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Ricordare Cefalonia :in onda l'11 e il 12 aprile su RaiUno

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2005 18:43
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L'attore protagonista del film in onda l'11 e il 12 aprile su RaiUno
La storia del massacro dei militari italiani nel settembre del 1943
Luca Zingaretti eroe di Cefalonia
"Necessario ritrovare le nostre radici"
"Momento difficile per il Paese, bisogna risvegliare la memoria"
Presto un film su Carlo Urbani, medico italiano ucciso dalla Sars
di ALESSANDRA VITALI


Luca Zingaretti
ROMA - Fu "il primo atto della Resistenza di un'Italia libera dal fascismo". E' stato Carlo Azeglio Ciampi, quattro anni fa, a fissare il senso di quanto accadde a Cefalonia nel 1943. Il tributo di sangue pagato dai militari italiani di stanza a Cefalonia e Corfù, che dopo l'8 settembre si trovarono al bivio: arrendersi ai tedeschi o combattere senza aiuti. Scelsero di combattere, morirono, in una settimana circa, in 9.640. "Dimostraste che la Patria non era morta - disse il Presidente Ciampi nei luoghi dell'eccidio - anzi, con la vostra decisione, ne riaffermaste l'esistenza. Su queste fondamenta risorse l'Italia".

Quel pezzo di storia diventa un film per la tv. Si intitola Cefalonia, è scritto da Sandro Petraglia e Stefano Rulli, diretto da Riccardo Milani, va in onda lunedì 11 e martedì 12 aprile su RaiUno. Luca Zingaretti è il protagonista, nei panni del sergente Saverio Blasco, veterano convinto dell'inutilità della guerra ma pronto a tener fede al giuramento. Accanto a lui Luisa Ranieri, e poi Jasmine Trinca, Claudio Amendola, Corrado Fortuna, Claudio Gioè.

Il sergente Blasco, Montalbano, padre Puglisi, Perlasca, in futuro Carlo Urbani. Una predilezione per i personaggi di forte impatto morale?
"E' una coincidenza, una fase della mia carriera. In teatro ho fatto di tutto. E' vero che i miei esordi al cinema sono stati 'cattivissimi', penso a Il branco, Vite strozzate, La Piovra 8. In questo momento mi propongono storie talmente belle e le accetto di corsa, sfido qualunque attore a rifiutare un Perlasca, un Puglisi, o Blasco. Che poi abbiano un impatto morale e sociale alto, mi fa piacere. Ma sono un attore, guardo le potenzialità di una storia, se mi piacerebbe interpretarla".

Quali erano le potenzialità di Cefalonia?
"Credo che questa storia possa risvegliare un senso di appartenenza. E' un momento difficile per l'Italia, bisogna tenere viva la memoria, recuperare le radici del paese. Un film come questo può far comprendere, a chi non sa o non ricorda, che quel che oggi diamo per scontato è frutto di orrore e sofferenza".

Il racconto è affidato a un personaggio, il sergente, che sembra un imboscato, poi cambia atteggiamento, diventa un paladino della libertà.
"E' stanco, ha un passato glorioso ma sente quella guerra come non sua, vuole tornare a casa. Non è un codardo, sa con chi ha a che fare, dice 'voi non conoscete la Wermacht, se sono dieci, in trenta secondi diventano mille'. Non vuole più sangue, ecco".

Però poi decide di combattere.
"Per tenere fede al giuramento. Quando la maggioranza sceglie di tenere testa ai tedeschi, lui dissotterra l'ascia di guerra. Diventa un eroe".

Anche di recente parecchi italiani sono morti in una guerra non loro e sono diventati eroi.
"Perché ancora non abbiamo capito che la guerra non è uno strumento efficace per risolvere i problemi. Oggi la situazione, le persone, il mondo sono completamente diversi, quel che non cambia è che non impariamo mai niente dal passato".

Ha interpretato storie importanti affidate al piccolo schermo. Il cinema non ne offre di egualmente stimolanti, o è una scelta personale?
"In realtà di cinema buono ce n'è. Io non ho preferenze, è che il cinema dovrebbe offrire storie più strutturate, che in tv non puoi proporre perché entri nelle case delle persone. Detto questo, mi pare che storie di questo tipo non è che ce ne siano tante. Quindi, tra una brutta storia per il cinema e una bella per la televisione, scelgo senza dubbi la seconda".

Oppure se la va a cercare da un'altra parte, come il documentario sull'Africa.
"E' un genere che ho scoperto per caso, poco considerato in Italia e molto valorizzato nel resto del mondo. Per l'Amref ho girato Gulu, che è il nome di un paesino dell'Uganda dove accadono cose terribili. Le ho raccontate, con i proventi è stato aperto un centro d'accoglienza. Con il documentario ho scoperto un mondo del tutto diverso dalla finzione cinematografica".

Quindi altri ne verranno?
"Sto lavorando a qualcosa di simile su Suso Cecchi D'Amico. Non è proprio un documentario, piuttosto riprendo delle conversazioni fra Suso e sua nipote, Margherita D'Amico. Il ritratto di una donna di novant'anni che ha conosciuto il mondo da un osservatorio privilegiato, ha frequentato l'intellighenzia del Novecento. E ti racconta l'Italia mostrandoti quanto siamo cambiati, e quanto in fretta, senza conservare la memoria di come eravamo".

Il ritorno al cinema?
"A settembre uscirà I giorni dell'abbandono, di Roberto Faenza, con Margherita Buy. Poi fra il 2006 e il 2007 mi dedicherò al film su Carlo Urbani".

Dov'è finito Montalbano?
"Sto per girare altri due episodi, e saranno rigorosamente gli ultimi. Sono felice di averlo fatto, ma a un certo punto si deve dire basta. E' stato bellissimo, ma tutte le cose belle prima o poi finiscono".

Sean

www.radioalt.it

Do Androids Dream of Electric Sheep?
( Blade Runner - Philip K. Dick )

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