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The troubles / La questione Nordirlandese

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2010 00:58
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FSE - Lezioni irlandesi - di Paola Ceretta

H.13.00. Alexandra Palace. Great Hall 6. La sala è gremita. Tutti impazienti. Telecamere e macchine fotografiche pronte in mano. Sono qui solo per lui che si presenta con mezz'ora di ritardo: Gerry Adams, l'uomo del miracolo dei famosi accordi di pace del "venerdì santo", che posero fine alla guerra tra IRA (Irish Republican Army) ed esercito di occupazione inglese.
Ed è proprio da qui che parte l'ex leader dello Sinn Fein, il partito politico che da sempre lotta per riunificare l'Irlanda, contro l'occupazione illegale da parte di truppe straniere. Il paragone sorge spontaneo: Ulster come Palestina, come Iraq, tanto per citare le questioni più scottanti del momento, o, per restare in Europa, come i Paesi Baschi.
L'Irlanda del nord è solidale col popolo dell'Islam, che adesso, con la pretestuosa guerra al terrore inventata da Bush, subisce micidiali leggi antiterrorismo simili a quelle che tentarono, invano, di annientare il movimento unionista negli anni settanta. Allora venne approvata una legge secondo la quale chiunque poteva essere arrestato solo sulla base di un sospetto, e trattenuto per una settimana durante la quale veniva torturato fisicamente e psicologicamente. Alla fine confessava qualunque cosa e veniva incarcerato per lunghi anni. Non si contano, ovviamente, i morti per mano delle forze occupanti e le persone sequestrate e seviziate. Questa "politica di sicurezza" ci riporta agli odierni scenari palestinesi e iracheni.

A tale proposito Gerry Adams sottolinea l'importanza di convincere i diversi partiti, e quindi i governi a cui essi danno vita, a sospendere la corsa al colonialismo del terzo millennio: è criminale occupare un paese straniero, qualunque sia la ragione.
L'Irlanda ha attraversato anche questa fase: è stata colonia della Gran Bretagna, la quale ha provveduto, per prima cosa, ad annientare la lingua locale (il gaelico) distruggendo conseguentemente la cultura e i valori tradizionali. Un paese senza cultura, ribadisce Adams, è più facilmente controllabile. Nulla di diverso sta succedendo in Iraq nelle aree occupate attualmente dalla coalizione: non mi stupirei se tra un po' la lingua ufficiale dell'Iraq diventasse l'inglese con l'inconfondibile pronuncia strascicata tipica degli americani.

Gli irlandesi sono anche un popolo di migranti: hanno costruito molte comunità all'estero, dove si sono perfettamente integrati. Nonostante questo rimangono, comunque, sotto controllo. Per questo motivo si sono "alleati" con le altre minoranze, soprattutto con quelle di colore. Si crea, così, una sorta di apartheid, che a sua volta genera conflitti sociali ed economici che, spesso, sfociano in scontri sanguinosi.
La guerra, in Irlanda, è scoppiata nel 1969, dopo 60 anni di governo di un unico partito che ha incentivato la divisione arrivando a istituzionalizzarla. Il movimento indipendentista nell'Ulster è più vivo e forte che mai. Adams pone una questione fondamentale: come ci si può fidare di un paese che manipola l'opinione pubblica favoleggiando di armi di distruzioni di massa inesistenti per ottenere l'avallo a un'invasione illegale? Se ha trattato così la questione irachena, figuriamoci quella irlandese!

L'intervento di Gerry Adams dura circa 20 minuti e delude tutti. Gli applausi sono tiepidi. Le premesse erano allettanti: una piccola porzione di un'isola europea, economicamente e socialmente evoluta, ha subito fino a dieci anni fa l'umiliazione e la repressione che oggi la stessa Europa, al traino degli Usa, infligge ai paesi del Medio Oriente. L'Irlanda ha molto da insegnare, ci sono molte lezioni da imparare. Peccato che non si sia scesi nel concreto, che tutto sia rimasto sospeso per aria.
Durante il dibattito alcuni uditori hanno cercato di approfondire l'argomento, ma le risposte sono state vaghe. Non si è nemmeno riusciti a ottenere un quadro, per quanto schematico, dell'attuale situazione irlandese. In compenso molti intervenuti hanno dato sfogo alla propria rabbia e, molti, anche al proprio ego, dilungandosi in inutili e logorroiche quanto incomprensibili dichiarazioni politico-sociali. Penso che l'unico intervento che abbia colpito tutti, visto che in sala è calato il silenzio assoluto, sia stato quello di una donna araba di Birmingham: suo marito è stato arrestato per strada, mentre tornava a casa dal lavoro, perchè sospettato di potenziali attività terroristiche in quanto cittadino arabo. È tuttora in carcere. Gerry Adams le ha dedicato un breve, sommesso applauso.

Fonte: www.socialpress.it/article.php3?id_article=589


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T.S. Eliot
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