figata!!!!
(Zucca, rispondimi!!!!!)
io invece sono innamorato di un'altra vittoria sugli All Blacks: quella 9-3 del Llanelli, negli anni 70...
immortalata da uno stupendo articolo di Pastonesi e dalla fantastica "canzone-cabaret" di Max Boyce intitolata "9-3"
Rossi contro neri
Di Marco Pastonesi
Llanelli, per pronunciarlo decentemente, bisogna arrotolare la lingua all’insù e appoggiarla al palato, quindi soffiarci dentro. Qualcosa come Hclanehcli. Dunque: Llanelli o Hclanehcli, comunque Galles. Il cielo era grigio, l’atmosfera languida, la temperatura ininfluente. Dopo pranzo, che là non è un granchè, improvvisamente e silenziosamente una misteriosa nebbiolina scese sullo Stradey Park. Era gialla, zolfo, avresti detto, dall’odore e dal sapore e dal colore, zolfo, avresti immaginato, proveniente dalle vicine acciaierie. Era un sulfureo martedì, quel 31 ottobre 1972: e la notte i pub sarebbero stati prosciugati, e la gente avrebbe ballato per le strade, e i poliziotti pure. Stradey Park è lo stadio di Llanelli. Rugby. Arrivavano dalla M4, uscita 48, altre quattro miglia verso la costa, rotonda, la quarta strada ovviamente a sinistra, altre tre o quattro miglia: in macchina. Arrivavano a piedi, dal treno, 25 minuti, vocianti. Arrivavano a piedi, dal pullman, 15 minuti, rumorosi. Arrivavano a piedi, dalle case, 1, 5 o 10 minuti, eccitati. In 20mila, forse 23mila: il doppio del consentito. Arrivavano come macchie rosse: erano maglioni, maglie, berretti. Rosso: il colore del Llanelli. Quel pomeriggio, allo Stradey Park, l’unico stadio al mondo dove in cima ai pali ci sono pentole, il Llanelli affrontava gli All Blacks. Rossi contro neri. L’occasione: i primi 100 anni di vita del club gallese. L’obbiettivo lo aveva rivelato l’allenatore, Carwin James, quella mattina: “Battete gli All Blacks oggi e in questa città diventerete immortali”. Carwyn James. Carwyn di nome e James di cognome. Come giocatore non era passato alla storia: due presenze in Nazionale. Come tecnico si: un anno prima aveva guidato i British Lions nella tournee in Nuova Zelanda: 23 partite, 23 vittorie. Prima di lui il rugby era intimidazione: “Calciare il pallone in cielo e minacciare tutti quando tornava a terra”. Più o meno. Durante gli allenamenti, Carwyn utilizzava il pallone in tutti gli esercizi, in tutte le fasi, da tutti i giocatori. In questo modo chiunque si sentiva necessario alla squadra, indispensabile al gioco, coinvolto nelle azioni. Quindici uomini universali, che sapessero fare tutto, legati da una causa comune, ma anche da una gioia e un divertimento comune. E quel pallone viaggiava dal pilone alle terze, da mediano a mediano fino all’ala, accarezzato sulle punte delle dita. Come se l’ovale di cuoio fosse la tastiera di un pianoforte, o le corde di una chitarra. Musica. Roger Davies estremo, J.J.Williams e Andy Hill ali, Roy Bergiers e Ray Gravell centri, Phil Bennett all’apertura, Chico Hopkins mediano di mischia, Brian Llewellyn numero 8, Roy Thomas e Tony Crocker terze ali, il capitano Delme Thomas e Derek Quinnell seconde, Gareth Jenkins tallonatore, Tom David e Hefin Jenkins piloni. Dall’altra parte gli All Blacks, la Nuova Zelanda, i messia del rugby, la squadra che tutti vogliono vedere e nessuno vuole incontrare. Non quel martedì. Non quel sulfureo martedì a Llanelli. Dopo 4 minuti, calcio a favore del Llanelli. Sul pallone Phil Bennett. Un calcio dalla lunga distanza. Carwyn James l’aveva detto a Bergiers e a J.J.Williams: “Montate sui nostri piazzati”. Bergiers sul palo sinistro, J.J. su quello destro. Calcio perfetto, ma un filo corto. Il pallone rimbalzò sulla traversa e tornò in campo. Nelle mani di Lin Colling, mediano di mischia tuttonero. Che se ne liberò calciando in touche. Ma Bergiers fece muro, il pallone gli sbattè sulle mani protese, rimbalzò in area di meta, e Bergiers gli fu sopra. Meta: 4-0. Trasformazione di Bennett: 6-0. Joe Karam, estremo degli All Blacks, fallì due calci prima di mettere dentro il terzo: 6-3. poi fu lotta, difesa, orgoglio. A 8 minuti dalla fine, Andy Hill piazzò un altro calcio: 9-3. finì 9-3. Il titolo della canzone di maggiore successo di Max Boyce.
Quella notte i pub furono prosciugati, e la gente ballò per le strade, e i poliziotti pure. Sul tabellone, per cinque giorni, rimasero scritte e punteggio: LLANELLI 9, SELAND NEWYDD 3. E in cima ai pali rimasero, per sempre, le pentole.
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Tusi, mi no' digo niente, ma gnanca no' taso! Ne la vita pubblica, come nel rugby, ghe xe momenti tragici e altri, peggio ancora, seri: in quei momenti, trovar la forsa per xogar! In campo!
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