Ultrà Nord, missione odio
Viaggio nell'universo dei tifosi nerazzurri che hanno innescato
il caos. L'azione rivendicata su internet con orgoglio sprezzante
Ultrà Nord, missione odio
"Ora rompiamo il giocattolo"
Rabbia, faide e slogan nazisti: così la miscela è esplosa. I forum
"Siamo stufi, roviniamo lo spettacolo a moralisti e spettatori"
di LUCA FAZZO
MILANO - Altro che pentimento. "Siamo stufi delle prese per il culo, delle cappellate societarie, dei camminatori in campo, dei giocatori da locali alla moda... Vi roviniamo lo spettacolo a voi cari spettatori di Sky, a voi cari moralisti da stretta di mano sportiva: io ne ho le palle piene e interrompo la partita". Per capire davvero l'aria che tirava martedì sera sui gradoni della Curva Nord di San Siro, basta frugare nel dibattito che il giorno dopo anima i siti degli ultrà interisti. Basta leggere alcuni degli appunti riservati che i carabinieri hanno inviato in queste settimane alla Procura milanese. Basta fare due chiacchiere con chi in quella curva ci vive da anni, con i diffidati, con gli arruffapopolo. E capire che il cocktail esplosivo che si è creato sulla Nord non poteva fare altro che esplodere.
Perché è un cocktail dove si agitano elementi devastanti: una deriva ideologica sempre più esplicita, la rabbia cocente per i lunghi anni di batoste, il rancore verso la dirigenza della squadra, un po' di concorrenza tra anime della curva dove si intuisce il peso anche degli interessi economici in ballo. E tutto condito da uno spirito quasi repubblichino da ridotto assediato e votato alla sconfitta.
I rapporti del Viminale dicono che degli ottantamila ultras italiani, almeno ventimila praticano la "doppia appartenenza": sono tifosi ma sono anche militanti politici. E la curva nerazzurra di San Siro è diventata in questi anni il cuore della "doppia appartenenza": mano a mano che invecchiavano i suoi padri fondatori, che si imborghesivano i "duri" degli esordi, a occupare sempre più spazio sono stati i gruppi emanazione diretta di organizzazioni neofasciste e neonaziste.
Oggi i Boys, il gruppo più antico della Nord, sono in minoranza. A fare la voce grossa sono i Viking e gli Irriducibili. Sono gli Irriducibili a occupare il lato destro della curva, quello che sta proprio sopra il tunnel d'uscita dagli spogliatoi, e da cui è scesa la parte più consistente della pioggia di fuoco di martedì. E gli Irriducibili sono il braccio operativo a San Siro di Azione Skinhead, l'organizzazione neonazi che ha nel centro sociale di via Cannero la sua base milanese. Sul sito degli Irriducibili la scomparsa di un giovane ultrà viene annunciata con lo slogan nazista Sieg Heil. E molti Irriducibili portano tatuato il numero 88, che è la trascrizione cifrata di Heil Hitler.
Gli ultrà milanesi non si occupano solo di politica e di calcio. Le diffide piovute sulla curva hanno dato vita ad un altro fenomeno su cui le forze di polizia stanno concentrando la loro attenzione, la migrazione verso altri sport: in particolare, a Milano, verso l'hockey su ghiaccio, dove la curva dei Vipers si è resa protagonista di una serie di episodi di violenza. Ma il cuore resta comunque la nord di San Siro con la sua irresistibile alchimia di birra, slogan razzisti e musica Oi. E con i suoi rapporti più o meno confessati e più o meno conflittuali con la società.
Ufficialmente, l'Inter non ha rapporti con gli ultrà: non concede deleghe sul merchandisising, non affida i servizi d'ordine. Ma a Franco Caravita, capo dei Boys, venne permesso di salire sul pullman della squadra per strigliare i giocatori dopo una sconfitta. E fu davanti a Caravita e ad altri capicurva che Javier Zanetti e Marco Materazzi dovettero sottoporsi ad una sorta di processo pubblico, dopo un'altra sconfitta, per ottenere che venisse tolto l'assedio agli spogliatoi.
Per questo suo ruolo di interfaccia con la società, Caravita è da tempo sotto tiro da parte dell'ala più radicale del tifo. La sua dichiarazione di condanna dei lanci di martedì sera è stata criticata violentemente ieri sui siti più arrabbiati. "Perché tutti parlano male del caporione ma poi gli danno le pacche sulla schiena e gli baciano il culo? Perché tutti sanno che mangia michette ma che poi quando c'è da telefonare a quelli che contano è lui che ha i numeri giusti". E man mano che cresce la contestazione verso la leadership di Caravita prende forza nella curva l'ala più decisa ad entrare in rotta di collisione frontale con Massimo Moratti, additato (oltre che come "comunista") come il responsabile dello sfascio della squadra.
È in questi ambienti della curva che ieri si ammette tranquillamente che la contestazione di martedì sera era stata pianificata a tavolino. Se ad un quarto d'ora dalla fine l'Inter si fosse trovata sotto sarebbe comunque iniziata la gazzarra, e il gol annullato a Cambiasso è stato solo la scintilla. Caravita e altri hanno provato a frenare. Ma la curva è stata più forte di loro. Massimo Moratti aveva già abbandonato lo stadio. Ma la pioggia di fuoco, raccontano i siti ultrà, era dedicata a lui.
(14 aprile 2005)