Innanzi tutto fatemi consolare gli “intellettualmente interessati al soggetto”: sareste rimasti delusi da questa serata, davvero. Lo sono rimasta anche io un po’, perché non c’è stato altro che una lettura di una mezz’ora per ciascun scrittore (l’altro era un australiano con tanto di coda di cavallo e spolverino sbrilluccicoso!)…niente intervista, manco mezza domanda, niente spazio aperto anche per dire giusto due scemenze, ma vabbè.
Comunque, nonostante il vento e le nuvole minacciose, il caro Robert, per quel poco tempo che gli è stato concesso, è riuscito a scaldare i nostri cuoricini.
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È stato lui il primo a salire sul palco, scherzando sul fatto che lo scenario della basilica di Massenzio gli ricordava casa sua e che in Italia mostriamo davvero il nostro amore per gli scrittori visto che gli mettiamo a disposizione luoghi simili.(
se lo dice lui...)
Due parole per scusarsi di non essere riuscito nell’arco della mattinata ad imparare l’italiano e per chiedere il significato della parola “stronzo”.
Poi ha letto un brano che non ho ancora capito, sinceramente, se fosse edito o no.
È stato bravo Robertino, i sottotitoli sullo schermo non gli stavano dietro, ma lui ha saputo recitare il suo pezzo condendolo anche con qualche commento ironico (l’australiano invece, è stato un po’ troppo piatto nella lettura).
Finito di leggere ha ringraziato ed è sparito dietro il palco. Ma avendo adocchiato la sua giacca bianca nella penombra del sotto palco, mi sono avvicinata senza però avere il tempo di dire “a” che un’assistente acida se l’è portato via per farlo sedere in prima fila.
Dopo il turno dell’australiano, in onore degli scrittori presenti, due scemi hanno suonato qualcosa che chissà cos’era. Le facce di Robert la dicevano lunga sull’intensità del momento…due palle insomma.
E poi finalmente noi, più interessati al lato “umano” del soggetto, abbiamo avuto il nostro contentino.
Robert si è seduto al banchetto a firmare gli autografi. Si è assicurato, alzandosi in piedi per farsi sentire da tutti, che le donne non si facessero problemi a chiedere baci perché sarebbero state accontentate (nessun problema anche per gli uomini, ha aggiunto risiedendosi) e quando stava per toccare a noi se n’è andato…al bagno. E vabbè, per fortuna è tornato.
Sapeva come si scrive il mio nome perché (se ho capito bene) il suo gatto si chiama come me (
mah!), mi ha regalato i fogli da cui aveva letto il brano della serata (e li, devo ammetterlo: me so squajata!
), l’ho ringraziato (e baciato!si!
) per aver scritto uno dei miei libri preferiti. Ha anche accettato di fare una foto insieme, purchè non dicessi niente a sua moglie. Figuriamoci, tzè.
Beh, che dirvi…grande felicità e soddisfazione per aver potuto incontrare l’autore di pagine belle come quelle di Eureka Street…una grande emozione potergli dire quanto ho amato il suo libro e ringraziarlo per questo.
E comunque…è proprio un gran figo!!!!!