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Lavori atipici e precari

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2005 12:14
09/08/2005 16:51
 
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Re: Re:

Scritto da: Roberta g.i. 09/08/2005 16.08


Guarda che non è che io pretenda 3.000 euro al mese (come del resto prendeva la persona che ho sostituito) mi basterebbe avere uno stipendio che non copra solo l'affitto e potermi prendere l'influenza senza dover lavorare comunque con 38 di febbre (come mi è capitato quest'inverno). Se poi sono pretese eccessive... va be'! Non è un problema di mansioni, ma di inquadramento: conosco moltissime persone che hanno le mansioni da dirigente, ma non la retribuzione corrispettiva, e accettano questo per fare esperienza. Per cui non mi sembra che manchi la voglia di "fare gavetta" come dici tu. Io ad esempio faccio lo stesso identico lavoro che faceva prima la direttrice della colanna narrativa, ma non ho il suo inquadramento professionale. Una mia compagna di università sostituisce la direttrice della biblioteca in cui lavora (in aspettativa per maternità da un anno, e per altri due ancora) ma il suo contratto è sempre quello di "collaboratore e aiuto bibliotecaria". Un'altra compagna di università lavora ai musei civici di Milano, e organizza gli allestimenti delle mostre, ma il suo inquadramento è lo stesso di quelli che accompagnano le comitive nei musei. Una mia cara amica lavora nell'ufficio personale di una multinazionale farmaceutica e organizza i corsi di aggiornamento per tutta l'azienda, ma prende una "borsa di studio" da staggista. Il problema non mi sembra il "vittimismo dei laureati" [SM=g27833] quanto piuttosto il fatto che in Italia, come sempre, si è passati da un estemo all'altro: da il posto fisso inamovibile di 15 anni fa ad un'assoluta anarchia. Non mi sembra che manchi a nessuno la voglia di lavorare, anche sottopagati, per fare esperienza. Se poi si pretende, dopo cinque o sei anni di lavoro e sacrifici, un riconoscimento, scusami se chiediamo troppo. Probabilmente dovremmo portarci anche la frusta da casa, per non far sprecare al datore di lavoro lo scudiscio. E non sono poi così convinta che il lavoro manchi in assoluto... mio marito (che lavora per una ditta di supermercati) sta cercando disperatamente tre commessi tra sei mesi, e non riesce a trovarli. Il problema è che in alcuni settori le aziende hanno "fatto cartello". Possibile, ad esempio, che in alcuni settori NESSUNA azienda faccia contratti regolari, mentre in altri settori sì?

[Modificato da Roberta g.i. 09/08/2005 16.11]




Roberta, non ti offendere ... forse mi sono espresso male: la situazione è così, difficile per tutti, laureati e non. La situazione lavorativa attuale in Italia consente alle aziende di fare questo, e questo fanno.
sto dicendo che avere una laurea, o non averla, in questo momento poco cambia.
anzi, forse è più facile trovare lavoro come non laureato, per lavori in cui viene richiesta una bassa professionalità, come può essere il commesso di un supermercato, proprio perchè un laureato, con tanto di master e anni di studi, un lavoro così non lo accetta.
l'anomalia italiana è questa: troppe professionalità in rapporto ai posti di lavoro disponibili.
siamo una nazione, ad esempio, che non investe nella tecnologia. le aziende sono vecchie, i macchinari sono vecchi, e non si investe, quindi la qualità non migliora e la concorrenza di paesi come Cina e India si fa sentire ancora di più.
allora io dico: ma tutti i nostri bei laureati, tecnici, ingegneri, scienziati, ecc. ecc. anzichè lasciarli scappare all'estero (in USA vanno a prenderli all'aeroporto, tanto sono ricercati) perchè non li sfruttiamo noi qua?

ad esempio, tu non hai neanche idea di quanto paghiamo un verniciatore con esperienza che sappia gestire una catena di verniciatura. un pacco di soldi, credimi. eppure, non si trovano giovani disposti ad intraprendere la carriera. ad imparare. a crescere, per poi un giorno arrivare a guadagnare quei soldi.
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