Scritto da: nightolo 06/10/2006 18.50
anyway, io ancora aspetto le risposte di chi mi ha preso per il culo dicendo che la ricerca universitaria italiana e' invece molto prolifica e riconosciuta all'estero. O perlomeno un 'scusa mi sono sbagliato', 'ho letto male quello che hai scritto', etc etc
secondo me Nightolo ed Erendil hanno ragione entrambi, e non voglio fare il cerchiobottista. Infatti bisogna fare un distinguo tra "ricerca italiana" e "ricercatori italiani". Questi ultimi secondo me sono davvero tra i piu' brillanti in capo mondiale, ma lo sono soprattutto quando si spostano all'estero, dove gli strumenti messi a loro disposizione permettono di fare veramente qualcosa di buono. Non a caso Erendil e' qui a fare la ricercatrice e molti sono in USA o UK perche' si sono visti tagliati la strada da qualcuno o dalla mancanza di fondi. E qui allora parliamo della "ricerca italiana". E' doveroso ricordare che l'Italia investe la metà rispetto alle altre nazioni europee nella ricerca e sviluppo e quello che investe lo indirizza alla ricerca applicata, di immediato utilizzo da parte delle aziende. Purtroppo oltre a questi difetti strutturali, ci sono anche quelli del "sistema italia", che e' proprio uno dei motivi
PER CUI VALE LA PENA LASCIARE IL BEL PAESE. nella mia universita' meta' dei ricercatori era composta da figli dei professori ordinari, l'altra meta' lavorava nel loro studio. Senza contare che da noi si può presiedere una commissione esaminatrice e contemporaneamnte partecipare alla gara.
Un mio amico, dopo 2 anni da ricercatore a 700 euro al mese, si e' visto scavalcare dal solito raccomandato mentre lui e' stato mandato a casa perche' non c'erano fondi a sufficienza per tenerlo.
Insomma, i ricercatori italiani sono bravi, la ricerca italiana fa pena. E non siamo solo io e Nightolo a dirlo, vi allego un articolo della rivista Nature (mica "panorama") di marzo 2006, ne usciamo davvero con le ossa rotte.
NATURE, saving the italian science
leggete la parte dove Nature si sofferma anche brevemente sul profilo di Fabio Pistella: "Il presidente del CNR Fabio Pistella dichiara 150 pubblicazioni scientifiche
nel suo curriculum vitae; come dichiarato al Parlamento a supporto della sua nomina nel 2004. Ma "Le Scienze" hanno riportato nel gennaio 2006 che ISI cita solo tre sue pubblicazioni. Pistella ha dichiarato a Nature che alcune delle sue pubblicazioni sono datate e in italiano, "e che il ruolo del presidente del CNR richiede in ogni caso qualità manageriali".