Il forum di Altra Irlanda
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Guerriglia a Parigi

Ultimo Aggiornamento: 21/11/2005 13:05
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Scritto da: =Donegal= 09/11/2005 21.19
Ok, se non altro siamo d'accordo su un punto: Casarini e i suoi non sono simpatici a nessuno [SM=g27823]
Per iniziare una considerazione per Lucia: credo che i kosovari non sarebbero molto d'accordo nel definire un danno l'intervento europeo in Kosovo, in quel momento il loro genocidio era già in corso. Sicuramente prima o poi anche senza intervenire sarebbe finito... cioè quando tra morti e profughi l'etnia albanese fosse scomparsa dal Kosovo. Saremmo potuti andar fieri di questo?
Che piaccia o no ci sono purtroppo dei casi in cui si è costretti a usare la forza. Essere a favore della pace vuol dire adoperarsi perchè essa sia mantenuta, ma nel momento in cui la pace viene meno per volontà di una parte, l'altra non può far finta di nulla.
A suo tempo in Bosnia si è scelto di far finta nulla e sappiamo tutti come è andata a finire.
Quanto a tutto il resto provo a rispondere sinteticamente.
Se guardiamo agli altri paesi europei l'esperienza di governo della sinistra moderata è stata sicuramente un successo. Due casi su tutti: UK, che 10 anni fa navigava in pessime acque (lasciamo perdere l'Iraq, gli inglesi sarebbero intervenuti al fianco degli USA con qualsiasi governo) e Spagna, che 30 anni fa era terzo mondo o poco più.
Anche l'esperienza italiana, seppure breve, ha portato a casa i suoi risultati, nonostante a metà legislatura RC abbia lasciato la maggioranza e quindi per la metà successiva si è tirato a campare un po' troppo perchè la maggioranza parlamentare era fragile. Non andare a votare nel 1998 è stato lo sbaglio più grande degli ultimi anni.
Comunque nel complesso è stato un quinquennio con molte più luci che ombre. I problemi di cui parla plaintive reverie sono problemi che hanno radici ben più vecchie degli anni '90 e che si sono poi accentuati in questi ultimi 3-4 anni.
Far quadrare i conti non è una scelta di destra o di sinistra, ma un fatto di logica. Non si può all'infinito spendere più di quanto si guadagna, prima o poi i debiti vanno ripagati e se ne accumulano troppi viene il momento in cui nessuno è più disposto a fare prestiti. Nell'Argentina citata da Poguemahone è successo esattamente questo e qui in Italia le politiche che non guardano ai conti ci hanno portato a un passo dalla stessa situazione all'inizio degli anni '90.
Il modello capitalista, in tutte le sue varianti, ha ben più di un secolo, nella storia si sono sempre prodotte merci per poi venderle con profitto. A volte a produrre era il privato, a volte lo stato, ma sempre li siamo, modelli radicalmente diversi da questi non se ne sono visti se non su scala molto limitata, in comunità molto ristrette.
Bye



Donegal, il tuo punto di vista merita rispetto ed è perfettamente legittimo.
Tuttavia resta il fatto che leggiamo la realtà da angolazioni radicalmente diverse.
Qual è il parametro che usi per giudicare il successo politico dei governi di sinistra negli esempi che hai addotto ? Quello meramente elettorale ? (dunque il potere per il potere…non importa cosa si fa purchè lo si faccia noi). Quello dell’azione politica ? Hai citato Blair che in politica estera come in quella economica e sociale è forse perfino più a destra di Berlusconi (ma quella britannica è anche una situazione particolare dato che la sinistra laburista e il mondo delle unions erano usciti massacrati e ridotti ai minimi termini dall’era tatcheriana). Hai citato Zapatero, per il quale vedo accendersi entusiasmi in gran parte della sinistra italiana…entusiasmi che non condivido minimamente dato che in Spagna egli sta usando demagogicamente il bastone e la carota: ha messo sul piatto i diritti civili per ammantarsi di progressismo e al contempo in politica economica e sociale sta bastonando senza scrupoli le fasce più deboli in nome del rigore e delle compatibilità. Quanto all’esperienza italiana…bhè direi che più che la sinistra è stata la confindustria (grazie alla sinistra) a portare a casa ottimi risultati. Le fasce sociali che la sinistra avrebbe dovuto rappresentare sono state massacrate dal governo di centrosinistra che ha tagliato consistentemente lo stato sociale e (NON CE LO SCORDIAMO MAI !) ha disastrosamente spalancato le porte alla precarietà lavorativa con il pacchetto Treu (e probabilmente anche per questo tanti operai e precari han votato a destra!). Certo, ciò dal tuo punto di vista può essere un risultato. Come sarà pure un risultato l’entrata nell’Euro, la riduzione del deficit ed il raggiungimento dei parametri prefissati dall’Unione Europea. Ma se è per questo che ti entusiasma questa sinistra…non vedo perché allora non entusiasmarsi direttamente per Mastella, Gerardo Bianco, Rutelli e simili. Dov’è la differenza ?…
Quel che tu rivendichi per il centrosinistra secondo me è la negazione stessa della politica. E’la politica come ragioneria ove il livello economico (banche, finanza e grandi multinazionali) detta le condizioni secondo i suoi interessi e la politica (usando un eufemismo) le applica scrupolosamente mettendosi sull’attenti ! Bene, se la sinistra non è in grado neanche di caratterizzarsi nel senso di un recupero della politica, di una capacità di analisi critica delle dinamiche in atto nel mondo e di costruire una proposta di alternativa…io non ho alcuna ragione per sostenere questa sinistra ! Ed infatti l’unico motivo che mi porterà ancora al voto si chiama Berlusconi. Scomparso lui non trovo alte valide ragioni per sostenere una sinistra che in certi frangenti mi pare perfino più a destra della destra stessa (dimmi tu, quando ha governato, cosa ha fatto di sinistra la sinistra in politica economica e sociale, contro l’evasione fiscale o in cosa si è differenziata sul piano della repressione sociale).
Poi una precisazione di carattere storico: il capitalismo è definito dalla proprietà dei mezzi di produzione e dalla compravendita del lavoro salariato (oltre che delle merci). E’ senz’altro vero che i prodromi di tale sistema economico sono già riscontrabili in tempi precedenti (più o meno a partire dal XVI secolo). Tuttavia fino all’800 le dinamiche di mercato rimangono circoscritte all’ambito della circolazione e dei commerci. Solo a partire dal ‘800 vi sarà un estensione massiccia di tali dinamiche alla produzione industriale. E solo in virtù di tale estensione si definiranno pienamente le prime società di tipo capitalistico. Per questo ribadisco la giovane età del sistema attuale e la mia convinzione circa la sua non ineluttabilità.
Quanto poi all’Argentina…mi sembra che il suo crack economico sia la dimostrazione palese dell’irrazionalità e della pericolosità sociale di questo sistema economico. Le compatibilità che dovremmo rispettare e a cui fai appello per sperare di scongiurare effetti deleteri di quel tipo temo siano solo dei pagliativi a breve termine. In un sistema economico senza regole, che pone il profitto al di sopra di ogni altra cosa, che da vita ad una guerra di tutti contro tutti per affermarsi a discapito degli altri, in cui non esistono certezze per nessuno e in nessuna zona del pianeta…gli effetti perversi sono sempre in agguato (e a maggior ragione in questa nostra italia dal capitalismo paleolitico).
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