Mentre vagavo su uno dei miei newsgroup preferiti (free.it.storia.medioevo) alla ricerca di informazioni per il mio testo teatrale sui "miei" monaci ameni (
)ho trovato questo trafiletto (di Guardrail) sulla nascita di molti liquori nella storia. Parla dal secondo paragrafo anche dell'Irlanda e di san Patrizio, così ho pensato di rendervi partecipi
«I Padri dell'acquavite»
I monaci furono i primi a produrre molti liquori, grappe e altre
«acque di vita». Il fatto si spiega facilmente: essi furono i soli ad avere per molto tempo una farmacia, riserve di vino, mezzi finanziari e tecnologici per trattarle, lo spirito di inventiva e il senso della tradizione, il coraggio di innovare e la capacità di lasciar invecchiare. Avevano inoltre importato dall'Egitto l'alambicco (non è un caso se si contano un francescano, Raimondo Lullo e un domenicano, Alberto il Grande tra i primi distillatori del Medio Evo).
Arrivati in Irlanda, essi vi fondarono le più potenti e attive comunità monastiche che la storia ha conosciuto. Il clima di questa verde regione non si prestava per nulla alla coltura della vite, ma essi fabbricarono un alcolico che doveva fare il giro del mondo: l' whisky.
La prima menzione che ne viene fatta risale al 1494 e concerne la consegna di una quantità di orzo a un certo fratello John Cor:«Wherewith to make acquavitae» (che è il termine latino del
uisce-batha parola che ha dato vita a whisky).
La leggenda che fa di San Patrizio l'inventore di questo
alcolico contiene dunque i suoi elementi di verità: di fatto tre
su quattro delle distillerie che operano oggi in Irlanda sono
installate in città che furono sedi di famose abbazie.
Monaci e Irlandesi, cioè intraprendenti e grandi monaci, i
figli di San Patrizio partirono per evangelizzare le terre del
Nord. Sotto i loro passi avventurosi si vedono sgorgare fiumi
di liquore di ginepro, di grappa, di vodka, di acquavite, di
scotch, di goldwasser. A questa lista impressionante, Ray
mond Dumay aggiunge il calvados e la grappa, due acquaviti.
E non si presta attenzione che ai più pregiati... «Affermare che
tra monastero e distilleria non c'è frattura - scrive ancora lo
stesso autore - ma continuità» non è un sacrilegio. E perché
dovrebbe esserlo?
Gli alcolici bianchi - la susina, il kirsch, la quetsche, l'elixir di Spa, la becker's - si iscrivono in un vasto quadrilatero:Vittel, Spa, Ems, Carlsbad, dove fiorirono le abbazie benedettine o irlandesi di Luxeuil, di San Gallo, di Salisburgo, di Fulda...
Riassumendo tutti i nostri alcolici hanno conosciuto un periodo monastico, quello delle origini. I cistercensi d'Orval fabbricavano la "trappistine"; i cistercensi d'Aiguebelle, l'acqua di archibugiata; i premostratensi l'elixir di padre Gau
chez; i monaci di Sénanque il sénancol; i solitari della Grande-
Chartreuse la chartreuse; i benedettini di Fontgombauld, il
kirsch. I severi camaldolesi, i monaci di Casamari hanno i loro
liquori, e i gesuati, nel XV secolo erano soprannominati dai
Veneti «I Padri dell'acquavite». L'acqua di melissa è stata
inventata dai carmelitani scalzi d'Italia partendo da piante
coltivate nel loro giardino di Parigi, in rue de Vaugirard. E
dobbiamo, sembra, l'acqua di fiori d'arancio... all'ordine mili
tare in ospitaliero di Rodi, divenuto più tardi ordine di Malta.
Solo la "bénédictine" è di origine laica, ma è fabbricata nell'antica abbazia di Fécamp.
www.mynewsgate.net/messaggio.php?num=1508&ng_id=3112[Modificato da dubh 10/01/2005 0.51]
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