Cito da un articolo di Guido Rampoldi che ho letto oggi su repubblica.it
www.repubblica.it/2006/04/sezioni/spettacoli_e_cultura/fatwa-statue/fatwa-statue/fatwa-statue...
L'indifferenza dell'Egitto ai precetti del suo gran teologo [il Gran Muftì Ali Gomaa che ha emesso un editto (fatwa) contro le statue] dovrebbe suggerirci almeno il sospetto che l'islam sia una delle fedi più pluraliste della Terra: non perché quella sia la sua vocazione, ma perché quella è la sua realtà. In una religione che manca totalmente d'un centro dogmatico, d'un unico motore teologale, d'una gerarchia riconosciuta e obbedita dalla maggioranza dei fedeli, chiunque può discettare su materie di fede e partecipare alla moltiplicazione delle fatwa, delle interpretazioni, degli islam. Perfino quando c'è una corrente dominante, questa non è necessariamente allineata alla gerarchia tradizionale e anzi può contrastarla.
[...]
Beninteso, non v'è religione che non sia nella realtà una congerie di credi. E anche quel che chiamiamo "cristianesimo" è una fede plurale, o se vogliamo una somma di "cristianesimi" tra loro lontani come lo sono, ad esempio, il razzismo boero, pieno di riferimenti biblici, e il dossettismo.
Ma una religione come l'islam, che rimette in discussione perfino quel che un secolo fa pareva (quasi) acquisito, una fede anarchica che non riesce a trovare un asse e un assetto, davvero può essere riformata? Oppure è condannata per sempre a questo stato gassoso, inevitabilmente foriero di turbolenze?
Che ne pensate?
----
gente allegra il ciel l'aiuta