Riporto da Adista Online
SCHERZA COI FANTI, MA NON TOCCARE I SANTI, IL PAPA E IL SUO SEGRETARIO
33638. ROMA-ADISTA. Fortunatamente non siamo ancora alle manifestazioni per strada come in occasione delle vignette satiriche sul profeta Maometto, eppure risultano sorprendentemente dure le parole con cui don Georg Genswein, segretario personale del papa, ha stigmatizzato le performance di due personaggi dello spettacolo che si sono prodotti in una scherzosa imitazione di Benedetto XVI e dello stesso don Georg.
"Queste cose - ha dichiarato all'agenzia Adnkronos il segretario personale del papa - non hanno livello intellettuale e offendono uomini di Chiesa. Non sono accettabili. Spero davvero che smettano subito". Don Georg ha inoltre precisato di non aver mai seguito le trasmissioni in questione ("Crozza Italia" su La7, dove il comico Maurizio Crozza interpreta un Benedetto XVI euforico, 'giovanilista', insofferente della rigidità del protocollo ed attentissimo alla resa spettacolare delle sue apparizioni; e Viva Radio2, dove Fiorello scherza sugli hobby sportivi del segretario personale del pontefice) ed ha escluso un pronunciamento diretto di Ratzinger nella polemica: "un commento del Santo Padre sarebbe davvero troppo onore per questa gente".
L'offensiva vaticana contro i comici era cominciata con due editoriali al vetriolo pubblicati su Avvenire (11/11) a firma del magnifico rettore dell'Università Lumsa di Roma Giuseppe Dalla Torre e dell'opinionista Umberto Folena, nei quali si faceva riferimento a programmi "di livello bassissimo e di pesante volgarità con fallimentari pretese di ironia, che sembrano sorprendentemente mirare al basso anziché all'alto, nel tentativo continuo di ridicolizzare figure e persone care al mondo cattolico". Secondo Dalla Torre, ci sarebbero gli estremi per invocare "la forza della legge penale, che tali comportamenti oggettivamente ledono in più punti".
Anche Gaspare Barbiellini Amidei ha parlato, sul Corriere della Sera (15/11), di un "degrado nel confronto fra sacro e profano": "che volete, vi parrà pure passabile argomento per una scenetta comica l'accento teutonico del papa tedesco, ma ci sono un miliardo di uomini che usano chiamarlo 'Padre santo' e a ciascun uomo piace che al proprio padre si riservi un rispetto minimo". Paolo Prodi, docente di Storia moderna (nonché fratello del presidente del Consiglio), ha commentato, in un'intervista al Corriere (15/11): "La satira, quella vera, erano le pasquinate contro i Papi quando i Papi impiccavano la gente, allora sì". "Il bersaglio della satira è il potere, non può che essere il potere. Non mi pare che sia satira prendersela contro persone che non hanno difese e non possono neanche reagire. Così son buoni tutti".
Di parere opposto è invece Fausto Colombo, docente di Teoria e Tecnica dei Media all'Università Cattolica di Milano, che, sempre in un'intervista al Corriere (15/11), esclama: "Andiamo, sennò non si può prendere in giro neanche un parroco". "Io penso che tutti quanti dovremmo imparare a ridere un po' di noi stessi. Prendiamo esempio dagli ebrei, che raccontano barzellette su se stessi e sui loro rabbini impietose".
Francesco Merlo su Repubblica (15/11) parla di "ingenuità" e "goffaggine di un bel sacerdote che giura di non aver mai visto le trasmissioni che non gli piacciono". "Se sta mentendo - continua Merlo - padre Georg pecca due volte: contro il divieto di dire bugie e contro il buon senso. Se invece è vero che non guarda la televisione e non ascolta Fiorello alla radio, se davvero non sa chi siano Crozza e la Littizzetto, allora sarebbe da compatire perché non sa cosa si perde, e sarebbe anche da rimproverare cristianamente, come pastore d'anime. Oggi infatti non si può fare catechismo senza la televisione". "Alla fine, la satira è uno dei tanti mezzi attraverso cui l'uomo comunica, si appropria della realtà. Non è l'antagonista della realtà e neppure del buono perché la bontà stessa è anch'essa satira".
Roberto Cotroneo sull'Unità risponde così all'auspicio formulato da don Georg che le trasmissioni incriminate cessino di andare in onda: "Non è giusto, non è corretto e soprattutto suona un pochettino di integralismo. Con ogni probabilità offende più la religione un augurio di questo genere che le satire di Crozza e di Fiorello".
Infine i diretti interessati. Se Crozza ha evitato di rilasciare qualsiasi dichirazione, Fiorello ha risposto con due battute, ironiche come sempre: "Non credo che andrò all'inferno per questo"; "è una polemica che non sta né in cielo né in terra".