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Sondaggio: 5/5/2005 Elezioni UK: Blair & Brown come Mondaini & Vianello ?

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2005 11:06
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5/5/2005 ci saranno l'elezioni in UK
Blair & Brown sono da anni la coppia vincente del Labour Party
di Annalisa Piras da Londra
 
Un coppia di mezza età, una relazione contrastata ma solida che sopravvive da decenni a mille difficoltà. Peccato che il loro matrimonio, come quello di Carlo e Camilla, non eccita gli animi britannici. A due giorni di distanza dalle nozze del Principe e della Duchessa, gli spettatori britannici si sono dovuti sorbire, a reti unificate, il Tony & Gordon Show. Filmato magistralmente da Anthony Minghella (il regista del "Paziente inglese") lo spottone elettorale con luci da porno soft ha esaltato la coppia al timone della Gran Bretagna da otto anni: Blair e il suo ministro delle Finanze Brown. Il messaggio è chiaro: "Vota Tony, avrai Gordon".

È la prima volta nella storia che un primo ministro si presenta agli elettori con l'implicita intenzione, se rieletto, di mollare il lavoro a metà strada. L'ultima battaglia elettorale di Blair lo vede ridotto al ruolo di comprimario di un leader in stand-by. Il premier, che nel 1997 conquistò una delle più grandi maggioranze della Gran Bretagna moderna, oggi è scomparso persino dalla copertina del manifesto elettorale. Un libricino rosso formato tascabile, 112 pagine con 277 promesse, ma nessuna foto del leader. Secondo un sondaggio del "Guardian", 63 elettori su cento ritengono che la vera forza del partito ora sia Gordon; solo 45 pensano lo stesso di Blair. E così colui che una volta era il fotogenico cover boy dei laburisti, ora appare sempre in coppia con Gordon, o in squadra con tutti i suoi ministri. Come per la messa in scena per la presentazione del "libretto rosso": un manifesto privo di grandi idee, risolutamente New Labour con qualche concessione al "consenso progressista", nuovo slogan di Brown, leggermente più a sinistra dei precedenti. Per l'occasione erano in 14, accalcati sul palco, con la colonna sonora degli U2 "It's a beautiful day". Ma non sono proprio bei giorni questi per i laburisti. Tira un bizzoso vento d'aprile che potrebbe spostare in modo imprevedibile tanti, forse tantissimi, volatili voti laburisti.

Lo "swingometro" della Bbc, il marchingegno che tenta di calcolare i voti fluttuanti, anticipa che un 8 per cento di voti laburisti potrebbe finire in tasca ai liberaldemocratici. Charles Kennedy, il loro simpatico leader cicciottello, è diventato ancora più simpatico grazie all'arrivo in piena campagna elettorale del suo primo figlio, Donald James. Ed è l'unica alternativa per gli elettori laburisti disamorati del blairismo. Il suo manifesto ha veramente delle idee di sinistra. Come tassare al 50 per cento i superedditi oltre le 100 mila sterline per finanziare l'assistenza sanitaria gratuita per gli anziani, l'abolizione delle tasse universitarie aumentate da Blair e la cancellazione della iniqua ed esorbitante tassa comunale universale. Kennedy potrebbe registrare il migliore risultato dal 1929 a oggi. Gli ultimi sondaggi lo danno al 21 per cento. In un sistema maggioritario rigido non ha nessuna chance di arrivare a Downing Street . Ma lo spostamento di voti decapiterebbe 40 deputati labour. Indispensabili, qualora si avverasse un astensionismo da record, vero incubo dei laburisti in questo voto, il più imprevedibile degli ultimi dieci anni. «Se 79 elettori su cento vanno alle urne ce la facciamo», conferma uno stratega laburista: «Se la partecipazione scende sotto al 55 per cento siamo fottuti». Alle ultime elezioni nel 2001 fu sotto al 60. E di mezzo c'è stata la guerra in Iraq e il crollo della fiducia in Blair Il rischio è il "Parlamento appeso", senza una maggioranza e con lo spettro di un governo di coalizione lib-lab.

È anche per questo che Blair, da guerriero qual è, si è lanciato all'inseguimento di ogni singolo voto laburista, mettendo da parte le divisioni con il rivale-erede. Ed evocando un terzo mandato laburista più a sinistra sotto Brown. Ma i segnali non sono positivi. Anche se la seconda fase della campagna gli ha accreditato sei punti di vantaggio (39 per cento) sui conservatori (fermi al 33). Michael Howard, il leader dei tories, ha cominciato a fargli sentire il fiato sul collo, inaugurando la strategia del'"hit and run", colpisci e scappa. Uno stile che consiste nel colpire il governo sui suoi punti deboli, immigrazione e crimine in primis, per poi spostarsi su un nuovo terreno il giorno dopo. Howard si sta rivelando un osso duro. E sta ripagando Blair con la sua stessa moneta: copiare le politiche del nemico. Tanto che i due manifesti sono difficilmente distinguibili su molti punti. In teoria gli elettori laburisti sarebbero superiori in numero. Ma quelli dei tories sono più anziani e superdeterminati a votare (65 per cento). Un quarto dei giovani tra i 18 e i 25 anni, invece, avrebbe già deciso di astenersi per protesta. Se si aggiungono le minoranze etniche, soprattutto quelle musulmane, alienate da guerra in Iraq e leggi antiterrorismo, si capisce perché la vittoria è tutt'altro che certa. Uno dei grandi interrogativi è: quanti orfani della sinistra voteranno per i liberal-democratici? Gli ultimi focus group hanno identificato una nuova categoria, la Generazione Jones, quelli tra i 39 e i 51 anni, che avrebbe in mano le chiavi di Downing Street. La loro caratteristica è la determinazione a votare e la propensione a cambiare partito. Come Evan Jones, 39 anni docente di storia, due figli piccoli, ancora indeciso nella circoscrizione di Bristol, in mano ad una fragile maggioranza laburista. «Non ho mai votato e non voterei mai i tories», spiega Jones: «Quel che trovo disgustoso sono le leggi autoritarie di Blair e mi piace la difesa delle libertà civili dei lib-dem».

Gli fanno eco altri indecisi: Julie e Mel Jones, 49 e 40 anni, working class. Due figli adolescenti. Per loro il più grande problema sono i costi degli studi a cominciare dall'incremento delle tasse universitarie. Il loro primogenito tra poco andrà all'università per uscirne con un debito di almeno 30 mila sterline «Sono cresciuta sotto la Thatcher», spiega Julie, «e non voterei mai Tories. Fossi sicura che i liberal-democratici ce la facessero, voterei per loro, ma non voglio correre il rischio di sprecare il mio voto e aprire la porta ai conservatori». Il 5 maggio saranno anche gli Jones a decidere quegli 80 seggi che potrebbero stravolgere la scena politica britannica.


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[Modificato da fergus 27/04/2005 17.32]

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Dico solo : astensionismo record e i liberaldemocratici prenderanno addirittura di più di quel 21 per cento dell'articolo di Piras, che cowboy blair non è facile da digerire per tutti...

Il Labour (o pseudoLabour) ce la farà grazie agli impresentabili e anonimi avversari di sempre : per cui dico che i Tories scenderanno al minimo storico, nonostante peschino tra l'elettorato meno giovane e quindi meno "pigro" a recarsi alle urne (troppi giovani british hanno una attitudine "whogivesafuck"... dubito che su un ipotetico forum di otheritaly una sezione intitolata Raplament avrebbe più di 4/5 interventi alla settimana...)



Saluti da Mago Morisino.

[Modificato da admin/moris 27/04/2005 18.06]

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l'astensionismo la farà da padrone anche se ho letto che circa l'80% dell'elttorato tories andrà per certo a votare a fronte del circa 60 e rotti% dei Blairionauti....

per chi interessasse un efficace specchietto del "Guardiano" :

politics.guardian.co.uk/election2005/policyguide/europe.html
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Re:

Scritto da: admin/moris 27/04/2005 18.04
Prima di commentare, segnalo la gravissima assenza nel sondaggio di Pulici&Graziani, i gemelli del goal [SM=g27835]




Mitici! Sottoscrivo, ed infatti ho votato "altri".
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Opposition parties in Scotland have criticised the prime minister after the publication of legal advice he received before taking Britain to war in Iraq.

Scottish Tory leader David McLetchie said Tony Blair should be punished for lying to the British public.

SNP leader Alex Salmond said people's trust in the prime minister was "in tatters".

However, Scottish Secretary Alistair Darling defended Mr Blair and said he "acted in good faith".

In advice given on 7 March, 2003, the Attorney General Lord Goldsmith raised possible legal arguments which could be made against the Iraq war. ....
news.bbc.co.uk/go/pr/fr/-/1/hi/uk_politics/vote_2005/scotland/449...
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image.guardian.co.uk/sys-images/Guardian/Pix/steve_bell/2005/04/11/bell...
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