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02/12/2003 09:29 | |
Venerdì 28 Novembre 2003
ELEZIONI DELL’ASSEMBLEA DELL’IRLANDA DEL NORD: IL D.U.P. DI PAISLEY PRIMO PARTITO (E SCONFIGGE LO U.U.P. DI TRIMBLE); IL SINN FÉIN SECONDO PARTITO (E DISTRUGGE IL S.D.L.P.).
Sono terminati tardissimo, alle ore 20.35 di oggi (ora locale), i successivi conteggi delle schede delle elezioni per l’Assemblea dell’Irlanda del Nord del 26 Novembre. Come è noto ai nostri lettori, le elezioni per l’Assemblea avvengono con rappresentanza proporzionale e preferenza trasferibile sulla base di ognuno dei 18 collegi elettorali in cui sono divise le 6 Contee dell’Irlanda del Nord (ogni collegio elegge 6 deputati all’Assemblea, chiamati MLAs, Membri dell’Assemblea Legislativa), il che richiede una serie di conteggi successivi dei voti per determinare chi dei candidati sia stato eletto; viene infatti eletto al primo colpo solo chi supera una certa quota, diversa da collegio a collegio. Il collegio ritardatario è stato quello unionista di Strangford. L’affluenza alle urne, complice l’inclemenza degli elementi, è stata bassa in termini nord-irlandesi. Gli aventi diritto al voto erano 1.097.526, ma i votanti sono stati solo 692.028 (il 63,84%; il 5% in meno rispetto alle elezioni per l’Assemblea del 1998). I risultati elettorali confermano e rispecchiano l’incremento della popolazione cattolica (quasi interamente nazionalista irlandese) rilevato dal censimento del 2002: partiti e indipendenti nazionalisti hanno ottenuto a queste elezioni circa il 42% dei voti di prima preferenza (era stato meno del 40% nel 1998).
Dai risultati elettorali, secondo i meccanismi istituzionali previsti dagli Accordi di Belfast del 10 Aprile 1998, risulta che il futuro Primo Ministro dell’Irlanda del Nord dovrebbe essere il reverendo Paisley del DUP, e Vice-Primo Ministro Gerry Adams del SF (o, nel caso decidessero di delegare ai vice, rispettivamente Peter Robinson e Martin McGuinness). Dal momento che il DUP si è sempre dichiarato contrario agli Accordi e allo stesso processo di pace, visto come cedimento dello Stato britannico nei confronti dei Repubblicani, molti commentatori prevedono tempi durissimi per gli Accordi, in quanto un Esecutivo simile non può essere varato, e quindi il Governo di Londra continuerebbe a esercitare il suo controllo diretto sulle Sei Contee (come ha fatto, del resto, tramite le ‘sospensioni’ delle istituzioni create dagli Accordi, per la maggior parte dei cinque anni e mezzo trascorsi dalla elezione della prima Assemblea dell’Irlanda del Nord, nel Giugno 1998). Altri sostengono invece che il processo di pace può essere solamente rallentato nel suo cammino, ma non fermato, e che un nuovo intenso processo negoziale potrà rendere possibile, nell’arco di qualche mese, ciò che oggi pare assolutamente impossibile.
I risultati politici più rilevanti.
Il Democratic Unionist Party (D.U.P.) del reverendo Ian Paisley è diventato il primo partito delle Sei Contee con il 25,71% dei voti di prima preferenza, vincendo nettamente il duello con lo Ulster Unionist Party (UUP) di David Trimble, e primo anche come numero di seggi nell’Assemblea, 30, spazzando via tutti gli altri partiti unionisti minori anti-Accordi. Gli esponenti del DUP, che ora si proclama unico rappresentante reale della popolazione unionista irlandese, si sono dichiarati felici del fatto che il proprio trionfo farà crollare gli Accordi di Belfast del 1998, visto che per la loro opposizione intransigente non si potrà ristabilire un Esecutivo dell’Irlanda del Nord funzionante, e che pertanto il Governo britannico si assumerà di nuovo il controllo diretto delle Sei Contee. Gli scettici insinuano che invece tale intransigenza sia solo una sceneggiata post-elettorale per alzare il prezzo nelle necessarie trattative con Londra e con gli altri partiti.
Il Sinn Féin, che ha ottenuto 24 seggi all’Assemblea, si è confermato, come già nelle elezioni amministrative dell’Irlanda del Nord e per il parlamento di Londra del 2001, primo partito nazionalista a spese del SDLP, e secondo partito delle Sei Contee, con il 23,52% dei voti di prima preferenza. Per le bizzarrie del sistema delle preferenze trasferibili ha ottenuto meno seggi del terzo partito, lo UUP; ma questa volta, a differenza delle elezioni per i consigli distrettuali del 2001, l’avere superato come numero di voti il SDLP si è tradotto anche in un superamento in termini di seggi, così che il rapporto tra i seggi del SF e quelli del SDLP si è esattamente rovesciato rispetto all’Assemblea eletta nel 1998: allora SDLP 24 e SF 18, ora invece SF 24 e SDLP 18. Il presidente del SF, Gerry Adams, ha ribadito che gli Accordi sono intoccabili e che devono essere pienamente attuati dal Governo di Londra e da quello di Dublino, e si è detto convinto che trattative dirette tra SF e DUP avranno luogo, nonostante le smentite di Paisley, che ha escluso qualsiasi negoziato coi detestati Repubblicani.
Il terzo partito per numero di voti (col 22,67% delle prime preferenze), lo Ulster Unionist Party (U.U.P.) di Trimble, discendente diretto del partito unico unionista che (mal)governò, incontrastato, le Sei Contee dal 1921 al 1969, si trova sotto lo shock di essere stato sconfitto dal DUP, il partito unionista rivale, che su questa sfida e scommessa ha giocato tutta la sua campagna elettorale. Il radicamento territoriale del partito ha permesso di limitare i danni e di ottimizzare il voto (che si è comunque mantenuto stabile, guadagnando anzi un 1,39%), eleggendo nonostante il sorpasso del DUP 27 deputati all’Assemblea. David Trimble (che nel suo collegio elettorale dell’Upper Bann ha ottenuto un successo personale, venendo eletto al primo colpo) ha fatto buon viso a cattivo gioco, dichiarando che anche se il DUP riuscirà a bloccare le istituzioni dell’Irlanda del Nord si renderanno necessarie nuove elezioni, e allora la popolazione unionista si renderà conto della demagogia del DUP e tornerà a votare lo UUP. Ma in realtà i guai di Trimble sembrano appena cominciati: infatti i suoi rivali nel partito, avversari degli Accordi del 1998, Jeffrey Donaldson e David Burnside, insieme ad almeno due loro alleati dichiarati, sono stati eletti all’Assemblea (Burnside, eletto al primo colpo nel collegio di Antrim Sud; e Donaldson eletto al primo colpo nel suo collegio della Lagan Valley, ma col più grande successo personale: ha ottenuto infatti più voti di ogni altro candidato a queste elezioni). I dissidenti dello UUP faranno quindi probabilmente causa comune col DUP di Paisley, e cercheranno di trovare nuovi adepti tra i deputati dello UUP nell’Assemblea, e nel resto del partito, per un nuovo tentativo di cacciarne David Trimble dalla guida. In termini istituzionali, se ai 30 eletti del DUP si aggiungono i 4 sicuri deputati anti-Accordi dello UUP (ma si crede siano più di 4) e il deputato dello U.K.U.P., si vedrà che quasi due terzi dei 59 deputati designati come unionisti alla Assemblea eletti in queste elezioni sono contrari agli Accordi di Belfast, oggi struttura portante del processo di pace.
Il declino del Social Democratic and Labour Party (SDLP), il partito che rappresentava (con scarsa attinenza al suo nome) il nazionalismo irlandese ‘moderato’ e avverso all’Esercito Repubblicano Irlandese (I.R.A.), ha subito in queste elezioni un’accelerazione decisiva: il SDLP si è infatti ritrovato al quarto posto, col 16,98% delle prime preferenze e soli 18 deputati. Il ritiro dalla politica dei suoi leader storici, tra i quali John Hume e Seaumus Mallon (che era stato interpretato dai maligni come la fuga dei topi dalla nave che affonda), ne è stato conseguenza, non causa. Il fatto che il SDLP fosse stato superato dal Sinn Féin alle elezioni del 2001 era stato dichiarato a torto dai suoi leader un fatto ‘occasionale’: con queste elezioni l’‘occasionale’ si è dimostrato ‘irreversibile’. La ragion d’essere del SDLP era di rappresentare i nazionalisti che non erano d’accordo sulla lotta armata dello I.R.A. (e, quindi, quelli molto vicini alle posizioni politiche della Chiesa cattolica irlandese, quelli con qualche proprietà al sole, i ‘borghesi’ o ‘middle class’), era di essere i ‘moderati’ rispetto a qualcun altro; ora che lo IRA è in stato di cessate il fuoco da più di sei anni e non intende ricominciare la guerra, e che il Sinn Féin ha ufficialmente aderito ai principi di non violenza di Mitchell, questa ragion d’essere è venuta del tutto meno. Il SF ha un profilo più attivo, più fattivo e più giovane del SDLP, e alla maggioranza della popolazione nazionalista delle Sei Contee sembra un veicolo più efficace per rappresentare le proprie aspirazioni. Ora al SDLP si presentano tristi prospettive di implosione e di scissione: già nell’ultimo anno vari suoi rappresentanti hanno alluso alla possibilità di trasformarsi nella sezione nord-irlandese del Fianna Fáil, il maggiore partito della Repubblica irlandese, mentre altri suggerivano invece di confluire nello Irish Labour Party (ILP) delle 26 Contee del Sud. Questa disperazione ha colorito le scomposte reazioni del partito alla sconfitta elettorale: il leader, Mark Durkan, ha detto di temere il crollo totale del processo di pace, mentre uno dei deputati del SDLP della scorsa Assemblea, cui è stato soffiato il posto da uno del SF, ha accusato l’elettorato nazionalista di “avere scelto al posto nostro dei pistoleri e degli esperti in disordini di strada”.
Un partito che ha invece beneficiato della propria irrilevanza è stato il Partito dell’Alleanza dell’Irlanda del Nord (Alliance Party of Northern Ireland, A.P.N.I.), partito con elettorato quasi interamente protestante, ma che ha sempre inteso opporsi al discrimine confessionale che caratterizza i partiti unionisti, e che ha sempre sostenuto il processo di pace. Quinto partito in Irlanda del Nord, col 3,68% delle prime preferenze. Per il meccanismo delle preferenze trasferibili (che l’elettore trasferisce solo a chi non odia, ma non necessariamente a chi ama) lo APNI è riuscito, pur avendo perso quasi metà dei propri elettori, a riconfermare, negli ultimi dei successivi conteggi, i suoi 6 seggi all’Assemblea in sei collegi a maggioranza unionista.
Catastrofe, invece, per la Coalizione delle Donne dell’Irlanda del Nord (Northern Ireland Women’s Coalition, N.I.W.C.), altro partito né nazionalista né unionista, vagamente femminista e favorevole al processo di pace, che ha perso entrambi i suoi seggi.
Il Partito Unionista Progressista (P.U.P.), legato ai paramilitari lealisti della U.V.F., favorevole al processo di pace, che intendeva rappresentare la classe operaia lealista, ha subìto una batosta, perdendo tre quinti dei voti e uno dei suoi due seggi: il leader del partito, David Ervine, è stato rieletto solo all’ultimo conteggio nel collegio di Belfast Est, mentre il suo compagno Bill Hutchinson è stato trombato a Belfast Nord. Effetto, probabilmente, del discredito procurato dalle faide dei paramilitari lealisti. Così a maggior ragione anche l’uomo della U.D.A. (ormai, invece, anti-Accordi) Frank McCoubrey, presentatosi come indipendente nel collegio di Belfast Nord, ha dovuto accontentarsi di 469 prime preferenze, senza speranza di essere eletto.
Disfatta totale, invece, per i partiti minori e gli indipendenti unionisti anti-Accordi, i cui voti sono stati completamente risucchiati dal DUP. Nella maggior parte dei casi, sotto nuovi nomi di fantasia (come la Ulster Unionist Coalition e il NIUP) o come indipendenti, i loro candidati erano transfughi dai partiti unionisti maggiori, personaggi per tutte le stagioni, come i quattro deputati all’Assemblea del Partito Unionista del Regno Unito (U.K.U.P.) che subito dopo le elezioni del 1998 disertarono il loro leader Robert McCartney e formarono il Northern Ireland Unionist Party (NIUP): la loro scomparsa (tra partitini e indipendenti hanno avuto meno del 3% di prime preferenze) rende senza dubbio gli unionisti anti-Accordi più compatti, sotto la guida indisputabile del DUP. Unico candidato di quest’area ad avercela fatta è stato appunto Robert McCartney dello UKUP (che si conferma partito di un solo uomo) nel collegio di Nord Down, ma solo all’ultimo conteggio.
Un deputato a sorpresa è stato invece il medico cattolico Kieran Deeney nel collegio di Tyrone Ovest, risultato eletto al primo colpo con più di ottomila prime preferenze: si era presentato come indipendente, propugnando una sola causa, il mantenimento a Omagh dell’ospedale, minacciato dai tagli alla sanità (ministro della sanità dell’Esecutivo era Barbara de Brún del SF), e ha probabilmente soffiato un seggio al SF.
Tabella dei dati e partiti minori.
Nella tabella qui sotto (in cui i partiti sono in ordine decrescente secondo i loro voti di prima preferenza) gli Indipendenti non sono scomposti in Indipendenti unionisti e Indipendenti nazionalisti: nel 1998 gli Indipendenti unionisti avevano ottenuto il 3,00% e 3 seggi, quelli nazionalisti appena lo 0,08%; questa volta, invece, circa la metà delle prime preferenze ottenute da Indipendenti, e l’unico eletto, Kieran Deeney, sono attribuibili a Indipendenti nazionalisti.
Il Partito Verde (Green Party), anche se ancora con percentuali minuscole, risulta in crescita. La Alleanza Socialista Ambientalista (Socialist Environmental Alliance, SEA) è il nome usato in queste elezioni dal partito trozkista britannico Socialist Workers Party o SWP: tutti i suoi voti di prima preferenza, tranne 137, sono dovuti al fatto che uno dei suoi due candidati era il giornalista Eamonn McCann, icona storica del movimento per i diritti civili del 1968/69, che non è stato eletto, ma ha con ogni probabilità precluso al SF la conquista di un terzo seggio nel collegio di Foyle (Derry). Il Socialist Party (SP) è un altro partitino trozkista britannico (nel parlamento di Dublino ha però un deputato). Alcuni unionisti si presentano da anni come candidati del Partito Conservatore britannico, tollerati dal partito inglese, ma come si può vedere con percentuale ridicola e senza crescita. Il Workers Party, discendenza diretta dello I.R.A. ‘Official’ degli anni Settanta, prosegue nella sua sparizione progressiva. Il Partito del Voto per Te Stesso (VFYP) è la trovata di un burlone di Belfast Est, tale George Weiss. La Terza Via per l’Ulster (UTW) è collegata all’italiana Forza Nuova, e con appena 16 voti batte tutti gli altri partiti come maglia nera.
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