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07/01/2006 17:05 | |
Visto che farò l'allenatore (non so ancora quando) dico la mia.
Di Canio è ancora uno di quei pochi giocatori che dicono quello che pensano e che ti procurano ulcere o momenti di assoluto godimento (a seconda della tua fede calcistica). Sono quei giocatori che non vedrai mai con la maglia dell'antagonista cittadina, che nei derby danno tutto. Mi ricorda Berti (detto Braciola) che quando vedeva rossonero incominciava con gli softtò al lunedì e quasi puntualmente un goal lo faceva nel derby.
Oggi assistiamo all'ammaso di cervelli calcistici, di gel, di cordino per i capelli, di frasi fatte come "Sono a disposizione del mister", "La longobarda è una squadra temibile" etc etc., il dare l'esclusiva per il tuo matrimonio, di veline, di calcio stra-parlato in tv.
Ora il problema non è il gesto di Di Canio. La storia ha già detto la sua e per me è inutile rivangare cose già dette e ridette.
Il problema è di chi deve controllare il movimento calcistico italiano. La serie A fa ridere i polli, stadi vecchissimi, regole inesistente, monopoli tv, doping messo in cantina (zeman l'hanno escluso), partite squilibrate.
In un'altra nazione Di Canio non avrebbe mai fatto quel gesto perchè sapeva benissimo che l'avrebbero cacciato per mesi dai campi di calcio (Scozia ed Inghilterra ed è stato buono buono). In Italia sappiamo tutti come vanno le cose: pene ridicole, il politico di turno che fa l'interpellanza parlamentare per dire che esiste anche lui e poi tutto torna come prima.
Per carità in Inghilterra ci sono tifoserie becere e razziste, cito il Milwall, ma le regole non si infrangono e le società falliscono (Leeds).
Il calcio, come nel paese, manca il senso delle regole e dei valori condivisi. |
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