00 15/12/2006 22:00
Altri Racconti: Il mio St. Patrick's Festival

Premessa

Sono venuta a visitare il forum e ho messo becco anche in alcuni interventi...
Noto una cosa comune a tutte le testimonianze del sito e del forum, la nostalgia nei confronti della vecchia Irlanda e l'astio nei confronti del turismo di massa.
Purtroppo dove arrivano le masse fanno danno, dove il turismo viene sfruttato fino all'osso, purtroppo si rovina la base di esso, cioè i luoghi. Le masse rovinano le atmosfere, rovinano le caratteristiche tipiche, calpestano il fascino sottile di alcuni luoghi... io stessa ne ho pagato le conseguenze quando sono stata sulle scogliere di Moher... non ho voluto affittare una macchina e l'unica alternativa per arrivare alle scogliere che ho trovato è stato un tristissimo mini viaggio organizzato, in cui mancava solo il tipo che cercava di venderti le pentole sul pullman...

Dopo aver letto la maggior parte dei racconti del sito, mi sono riletta il resoconto del mio San Patrizio dell'anno scorso, e, con in testa le parole di Fabio e di MarB, tra gli altri, mi sono un po' vergognata dell'entusiasmo che hanno suscitato in me proprio tutte quelle cose che avevo appena visto denigrare... poi ho capito che era sbagliato.

Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscere la Dublino pura (non parlo di Irlanda perché fuori Dublino ho visto troppo poco), quella ante-massa, ma la mia Dublino è questa. E in questa Dublino ho trovato 1000 cose che amo e che hanno fatto si che tra qualche giorno sarò di nuovo là. Forse chi l'ha vista prima non può gustarsela, ma forse il mio occhio ingenuo e il mio entusiasmo naïf, possono aiutare i delusi a trovare ancora qualcosa di buono in quello che sembra ormai quasi un paradiso perduto.

Per questo vi mando il mio diario di viaggio, vedete voi se può interessare a qualcuno!

Gatta Tiz


Sono fatta così, quando viaggio non mi piace avere programmi.
Sono partita con in mano una guida, di quelle che ti spiegano tutto e niente di ciò che vedrai, con segnati alcuni luoghi che mi erano parsi più interessanti di altri. Per il resto, io e Sabrina, la mia compagna d'avventura, eravamo decise ad affidarci al caso... di una cosa però eravamo certe: che saremmo sbarcate a Dublino giusto all'inizio del St. Patrick's Festival.

Ma cominciamo dall'inizio che è meglio.
E' cosa buona e giusta che all'arrivo a Dublino uno venga accolto da pioggia e vento... tanto per familiarizzare subito con il clima irlandese! E così infatti è stato. Per questo la ricerca dell'Ostello, con valige e zaini a carico è avvenuta nel modo più freddo e bagnato possibile!
Prima ancora di trovare l'Ostello, comunque, ci siamo trovate in mano il volantino che illustrava il programma per il week end. Per quella sera, alle 8, erano previsti i fuochi d'artificio sul Liffey... In attesa delle 8, abbiamo iniziato ad aggirarci per la città. Dopo una rapida visita al Trinity College, lottando con gli ombrelli, che non volevano saperne di stare fermi (ci abbiamo messo molto poco a capire che non valeva la pena portarli!), sopraffatte dalla pioggia, nonché dall'impellenza della pipì di Sabrina, abbiamo fatto amicizia con il primo Pub (non prima di aver telefonato al Sergente per dirgli che ero sana e salva e aver giurato e spergiurato che non avrei bevuto troppo...). E così, tre ore dopo lo sbarco in Irlanda, eccomi in un Pub che è esattamente come uno si immagina che sia un Pub irlandese, seduta al bancone come una veterana a contemplare la mia prima Guinness. E poi la seconda. Vabbè.

Uscite dal Pub, pronte a riaffrontare il freddo e il gelo, ci dirigiamo verso nord, dalle parti di O'Connell Street, stando con il naso per aria e guardandoci intorno come bambine nel paese dei balocchi. Le necessità fisiologiche di Sabrina ci spisongono nuovamente alla ricerca di un bagno... e dove se non in un Pub? Anche perché la musica che ne esce è davvero invitante. Lì, subito dopo la toilette, conosciamo il nostro primo irlandese, che per prima cosa ci dice di essere stufo di vedere turisti. Cominciamo bene! Salvo poi insistere per offrirci da bere... ma le otto erano ormai arrivate, dovevamo dirigerci al Liffey per i fuochi.

Arrivate nei dintorni, ci accalchiamo come gli altri sulla riva, chiedendoci perché tutti insistano a voler stare attaccati alla ringhiera quando i fuochi d'artificio sono, notoriamente, in cielo... vabbè. Mentre elucubriamo sulle stravaganze locali, tre tipi loschi, attirati dall'idioma comune, si avvicinano per far conoscenza... sembravano innocui, non sapevamo che sarebbero stati i nostri angeli custodi per tutta la durata dei festeggiamenti! E sembravano anche parecchio incuriositi dal fatto che ci ostinavamo a scrutare il cielo in attesa dei fuochi... ma le nostre chiacchiere sono state interrotte da una voce celestiale che ha iniziato ad aleggiare sul fiume, dopodiché qualcosa come 40 percussionisti di vario genere ha cominciato a battere un ritmo frenetico e da non so dove è spuntata una folla colorata e festante, con bandiere e stendardi, che ci è passata davanti al ritmo delle percussioni. Nel frattempo, nonostante Sabrina debba nuovamente far pipì, si accendono dei cerchi di fuoco sull'acqua. L'atmosfera è indescrivibile. Ho la pelle d'oca... la folla però incomincia a dileguarsi, e noi ci chiediamo perché, visto che mancano ancora i fuochi d'artificio. Recepito l'enorme interrogativo sui nostri volti, uno dei baldi giovani ci spiega "Guardate che erano Fire on water, non Fireworks!"... Ops... chiarito questo annoso problema, possiamo andare a bere qualcosa... già, perché finora...

Le gambe esperte di Marco ci guidano verso Temple Bar, che non è il nome di un Pub, o almeno non solo, ma il nsoome del quartiere più vitale di Dublino, quello in cui si assiepa, a distanza di due metri l'uno dall'altro, il maggior numero di Pub di Dublino. Tra questi, il preferito del nostro cicerone alcolico, è tale "Oliver St. John Gogarty" (nome di un poeta dublinese). Un colpo di fulmine. Mi sono innamorata all'istante di quel luogo. E di quella musica. Da quel momento il St. Patrick's Festival, diventa un confuso susseguirsi di musica, Guinness e soprattutto di balli di qualsiasi genere. L'"Oliver" (manco fosse ormai un amico nostro) diventa la nostra meta fissa, sempre in compagnia dei nostri angeli custodi, che non ci fanno mai mancare un bicchiere pieno e un braccio a cui attaccarsi per ballare... Anche Sabrina da quel momento assume una faccia beata, finalmente ha un bancone a cui attingere e un bagno in cui espellere. Tra un pub e l'altro, riusciamo anche a partecipare ai festeggiamenti. La massa di gente è ovunque impressionante, non c'è un solo angolo del centro di Dublino in cui non ci si debba fare spazio a spallate per passare! Ma non è solo il numero ad affascinare, quanto la beata follia che aleggia in tutti i volti che incontriamo... il sabato sera tra le altre cose, assistiamo finalmente ai sospirati fuochi...

"Ma allora c'erano!"
"Si Sabrina... ma NON VENERDÌ" :-)
"Oh..."

La domenica invece è il giorno della grande parata, neanche a dirlo, sotto la pioggia... tra la folla, sfilano bande agghindatissime, carri elaborati, gruppi con costumi tradizionali, ma anche chiunque abbia addosso qualcosa di colorato e una canzone da cantare... dopodiché inizia una spasmodica ricerca di un pub in cui entrare perché ovunque c'è troppa gente, comprese le strade! ˆ__ˆ Nel frattempo in St. Stephen Green c'è un raduno di suonatori di musica tradizionale, che sarebbe bello andare a sentire, ma con quella folla è impossibile arrivarci in tempo... riusciamo soa entrare nel Pub più antico di Dublino, il Brazen Head, e a crearci un nostro spazio vitale, dove, neanche a dirlo, ricominciamo a ballare e a far casino... quando lo stomaco si fa sentire, decidiamo di separarci per la ricerca del cibo e riaggiorniamo la seduta al dopocena... l'appuntamento è giusto davanti ad un pub che sembra meno affollato degli altri... è nostro!!

Due passi dopo l'ingresso, capiamo il perché non sia affollato. Avete presente la tipica balera emiliana? Beh, la versione irlandese ha di diverso la Guinness al posto del Lambrusco! L'età media è elevata e l'orchestrina suona delle splendide mazurche... questo naturalmente non ci impedisce di partecipare alle danze, d'altra parte una mazurca è sempre una mazurca, e, con un po' di fantasia, anche una marcetta si può ballare come un mambo scatenato! Raggiungiamo il culmine della serata, quando Corrado, il vero Latin Lover della compagnia, da vero festaiolo italiano qual è, trascina l'intero locale nel classico trenino tra i tavoli... senza parole ed imbarazzatissimi per l'accaduto freniamo gli entusiasmi del giovine italico e decidiamo che l'Oliver ci ha atteso fin troppo... e lo raggiungiamo... per chiudere il locale, come le altre sere!

Il lunedì ha un che di surreale. La città si muove al rallentatore, tutti portano sui volti i segni della stanchezza per i festeggiamenti dei giorni precedenti, regna la pace. L'appuntamento coi ragazzi è alle 13 sull'O'Connell Bridge, dopodiché ci trasciniamo stancamente fino a Temple Bar, dove scegliamo un locale in cui rifocillarci. L'Auld Dubliner ci fa da culla in quel pomeriggio così soft, i divanetti ci accolgono morbidi, la musica è discreta, la gente latita, l'hamburger è ottimo... a poco a poco, lentamente, il ritmo cresce, si alza il volume, la gente arriva... e anche noi seguiamo il ritmo del Pub e pian piano ci rianimiamo.

Alle 6 siamo ormai pronti per ripartire! Il Ssot. Patrick's Day è passato, ma il clima di festa non si è ancora spento, nessuno riesce a smettere di sentirsi in festa, e noi non siamo da meno, ce lo beviamo tutto, fino all'ultimo fondo di Guinness, fino all'ennesima ora di chiusura... fino al momento dei saluti, perché la nostra vacanza è solo all'inizio, ma i nostri angeli custodi ripartono. Peccato, sarebbe stato bello continuare insieme, ma, d'altra parte, l'energia che ci hanno dato in un solo week end, ci accompagnerà ancora a lungo. E ancora più a lungo ci accompagneranno le splendide parole di Marco, "Io amo talmente tanto il mondo, che lo sento tutto mio". E' vero, il mondo deve essere casa nostra, non solo le quattro mura quotidiane, e non c'è posto migliore di Dublino per capirlo!


Un racconto di Gatta Tiz