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<b>Dublino città pericolosa ? Le zone sconsigliate</b>

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2005 23:17
10/03/2005 12:24
 
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riporto un testo di bruno1978
scrive bruno...

Ultimamente in questo forum si parla spesso della criminalita' a Dublino, forse perche' l'Irlanda e' l'ultimo posto nel quale ci si aspetta un degrado del genere...ho trovato un testo molto bello che ho copiato qua e che rivela il male...ma anche il bene che c'e' a Dublino....Tutto sommato non e' una bella cosa...ma e' realta'...e la realta' e' bene conoscerla:



Dublino, come molte altre grandi città portuali d'Europa, ha assistito negli ultimi trent'anni a un radicale cambiamento delle attività produttive e, di conseguenza, del tessuto sociale. Il porto, un tempo attivissimo, ha ridotto drasticamente la propria attività e numerosi lavoratori (artigiani e braccianti) non hanno avuto la possibilità di riconvertire la loro attività nell'ambito della moderna economia del terziario avanzato.

Per questa ragione, nel cuore della nazione che ha assistito al più straordinario sviluppo economico d'Europa degli ultimi anni, i livelli di disoccupazione sono, proprio nelle zone più centrali, ancora elevati. Fino agli anni 80 le risposte politiche al problema della disoccupazione furono prettamente assistenzialiste. In un clima di recessione endemica, furono garantiti alla popolazione del centro città, fortemente legata al lavoro portuale, sussidi di disoccupazione e case statali in affitto a prezzi calmierati.

I sindacati, seppur a malincuore, accettarono questa soluzione che congelava molte delle possibilità di sviluppo dei ceti meno abbienti.

Negli ultimi dieci anni le politiche per l'impiego del governo irlandese hanno subito un notevole cambiamento. L'approccio assistenzialista è stato sostituito da politiche centrate sulla partecipazione delle comunità locali, del mondo del volontariato e del Terzo settore. Il Terzo settore e l'attivismo locale sono stati usati come motori per la creazione di occupazione e per la fornitura di servizi nelle zone più disagiate.

Questa scelta del governo centrale si è legata, nel centro città, alla presenza consolidata sul territorio di numerosi comitati locali, buona parte dei quali nati per dare una risposta a problemi legati alla tossicodipendenza.

Tra gli occupanti delle case comunali (flat complexes) che rappresentano un terzo delle edificazioni nel centro città, i livelli di dipendenza dal sussidio di disoccupazione è tuttora tra i più alti d'Europa. Nei flats il 70% degli affittuari sono disoccupati di lungo corso, che percepiscono sussidi ben al di sotto della paga media nazionale. La disoccupazione è spesso intergenerazionale; in certe famiglie cioè la dipendenza da lavori saltuari o stagionali è una costante da due o tre generazioni.



I ricchi e i poveri

Giungendo a Dublino dallo stesso porto che un tempo dava lavoro all'intera città, colpisce vedere case popolari fatiscenti accanto ai moderni (e costosissimi) grattacieli in vetro e cemento del centro finanziario internazionale. I prezzi degli uffici sono cresciuti così rapidamente che le multinazionali comprano e affittano nelle vicinanze delle case popolari.

Le comunità locali, composte in gran parte da disoccupati con un basso (o nullo) livello educativo, e i nuovi arrivati, giovani professionisti qualificati che lavorano nelle multinazionali del centro finanziario, non hanno in sostanza nessun contatto. Le due comunità vivono e lavorano a cento metri di distanza ma conducono vite completamente separate: da una parte disoccupazione, emarginazione, e alti livelli di povertà, dall'altra professionisti ricchi e di estrazione internazionale.

L'eccezionale sviluppo economico alimentato dalle multinazionali, insediatesi in Irlanda in tempi recenti per usufruire di incentivi fiscali, ha lasciato praticamente invariato il tenore di vita delle comunità dei flats. Prima di tale sviluppo economico, metà della forza lavoro irlandese (sia laureati che operai) emigrava in Gran Bretagna, America e Australia. In quel periodo la disoccupazione era un male endemico, e gran parte del centro città era nelle mani della piccola criminalità. I pochi giovani delle aree disagiate del centro città che negli anni passati hanno avuto accesso all'università, sono emigrati.



Anni 80, il dramma

Il governo irlandese (persino la polizia) non ha mai avuto le risorse o la volontà di intervenire all'interno delle comunità delle aree disagiate, spesso omertose e chiuse a ogni influenza esterna.

Pochissime erano le scuole e le attività sociali giovanili organizzate. Ancora oggi, è altissimo il livello di analfabetismo.

Persino servizi sanitari basilari come ambulatori e ospedali erano scarsi. Gli unici attivisti che si avventuravano nei flats erano i rappresentanti di associazioni quali gli Alcolisti anonimi e organizzazioni cattoliche impegnate con i giovani. Servizi di assistenza sociale, insistentemente richiesti da volontari e attivisti, sono stati latitanti sino agli anni 80 quando il fenomeno dell'eroina ha colpito il centro città con effetti devastanti.

La nuova criminalità legata al commercio della droga, più spietata dei tradizionali gruppi di ?ordinary decent criminals? (decenti criminali ordinari), mette sotto assedio le case popolari. La polizia non interviene e alla fine degli anni 80 il 15% dei giovani sotto i 21 anni di età è tossicodipendente. Il tessuto sociale è danneggiato in modo irreparabile, lo spirito di appartenenza che ha sempre contraddistinto gli abitanti delle case popolari viene messo a dura prova da sanguinose lotte tra famiglie.

La microcriminalità esplode quando negli anni 90 si scopre l'Aids, Dublino si trova a gestire una crisi imprevista e imprevedibile. Ci sono due cliniche per il trattamento di centinaia di tossicodipendenti e un solo ospedale in grado di accogliere soggetti affetti da Aids.



Anni 90, il riscatto

è in questo momento di crisi apparentemente irreversibile che alcuni attivisti di varia ispirazione politica cominciano a organizzare comitati locali e marce contro trafficanti e spacciatori di eroina. Il loro obiettivo è facilitare la creazione di comitati locali e la mobilitazione della popolazione locale.

Il loro approccio è molto pragmatico: si incontrano con i leader emergenti delle comunità locali e insegnano i rudimenti della creazione di comitati. Il training è ridotto al minimo e risponde alle necessità di persone con basso livello di istruzione. Il training verte sulla creazione di figure responsabili dell'attività (cassiere, presidente, comitato direttivo ecc.), la negoziazione di regole per la discussione, e la determinazione di decisioni e strategie.

Numerosi gruppi si attivano alla fine degli anni 80 e decidono di organizzare manifestazioni di protesta nei quartieri dove gli spacciatori e i trafficanti vivono.



Una storia modello

Durante la seconda metà degli anni 90, la polizia, fino a quel momento scarsamente presente sul territorio, è costretta a intervenire per calmare le acque. La stampa dà grande spazio alle marce nei quartieri popolari e presto una mobilitazione più generale richiama folle di manifestanti nelle zone commerciali e governative. Il successo delle marce dà notevole sicurezza ai rappresentanti delle comunità locali. Il governo irlandese decide di supportare finanziariamente le organizzazioni di base delle comunità del centro città. Una parte dei fondi strutturali europei e dei fondi per la creazione di occupazione viene messa a disposizione delle numerose organizzazioni autogestite (Community development projects) cresciute durante tutti gli anni 90.

Gli obiettivi dell'attività di tali piccoli gruppi si sono in seguito progressivamente scostati dalla risposta all'emergenza droga, differenziandosi considerevolmente. Questi gruppi, tuttora molto presenti sul territorio, forniscono servizi basilari dei quali i quartieri popolari avevano precedentemente raramente beneficiato.

La gamma di servizi offerti dai Community development projects è vastissima. Si va dai progetti puramente assistenziali (aiuto alle ragazze madri, gruppi di famiglie di tossicodipendenti e alcolisti, assistenza alle famiglie a rischio), a progetti d'ispirazione educativa (gruppi giovanili, centri di formazione e centri per l'alfabetizzazione), fino a progetti di creazione di micro-impresa (imprese di riciclaggio, asili nido, asilo, imprese di pulizie).

I programmi che sono stati replicati con più successo sono quelli che rispondono ai bisogni locali lasciati scoperti da Stato e autorità locali. Un vero case-study è rappresentato dagli asili nido e dai progetti per le madri che decidono di rinunciare al sussidio di disoccupazione. Questi progetti si sono rapidamente convertiti da comitati locali a vere e proprie organizzazioni. In molti casi hanno acquisito lo statuto legale di cooperativa o società a responsabilità limitata e offrono formazione e impiego a operatori locali.



Lo Stato dà una mano

Il governo irlandese, applicando modelli di governo locale simile a quelli dei Paesi nordici, ha deciso di supportare lo sviluppo e la professionalizzazione degli attivisti. Un insieme di interventi statali ha favorito lo sviluppo delle attività del Terzo settore. In tal senso, il governo ha avuto un ruolo importante sia nella gestione dei fondi europei che nella creazione di strutture di supporto e formazione per gli operatori del Terzo settore.

Intelligentemente, l'intervento del governo si è spesso limitato alla creazione di opportunità piuttosto che a una eccessiva strutturazione legale del Terzo settore. I rappresentanti delle comunità hanno potuto beneficiare del supporto dell'ente per la formazione nazionale (Fas) che ha messo a disposizione fondi e strutture per l'educazione dei beneficiari e degli operatori.

Il dipartimento del Lavoro ha creduto bene di supportare la creazione di servizi di collocamento locale (Local employment services) gestiti principalmente da abitanti del centro città. Il dipartimento dell'Industria ha devoluto fondi per supportare la creazione di posti di lavoro biennali all'interno delle comunità per disoccupati di lungo termine (Community employment schemes).

In dieci anni, il Terzo settore, partito, nelle zone disagiate del centro di Dublino, come una risposta immediata alla crisi dovuta al diffondersi della tossicodipendenza, si è trasformato in uno dei più rilevanti fornitori di servizi per le comunità a rischio. Il governo ha saputo sfruttare la spinta dal basso per la creazione di risposte locali a problemi locali e ha devoluto notevoli risorse a questa impresa.



1999, una data storica

Il più grande successo del settore definito Volontariato e comunità (Community and volunteers sector) è stato ottenuto nel 1999, quando rappresentanti dei networks delle communities sono stati chiamati accanto ai rappresentanti di confederazioni industriali, sindacati e associazioni degli agricoltori a definire le politiche economiche dei successivi cinque anni. Dalla fine degli anni 90 a oggi, il Terzo settore è diventato un importante partner del governo irlandese. Questo sta creando tensioni all'interno delle organizzazioni locali, che si sono dovute precipitosamente adattare al nuovo schema politico. Alcuni attivisti giudicano il coinvolgimento statale nelle loro attività come un'intromissione imperdonabile, altri cercano di approfittare della nuova disponibilità finanziaria per espandere le proprie strutture. Numerosi gruppi locali si sono uniti in networks che organizzano il disegno, l'acquisizione e la distribuzione dei fondi statali ed europei.

Il risultato di un tale investimento nel Terzo settore è talvolta ambiguo. Molte delle iniziative per combattere tossicodipendenza, analfabetismo, disoccupazione e dipendenza dal sussidio di disoccupazione sono state portate a termine con strutture piuttosto limitate.



Successo rischioso

In alcuni casi l'inventiva e la pragmaticità dei leader locali hanno permesso di costituire organizzazioni economicamente solide e attente alle necessità locali. In altri casi, l'accesso relativamente facile a risorse umane e finanziarie non ha contribuito a un loro efficiente uso. Ad oggi, uno dei dilemmi del settore risiede nel bilanciamento tra professionalizzazione degli operatori e loro appartenenza alla comunità locale. Il rallentamento dell'economia irlandese ha costretto il governo a tagliare i costi e a disinvestire dal Terzo settore. Questo sta diffondendo malumori tra i leader delle comunità e portando molte delle organizzazioni a rivalutare la loro posizione rispetto al governo.

Nonostante le difficoltà create da una crescita troppo rapida, il Terzo settore resta, ad oggi, la sola risposta locale al problema della disoccupazione di lungo termine. Inoltre rappresenta una valida alternativa alla diretta fornitura di servizi da parte del pubblico.

L'obiettivo finale resta l'affrancamento delle comunità delle aree disagiate di Dublino da un futuro di emarginazione. Quando anche a queste fasce di popolazione saranno garantiti l'accesso all'istruzione e la possibilità di svolgere professioni qualificate, le manifestazioni contro la droga saranno vicende passate.





Info:

Cinque anni tra i flats. Dove la disoccupazione è al 92%

I numeri "neri" di Dublino: nel 2000 c'erano 15mila tossicodipendenti su un milione e 200mila abitanti, con una proporzione di 1 su 80, molto più elevata di quella media europea (1 su 250). Il tasso di disoccupazione nei quartieri al centro della vicenda raccontata in queste pagine è addirittura del 92%, secondo una ricerca realizzata da Comunity Technical Aid. Piergiulio Poli, l'autore di questo articolo, è appunto attivista e ricercatore presso Community Technical Aid, Dublino 1. Lavora in quest'area da cinque anni. Le due foto in bianco e nero illustrano le manifestazioni della fine degli anni 80 contro spacciatori e trafficanti che avevano messo le basi nei quartieri popolari, portando la dipendenza giovanile dall'eroina a percentuali drammatiche.
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