00 16/12/2006 22:27
E all'inizio fu il "Fiddler's elbow"... Roma e gli Irish Pub

Anni e anni fa, apriva un piccolo pub alle spalle della basilica di S. Maria Maggiore a Roma.
Era uno di quei pub dove gli avventori che avevano scelto di frequentarlo, andavano alla ricerca dell'essenziale: tavoli in legno, buona birra, musica d'ascolto il tutto contenuto in un locale sobrio ma decorato con gusto.
I ragazzi come me, che all'epoca avevo 18 anni, iniziavano ad amare quel tipo di locale, dove l'entrata era gratuita, e la musica finalmente non assordante. E, magari, se eri fortunato c'era un gruppo di musicisti che si esibivano dal vivo.
Poi, come in un bosco dopo un lungo acquazzone, gli irish pubs spuntarono come funghi.
E fu il delirio.
Insegne di legno, dipinte in verde e oro, si moltiplicarono a vista d'occhio, mentre oltremanica la "Tigre Celtica" avanzava aggressivamente: qualche esperto ristoratore aveva avuto l'occhio lungo contribuendo a pubblicizzare l'Isola e la cultura celtica, almeno nei nomi e nelle decorazioni.
Così, nel giro di 10 anni, non c'è stato quartiere di Roma che non abbia avuto il suo irish pub.
Alcuni locali sono stati fatti ad arte, dove, oltre al terzetto Guinness/Kilkenny/Harp, si può usufruire del bersaglio delle freccette: ce ne è uno, nel quale tutti gli anni si svolge il torneo! (zona Celio)
Ma a parte qualche rara eccezione, molti di essi hanno subito trasformazioni degne di un ristorante cinese - provatene uno in una città diversa dalla vostra e vi renderete conto della diversità degli ingredienti!
In uno dei quartieri popolosi romani, famoso per la sua vita notturna, campeggia in bella vista, un'insegna di dimensioni a dir poco spropositate: "The Irish Village". All'interno, arredamento anglosassone, tavoli in legno, carta da parati a righe e fiorellini e divanetti imbottiti. Sarebbe anche del tutto simile agli originali pubs, solo che è un disco-pub con i fiocchi: musica da discoteca, impossibile parlare e soprattutto è fornito di una vera e propria cucina, dalla quale fuoriescono cene complete.
Ora, non che a Dublino non si mangi, ma il vero irish pub, come io l'ho conosciuto, è fornito esclusivamente di stuzzichini e per di più all'aglio o alla cipolla: mai provate le patatine all'aglio?
E poi non c'è servizio al tavolo, e le ragazze che tolgono i bicchieri sporchi dai tavoli in Irlanda, sopravvivono grazie alle laute mance che gli avventori gli lasciano, mentre la maggior parte di questi romani funzionano come tutti gli altri pubs italiani, con servizio al tavolo, cucina... e ve la immaginate l'esiguità delle mance da queste parti? Non c'è bisogno di tanta fantasia!
Così, se si vuole bere seduti in un'atmosfera calda e accogliente, piena di risate e fumi alcolici, anche in orari che precedono il tramonto, si deve scegliere uno di quei pubs che di solito sono molto piccoli se visti da fuori, con arredamento senza pretese e possibilmente dalle parti del centro storico.
Uno dei più carini e meritevoli, se non altro per il gestore che ama indiscutibilmente l'Irlanda di 15 anni fa, è il Green Rose, al centro storico di Roma, frequentato da giovani e non, ma che lavora con l'altro terzetto di birre Murphy.

Testo redatto da Francesca (Silverland)