fonte:
www.repubblica.it
Rilevate 260.000 persone che hanno rinunciato alla ricerca di un lavoro
per un "diffuso sentimento di scoraggiamento", concentrate soprattutto nel Mezzogiorno
Istat, cala il tasso di disoccupazione
ora è al 5,7%, ma crescono gli 'inattivi'
ROMA - Il tasso di disoccupazione in Italia nel secondo trimestre 2007 è sceso al 5,7 per cento, contro il 6,5 per cento dello stesso periodo 2006. Lo comunica l'Istat, precisando che la riduzione è motivata "fondamentalmente dal diffuso sentimento di scoraggiamento che comporta una rinuncia alla ricerca attiva di lavoro". Se infatti da un lato cresce il numero delle persone in cerca di occupazione, risultato pari a 1,412 milioni di unità, in calo del 12,9% rispetto allo stesso periodo del 2006, cresce anche il numero degli inattivi, 260mila unità in più, concentrato soprattutto nelle regioni meridionali.
Nello stesso periodo il numero di occupati si è attestato a 23.298.000 unità, lo 0,5 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2006 (+111mila unità), con un tasso di occupazione stabile al 58,9 per cento.
L'andamento del numero degli occupati, osserva l'Istat, conferma il rallentamento emerso nella precedente rilevazione. Nel Mezzogiorno l'occupazione si è nuovamente ridotta (-0,9 per cento, pari a -62mila unità). Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni, stabile a livello nazionale, è infatti diminuito nel Mezzogiorno di 0,5 punti percentuali.
Si accentua pertanto il divario tra le aree del Paese: a livello territoriale, fa notare l'Istat, alla lieve crescita del tasso di attività del Nord (68,9 per cento) si sono contrapposte le flessioni del Centro (66,4 per cento) e soprattutto del Mezzogiorno (52,3 per cento).
La crescita dell'occupazione nel secondo trimestre 2007 sintetizza la crescita delle posizioni lavorative dipendenti, salite di 140.000 unità (+0,8 per cento), e la discesa di quelle indipendenti, diminuite di 29.000 unità (-0,5 per cento).
L'Isae rileva come, dal punto di vista tendenziale, l'incremento occupazionale, si debba in misura molto marcata all'apporto della manodopera straniera (+9,4 per cento rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso, pari a circa 129 mila unità in più); tale fenomeno appare più accentuato al Centro e nel Mezzogiorno.
L'agricoltura ha registrato una forte contrazione del numero di occupati pari al 6,6 per cento (-65.000 unità), che ha interessato sia il lavoro subordinato sia quello autonomo e, con l'eccezione del Nord-ovest, tutte le ripartizioni.
L'industria in senso stretto ha manifestato un incremento tendenziale dell'occupazione dell'1,5 per cento (+76.000 unità) dovuto all'aumento delle posizioni dipendenti e indipendenti.
Nel complesso, l'incidenza dell'occupazione a orario ridotto è aumentata rispetto a un anno prima di un decimo di punto, portandosi nel secondo trimestre 2007 al 13,5 per cento.
(20 settembre 2007)
Non so se questo articolo l'aveva postato qualcun altro in altre sezioni, ma questa mi pare la più appropriata, e mi suona come un monito a non tornare in Italia. La disoccupazione cala perché più persone rinunciano a cercare lavoro. Mah. L'occupazione a sud scende, ma la manodopera straniera, sempre a sud, la fa aumentare. Mah.
Non so voi, ma io mi cago addosso a leggere queste cose, sarò solo facilmente influenzabile?
E si pone di nuovo la questione: restare dove si è? O tornare "perché non si sa mai magari le cose cambiano"?
[Modificato da Inismeain 22/09/2007 14:24]
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