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N° buoni motivi per andarsene dall'Italia

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2006 16:50
07/10/2006 16:03
 
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Sicuramente, siamo tutti concordi nel dire che il "sistema ricerca" in Italia ha delle grosse falle.

I soldi investiti sono davvero pochi, e la ricerca ora come ora si mantiene piu che altro con i fondi europei.
Quei pochi soldi che ci sono poi, vanno in gran parte persi: lasciamo da parte il sistema universitario, che porta con se' un sacco di ulteriori complicazioni, e parliamo ad esempio di veri e propri centri di ricerca. I principali in Italia sono 2: CNR e ENEA. Sono due pachidermi burocratici che fanno acqua da tutte le parti. Ogni iniziativa del singolo ricercatore deve essere passata al setaccio da uffici locali, poi centrali, poi di nuovo locali... fino a che l'ingranaggio si blocca inesorabilmente sulla scrivania di qualcuno. Primo ostacolo.

Secondo intoppo e' la totale assenza di meritocrazia. I centri di ricerca italiani si basano sulla migliore tradizione italiana: il posto statale. Fare il ricercatore in questi istituti, una volta avuto il contratto (e adesso e' un po' di tempo che non si assumono ricercatori), significa avere il posto di lavoro a vita.
E cosa comporta questo?
Che se anche non si produce, nessuno verra' a bussarti alla porta per farsi ridare i soldi... che puoi stare delle giornate a leggere il giornale e occuparti di solo di timbrare il cartellino senza dover rendere conto a nessuno.
A fare da contraltare c’e’ invece il precario (che puo’ essere il dottorando, l’assegnista o il borsista) che e’ quello che tira il carretto.
Io non sto dicendo che questo vale per tutti, pero’ queste cose succedono, e ridurre gli sprechi sarebbe la prima cosa da fare.

Questi sono solo esempi.

Ripeto, la maggior parte delle persone sono di ottimo livello e producono risultati importanti (e per farlo devono scontrarsi con una realta’ difficile tutti i giorni).

Vorrei dire un’altra cosa riguardo alla “fuga di cervelli”: io non gli do tutta questa connotazione negativa.
Voglio dire, proprio perche’ la ricerca e’ internazionale, ormai e’ normale per un ricercatore spostarsi.
Quello che intendo, e' che andare all'estero deve essere innazitutto un'occasione per migliorarsi e crescere, non solo un modo per trovare lavoro.
Il problema e’ che per un tot di italiani che se ne vanno, un tot di stranieri dovrebbe arrivare... cosa che non avviene.

[Modificato da Earendil78 07/10/2006 16.15]

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