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Bono Vox & U2 : il topic !

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2008 11:45
20/06/2005 09:18
 
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Da domani in libreria il libro-conversazione con il leader degli U2 : dagli inizi alla scelta di restare a Dublino all'impegno per l'Africa
Bono: "Come rockstar sono un fallito
per fortuna ci sono musica e amici"

di MICHKA ASSAYAS (repubblicaonline)



Vita da rockstar: s'intitola Bono on Bono il libro (327 pagine, Sperling & Kupfer editore, 16 euro, da domani in libreria) in cui il leader degli U2 si racconta a Michka Assayas. Quattro anni di lavoro per scoprire chi è il musicista partito da Dublino. Assayas lo ha incontrato la prima volta nel 1980 e ha continuato a seguire la band fino al 2001, quando alla fine di agosto - era terminato l'Elevation Tour - Bono perde il padre.

Poi Paul Hewson, alias Bono Vox, 45 anni, accetta di parlare di sé: l'adolescenza solitaria, la morte della madre Iris, dolore che ha segnato la sua vita; il rapporto col fratello e col padre, legame difficile, poi recuperato. E le scelte musicali, le radici irlandesi, l'incontro con le grandi star.

Impegno pubblico e ricordi privati: l'ironia con cui racconta come si costruisce il look, il matrimonio con Ali che dura da 25 anni (hanno quattro figli). L'impegno contro l'Aids, il sostegno per l'Africa, il sogno - realizzato - di cancellare il debito dei paesi poveri con una campagna mondiale, il ruolo di ambasciatore per il Data (Debts, Aids and trade for Africa). Un ritratto a 360 gradi di un artista con un grande futuro dietro le spalle.

Com'era realmente tuo padre?
"Era molto affascinante, divertente e piacevole, ma era anche molto cinico sul mondo e i suoi abitanti: provava affetto per pochi, ma dimostrava scarsa approvazione anche nei loro confronti. Mi sono riappacificato con lui, però non sono mai riuscito a essergli amico... Niente di straordinario, semplice maschilismo irlandese. Non siamo mai riusciti a parlare veramente. Anche negli ultimi giorni di vita, quando andavo a trovarlo in ospedale, poteva solo sussurrare. Aveva il Parkinson. Di notte mi stendevo accanto a lui, su una brandina... Ogni tanto gli leggevo qualcosa... Shakespeare. Gli piaceva moltissimo. Se gli leggevo la Bibbia metteva il broncio. Mi diceva: "Vaffanculo!". In realtà la sua ultima parola è stata proprio quella... L'infermiera domandò: "Bob, sta bene? Cosa sta dicendo? Cosa c'è? Cosa vuole?". Rispose: "Vaffanculo, tiratemi fuori di qui! Voglio andare a casa. Questo posto è una prigione". Furono le sue ultime parole. Non romantiche, però rivelatrici"..

... Volevi che gli amici riempissero il vuoto lasciato dai tuoi genitori...
"Credo di sì. E credo anche un'altra cosa. Se ti svegli la mattina con una melodia in testa, come succede a me, tutto dipende da quanto quella melodia viene modificata nel passaggio dalla mente alla musica. Sono un pessimo chitarrista e un pianista ancora peggiore. Se non avessi vicino Edge, un musicista di straordinario talento e complessità, non avrei speranze. Se non avessi avuto Larry e Adam quelle melodie non avrebbero messo radici. Ma è sempre molto difficile per me dover contare sugli altri... Negli altri cerchi quello che ti manca... Le melodie che sento nella testa sono molto più interessanti di quelle che riesco a suonare. Rabbia, in me c'è rabbia, perché devo contare sugli altri, anche se lo faccio molto bene. Anzi, direi che il nostro gruppo è uno dei migliori esempi di come si può fare affidamento sugli altri".

Cosa c'è di così speciale?
"È quello che dice sempre Brian Eno: "Dovrebbero studiarlo allo Smithsonian, il modo in cui voi quattro andate d'accordo, in cui funziona la vostra politica. La coesione che esiste fra voi è davvero speciale". Ma, al tempo stesso, a volte è scomodo. Pensaci. Non è inquietante? Conti sul partner, sugli amici, e alla fine devi contare su Dio, se vuoi diventare completo... La morte di mia madre influenzò fortemente la mia fiducia in me stesso. Tornavo a casa da scuola, ma non era una casa. Lei se n'era andata. Nostra madre se n'era andata, la bella Iris. Mi sentivo abbandonato, spaventato. Credo che la paura si trasformi in rabbia molto rapidamente. È ancora così per me... Una delle cose che preferisco è andare a pranzo. E mi piace bere. Mangiare bene... Vado sempre nel miglior ristorante della città. Non è molto rock'n'roll! Credo sia perché, da ragazzino, non amavo per niente il cibo. Lo odiavo, davvero. Non sentivo il sapore, perché lei, mia madre, non c'era".

Vuoi dire che hai dovuto cominciare a cucinare sin da piccolo.
..."Odiavo i pasti. Ricordi quella roba che si chiamava smash? Era un'idea orribile. Si versava acqua bollente su alcune pastiglie da astronauta, che si trasformavano in patate... Era tragicomico. Mio fratello, che lavorava nel settore informatico della compagnia aerea nazionale aveva scoperto di poter acquistare il cibo servito in volo a prezzi ribassati. Così portava a casa quei pasti preconfezionati, ne avevamo il frigo pieno. Tornavo a casa da scuola e mangiavo il pasto della compagnia aerea. Poi accadde una cosa incredibile. Il liceo era vicino all'aeroporto... Un bel giorno decisero di cominciare a servire i pasti. E li compravano all'aeroporto. Perciò mangiavo i pasti della compagnia aerea a pranzo e a cena mi ritrovavo gli stessi pasti del cazzo. E poi cosa succede? Che entri in un gruppo rock e ti nutri del cibo delle compagnie aeree per il resto della vita. È abbastanza per spingere un povero diavolo ad andare in un ristorante elegante"...

Forse è ora di un hamburger.
"Sul serio, credo che la nascita della mia creatività risalga a quando mi crollò il mondo addosso, a 14 anni. Non voglio esagerare, tanti hanno dovuto risalire chine molto più ripide. Non è il Dalai Lama che ha detto: "Se vuoi meditare sulla vita, comincia dalla morte"? Niente ragazze, auto, sesso e droga. La prima cosa di cui ho scritto è stata la morte. Che buono a nulla! In realtà Boy, il nostro primo album, è davvero allegro, considerato l'argomento".

E qual era?
"Stranamente, lo stesso del nostro nuovo album, How to dismantle an atomic bomb. Ha a che fare con la fine dell'innocenza. Ma nel primo album la assaporavamo, non la ricordavamo. In quel periodo tutti facevano finta di sapere. Noi festeggiavamo la nostra assenza di conoscenza del mondo. Mi pareva che nessuno avesse scritto quella storia. Nessuno era abbastanza crudo. È raro che il rock'n'roll sia crudo in senso emotivo. Può essere sessuale. Può essere violento e pieno di bile. Può sembrare che esorcizzi i demoni, ma non lo fa realmente, in genere li tiene in vita"...

... Volevo sapere se il rapporto con tuo fratello, che ha 7 anni più di te, ti ha aiutato a acquistare fiducia.
"Sì e no. Lui mi ha insegnato a suonare la chitarra... Aveva il libro della canzoni dei Beatles, quello con le illustrazioni psichedeliche. Quel libro mi folgorò. In effetti, mi folgora ancora".

Qual è la prima canzone dei Beatles che hai imparato?
"Dear Prudence. Tutti i pezzi che si suonavano in scala di do"...

... Come si è evoluto il rapporto con tuo padre?...
"Dopo la morte di mia madre credo di aver torturato mio fratello e mio padre. Eravamo tre uomini e vivevamo soli, nella stessa casa. Ci sono stati momenti terribili, davvero. Il peggio che si possa tirare fuori da tre uomini. Ricordo che mio padre cercava di avere la meglio fisicamente. Non ho mai risposto al fuoco, ma è stata dura. Spesso erano situazioni comiche. Si faceva prendere da una delle sue ansie "preoccupandosi per me", per modo di dire. Avevo 17 anni, andavo ai concerti punk, poi tornavo a casa. Lui mi aspettava in cima alle scale, con l'artiglieria pesante. Per me e la mia cricca di amici era un percorso a ostacoli: come rientrare senza svegliarlo"...

... Senti, Bono, tu sei di Dublino che allora era la più provinciale delle città. Certo, parlavi inglese, ma nessuno aveva mai sfondato, a Dublino.
"Philip Lynott dei Thin Lizzy. L'unico nero d'Irlanda... ed era entrato in una rockband! Un grande".


È stata una figura importante negli anni 70, è vero. Ma è il tuo unico modello?
"Bob Geldof è stato una fonte d'ispirazione. È di Dublino... Bob mi ha insegnato molto. Da lui ho imparato l'impudenza, ho assorbito la sensazione che l'impossibile fosse possibile. Stranamente, non è da lui che ho imparato a fare attivismo politico. In realtà, non la pensavamo allo stesso modo. Diceva sempre che il pop e il rock non si sarebbero dovuti allontanare dal sesso e dal divertimento e... che bisognava lasciar fare la rivoluzione ai politici! Fino a quando non ebbe la rivelazione aveva un atteggiamento tipo: "è solo rock'n'roll e va bene così". No, abbiamo dovuto trovare da soli la nostra strada. È vero, alla fine siamo rimasti a Dublino, noi contro il resto del mondo. Non avremmo fatto parte di nessun'altra scena musicale"...


... Alcuni hanno scelto il glamour, come Prince. Voi no. Non ci provavate nemmeno. Puntavate a essere anti glamour. Dopo qualche anno c'è stato un cambiamento.
"Dopo 10 anni".

Poi è sembrato che tornaste a scuola... per imparare a fare le rockstar.
"È proprio vero. È esattamente ciò che fu Zoo Tv. La rockstar che ho messo insieme per me è un identikit. La giacca di cuoio di Elvis Presley, i pantaloni di pelle di Jim Morrison, gli occhiali da sole di Lou Reed, gli stivali di Jerry Lee Lewis, lo zoppicare di Gene Vincent. Volete il rock'n'roll? Lo avrete".

Il mercato delle pulci?
"Il mercato delle pulci! E, come ti ho detto, penso ancora che non siamo del tutto credibili come rockstar, anche se siamo molto migliorati. Ti spiego perché: continuo a viaggiare e a girare per il mondo senza security. Non la voglio. Non ne ho mai sentito il bisogno, posso arrangiarmi. Se necessario so badare a me stesso. Ma non è solo per questo: mi piace il contatto con le persone, mi trovano accessibile, la gente mi parla, viene da me, non mi tratta come i miei colleghi o i miei modelli. Vengono direttamente, perché sanno dai dischi che, anche se la mia faccia non è aperta come 10 anni fa, io lo sono. E lo capiscono. Anche a New York, cammino per strada e mi domandano: "Che fai?", suonano il clacson, oppure si avvicinano, non hanno paura. Forse come rockstar sono un fallito"...

... Che successi avete raggiunto nella cancellazione del debito?
"Siamo riusciti a farne cancellare un terzo, il che equivale a cento miliardi di dollari".

Negli Stati Uniti sei passato da essere amico di Bill Clinton a fare il segno della pace in una foto con George W. Bush. Per favore, spiegami, perché sono confuso.
"Mi sono fatto fotografare con Bush perché stava per sborsare dieci miliardi di dollari in tre anni con una clamorosa manovra di aumento della spesa per l'assistenza ai Paesi esteri chiamata Millennium Challenge. È una fotografia buffa. Ero appena tornato dalla Inter-American Bank, dove Bush aveva comunicato la sua decisione. Passando davanti alla stampa mantenni il viso serio, ma il segno della pace fu divertente. Il presidente lo trovò divertente. Con espressione grave mi sussurrò: "Da qualche parte uscirà una copertina con scritto: "La rockstar irlandese con il tossico texano"".

... Nella tua vita c'è una cosa che trovo straordinaria e insolita per una rockstar. Sei monogamo da 25 anni.
"Non ero programmato per il matrimonio. Non ero quello che gli amici avrebbero definito "un buon partito", ma ho incontrato una donna straordinaria e non potevo lasciarmela scappare. Sento di non conoscerla ancora del tutto. Fra noi esiste una distanza quasi creativa, che Ali riesce a mantenere. I rapporti vanno gestiti. E lei ha un incredibile rispetto per la mia vita, oltre a uno spirito molto indipendente. Non so quanti sarebbero riusciti a rimanere sposati così a lungo, ma io l'ho fatto. Non so come abbia fatto tu, o chiunque altro, ma è così... Sono ancora innamorato".

Innamorarsi di un'altra persona capita a tutti. Sono sicuro che è successo anche a te. Quale forza interiore ti ha impedito di rompere il matrimonio?
"Rompere il matrimonio? Forse un forte senso di sopravvivenza. Non ricordo con esattezza la citazione, ma c'è una frase di Jean Cocteau che dice più o meno che l'amicizia è più alta dell'amore. Qualche volta si tratta di un amore meno appariscente, o meno passionale, ma più profondo e saggio. Alla base del rapporto con mia moglie c'è una grande amicizia. In realtà per molti versi è la chiave di tutte le porte importanti della mia vita: la band, il matrimonio, la comunità in cui vivo. Per me è quasi come se i due sacramenti fondamentali fossero la musica e l'amicizia"...

... Con The Joshua Tree e Rattle and Hum avete dichiarato che è bene ascoltare la musica delle origini, il blues, il gospel e il country. All'epoca ti sei mai domandato perché noi? Perché hanno scelto noi per ricordarsi di quanto è grande il loro paese? In fondo avevano già Bruce Springsteen.
"Beh, credo che Bruce Springsteen ci abbia influenzati molto negli anni 80. È stato significativo. La sua musica aveva dentro una mitologia simile alla nostra. E lui faceva un'altra cosa "contro la legge": suonava in quei grandi teatri che in America chiamano stadi, stadi di basket. Andammo a vederlo e ci cambiò la vita. Per la prima volta gli U2 capirono che la folla numerosa non riduce il potere della musica. Anzi, può accrescerlo, perché la scarica elettrica diventa più intensa. Non avevo mai visto un pubblico così numeroso e coinvolto: c'erano 20 mila persone, eppure avresti potuto sentir cadere uno spillo, se Bruce avesse chiesto il silenzio"...

... Tutte le star che hai incontrato nella vita cosa avevano in comune secondo te?
"...È raro che il talento sia unito alla grazia. Ricevi un talento, ma non la grazia. Alcuni dei più grandi stronzi che abbia mai incontrato sono anche i più dotati. Quando ricevi entrambe le cose... lasci una traccia indelebile. È la sindrome da "pretty girl". Avere talento è come nascere belli. Non devi muovere un dito. Sei così. In un certo senso è come il sangue blu, il denaro, il talento o la bellezza. Sono cose che dovrebbero renderti più umile, perché non te le sei guadagnate, le hai avute in dono. Eppure, nella mia esperienza, rovinano le persone. A volte quelli che faticano e superano più prove nella vita e che avrebbero motivo per essere arroganti sono i più umili. È una cosa che non sopporto. Se fa infuriare me, figuriamoci quanto fa arrabbiare Dio".

(20 giugno 2005)
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