00 27/12/2007 11:38
Re:
=Donegal=, 12/14/2007 12:50 PM:

Un articolo di Beppe Severgnini che commenta il pezzo del NYT.
Fonte: Corriere.it

L'innegabile inverno dello scontento

Altro che arrabbiarci, o dar retta al coro delle vestali offese: dovremmo apprezzare, invece, il bel titolo shakespeariano («In Italy, a Winter of Discontent »). Questo è davvero l'inverno del nostro scontento. Altri ce ne sono stati; altri — se non cambiamo — seguiranno. Scrive il New York Times in un lungo servizio da Roma, scritto dal corrispondente Ian Fisher: «L'uso di Internet, i salari, la crescita economica e gli investimenti esteri sono i più bassi d'Europa (l'Italia riceve un terzo degli investimenti Usa della Spagna, ndr). Pensioni, debito pubblico e costo dell' amministrazione sono i più alti». E' vero o non è vero? E' vero, purtroppo.

La reattività, la bellezza e la fantasia dell'Italia non bastano più a compensare carenze ormai croniche. Certo, per ricordarlo la giornata non è delle migliori: il presidente Napolitano in visita a New York, Prodi e D'Alema a Lisbona per firmare il trattato Ue. A questa grandinata di cattive notizie consolidate — il New York Times ricorda che, dopo cinque anni di governo Berlusconi, la crescita era zero — se ne aggiungono altre, che noi conosciamo, e nell'articolo non sono entrate: dal blocco dei Tir all'agonia di Alitalia, dalla carenza di infrastrutture alla lentezza angosciosa della giustizia (pensate a una corporation americana in Italia che si sente dire: «Una causa civile? Otto anni»). Cose che sappiamo, le cui conseguenze sono note. A questo punto la domanda cambia. Non più «E' l'inverno del nostro scontento?», ma «E' giusto che gli stranieri lo ricordino?». I nazionalisti da strapazzo — quelli che parlano di patria, ma pensano alla pancia — sostengono che no, i media di altri Paesi non hanno il diritto di giudicare (perché non sanno le cose; o, se le sanno, perché non sta bene).

Sciocchezze. Anche noi siamo stati, siamo e saremo severi verso gli Stati Uniti (dal disastro iracheno alla follia delle armi domestiche, dalla vita indebitata alla qualità dei candidati presidenziali). Nessun giornale o televisione americana ci ha mai detto: non potete! Quindi, quando vediamo un ritratto dell'Italia che non ci piace, domandiamoci soltanto questo: come migliorarlo? Certe analisi non sono il problema, ma la sua rappresentazione. Sono lo specchio alzato verso la faccia. Se ciò che vediamo non è bello, la colpa non è della mano che regge lo specchio. E' del proprietario della faccia.



Severgnini risponde sempre ai giornali che parlano dell'Italia in maneira accurata come in questo caso o anche in maneira un po' rozza , come quando ci fu il discorso di perugia sul NYT, lui risponde sempre e difende l'italia dai pregiudizi e dai preconcetti. Pero' su Italians, ogni due per tre, si vedono lettere con giudizi massimalisti sull'Irlanda, l'ultima qui www.corriere.it/solferino/severgnini/07-12-24/10.spm, dove lui alimenta i pregiudizi pubblicandoli e non si degna di rispondere suggerendo allo scrittore/scrittrice una visione piu' nitida delle cose.

Ovviamente se si parla di Italians si alzano gli scudi, per le altre nazioni, dove non ci sono libri da pubblicare, fate un po' come ca*** volete.