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Stormont riparte (forse)

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2007 14:11
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Qui sotto trovate l'articolo pubblicato oggi su Avvenire e su LesEnfantsTerribles:


I mercanti non hanno patria
Andrea Varacalli, Avvenire, 14 ottobre 2006

Non c'è mai fine alla fine. Ce lo insegna il processo di pace nordirlandese. Al termine di tre intensi giorni di negoziati in Scozia, i due governi di Londra e Dublino hanno deciso di scavalcare gli ostacoli posti dalle differenze tra gli ex repubblicani di Adams e gli unionisti del reverendo Ian Paisley. Con un meno coreografico ottimismo e il solito documento congiunto, il premier inglese Tony Blair e la sua controparte irlandese, il taoseaich Bertie Ahern, spostano quello che era stato fino a ieri "l'inderogabile" termine del 24 novembre prossimo, al 26 marzo 2007: l'ennesima scadenza di un colpo senza scena, per rimettere in moto le istituzioni semi-autonome a Belfast e la devolution della provincia. L'iniziativa bilaterale non ha tuttavia la natura di un diktat e quindi i partiti avranno a disposizione fino al 10 novembre per rispondere. In concreto il piano prevede la designazione, virtuale, del primo ministro e del suo vice nella giornata del 24 novembre, il resto si deciderà in corso d'opera. Sia Blair che Ahern non sanno ancora se, un volta aggirato il primo scoglio, si tornerà alle urne per un referendum oppure per un nuovo giro elettorale. In ogni caso, entrambi sono irremovibili sulla data finale per formare un esecutivo nei prossimi 5 mesi.

In questo periodo il lavoro più "sporco" sarà tutto in casa nazionalista. Ancora una volta, infatti, il blocco delle trattative è avvenuto sulla polizia nordirlandese. Saltato il tavolo sull'amnistia per i repubblicani in fuga, gli unionisti hanno fatto muro sui tempi e metodi entro cui gli uomini di Gerry Adams dovranno accettare di partecipare nella neoriformata polizia britannica in Ulster.
Per farlo però lo Sinn Fein ha bisogno di tempo. Cinque mesi, appunto, per convincere con un Ard Fheis - la conferenza annuale - le proprie truppe sulla "bontà " della strategia politica che, secondo la leadership di West Belfast, vedrebbe l'arruolamento e la promozione nella Psni come "un momento determinante verso l'unificazione irlandese".
I dubbi sono molti.
Solo ieri mattina, il numero due dello Sinn Fein, Martin McGuinness, giustificava la lentezza degli shinners alla luce dell'impossibilità di persuadere l'ortodossia repubblicana di remote aree come il South Armagh e East Tyrone: "Quelli - rivolto alle storiche brigate dell'IRA - non ci ascolteranno mai" aveva affermato l'ex comandante del Nord dei Provisionals IRA. Lavoro sporco per i repubblicani, quindi, su un argomento eccezionalmente delicato e che ha le carte in regola per innescare una faida tra le varie formazioni. Tutte le altre - Inla, Rira e Cira - sembrerebbero unite ed avverse ad ogni movimento dello Sinn Fein verso la riforma e l'accettazione della Psni nelle comunità cattoliche.

Gli unionisti sono stati chiari: prima la polizia poi il governo. Davanti a questo bivio Adams dovrà decidere in fretta e rischiare molto. Dall'altra parte della barricata, il leader del Democratic Unionist Party, Ian Paisley, non avrà la stessa urgenza. Il controllo diretto inglese sulle sei contee nordirlandesi è storicamente l'acquario politico perfetto per gli unionisti. "Prima in regola con la democrazia, poi torneremo a Stormont". Paisley ruggisce, Adams spiega in conferenza stampa: "mi appello ai repubblicani dell'isola. Leggete il documento, è un'opportunita' irripetibile".

La palla è adesso nella corte nazionalista. Cinque mesi per dire ancora che non è stata la fine.
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