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RUGBY !!!

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2010 22:11
06/02/2005 11:55
 
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L'Italia del rugby prova a stupire
"Non siamo mai stati così forti"
Via al Sei Nazioni contro l'Irlanda, favorita del torneo
di CORRADO SANNUCCI


Mauro Bergamasco

ROMA - Ed è di nuovo il tempo del Flaminio che canta l'inno di Mameli, con i tricolore che sventolano e la macchia verde degli irlandesi sparsa per lo stadio. "E io che come un bambino ancora una volta mi commuovo" dice Andrea Lo Cicero, la più recente gloria nazionale da quando ha segnato una meta a Twickenham in una partita dei Barbarians. Ricomincia il Sei Nazioni e per l'Italia è sempre lo stesso esame, verificare se i propri progressi l'abbiano avvicinata o no ai maestri della tradizione: le disillusioni sono state il pane quotidiano in questi anni.

La natura multiforme e imprevedibile del torneo ha avuto conferme anche dalle partite di ieri: il Galles ha battuto l'Inghilterra e la Scozia ha mancato solo negli ultimi minuti la vittoria contro la Francia campione l'anno scorso, in una gara che il ct scozzese Matt Williams ha definito "rubata", per una meta annullata e un'espulsione negli ultimi 10'. Gli scozzesi erano la squadra sulla quale fa la corsa l'Italia per non arrivare ultima e prendersi il Cucchiaio di Legno, questo per tutti quelli che non credono al programma di John Kirwan: "Noi questo torneo vogliamo vincerlo, così come vuole vincerlo l'Irlanda".

L'Italia che scende in campo oggi ha diverse peculiarità. Recupera Alessandro Troncon, che aveva saltato il Sei Nazioni dell'anno scorso per infortunio e poi aveva perso il posto soppiantato da Paul Griffen. Ma l'eccellente Heineken Cup con Treviso una condizione deficitaria del neozelandese l'hanno riportato in squadra, per la sua 86a presenza.


La mediana sarà inedita perché gli farà compagnia Luciano Orquera, 23enne di Cordoba con bisnonni di Torino e doppio passaporto. Peraltro sarà un'Italia molto italiana, con un solo equiparato, Roland De Marigny a estremo. E sarà un'Italia molto giovane, con una media di 24,5 anni, esaltata dalla presenza di Ludovico Nitoglia all'ala, il ragazzino romano autore di buone gare negli altalenanti test match di novembre.

Ma soprattutto sarà la migliore Italia possibile, con il ritorno di Gonzalo Canale e Andrea Masi come centri, con i fratelli Bergamasco, con la prima linea ormai consolidata. E' una miscela di gioventù inesperta e di giovane esperienza. Forse addirittura la migliore Italia di sempre per qualità individuale. "La migliore squadra, il miglior staff, la migliore organizzazione" dice Lo Cicero.

E ogni Sei Nazioni è l'attesa perché la fama di giocatore di Kirwan come attaccante fantasioso e imprendibile, si trasfonda in una squadra che ha fatto sempre della lotta statica la sua forza. L'anno scorso ci si vantò di uno 0-25 a Parigi e di un 3-19 a Dublino, come esempi di rugby difensivo ed eroico. Ma è questo il gioco che si accetta dagli azzurri? Gli avversari non credono che l'Italia possa uscire da queste abitudini. "La mischia italiana è la più forte di sempre" è il complimento che concede il coach irlandese Eddie O'Sullivan.

L'Irlanda è la favorita del torneo di quest'anno, alla luce anche dei risultati della prima giornata: per prendersi una vittoria finale che manca dal 1985 ha rinviato anche il ringiovanimento della squadra. La sua forza è nei due centri, Brian O'Driscoll e Gordon D'Arcy, quest'ultimo nominato miglior giocatore del torneo passato, considerati la migliore coppia di centri al mondo. "Ci vorrebbero un paio di bombe là in mezzo" scherzava Kirwan. Con i saltatori alti più di due metri fa paura anche la touche, gesto nel quale l'Italia è stata insufficiente negli ultimi match.

Come ogni anno il Sei Nazioni sarà il test della passione del pubblico, dell'accoglienza della città, della capacità organizzativa. Ci sarà il tutto esaurito e l'invasione irlandese contenuta in cinque-sei mila spettatori. Bene. Ma la vigilia ha avuto anche qualche confusa dichiarazione a proposito della voglia di cercarsi uno stadio più grande, avanzando anche una richiesta per l'Olimpico, che il calcio non può concedere e che il rugby non sa riempire. Tante chiacchiere inutili, se non nascondessero la voglia neanche tanto velata di portare via il Sei Nazioni da Roma.

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