Quelli che voi, uomini di oggi, non volete più essere.
Quelli che, sotto un balcone a cui si affaccia una Rossana qualsiasi, così parlano:
Oh questo sentimento che m’invade terribile, geloso, violento, è certo amor: ne ha tutto, tutto il triste furore: è amor, ma l’egoismo non ha, no, dell’amore.
Per vederti felice io vorrei dare in voto la mia felicità, foss’anche il dono ignoto!
Pur di udire talvolta squillar da lungi il fausto riso del gaudio nato dal mio bell’olocausto!
Ogni tuo sguardo suscita una nova virtù in me, qualche valore nuovo. Cominci tu finalmente a capire? Senti la derelitta anima mia che sale nella tenebra fitta?
Ah, ma stasera è troppo dolce! Pure una volta io le parlo d’amore: io le parlo, ella ascolta!
Troppo! Nella speranza anche meno modesta io non avea mai tanto sperato!
Non mi resta che di morire, adesso. I miei detti la fanno tremar tra questi verdi rami: si, non m’inganno!
Perché, si, voi tremate, tra le foglie qual foglia! Perché tu tremi! Ed io sento, che tu lo voglia o no, della tua mano il tremito divino lungo i rami discendere di questo gelsomino !
E ancora:
Ma poi cos’è un bacio? Un giuramento fatto un poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo roseo messo tra le parole “t’amo”; un segreto detto sulla bocca, un istante d’infinito che ha il fruscio di un’ape tra le piante, una comunione che ha gusto di fiore, un mezzo di potersi respirare un po’ il cuore e assaporarsi l’anima a fior di labbra!
Dal Cirano di Bergerac, uomo di altri tempi.
Tanto per fare un esempio…