00 13/10/2007 01:31
Giovanni

quando mio marito venne in Italia con me, non sputò nel piatto in cui mangiava.
Semplicemente, non gli venne dato un piatto.
E per condire il tutto, venne pure trattato a pesci in faccia.

Non a Napoli, Roma, Reggio Calabria. Ma nella rispettabilissima Milano padana. Dove si sentì dire più di una volta, tornatene a casa straniero. Cambia pure i termini "random" ma la frase rimane sempre la stessa.

Scusa, ma i tuoi interventi pieni di rabbia non li capisco e non capisco (e non approvo) i virulenti commenti verso una popolazione, quella inglese, che io comunque rispetto (molti miei amici sono inglesi e sono persone squisite).

I panni lavarli a casa propria? Perché? Io mi sento libera di lanciare tutti gli improperi e vituperi che mi sento sul governo Fianna Fail, anche se non sono irlandese. È un governo che mi sta rendendo la vita molto, molto difficile. Secondo la tua logica dovrei starmene zitta e tornarmene a casa (quale casa? dove?) se le cose qui in Irlanda non mi stanno bene.

Beh, dall'Italia mio marito se n'è andato (accompagnato da me), ma non di sua volontà bensì preso a calci in culo da un sistema intollerante. Perdonatemi i francesismi ma sembra ormai che questo topic abbia adottato tale terminologia, comsentitemi, molto italica.

Se forse cominciassimo a sprovincializzarci un po' ed ad accettare lo status di cittadini Europei anziché Italiani (e poi ci si chiede da dove venga lo stereotipo della pizza e mandolino a tutti i costi), di piantarla con questo nazionalismo esasperato, smetterla di esporre tutti i prezzi al supermercato in lire oltre che in euro, potremmo anche accettare le critiche di altre persone, europee, che decidono di venire in un paese piene di entusiasmo (e sai benissimo che immagine positiva abbia l'Italia all'estero) e si trovano prese a pesci in faccia non appena cercano di aprire un conto in banca.
Tra parentesi, per metterci i propri, di soldi, nel conto, anziché tenerseli a casa propria mentre lavano anche i panni sporchi nel frattempo.