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10/05/2005 23:01 | |
OT ma non troppo...
L‘uomo delle evocazioni girava su una vecchia bicicletta rossa con le gomme larghe e senza cambio.
Nel cesto fissato sul manubrio della bici c’era un cagnolino bastardo tipo terrier. Dietro il sellino era legata una specie di cartella malconcia color marrone, che nascondeva agli occhi dei curiosi ogni suo possedimento terreno.
Non possedeva molto, ma non gli serviva quasi nulla. Dopotutto,
lui era l’uomo delle evocazioni e ciò che non aveva, lo poteva evocare.
Era più grosso che magro, con una lunga barba grigiastra e un alone di capelli ricci e anch’essi grigi, che spuntavano da sotto un alto cappello nero, come edera che spunta da sotto una gronda.
Infilati nella banda del cappello c’erano un mazzettino di fiori secchi e tre piume: una bianca, di cigno; una nera, di corvo; e t’altra bruna, di civetta.
La giacca che indossava era di un azzurro incredibilmente brillante, come il colore del cielo in una mattinata estiva perfettamente tersa.
Sotto, portava una maglietta verde come un prato appena tosato. Aveva pantaloni di velluto a coste marrone con toppe di cuoio e a quadri, e i suoi stivati erano di un giallo intenso e dorato, come la pianta del bottone d’oro quando è matura.
La sua età era un enigma, ma doveva avere fra i cinquanta e i settant’anni. La maggior parte della gente pensava che fosse un barbone come tanti altri; certo, un po’ più colorato degli altri, e certamente più allegro, ma par sempre un derelitto; e di conseguenza si stupivano quando sentivano il profumo di mele chr sembrava seguirlo ovunque, allo stesso modo in cui si meravigliavano per il suo costante buon umore e per la lucida intelligenza che manifestavano i suoi occhi azzurri e luminosi. Quando sollevava il capo, alzando lunga tesa del cappello, e incontrava lo sguardo di qualcuno, l'impatto di quegli occhi era sempre uno shock improvviso, come un diamante nell’oscurità.
Si chiamava John Windle, il che, se siete fra quelli che danno particolare significato ai nomi, potrebhe significare “favorito da dio" ma normalmente veniva chiamato “cestino”, oppure “il tordo dalle ali rosse”, oppure, “colui che perde vigore ed energia in declino."
Tutti questi soprannomi potevano essere veri: l’uomo, di fatto, conduceva una vita affascinante; la sua mente era come uno scrigno che conteneva in egual quantità esperienza, voci e storia; quando cantava, la sua voce era limpida e potente e, sebbene non fosse molto alto (era circa un metro e sessanta con gli stivali), una volta era stato un uomo molto grande.
—Una volta ero un gigante— amava spiegare —quando il
mondo era ancora giovane. Ma evocare ha il suo prezzo. Ora John è solo un vecchio, abbastanza consunto. Un po' come il mondo— aggiungeva, annuendo con un sospiro, i suoi occhi luminosi carichi di stanca tristezza. —Un po' come il mondo.
Vi erano cose che nemmeno l’uomo delle evocazioni poteva aggiustare....
(da "L'uomo delle Evocazioni", di Charles de Lint)
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