James Joyce

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2
dedalus13
00sabato 24 maggio 2003 12:02
Carissimi,
Considerato l'avvicinarsi del "Bloomsday" colgo l'occasione per segnalarvi il sito del film tratto dal capolavoro del Nostro.
Il titolo dovrebbe essere "bl,.m". Stando alle news, il film (completato il mixing audio), è stato visto da un pubblico privato iperselezionato e dalle prime dischiarazioni sembra sia molto fedele all'originale. Il film è diretto da Sean Walsh, Stephen Rea interpreta Leopold Bloom, Angelina Ball sarà Molly Bloom e Hugh O'Conor Sthephen Dedalus. Sembra che ora Sean Walsh sia in quel di Cannes per cercare finanziatori che abbiano le palle per distribuire questo film che, se a detta dello stesso Walsh potrebbe non attrarre un vasto pubblico nelle sale cinematografiche, potrebbe avere un largo mercato alternativo soprattutto nella futura versione in DVD (università, settori dell'educazione, chi scrive, molti di chi legge, ecc).
Speriamo sia possibile vederlo almeno nel 2004, quando ricorrerà (ma è inutile che lo scriva), il centenario del Bloomsday.
Dimenticavo: dal link apposito è possibile scaricare il trailer (12Mb). Ne vale la pena.
L'indirizzo è il seguente: www.ulysses.ie/

Un abbraccio a tutti
fabio
00sabato 24 maggio 2003 16:41
[SM=g27811] già scaricato il trailer. Da joyciano incallito non posso che apprezzare il tutto.
Chissà mai se lo vedremo in qualche sala...

Lanciamo una bella discussione su Joyce??
Il Bloosmday è vicino...
Una volta ho anche provato a vestirmi da Joyce e andare a spasso per dublino... i risultati sono stati penosi... poi i baffetti mi cadevano di continuo e... poi "Nora" era peggio di me...

Ciao!
dorareever
00domenica 25 maggio 2003 21:15
perplessa
Mah.Sono molto curiosa anche se...come si fa a fare un film sull'Ulisse?? Non è mica facile,comunque il fatto che dicano che potrebbe non attirare molto pubblico mi promette bene! [SM=g27811]
dedalus13
00lunedì 26 maggio 2003 11:08
Joyce On Screen
Carissimi,
Tanto per essere precisi vi lascio un elenco dei principali adattamenti sul grande schermo delle opere del nostro:

"The Finnegan's Wake" (1963) diretto da Mary Ellen Bute; fu il primo tentativo di portare su pellicola un'opera di James Joyce.

"Ulysses" (1967) diretto da Joseph Strick; ricevette una nomination agli Oscar come miglior sceneggiatura non originale.

"The Portrait Of The Artist As A Young Man" (1979) diretto da Joseph Strick.

"The Dead" (1987) diretto da John Houston e uscito nelle sale poco prima della sua morte.

In ogni caso credo che, come per la maggior parte delle opere letterarie, non ci si debba aspettare di vedere in sala L' "Ulisse" così come lo abbiamo letto; sarebbe impossibile. Sarà un buon film se riuscirà a staccarsi dagli inevitabili paragoni con il romanzo divenendo opera a sè stante.

Un abbraccio.
Martina
00lunedì 26 maggio 2003 12:49
film
Il film in questo momento qui è pubblicizzato parecchio. Ho visto un programma su Network 2 con interviste agli attori ecc. ecc.. Probabilmente qui avrà un bel po' di audience, non penso "alternativa" ma proprio nelle sale cinematografiche mainstream.
Il "libro illeggibile", come lo definiva Borges, potrebbe dunque diventare un film di relativo successo!
The dead mi era piaciuto parecchio e ci sono sempre stati parecchi tentativi televisivi di mettere Joyce su copione.
Quando abitavo a Dublino non ero molto distante dai forty foot e la torre di Joyce a Sandycove (i bagni dove si ambientano le prime 50 pagine dell'ulisse), e quel lungomare era una delle mie passeggiate preferite. [SM=g27819]
*sigh* (sospiro nostalgico)
[SM=g27813]

Martina
fabio
00lunedì 26 maggio 2003 14:26
Joyce
Mettere Joyce su pellicola deve essere impresa ben difficile, non invidio lo scenggiatore.
Il problema di noi "Enotriani" sarà il vederlo AL CINEMA questo film...
Con piacere vedo che almeno lissù ha trovato spazio nella distribuzione "normale"[SM=g27822] [SM=g27822]

Comunque spero di vederlo almeno in DVD o affini... sono troppo joyciano per perderlo, bello, così-così o brutto che sia..

[SM=g27828] Lancio un extra-topic: qui siamo tutti Italiani e discutiamo di Irlanda (mancano gli irlandesi... speriamo arrivino)

Come tutti ben sapete Joyce con l'Italia aveva abbastanza rapporti...

Allora chiedo: per quelli che si sono sorbiti il libro (l'Ulisse non è un libro E' IL LIBRO!) credete che il leggerlo prima in Italiano e successivamente in Inglese cambi la percezione di questo capolavoro Irlandese e anche "antirlandese" fino al midollo?
Ancora: tutti gli "insertini" (specialmodo quelli "operistici-musicali") in Italiano, danno a noi una maggiore percezione del fluire della narrazzione così come Joyce l'aveva in testa? (scludo il monologo terminale of course...)

Lo so, farnetico e parlo difficile, ma che volete farci sono 'na palla...
[SM=g27812]
dubh
00lunedì 26 maggio 2003 22:18
Joyce and the Jews: Culture and Texts - Ira B. Nadel

James Joyce, an Irish Catholic by upbringing, was described as 'the greatest Jew of all' by his countryman and fellow writer Frank O'Connor. In this exploration of Joyce's identity with Jews and their cultural heritge, Ira Nadel's thesis is that Joyce's Judaism is textual, his Jewishness cultural.

[SM=g27833]
Martina
00martedì 27 maggio 2003 11:12
Questa storia di Joyce e la cultura ebraica l'avevo sentita anch'io qualche tempo fa.
Peccato che a Joyce della religione non gliene importasse gran che, materialista e determinista com'era... non penso proprio che le sue opere trasudino di spiritualità ebraica... sinceramente, mi sembra un'altra di quelle teorie estreme, tipo quella venuta fuori qualche tempo fa che Harry potter è maschilista e razzista [SM=g27833] [SM=g27828]
Fammi indovinare: questa tesi viene dagli Stati Uniti (come quella di Harry Potter?)? [SM=g27818] [SM=g27828]
Sì lo so sono cinica, ma gli americani questa mania di estremizzare le critiche ce l'hanno nel DNA. Magari mi sbaglio.

Per riagganciarmi a Fabio, l'accoppiata Melchiori/De Angelis che ha curato la storica edizione italiana dell'Ulisse (Mondadori) è tra le più qualificate in Europa in materia Joyciana. La traduzione mi è sembrata ottima, anche se in sincerità la traduzione Italiana non l'ho mai letta tutta.
dedalus13
00martedì 27 maggio 2003 12:30
Peto venia vobis che avete letto la versione inglese. Io, per ora, ho all'attivo solo la lettura dell' edizione Mondadori.
In ogni caso, al di là della traduzione più o meno fedele all'originale (la Mondadori ha fatto un tentativo anche con stralci di "Finnegan's Wake"), resta il problema che per quanto sia ottima l'acquisizione di una seconda lingua, resteranno comunque alcune lacune culturali, più che linguistiche. Riferimenti e citazioni di altri testi o di opere di altri campi (vedi chi considera l'"Ulisse" una sorta di ipertesto primitivo), personaggi che vengono identificati con specifiche particolari (chi parla con accento particolare o è indicato come di una zona particolare), stili letterari che ricalcano i cliché tipici della letteratura del passato (ma della letteratura della lingua di origine, che non sempre può essere resa nello stesso modo in altre lingue).
Resto quindi dell'idea (ma ovviamente smentitemi pure), che sia molto difficile cogliere le sfumature così come le può cogliere un irlandese.
A questo punto si potrebbe aprire però un dilemma a monte di tutta la nostra discussione: possiamo noi comprendere a pieno un opera ideata e stesa più di ottanta anni or sono? Possiamo capire fino in fondo le tragedie greche? O "Amleto"? O anche solo "La coscienza di Zeno", tanto per restare in Italia, ma vicini a Joyce. Sono gli stessi dubbi che mi assillano quando penso alla musica. Posso veramente capire quanto sia stato dirompente "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" o "Are You Experienced" senza essere vissuto nel 1967? Non volgio uscire dal tema della discussione, quindi lascio ad altri l'onere e l'onore di rispondere.
Un saluto e un abbraccio.
Fabio
00martedì 27 maggio 2003 14:19
Joyce
Anche io sinceramente non vedo queste pennellate di cultura ebraica [SM=g27833] [SM=g27833]
Si vabbè... l'ebreo dublinese... ma la cosa non va oltre.
Da un mangiapreti puttaniere quale era Joyce, non riesco a vedere questa ipotetica esaltazione o anche solo "citazione" di qualcosa legata alla cultura Ebraica.
Concordo con Martina che afferma che da oltreoceano arrivano forzature veramente incredibili[SM=g27816]
Poi aggiungo una mia opinione: Joyce ha scritto inn realtà solo TRE LIBRI.

1 - Tutto quello scritto prima dell'Ulisse, è praticamente sempre lo stesso libro, leggere attentamente per credere -

2- L'Ulisse

3- Finnegan wake

Ritornando alla traduzione e alla comprensione piena del testo... Credo che noi italiani leggendo l'Ulisse in Inglese siamo molto avvantaggiati.
Quando Joyce "appioppa" inserti e altro in ITALIANO, noi siamo quelli che possono apprezzare la musicalità e i riferimenti... correggetemi se sbaglio... Joyce pensa e scrive in due lingue e chi le capisce tutte e due... si avvicina di più a quello che frullava in testa del nostro uomo.

Riguardo all'altra mole di "riferimenti", joyce ci gioca molto. Effettivamente non è facile comprendere tutto, personalmente la lettura dell'Ulisse mi è stata di stimolo alla lettura o quantomeno ad una minima "informazione" su molte delle citazioni...

Il fattore relativizzante del tempo in cui un'opera è stata concepita può essere un qualcosa che influisce sulla comprensione piena delle sfumature. Ma un minimo di visione storica e di comprensione del contesto credo che in buona parte aiuti...


Ciao!
Martina
00martedì 27 maggio 2003 15:20
Re: Joyce

Scritto da: Fabio 27/05/2003 14.19
Da un mangiapreti puttaniere quale era Joyce



Ehm... questo era quello che intendevo per "materialista e determinista". Io volevo dargli una sfumatura più filosofica... Fabio ha tradotto [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
martina
00martedì 27 maggio 2003 15:32
Re: Traduttore traditore

Scritto da: dedalus13 27/05/2003 12.30
In ogni caso, al di là della traduzione più o meno fedele all'originale (la Mondadori ha fatto un tentativo anche con stralci di "Finnegan's Wake"), resta il problema che per quanto sia ottima l'acquisizione di una seconda lingua, resteranno comunque alcune lacune culturali, più che linguistiche.



Alla seconda parte del tuo intervento ha già cominciato a rispondere Fabio, e concordo con lui. Vorrei agganciarmi però a questa tua parte, dato che sono stata traduttore per anni.
Il tuo dubbio è il motivo perché non riesco più a vedere film doppiati o leggere letteratura in lingua inglese tradotta.
Ma ci sono delle eccezioni: quelle dei traduttori artisti, quelli che non solo traducono, ma reinterpretano il testo secondo la propria sensibilità. È il caso, ad esempio, del Moby Dick che tradotto da Cesare Pavese è quasi più bello dell'originale di Melville. Trasudando però di Pavese: non è più un romanzo di Melville, si è come trasmutato.

Sul caso di Joyce, non saprei. È un argomento talmente vasto che si potrebbe restare qui fino a domani. Il fatto che la sua traduzione sia da sempre stata curata da professori universitari è un esempio lampante di quanto complessa sia la rete di riferimenti storico-culturali. Ci si potrebbe perdere.

Per finire, una nota carina: se visitate la torre di Joyce a Sandycove, ci sono gli originali di moltissime sue lettere a Svevo in... triestino! Infatti, Joyce più che l'italiano sapeva il triestino, con cui corrispondeva continuamente col nostro Italo, per scritto e di persona nei suoi numerosi viaggi in Friuli.
Fabio
00martedì 27 maggio 2003 21:11
Joyce
Allora... non sono un traduttore, ne mi sono mai cimentato in questo campo.
Leggo in Inglese molto bene, alternando un libro in Italiano e uno in inglese.
Al momento sto leggendo un "Noir" incredibile di Max Bunker, ex criminale americano convertito alla letteratura...
Forse leggo in Inglese anche meglio di quanto (adesso...) lo parli (ma dopo due Guiness sono anche in grado di cimentarmi in gare di poesia improvvisata, spacciandomi come unpaleo-bardo "Sannitico" in qualche pub [SM=g27823] [SM=g27823] [SM=g27823]- qualcuno mi ha anche creduto!)

Joyce è arduo. Arduo oltre ogni limite. Io ho letto L'Ulisse prima in Italiano poi in Inglese, dopo vari tentativi abortiti per la mia insufficiente conoscenza della lingua.
Non parlo poi di finnegan wake, è già impossibile da leggere in Inglese...

Credo che riprodurre la musicalità e il fluire del pensiero richieda una buona dose di "AMORE" da parte del traduttore. Non riesco ad immaginare Joyce "ricostruito"... [SM=g27816]
Ma il punto dellla discussione è semplice: leggere sì in lingua originale, ma se non si ha abbastanza conoscenza dei riferimenti vale la posta in palio, cioè la comprensione PIENA del testo in tutte le sfaccettature?

Comunque ritornando ai traduttori farò (per Martina) un esempio:
Synge e il suo meraviglioso librettino sulle isole Aran: Pubblicato da Sellerio circa 20 anni fa, l'ho letto (una meravigliosa traduzione dell'inizio del '900) poi successivamente l'ho riletto in inglese.
Beh credeteci mi sembrava di leggere la stessa poesia di quando l'ho letto in Italiano. Quindi, traduzione meravigliosa!

Divago forse?

dorareever
00martedì 27 maggio 2003 21:24
Re: Joyce

Scritto da: fabio 26/05/2003 14.26
Mettere Joyce su pellicola deve essere impresa ben difficile, non invidio lo scenggiatore.
Il problema di noi "Enotriani" sarà il vederlo AL CINEMA questo film...
Con piacere vedo che almeno lissù ha trovato spazio nella distribuzione "normale"[SM=g27822] [SM=g27822]

Comunque spero di vederlo almeno in DVD o affini... sono troppo joyciano per perderlo, bello, così-così o brutto che sia..

[SM=g27828] Lancio un extra-topic: qui siamo tutti Italiani e discutiamo di Irlanda (mancano gli irlandesi... speriamo arrivino)

Come tutti ben sapete Joyce con l'Italia aveva abbastanza rapporti...

Allora chiedo: per quelli che si sono sorbiti il libro (l'Ulisse non è un libro E' IL LIBRO!) credete che il leggerlo prima in Italiano e successivamente in Inglese cambi la percezione di questo capolavoro Irlandese e anche "antirlandese" fino al midollo?
Ancora: tutti gli "insertini" (specialmodo quelli "operistici-musicali") in Italiano, danno a noi una maggiore percezione del fluire della narrazzione così come Joyce l'aveva in testa? (scludo il monologo terminale of course...)

Lo so, farnetico e parlo difficile, ma che volete farci sono 'na palla...
[SM=g27812]



hehehe io ho provato per anni a leggerlo in italiano e non ci sono riuscita.Poi ho avuto,sui 21 anni,un'illuminazione e adesso è uno dei miei libri preferiti e l'ho letto e riletto.Ho provato a leggerlo in inglese e non ci sono riuscita a leggerlo e capirlo bene tutto,anche se l'inglese lo so bene,ma non mi scoraggio perchè appunto mi era già successo in italiano.Credo che sia sempre meglio leggere in originale TUTTO comunque se si può...perchè il discorso che fai,benchè più evidente per Joyce,vale per tutto quello che è degno di essere letto.
Fabio
00giovedì 29 maggio 2003 22:03
Joyce
[SM=g27816] Concordo con l'idea di leggere in lingua originale (se si è in grado) ma realisticamente bisogna affidarsi speranzosi di un buon lavoro ai traduttori: quanti tra gli italiani sono in grado di leggere con sufficiente padronanza una lingua straniera?

[SM=g27812] Una minoranza of course... ma è naturale vista la situazione lingustico-apprenditiva-lessicale che le scuole Italiche propongono...
Poi aggiungo...

I capolavori di varia specie li ho letti naturalmente tradotti - Guerra e pace - Proust e la sua ricerca... - Saramago, per fare qualche esempio -
Eppure non parlo nè Russo, Francese, Portoghese... mi sono accontentato delle (spero buone traduzioni) e per chiudere vorrei aggiungere una mia "impressione": credo che rimanendo nello stesso ceppo di lingue (Neolatine per noi) una certa musicalità e il ritmo forse rimangono gli stessi anche nelle traduzioni...

Non Credo sia così agevole quando la lingua si fà molto differente... conosco (bene) una sola linguia straniera e quindi ne approfitto per leggere tutto quel che posso - (il mio minimo gaelico no fa testo!)

P.S per chi (nessuno) gli interessa -
Il Bunker da me citato nel precedente intervento è Edward non Max -

Il Max bunker è un lapsus (froidiano) verso il simpatico creatore del fumetto "Il gruppo TNT) sic! [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]

Che nulla ha da spartire con lo scrittore Americano Edward...
[SM=g27829]
Nutsmuggler
00venerdì 30 maggio 2003 12:46
Joyce non era religioso???
Ehm.. chi ha detto che a Joyce della religione non imoprtasse un fico secco? Certo non James Joyce!
Una cosa è essere anticlericale e mangiapreti, un altra è essere ateo... Ricordo il famoso episodio rimembrato nel cap 1 di Ulisse, Stephen al capezzale della madre morente... Beh, l'episodio (come ogni singola riga Joyciana) è la trasfigurazione di un esperienza reale, che tuttavia andò un po' diversamente. Joyce in effetti rifiutò di pregare al capezzale della madre morente, ma nella stessa occasione ammise + volte di credere nell'esistenza di un essere superiore. Joyce rifiutò la chiesa cattolica e i suoi dettami, ma non si proclamò mai ateo.
C'è poi da ricordare che lo stesso rapporto col cattolicesimo è molto + controverso di come lo dipingono i libri delle superiori.. Joyce era tremendamente affascinato dalla chiesa cattolica. La chiesa lo disgustava moralmente, ma la sua ammirazione per l'erudizione dei gesuiti e per la filosofia scolastica medievale era sconfinata.
Il capitolo "Ade" di Ulisses è un chiaro esempio del rapporto ambiguo di Joyce con la religione: può essere che uno scrittore a cui non importa niente del cattolicesimo si prenda la briga di scrivere una tale decostruizione dell'eucarestia??? Uno che se ne fregava l'avrebbe semplicemente lasciata fuori dal libro.
Joyce era sì materialista, ma era prima di tutto un umanista, un amante dell'umanità, dell'essenza dell'uomo. Ulisse abbraccia tutta l'esistenza e la spiritualità è, che ci piaccia o no, parte dell'esistenza. Certo il lato spirituale è ricondotto alla materialità, ma vi risulta forse che Joyce abbia mai affermato che materia e spirito sono due elementi incompatibili???
Io credo che Ulisse non sia rifiuto, ma piuttosto accettazione. Non è un caso che si concluda con un "sì"...
Bye
Davide
PS: se non si fosse capito vado matto per James Joyce. Per avere un immagine a tutto tondo dello scrittore consiglio a tutti la meravigliosa biografia di Richard Ellman, dal titolo "Joyce". Sono 800 e rotti pagine, ma ne vale veramente la pena. Credo esista anche in italiano...
dedalus13
00venerdì 30 maggio 2003 13:45
La biografia "James Joyce" di Richard Ellmann è stata tradotta da Piero Bernardini ed è edita dalla Feltrinelli. La prima edizione italiana è del 1964 (l'originale risale al '59); la mia secondda edizione è del 1982, ma la acquistai alla Feltrinelli di P.zza Castello (Torino) nell'inverno del '97. Può darsi quindi che ce ne siano ancora in giro.
Tutto questo discutere mi ha comunque spinto a tentare l'impresa di leggere "Ulisse" in originale. Spero di riuscire ad avere tempo sufficiente per far sì che la lettura (supportata dal dizionario) possa essere almeno fluida, ma finché non ci si prova non si può sapere.
Un abbraccio.
Fabio
00venerdì 30 maggio 2003 14:31
Joyce
Mai affermato che Joyce fosse ateo.
Mangiapreti non significa ateo.
Puttaniere non significa anima fredda.
Anche se un po di vanagloria Joyce l'aveva... andiamoci a rileggere che pensava di Nora e Nora di lui...

Andando a rileggere il ritratto dello scrittore da giovane, Joyce risponde a questi dubbi. Che fosse un grande erudito e affascinato dai gesuiti, è anche questo innegabile [SM=g27811]
Ma va da se: ad un genio qualche incoerenza e qualche "follia" la si perdona... :sm13:

Un piccolo consiglio per Dedalus: se ti accingi a leggere l'Ulisse in lingua originale fallo a mente COMPLETAMENTE libera e sgombra da altri problemi.
Non è un libro da leggere la sera prima di coricarsi. E' un meraviglioso, gratificante, fantastico impegno mentale....
E' una impresa ardua ma meravigliosa leggerlo in lingua [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] Poi in tutta onestà: non è così "impossibile" come finnegan wake.
Un solo altro libro (letto sempre in Inglese) mi ha chiesto molto e come l'ulisse mi dato anche tanto: i figli della mezzanotte di rushdie[SM=g27832]
stefania
00martedì 17 giugno 2003 10:36
tratto da una lettera di Joyce durante il suo soggiorno a Trieste
James Joyce : Italy and the Italians

"I am damnably sick of Italy, Italian and Italians, outrageously, illogically sick … I hate to think that Italians ever did anything in the way of art. … What did they do but illustrate a page or so of the New Testament! They themselves think they have a monopoly in the line. I am dead tired of their bello and bellezza"


Martina
00mercoledì 9 luglio 2003 10:25
Per tutti i Joyciani (e gli insonni)
Mi è capitato ieri di leggere quest'articolo - www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Luglio-2003/ar... - su un tipo che sta "riscrivendo" in modo controverso le opere di Joyce, basandosi sui suoi presunti appunti inediti.
Palloso a tratti, può curare i problemi di insonnia [SM=g27824]
Ho pensato di segnalarlo soprattutto perché non si parla spesso di Joyce sulla stampa italiana, per cui ogni occasione va sfruttata... [SM=g27831]
admin/moris
00giovedì 29 luglio 2004 16:58
Joyce & Trieste
ricevuta segnalazione via e.mail

www.museojoycetrieste.it


Il MUSEO JOYCE - JOYCE MUSEUM nasce con l'esplicita ambizione di costituire il più completo e importante centro di studi joyciani in Italia. E' concepito come una struttura dinamica in continua evoluzione e intende continuare ad accrescere la nostra conoscenza del rapporto Joyce-Trieste e del ruolo fondamentale che la città adriatica possiede nel comprendere a fondo la vita dello scrittore irlandese e le sue opere.

Quest'anno (ottobre 2004) si festeggerà il Centenario dell'arrivo di Joyce a Trieste
cossaigh
00giovedì 29 luglio 2004 19:49
Re: Joyce & Trieste

Scritto da: admin/moris 29/07/2004 16.58
ricevuta segnalazione via e.mail

www.museojoycetrieste.it


Il MUSEO JOYCE - JOYCE MUSEUM nasce con l'esplicita ambizione di costituire il più completo e importante centro di studi joyciani in Italia. E' concepito come una struttura dinamica in continua evoluzione e intende continuare ad accrescere la nostra conoscenza del rapporto Joyce-Trieste e del ruolo fondamentale che la città adriatica possiede nel comprendere a fondo la vita dello scrittore irlandese e le sue opere.

Quest'anno (ottobre 2004) si festeggerà il Centenario dell'arrivo di Joyce a Trieste



Per chi passasse per Trieste il museo Joyce si trova al II^ piano della Biblioteca Civica "Attilio Hortis", in piazza Hortis, 4, a Trieste, proprio accanto al Museo Sveviano. E, precisamente, in questa zona.

[Modificato da cossaigh 29/07/2004 19.51]

cossaigh
00giovedì 14 ottobre 2004 12:39
Trieste ricorda James Joyce

Esattamente 100 anni fa James Joyce giungeva a Trieste dove sarebbe rimasto fino al 1920 e avrebbe cominciato a scrivere l'"Ulisse". E in questi giorni la ricorrenza sara' celebrata con una serie di eventi, fra cui la rievocazione teatrale di quell'arrivo e una prima nazionale. Al teatro Rossetti andra' in scena "Nora Joyce: l'altro monologo" di Renzo Crivelli, con la regia di Marko Sosic. Lo spettacolo e' centrato sulle donne di Joyce e in particolare sulla compagna Nora Barnacle.

Fonte: www.ansa.it/main/notizie/awnplus/cultura/news/2004-10-12_2935...
Maratona70
00martedì 19 ottobre 2004 15:18
19 ott 14:49 Trieste: una statua dedicata a James Joyce


TRIESTE - Una nuova statua dedicata a James Joyce, realizzata da Nino Spagnoli, e promossa dall'Aiat, l'Agenzia per l'Informazione e Accoglienza turistica di Trieste. E' solo una delle iniziative per celebrare il centenario dell'arrivo a Trieste dello scrittore dell'"Ulisse". In programma anche una mostra fotografica sulle ''Citta' di Joyce'' e lo spettacolo ''James Joyce: scene di un arrivo'', con allestimenti in vari punti della citta', a partire dalla Stazione centrale, luogo in cui l'autore arrivo' la prima volta. (Agr)

[Modificato da Maratona70 19/10/2004 15.19]

cossaigh
00venerdì 5 novembre 2004 12:12

JOYCE, I GESUITI SDOGANANO EX-ALLIEVO RIPUDIATO

Lo scrittore irlandese James Joyce (1882-1941), educato a Dublino in una scuola dei gesuiti, fa breccia anche nelle pagine dell'austera "Civilta' Cattolica". Per la prima volta la rivista della "Compagnia di Gesu'" dedica un ampio articolo all'opera dell'autore di "Ulisse" sottolineando come Joyce fosse dotato di "una magistrale padronanza della lingua" e di "prodigiose doti letterarie". (Adnkronos)

www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_adnkronos1_01.asp?IDne...


cossaigh
00venerdì 12 novembre 2004 18:42

DUBLINO, 11 NOV - Muore un pezzetto della Dublino di James Joyce, alla fine del mese chiudera' il caffe' Bewley's a Grafton Street.
E' stato ucciso dal divieto di fumo e dal caro-affitti, l'antico bar del quale il grande scrittore era un cliente abituale e che per oltre un secolo ha offerto a generazioni di dublinesi un economico riparo dalle inclemenze del tempo.
Chiudera' anche un altro caffe' Bewley's, quello a Westmoreland Street. In tutto perderanno il lavoro 234 persone.

Fonte: Ansa

Corcaigh
00domenica 14 novembre 2004 18:20
Chiuso dal "divieto del fumo" mi pare proprio una stronzata tirata lì dal giornalistello Ansa che no sapeva cosa scrivere. La chiusura delle branche Bewley's era stata decisa moolto prima dell'applicazione della legge antifumo lo scorso aprile (che ha portato solo benefici, credetemi), ed è dovuta principalmente a cattivo management ed investimenti catastrofici dell'azienda... la solita storia.
[SM=g27829]
cossaigh
00mercoledì 17 novembre 2004 13:05
DEL PARLARE OSCURO, ENRICO TERRINONI

Le allusioni nascoste dietro le superficiali trame del testo dell'Ulyssess di Joyce.

IL SAGGIO DI ENRICO TERRINONI ANALIZZA ALCUNI ASPETTI MENO CONOSCIUTI E INDAGATI DALLA critica della struttura dell’“Ulysses” di James Joyce.
A partire dal titolo, metafora derivata da Giorgio Manganelli che definì Joyce uno “scrittore oscuro”, si dirama una riflessione che si può inserire nella sfera degli “occult studies”senza mai distogliere l’attenzione dal testo e dalle dinamiche strutturali, l’autore indaga l’interesse dello scrittore irlandese nei riguardi degli ambiti occulti della conoscenza.
Dopo un ampio capitolo introduttivo che contestualizza la produzione e la poetica di Joyce, Terrinoni si sofferma ad analizzare i passi del romanzo relativi a Proteo, le Sirene e Circe.
In “Proteus” l’autore concentra la sua attenzione sulla numerologia presente nell’opera di Joyce (il ricorrere del 3 e del 7), che lo avvicina a Dante e alla sua “Commedia”. Il capitolo “Sirens” si riferisce all’undicesimo episodio dell’“Ulysses”, passaggio fondamentale per la comprensione della rete occulta di simboli e allusioni “nascoste dietro le superficiali trame del testo”. L’autore affronta quindi le somiglianze narrative e le differenza sostanziali fra i due episodi del romanzo. E, per finire, “Circe”. Nel capitolo si analizzano la figura di Molly Bloom, la citazioni di altri autori della letteratura inglese (Blake, Yeats). Qui, più che in altre parti del saggio, emerge il tema del legame inscindibile di supremazia fra i personaggi “mefistofelici” e le proprie “vittime”.

www.stradanove.net/news/testi/libri-04b/lacpz1511040.html

Gillian79
00venerdì 21 gennaio 2005 12:34
Prima di tutto volevo farvi notare il film su joyce e consorte intitolato Nora con Ewan McGregor, introvabile ai più!
Poi.Leggere è veramente un mattone (un mattone meraviglioso però), nel senso che bisogna studiarlo più che leggerlo, non è un libro da sfogliare sull'autobus, ma da seduti alla scrivania con carta e penna e fermarsi ogni secondo. Ho letto Gente di Dublino a 11 anni e ci ho messo mesi prima di finirlo. ogni racconto mi dava un senso di smarrimento, quella stagnation di cui lui tanto parla. Alle superiori durante l'esame ho fatto una emga dissertazione su di lui e la professoressa esterna mi ha guardato con tanto di occhi e mi ha detto: ' le piace molto joyce. Molta gente non riesce molto a digerirlo'.
Io amo Joyce, è stato un uomo difficile da ricondurre ad un periodo storico ben preciso. Il suo flusso di coscienza ha aperto le porte di un nuovo modo di creare un romanzo, di riflettere su noi stessi. Comunque complimenti per il topic.[SM=x145452]
cossaigh
00venerdì 21 gennaio 2005 20:09
“Ulisse” sulla Limmat

“Con la speranza di trovare un posto come docente di lingue, James Joyce approda a Zurigo, un po’ per caso, nel 1904”, indica Fritz Senn, responsabile della “Zurich James Joyce Foundation”.

“Assieme alla sua compagna Nora Barnacle, alloggia in un appartamento a buon mercato nei pressi della Sihlpost”, continua Senn.

Il primo soggiorno zurighese di Joyce è però di corta durata. Il lavoro come insegnante non va in porto e così ritorna nella città di Trieste, all’epoca ancora parte dell’Impero austroungarico.

L’avvento della Prima guerra mondiale costringe tuttavia Joyce a ritornare, accompagnato dalla moglie e dai due figli, in Svizzera. Giunge così per la seconda volta a Zurigo nel giugno del 1915.

Attirato dall’acqua

Dopo un periodo trascorso nello stesso alloggio che lo aveva ospitato durante il primo soggiorno dieci anni prima, Joyce cambia indirizzo quattro volte nel quartiere di “Seefeld”.

“Con il passare del tempo, comincia ad apprezzare la città”, spiega Senn, uno dei più rinomati conoscitori dell’autore irlandese.

“Era particolarmente affascinato dai fiumi”, aggiunge Senn.

La zona industriale nella quale vissero Joyce e la sua famiglia è oggi uno dei quartieri più “trendy” di Zurigo.

Gli appartamenti a buon mercato sono rari e il “Platzspitz”, il ritrovo a cielo aperto dei tossicodipendenti all’inizio degli anni ’90, è solo un lontano ricordo.

Da una casa all’altra di Zurigo

Dopo un breve soggiorno in Ticino, lo scrittore irlandese si installa nel quartiere borghese del “Kreis 6”, al numero 38 dell’Universitätstrasse.

Una tavoletta sul muro ricorda il luogo dove è nata una delle sue opere più importanti, come racconta il responsabile della fondazione:

“In quella casa, lavorò molto ai primi capitoli dell’Ulisse, sebbene la parte principale del libro fu terminata più tardi a Parigi”.

In seguito, Joyce si trasferisce al numero 29, sul lato opposto della strada. Il suo vecchio alloggio ha oggi lasciato posto ad un salone di abbronzatura e ad un negozio di antiquariato.

“Dopo aver celebrato il centenario del Bloomsday, il nome di Joyce è di nuovo in voga”, indica Willy Benz, proprietario di una libreria.

Il Bloomsday, festeggiato il 16 giugno, è diventato una tradizione per i cultori di Joyce.

La data ricorda il viaggio epico attraverso Dublino di Stephen Dedalus e Leopold Bloom descritto nell' "Ulisse", il romanzo moderno più celebrato al mondo.

“Ci sono sempre più persone interessate che chiedono dei suoi libri, che naturalmente non mancano nell’assortimento”, continua Benz.

Un tipo riservato

Joyce trascorre le sue serate al ristorante Pfauen, vicino al Kunsthaus e si trova con gli amici alla Kronenhalle. Raramente, si reca al Caffè Odeon sulla piazza Bellevue.

“Non partecipava molto alla vita sociale”, fa notare Senn.

Il responsabile della fondazione dubita che lo scrittore irlandese avesse contati con il movimento dadaista: “Non sappiamo nulla di concreto. L’unica cosa certa, è che era ossessionato dal proprio lavoro”.

Punto d’incontro per appassionati

Nella biblioteca centrale del vecchio quartiere sulla Limmat “Niederdorf”, Joyce prende in prestito alcuni testi di storia classica greca, che lo aiuteranno nella stesura dell’ “Ulisse”.

“In un libro, che Joyce ha sicuramente sfogliato, si può ancora notare un segno fatto con la matita, probabilmente ad opera dalla sua stessa mano”, afferma con aria compiaciuta Senn.

La Fondazione Joyce, oggigiorno finanziariamente indipendente, è stata creata nel 1985 dall’allora Società svizzera dei banchieri.

Questo punto d’incontro per appassionati raccoglie numerose opere dell’autore irlandese, oltre a proporre letture settimanali dei suoi testi.

La più grande biblioteca d’Europa

Nell’ufficio di Fritz Senn, libri e fogli sono accumulati un po’ ovunque. “Abbiamo la più grande biblioteca di James Joyce in Europa”, indica con soddisfazione il responsabile della fondazione.

In una bacheca, si possono ammirare alcuni oggetti appartenuti allo scrittore: il bastone da passeggio, una tazze per il thè, un libro con la sua firma, una valigia e persino una maschera mortuaria.

Fuga dal nazismo

Difficile stabilire se fu l’avanzata del nazismo a spingere Joyce verso Parigi. La cosa certa è che giunge nella capitale francese, assieme alla famiglia, nel 1920.

La pubblicazione del suo “Ulisse” due anni dopo suscita molte controversie e Joyce è accusato di pornografia e blasfemia.

Per curare il grave disturbo agli occhi, Joyce si reca a più riprese a Zurigo, dove risiede in alcuni hotel di prestigio lungo la lussuosa Bahnhofstrasse.

Con l’avanzata delle truppe tedesche in Francia, lo scrittore fugge assieme alla famiglia dalla capitale sulla Senna. Grazie alla somma messa a disposizione da amici, si rifugia di nuovo in Svizzera a Zurigo, dove, tra le varie cose, deve vincere l’ostinazione dell’ufficio stranieri.

Morte a Zurigo

Oltre ad averlo ospitato per parecchio tempo, Zurigo è anche la città nella quale lo scrittore irlandese riposa da oltre 60 anni.

Spentosi nel gennaio 1941 a seguito di un intervento chirurgico, Joyce è seppellito nel cimitero Fluntern nei pressi del giardino zoologico.

Una piccola consolazione per la moglie Nora che, come indica un opuscolo distribuito dalla fondazione, si è potuta rallegrare del fatto che il suo ex compagno potesse ascoltare i versi degli animali.

swissinfo, Philippe Kropf, Zurigo
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Fonte: www.swissinfo.org/sit/Swissinfo.html?siteSect=108&sid=5318096
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:28.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com