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Foibe

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2005 13:52
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Re: SENZA RANCORI O INTENTI POLEMICI, MA LA MEMORIA E' UNA COSA SERIA

Scritto da: Cage 11 12/02/2005 15.52
LA GRAN PARTE DI COLORO CHE FINIRONO INFOIBATI FURONO FUNZIONARI, MILITANTI, SIMPATIZZANTI DEL PNF, COLLABORAZIONISTI, PERSONAGGI DI POTERE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE DEL REGIME E QUELLE PERSONE CHE GODEVANO DI GRANDI DISPONIBILITA’ ECONOMICA ...



... erano presi di mira tutti coloro che si opponevano al disegno dell'annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, compresi molti antifascisti, membri del Cln che avevano fatto la Resistenza al fianco dei loro assassini. La "caccia al fascista", infatti, si esercitò, perfino con maggiore precisione, nei confronti di antifascisti, i componenti dei Comitati di Liberazione Nazionale di Trieste e di Gorizia, e gli esponenti della Resistenza liberaldemocratica e del movimento autonomistico di Fiume. Dunque, infoibati perché italiani. Lo sostiene anche lo storico Giovanni Berardelli: "La loro principale colpa era quella di essere, per la loro nazionalità, un ostacolo da rimuovere al programma di Tito di annessione del Friuli e della Venezia Giulia". Da cui l'odierna accusa di genocidio o di pulizia etnica.
"Le foibe - sintetizza lo storico triestino Roberto Spazzali - furono il prodotto di odii diversi: etnico, nazionale e ideologico. Furono la risoluzione brutale di un tentativo rivoluzionario di annessione territoriale. Chi non ci stava, veniva eliminato".

Fonte: www.romacivica.net/anpiroma/dossier/Dossier1a8.htm
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"Where is the wisdom we lost in knowledge? Where is the knowledge we lost in information?"

T.S. Eliot
13/02/2005 10:36
 
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replica
“... erano presi di mira tutti coloro che si opponevano al disegno dell'annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, compresi molti antifascisti, membri del Cln che avevano fatto la Resistenza al fianco dei loro assassini. La "caccia al fascista", infatti, si esercitò, perfino con maggiore precisione, nei confronti di antifascisti, i componenti dei Comitati di Liberazione Nazionale di Trieste e di Gorizia, e gli esponenti della Resistenza liberaldemocratica e del movimento autonomistico di Fiume. Dunque, infoibati perché italiani. Lo sostiene anche lo storico Giovanni Berardelli: "La loro principale colpa era quella di essere, per la loro nazionalità, un ostacolo da rimuovere al programma di Tito di annessione del Friuli e della Venezia Giulia". Da cui l'odierna accusa di genocidio o di pulizia etnica.”

Caro Cossaigh, la mia risposta sta nella tua replica.
Gli esponenti che tu citi, la resistenza “liberaldemocratica” (quella del “partigiano” Edgardo Sogno??), il movimento autonomistico di Fiume (!!!!), erano piu’ antifascisti o più anticomunisti??? Quale e’ stato il loro contributo alla lotta di Liberazione? L’attendismo. “Aspettiamo che gli americani ci vengano a liberare dal comunismo…”. Nel clima di odio e di sospetto che regnano in guerra queste cose contano.
Parlare di “genocidio” o di “pulizia etnica” mi sembra strumentale. Come si spiega allora che gli italiani non compromessi col fascismo che decisero di stare in territorio sloveno hanno goduto e godono ancora oggi di diritti civili che i cittadini di origine slovena in Italia per molti anni hanno solo sognato?
Io parlerei piuttosto di una forte spinta “di classe” in cio’ che successe ai quegli esponenti del Cln finiti inghiottiti nel baratro. Il motivo di quelle morti fu politico.
Non “infoibati perché italiani”, ma perchè contrari al progetto titino (condiviso da non pochi garibaldini che speravano di trasformare la guerra di Liberazione in guerra di classe, ma poi delusi dal Partito che già dal 43, d’accordo col Pcus, aveva scelto tutt’altra strada, quella della democrazia rappresentativa, come ben sappiamo) di annessione di quei territori.
Nonostante cio’, e’ da riconoscere il complice silenzio del Pci su quei fatti.
Saluti.

Cage 11
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Re:

Scritto da: cossaigh 12/02/2005 12.11

Posto parte di questo articolo. Mi sembra utile per cercare di capire, in una maniera il più possibile equidistante ed equilibrata, l’argomento in questione. La fonte è l’Anpi di Roma:

(…)

Il fascismo e l'italianizzazione delle minoranze
Con l'avvento del fascismo (che allontana Salata) vi fu una politica di snazionalizzazione antislava, che rientrava in un più ampio e complessivo processo di italianizzazione di tutte le minoranze "alloglotte", incluse quelle germanofone sudtirolesi e francofone valdostane. Nella Venezia Giulia vennero progressivamente eliminate tutte le istituzioni nazionali slovene e croate, le scuole furono italianizzate, gli insegnanti licenziati o costretti ad emigrare, vennero posti limiti all’accesso degli sloveni nei pubblici impieghi. All’eliminazione politica delle minoranze, si accompagnò da parte del regime mussoliniano un’azione che aveva l’intento di arrivare alla bonifica etnica della Venezia Giulia. Anche attraverso la repressione nei confronti del clero, che rappresentava un importante momento di sintesi della coscienza nazionale delle minoranze. Tappe fondamentali dell’addomesticamento della Chiesa di confine furono la rimozione dell’arcivescovo di Gorizia, Francesco Borgia Sedej, e del vescovo di Trieste, Luigi Fogar. I loro successori applicarono le direttive "romanizzatrici" del Vaticano, anche attraverso l’abolizione dell’uso della lingua slovena nella liturgia e nella catechesi. D'altra parte il concordato del 1929 con il Vaticano tolse una potente arma d'opposizione al clero sloveno e croato, che non poteva non riconoscere talune benemerenze a un regime ora alleato del Papa. La prima conseguenza di questo programma di distruzione integrale delle identità fu la fuga di gran parte delle minoranze dalla Venezia Giulia: secondo stime jugoslave emigrarono 105 mila sloveni e croati. Ma soprattutto si consolidò, agli occhi di queste minoranze, un fortissimo sentimento anti italiano, l’equivalenza tra Italia e fascismo che portò la maggioranza degli sloveni al rifiuto di quasi tutto ciò che appariva italiano. Come reazione, si radicalizzarono gli obiettivi delle organizzazioni clandestine slovene che, verso la metà degli anni Trenta, abbandonarono le rivendicazioni di autonomia culturale nell’ambito dello Stato italiano per puntare invece al distacco dall’Italia dei territori considerati loro. Un’azione che trovò l’appoggio del Partito comunista italiano.
L'Italia attacca la Jugoslavia; l'occupazione fascista in Slovenia
In un tale contesto lo scoppio della seconda guerra mondiale e l'attacco italo-tedesco alla Jugoslavia nella primavera del 1941 che seguiva all'improvviso rovesciamento di alleanze del governo di Belgrado come conseguenza di un vero e proprio colpo di Stato a favore dei nemici dell'Asse portarono ulteriori elementi di complicazione a una situazione già complessa e travagliata.
La dissoluzione del regno dei Karageorgevic portò alla costituzione di una provincia di Lubiana, annessa al regno d'Italia, sia pure con un certo grado di autonomia, e allo spostamento a est del confine orientale nazionale con il conseguente inglobamento di altri sloveni e croati. Di vera e propria resistenza slava non si può parlare fino al luglio del '41. Dopo tale data ebbe inizio una guerriglia non solo nazionale e patriottica, ma anche ideologica, alla quale le forze di occupazione italiana risposero con una feroce repressione, bruciando case, sequestrando beni e uccidendo partigiani e civili o rinchiudendoli in campi di concentramento. I campi di concentramento e deportazione italiani furono almeno 31 (a Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, ecc.), e molti furono dislocati anche in Italia. Vi morirono oltre 7.000 persone. Vi furono internati soprattutto sloveni e croati (ma anche "zingari" ed ebrei), famiglie intere, vecchi, donne, bambini

Bilancio delle vittime slovene in 29 mesi di terrore fascista, nei 4.550 Km quadrati di questo territorio:
Ostaggi civili fucilati n. 1.500
Fucilati sul posto n. 2.500
Deceduti per sevizie n. 84
Torturati e arsi vivi n. 103
Uomini, donne e bambini morti nei campi di concentramento n. 7.000
Totale n. 13.087

Le violenze del '43 in Istria
L'8 settembre 1943, con la scomparsa quasi istantanea delle istituzioni militari e civili nazionali nell'area giuliana, creò un vuoto di potere nel quale il movimento partigiano sloveno e croato, ormai egemonizzato dalla componente comunista, fu pronto a inserirsi, scatenando un'ondata di terrore, che, se in qualche misura può anche esser vista come esplosione di furori contadini a lungo repressi nell'Istria interna, fu in sostanza il risultato di un'operazione predisposta dall'alto, a partire da Tito, che mirava a colpire tutti quelli che in qualche modo rappresentavano lo Stato italiano e l'apparato fascista o che si sapeva risolutamente contrari a un'annessione alla Jugoslavia, pur se antifascisti dichiarati.
L'occupazione jugoslava del Litorale e le foibe
Il culmine lo si raggiunse nella primavera del 1945 al crollo del III Reich con la conseguente occupazione jugoslava del Litorale Adriatico (Adriatisches Kustenland), in pratica staccato dalla RSI e governato dai proconsoli della Germania hitleriana.
I quaranta giorni dell'occupazione titina di Gorizia e di Trieste dove, in seguito a un accordo interalleato, subentrò l'amministrazione militare angloamericana, mentre l'Istria rimase definitivamente alla Jugoslavia furono caratterizzati da un'applicazione su vasta scala della pratica del terrore, gestita con estrema abilità ed efficacia anche sul piano psicologico dai servizi segreti jugoslavi, che, operarono con la massima determinazione per cancellare ogni traccia della presenza istituzionale italiana sul territorio, colpendo in modo sistematico ogni possibile opposizione in chiave nazionale e ideologica, arrestando, deportando nelle carceri e nei campi di prigionia (tra i quali va ricordato quello di Borovnica), infoibando o comunque sopprimendo in tutta la Venezia Giulia occupata, nella zona di Trieste, nel Goriziano e nel Capodistriano, migliaia di avversari, in prevalenza italiani (non solo fascisti, ma anche esponenti del Cln che si opponevano all'annessione) e pure sloveni e croati, creando ad arte un velo di mistero e di segretezza sulla loro scomparsa al fine di provocare un'atmosfera di paura generalizzata e di tensione e inquietudine diffusa. Il partito comunista italiano di Trieste, uscito nel settembre '44 dal C.L.N., appoggiò le mire slave.

Vittime delle Foibe:
Nel '43: tra le 500 e le 700
Nel '45: dalle 4-5.000 alle 10-12.000 vittime

Dopoguerra e esodo degli italiani dall'Istria e dalla Croazia
Nel ’47 la situazione peggiorò perché le autorità jugoslave, in contrasto con il mandato di occuparsi solo dell’amministrazione provvisoria della zona B, cercarono di forzare l’annessione con una politica di fatti compiuti. Tentarono di «ostringere gli italiani ad aderire alla soluzione jugoslava, facendo anche uso dell’intimidazione e della violenza. Un disegno - affermano gli storici - dal quale traspare palese l’intento di liberarsi degli italiani in quanto ritenuti irriducibili alle istanze del nuovo potere. Da parte jugoslava si vide con crescente favore l’abbandono degli italiani della loro terra d’origin». Intanto nel '48, dopo la rottura tra il movimento titino e il Cominform, erano esplose le tensioni tra i comunisti italiani e quelli jugoslavi. Numerosi esponenti del Pci, la maggior parte dei quali erano accorsi in Jugoslavia attirati dal mito dell’edificazione del socialismo, subirono il carcere, la deportazione e l’esilio. Gli scoppi di violenza che avvenirono durante le elezioni del 1950, e successivamente la crisi triestina nel ’53, fecero il resto. Il risultato fu l’esodo dai territori istriani di migliaia di italiani: 27 mila nelle aree oggi soggette alla sovranità slovena, dai 200 ai 300 mila dalla Croazia.

Fonte: www.romacivica.net/anpiroma/DOSSIER/Dossier1a8a.htm

Altri links utili:

Le foibe e la questione di Trieste:
www.romacivica.net/anpiroma/dossier/Dossier1a8.htm

“Le stragi delle foibe furono violenza di Stato”:
www.romacivica.net/anpiroma/rassegnasta/rassegna_cor040...

Foibe, è il caso di parlarne (Maria R. Calderoni, Liberazione):
www.romacivica.net/anpiroma/dossier/Dossier1a2.htm

L’altro Olocausto:
www.giovanidelleacli.org/memoria/lagertitini.htm



Cossaigh,

grazie del bellissimo contributo storico, conoscevo gia' il testo ed anche le vicende dei campi di concentramento italiani in Jugoslavia ma repetita juvant...
Sean

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Re: Re: Re:

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