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Altri Racconti: Una pinta all'obitorio


Lungo Templeogue road, nell'omonimo quartiere, c'è un pub molto vecchio, e anche molto carino: The Morgue.
Si presenta bene, edificio ad un piano, con una caratteristica: ha un campanile blu che sporge dal tetto verso la strada, che segna l'ora con le sue lancette dorate.
All'interno si trova il vecchio bar, quello dove si riuniscono gli anziani del quartiere, in genere fumoso e puzzolente di sigaro; alle spalle del bancone, si aprono le due ali del pub, una per bere, l'altra adibita a ristorante.
L'ambiente è allegro e seriamente dignitoso, con i legni scuri e le sedute blu. Il tutto contornato da barman verameeente professionali ma verameeente burloni!
Insomma, si respira aria di scherzi e di risate e tutto questo stride decisamente con il nome del pub che, tradotto in italiano, vuol dire "l'obitorio"!
In realtà, il locale era una stazione di sosta nei primi anni del '900 quando Dublino finiva chilometri prima e Templeogue road era una delle tante strade di campagna che veniva usata dai pendolari che dalla città si spostavano verso i cantieri di periferia.
E qui viene la storia curiosa che, a dire il vero, me l'ha raccontata il padrone del pub e che, quindi, non saprei dire se in quel momento voleva prendersi gioco di una poveretta che, secondo lui, poco o niente sapeva del carattere così spiritoso degli irlandesi, o se stava raccontando una storia reale.
Durante i primi anni del secolo scorso, il centro della città era collegato alla periferia da una rete di rotaie, sulle quali transitavano una specie di tram ad un vagone.
Sulle vetture trovavano posto a sedere gli operai e che, quando non potevano sedervi, rimanevano in piedi, anche stando aggrappati all'esterno della vettura dalla quale di tanto in tanto venivano sbalzati fuori. Alcuni di essi, cadevano tramortiti a terra e portati all'interno della stazione di sosta.
Evidentemente, qualcuno perdeva la vita, oltre al tram, e indistintamente dai vivi, veniva adagiato in una delle sale del locale.
Da qui, il nome del pub!


Articolo a cura di Silverland