Belfast: la vera storia della “rapina del secolo”
di Gustavo Pregoni
02 Mar 2005
Dal nostro corrispondente dall'Irlanda del Nord
"If liberty means anything at all, it means the right to tell people what they do not want to hear". (George Orwell)
Belfast, 02 Marzo 2005. A Donegall Square, piazza principale di Belfast, oltre al City Hall, enorme edificio del municipio in puro stile georgiano, si trova anche un altro palazzo di cui negli ultimi mesi qui in Irlanda del Nord, ma anche nelle austere stanze di Westminster e del Dàil di Dublino, si è tanto parlato. Si tratta della sede principale della Northern Bank, il cui caveau lo scorso 20 dicembre fu svaligiato di circa 26,5 milioni di sterline, pari a circa 37 milioni di euro.
Di tale rapina la polizia nordirlandese (PSNI) e la Independent Monitoring Commission, organo deputato a vigilare sulle attività dei gruppi paramilitari, hanno entrambe dichiarato responsabili, per altro senza alcuna prova documentata, l’Ira ed il suo braccio politico, il Sinn Fèin (SF).
Poco ha contato il fatto che l’Army Council dell’IRA, da parte sua, abbia pubblicamente dichiarato con un comunicato ufficiale la propria totale estraneità ai fatti e respinto l’accusa, e così anche il SF, per bocca del suo presidente Gerry Adams: Paul Murphy, secretary of state per l’Irlanda del Nord, ha comunque affermato la responsabilità del movimento repubblicano ed annunciato ufficialmente, in un discorso tenuto lo scorso 22 febbraio davanti alla House of Commons, l’intenzione di infliggere al partito repubblicano le sanzioni finanziarie, riguardanti quella somma di denaro, dell’ammontare di 120,000 sterline, spettante a titolo di finanziamento pubblico a tutti i partiti politici nordirlandesi.
Le indagini e le investigazioni riguardanti la commissione della rapina, tra l’altro, condotte nelle sei contee del nord dalla PSNI e, nella Repubblica d’Irlanda, dalla Garda, polizia di stato, di concerto con il Criminal Assets Bureau e con il dipartimento di Fraud Investigation, hanno per parecchio tempo letteralmente brancolato nel buio.
Poi, per strana coincidenza, proprio dopo le accuse rivolte all’IRA, nei giorni scorsi la ricerca del maltolto ha portato al ritrovamento di più di 3,1 milioni di sterline, recuperate in varie operazioni, effettuate sul suolo irlandese (a Cork, Dublino, Tullamore, co. Offaly, e Rathmore in East Kerry) ed eseguite da oltre 80 detectives. In totale, otto persone sono state arrestate dagli agenti del quartier generale di Anglesea Street, a Cork City; inoltre Garda e PSNI hanno instaurato una stretta collaborazione ad hoc, finalizzata all’esame delle banconote ritrovate a seguito delle indagini riguardanti il money laundering, ossia il riciclaggio del denaro sporco correlato alle attività illecite della PIRA.
Il 17 febbraio scorso, alle prime ore del mattino, gli agenti hanno sequestrato circa 2,3 milioni di pounds nel basement di una casa nell’area di Farran in county Cork, ed un uomo ed una donna sono stati arrestati.
L’uomo si chiama Ted Cunningham, imprenditore di Cork, che dopo essere stato sottoposto a due giorni di interrogatorio, è stato rilasciato, così come anche la donna; comunque il Director of Public Prosecution (DPP), l’equivalente della nostra pubblica accusa, si è riservato di preparare i files con dei capi d’accusa più dettagliati.
In un’altra operazione è stata perquisita una casa a Douglas, sempre nei dintorni di Cork, dove sono state scoperte circa £ 60,000, che, a seguito di test specifici, sono state identificate come parte del bottino trafugato dalla Northern Bank: questo ha portato all’arresto di altre persone fra le quali figura un certo Tommy Hanlon, vecchio consigliere eletto nelle file del SF, comunque anch’egli rilasciato dopo poche ore.
Il 19 febbraio altri tre uomini, uno di Cork City e due di Derry, sono stati arrestati a Dublino e condotti in stato di fermo alla stazione della Garda di Clondalkin; sono stati fermati alla stazione dei treni di Heuston a seguito di varie operazioni di sorveglianza tenute nella regione del Leinster: la ricostruzione ufficiale della polizia prevede che il primo, uno chef di nome Don Bullman, sia giunto da Cork con l’incarico di consegnare una valigia piena di soldi, contenente circa 94,000 euro cash, ai due uomini provenienti da Derry, i quali avrebbero dovuto in seguito riattraversare il confine portando così le banconote definitivamente in Ulster.
In conclusione, fra tutti coloro arrestati, l’unico che è stato trattenuto è stato proprio Bullman, accusato di essere membro della Real Ira, gruppo dissidente repubblicano contrario ad ogni accordo di pace e colpevole dell’attentato di Omagh dell’agosto 1998; per gli altri vale quanto scritto precedentemente in relazione a Cunningham, ossia il DPP sta revisionando le loro posizioni per formulare l’accusa definitiva.
Riguardo le indagini svolte invece nelle sei contee, va detto inoltre che, nonostante gli evidenti ed imbarazzanti tentativi della polizia di far passare tale notizia inosservata, proprio alcuni agenti della PSNI hanno trovato 5 pacchetti di banconote della Northern Bank da £10,000 sterline ciascuno nelle toilettes del Newforge Police Social Club, un posto di ritrovo per poliziotti in pensione nei sobborghi di South Belfast. Hugh Orde, chief constable, ha immediatamente dichiarato al riguardo che questo non è altro che un espediente dei repubblicani finalizzato a distogliere l’attenzione dalle indagini sulle operazioni di riciclaggio in cui l’IRA è coinvolta nell’Eire.
Logicamente tutti questi eventi hanno generato negative conseguenze sullo sviluppo del peace-process, perché ormai è in atto un vero e proprio processo di criminalizzazione dell’intero movimento repubblicano, non solo in Irlanda del Nord, ma anche nella Repubblica. Alle pressioni esercitate dai partiti unionisti, quali DUP e UUP, al nord, e concernenti una possibile esclusione del SF da ogni processo politico, richiesta a gran voce sia da Paisley che da Trimble, si aggiungono anche le affermazioni dei leader politici della Repubblica d’Irlanda: il leader del Fine Gael, Enda Kenny, ha dichiarato che i recenti arresti hanno seriamente messo nei guai Adams e soci ed ha invitato la leadership del SF, che attualmente è l’unico partito politico a candidarsi sia in Ulster che in EIRE, a chiarire il proprio rapporto con coloro che sono stati di recente arrestati.
Anche Pat Labitte, leader dei Labour, si è definito alquanto meravigliato di tali arresti e che gli eventi ormai sono decisamente contro ogni tentativo del Sinn Fèin di negare il proprio coinvolgimento. Martin McGuinness, chief negotiator e numero due del SF, invita ad esercitare la massima cautela riguardo la connessione fra il suo partito e gli arrestati e si dichiara convinto che la verità prima o poi uscirà fuori.
Personalmente credo che ogni responsabilità dell’IRA oppure del SF alla rapina, se accertate, siano da considerarsi un autogoal per l’intera popolazione cattolica delle sei contee, pertanto giudico alquanto improbabile che la leadership del movimento abbia potuto mai progettare o comunque dare l’assenso ad un’azione dalle così devastanti conseguenze.
Martin Dillon, autorevole giornalista e scrittore, ha intitolato un suo libro “Dirty War”, indicando con tale termine la strategia messa in atto dall’intero establishment britannico nel combattere l’IRA, usando a tal fine mezzi leciti, ma soprattutto illeciti, quali supergrasses, collusion, shoot to kill policy, ecc.
Che tale guerra sporca sia di nuovo in atto?
Gustavo Pregoni
redazione@reporterassociati.org
Fonte:
www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&...
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"Where is the wisdom we lost in knowledge? Where is the knowledge we lost in information?"
T.S. Eliot