (mai cucinato o fatto la spesa prima) e sono adulto adesso.
L’ho maledetta, insultata, offesa, ma Dublino mi ha regalato un’esperienza unica, che ripeterei 1000 volte se potessi tornare indietro.
Indietro non si torna, ma Dublino mi ha dato la possibilità di guardare avanti con occhi nuovi e più fiducia in me stesso. E questo vale più di un CV, di un’esperienza all’estero e di un inglese fluente.
Grazie Dublino.
Grazie Irlanda.
Grazie al sito AltraIrlanda, per i consigli e le amicizie che ha regalato.
E grazie infine a tutti quelli che hanno perso tempo a leggere le mie riflessioni aggiungendo il loro contributo.
No, non sono più inerte come all’inizio di quest’ultima puntata: ora provo gratitudine.
FINE.