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The troubles / La questione Nordirlandese

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2010 00:58
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Buongiorno Francesca, ti ringrazio del piacevole bentornato, fa piacere essere “pensati”!
Vado subito al punto. Cercherò di essere (relativamente) breve, perchè credo che il segreto della leggibilità sia nell'essere efficaci e concisi. “Voglio scrivere cose che anche un minatore reduce da 11 ore di lavoro possa avere la forza di leggere e comprendere” - (George Orwell – The road to Wigan pier)

Nel tuo cortese e puntuale intervento, sottolinei un punto su cui concordo al 110%: l'oscurantismo del “periodo De Valera”.
arretrato
Considerato (giustamente) un padre della patria nell'EIRE, il suo lungo governo ha tenuto la neonata repubblica in uno stato di prolungata “narcosi”.
Il sogno di una Irlanda rurale, perbenista e baciapile, dove stato e chiesa erano tutt'uno, purtroppo era realtà...
Decenni oscuri: un ordinamento legale medioevale e reazionario, una stagnazione economica, un atteggiamento inutilmente ambiguo durante la neutralità della seconda guerra mondiale e una semi-autarchia economica avevano condotto l'Eire alla povertà e alla marginalità nel contesto Europeo.
Il punto di svolta è stato nel 1973 con l'ingresso nella CEE.
Un poco alla volta il sogno di De Valera inizia ad essere smontato dalla circolazione delle idee, non da quella delle merci.
Altri 15 anni di semi-purgatorio per poi vedere nascere l'attuale “tigre celtica”.
Certo, ancora tante cose nell'Eire stridono con la ricchezza raggiunta. Un ordinamento legale ancora arretrato.
Un diritto di famiglia decisamente “maschilista”.
Diritti individuali non al passo con le moderne conquiste.
Il peso ancora eccessivo di una chiesa “invadente”, chiesa che impone nonostante il calo dei fedeli, il suo punto di vista, e così tante altre cose...
Sicuramente tu ben conoscerai questi fatti... Scopro l'acqua calda.

Ritornando al “topic”, concordo con te su l'anacronismo di rispolverare fatti di altra epoca.
Qui in italia rischieremmo il ridicolo nel celebrare la battaglia di Solferino, la disfida di Barletta, Pietro Micca o l'assedio di Civitella del Tronto (fatti ben più recenti delle presunte “grandi battaglie” celebrate dagli Orangisti).

Certamente non si può mettere la testa nel sacco e far finta che il Nord sia un giardino di rose. A Dublino e dintorni però lo fanno, e non da ora.

Se sia giusto o meno l'atteggiamento non spetta a me dirlo.
Ma la casalinga di Wexford, il ragioniere di Galway e il bancario di Tralee nelle stragrande maggioranza dei casi a pensano esattamente così.
Il bubbone esiste, ma ti assicuro, avendo vissuto (e non poco) nella repubblica in tempi di pre-tigre celtica, che l'atteggiamento della grande maggioranza dei cittadini, è quello da me descritto.
Esemplificativo di questo atteggiamento è un bel libro di uno scrittore che tu sicuramente conoscerai: Ferdia Mac anna – The last of The High kings – Mai descrizione del cittadino medio dell'EIRE fu così veritiera
Una ultima puntualizzazione e poi chiudo quella che rischia di diventare una sterile polemica.
Accetto il civile confronto, rispetto TUTTE le opinioni, anche quelle virulentemente opposte al mio punto, ma faccio fatica a comprendere chi sparge livore e ironia gratuita assolutamente fuori posto.
La mia “storia” di persona, e il mio impegno civile e nella collettività mi hanno abituato al confronto pacato e civile delle idee.
Mai mi permetterei di deridere le opinioni (che posso non condividere) di chi non conosco.
Ergermi a giudice delle altrui opinioni non fa parte della mia storia personale.
Purtroppo il seme dell'intolleranza e sempre pronto a germinare.
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