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Il concerto degli U2 a Roma

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2005 08:04
21/07/2005 10:37
 
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Un boato saluta con un boato "Vertigo", brano d'apertura
Nella parte centrale del concerto appelli per la pace e l'Africa
In settantamila per gli U2
Rock e politica a San Siro


Bono Vox, leader degli U2, a San Siro
MILANO - In settantamila per gli U2 a San Siro. Un boato ha salutato la band irlandese sul palco dipinto con i colori rosso e nero simboli dell'ultimo album "How to dismantle an atomic bomb". Le note di "Vertigo" hanno dato il via al concerto scaldando i cuori del popolo rock venuto da tutta Italia per l'inossidabile Bono.

Dalla notte precedente hanno atteso davanti ai cancelli dello stadio, stesi per terra, indifferenti alla stanchezza e al caldo soffocante che non li ha abbandonati neppure per un attimo. E agli altri disagi si è aggiunto il provvedimento della Questura che, poche ore prima del concerto, ha deciso di interdire l'accesso a due file del secondo anello, costringendo 1.500 spettatori a trovar spazio altrove.

L'interminabile attesa è stata ingannata preparando striscioni e cartelloni da appendere in giro per lo stadio o sventolare durante il concerto. "Bono Nobel" c'era scritto su un lenzuolo portato a San Siro da un gruppo di Manerbio. E poi c'erano gli slogan pacifisti: "Ue, peace in the world" o i sentimentali: "All because U2", parafrasando il titolo di una canzone della band.

Gli U2 sono arrivati a Linate alle 13.30, con un jet privato proveniente da Nizza. Alle 21, preceduto dalle esibizioni degli "Ash" e dei "Feeder", Bono e la sua band sono comparsi sul maxipalco: centoventi operai hanno lavorato tre giorni per allestirlo. Una piazza di legno e ferro, lunga 90 metri e profonda 26. Il concerto è stato filmato da venticinque telecamere che hanno registrato le immagini da inserire in un dvd che sarà in vendita a Natale.

Il cuore del concerto, stretto fra due cavalcate rock, è stato tutto politico. E' cominciato con la dodicesima canzone in scaletta, Love and peace or else: Bono si è messo in testa una fascia con i simboli di tre religioni, la mezzaluna musulmana, la stella di Davide ebraica e la croce cristiana, che insieme formavano la scritta 'Coexist'. La stessa scritta è comparsa sul maxischermo alle spalle della band durante Sunday bloody sunday, quando Bono è tornato a ripetere: "Jews, Jesus, Mohammed is true". E' stato allora che Bono ha urlato e fatto urlare ai 70 mila di San Siro due sole parole 'No war', scandite a lungo e con forza.

Con Bullet the blue sky, accompagnata dalle immagini di un caccia che sfreccia in un cielo rosso sangue, la rockstar si è fatto scivolare la benda sugli occhi, come a dire che l'intolleranza rende ciechi. Ha dato i brividi l'esecuzione di Miss Sarajevo, dedicata a tutte le vittime di Londra: Bono l'ha cantata in due tonalità diverse, interpretando sia la sua parte sia quella che un tempo fu di Pavarotti. Intanto sugli schermi scorreva il testo della dichiarazione universale dei diritti umani accompagnata dalle parole del Premio Nobel birmano per la Pace Aung Suu Kyi.

L'apice è stato Pride, quando Bono, lasciando cantare il pubblico, ha detto che "io sogno, e non sogno solo un sogno americano, ma un sogno europeo asiatico e in questo momento soprattutto africano". L'Africa, per cui gli U2 si sono profusi durante il Live 8 e a cui hanno donato un milione di euro a testa, è tornata anche durante Where the street have no name, quando Bono ha fatto salire sul palco un ragazzo con un cartellone che diceva 'Make poverty history'.

Praticamente un comizio quello che ha preceduto la romanticissima One: "Il compito di chi ci governa è fare la storia perciò: signori Berlusconi, Bush, Blair e Chirac vi chiediamo di renderci orgogliosi. Questa è una generazione che può cambiare il mondo se si lavora insieme". E sui maxischermi, è apparso il numero cui mandare un sms solidale per l'Africa. Con One si è stemperata la commozione e si è passati alla parte finale del concerto, riservata, come quella iniziale, solo alla musica, soprattutto quella dell'ultimo album, How to dismantle an atomic bomb.

In mezzo c'è stato tempo anche per un'orchestra italiana, quella del Teatro Cioccia di Novara, che con i suoi archi ha accompagnato il nuovo brano Original of the species. E com'era iniziato, il concerto si è chiuso sulle note dell'inno Vertigo.

(20 luglio 2005)
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