00 03/05/2007 09:48
L'aiuto dei giornalisti del gruppo Espresso alle vedove dei colleghi di Mastrogiacomo
Il direttore, Ezio Mauro e lo stesso Daniele hanno scritto: "Servirà ad alleviare le loro difficoltà, e a cementare il rapporto tra due popoli uniti di fronte a questo assassinio".

ROMA - Centomila euro. A tanto ammonta la cifra raccolta spontaneamente da tutti i giornalisti del quotidiano la Repubblica, di Radio Capital, di Repubblica Tv e de L'Espresso. E' stata devoluta, in parti uguali, ai familiari dei due collaboratori del nostro collega Daniele Mastrogiacomo, uccisi in Afghanistan dai Taliban del mullah Dadullah. Niente potrà restituire alla vita Adjmal Nashkebandi, giornalista free lance e interprete, nè l'autista Sayed Agha, assassinati in modo barbaro e senza alcuna giustificazione. Ma ci auguriamo possano in qualche modo servire ai loro familiari per affrontare un po' più serenamente il futuro.

Adjmal pur essendo giovanissimo era di fatto l'unico sostegno della famiglia, occupandosi degli anziani genitori e anche dei suoi fratelli maggiori e della moglie sposata da appena sette mesi. Ancor più delicata la situazione della famiglia Agha. L'autista, era padre di cinque figli, uno dei quali nato il giorno prima del suo assassinio. La moglie che adesso è rimasta sola vive in un clima costante di minacce che la costringeranno a lasciare la sua casa di Lashar Gah, capoluogo della provincia di Helmand dove le infiltrazioni dei Taliban e dei loro simpatizzanti sono pesanti e pericolose.

La somma raccolta è stata spedita all'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi che provvederà a consegnarla alla vedova Agha e ai genitori di Adjmal. Nella lettera che accompagna la donazione, il direttore di Repubblica Ezio Mauro e Daniele Mastrogiacomo scrivono: "Sayed Agha e Adjmal Nasqebandi sono stati barbaramente uccisi solo per aver fatto il loro lavoro: hanno accompagnato un giornalista italiano per un reportage nella provincia di Helmand. Catturati tutti e tre, sommariamente processati, condannati a morte per spionaggio, Sayed e Adjmal sono stati decapitati.

E' una sentenza senza alcun fondamento, senza prove, senza testimonianze, senza difesa, nel totale disprezzo della vita umana. Consideriamo questo gesto", si legge ancora nella lettera, "la forma più diretta e concreta di esprimere la nostra partecipazione, il nostro lutto, il nostro dolore. Tale somma servirà ad alleviare le difficoltà di chi è rimasto privo di una guida importante, ma anche a cementare un rapporto tra due popoli uniti di fronte a questo assassinio".

L'esito sulla somma raccolta è stato trasmesso all'ambasciatore italiano a Kabul. "E' un'iniziativa", ha commentato Ettore Sequi, "che conferma i rapporti di umanità e di calore tra la popolazione afgana e quella italiana. L'ho comunicata subito al padre di Adjmal, rimasto particolarmente colpito dalla sensibilità dimostrata dai giornalisti di Repubblica e del Gruppo Espresso".

Per l'autista Sayed, spiega l'ambasciatore Sequi, si è pensato di aprire un conto speciale. "Ho consultato suo fratello e una serie di autorità morali del paese. Tutti hanno convenuto che si tratta della soluzione migliore. La vedova Agha potrà attingere ogni mese una cifra che oltre a garantire le normali esigenze quotidiane servirà a fornire per molti anni ai cinque figli un'adeguata educazione scolastica. E questo è un modo di assolvere ad un desiderio che lo stesso Sayed aveva espresso più volte".

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