00 21/06/2006 12:59
Ho letto con molta attenzione l'articolo, e devo dire che mi ha lasciato abbastanza perplesso.
Se ho trovato molto interessanti alcune considerazioni sui veri e propri stravolgimenti che hanno investito le nostre città mi ha particolarmente amareggiato la inutile e retorica vena nostalgica che placidamente avvolge tutto il testo e culmina nella frase :<< E auguro loro buona fortuna; auguro una felice permanenza nella capitale per cui nutro affetto e alla quale potrei presto, con sollievo, dire addio >>
Mi spiego.
Non mi sorprendono gli abbandoni romantici fatti da chi ha passato la vita comodamente seduto in poltrona e, con cognizione di causa o meno, elabora teorie ricette per l'eterna felicità. Ma quando esclamazioni del tipo “si stava meglio quando si stava peggio” provengono da chi ha (mi pare di aver capito) in prima persona vissuto e subito determinate situazioni di disagio non posso fare a meno di rimanere un tantino offeso. Fino a qualche anno fa si scappava per la fame e la miseria, e adesso si vuol fare lo stesso per gli “effetti collaterali della ricchezza e del benessere? (più o meno diffuso) ASSURDO!.
Io sono fra i più severi accusatori della società moderna, dei suoi vizi e dei suoi eccessi e non nascondo le mie grosse perplessità se penso a cosa tutto ciò potrà portare. Soffro anche io dei disagi e dei controsensi legati allo stile di vita nelle piccole e grandi metropoli moderne. Ma chi ha vissuto il prima ed il dopo non può rimpiangere la fame più nera perché si sente “stressato” dallo stile di vita troppo frenetico. Mi vien da pensare che forse a morire di fame erano gli altri ed allora è molto più facile essere affascinati dalla vita all'aria aperta nei campi a coltivare patate ed a farsi cullare dal lento passare delle stagioni.
O pensiamo davvero di poter avere la botte piena e la moglie ubriaca?
Pensiamo davvero che si possa avere l'automobile che ci scarrozza ovunque e l'aria pulita? Il camino acceso e niente fumo? Magari pretendiamo anche di avere carne fresca sulle nostre tavole tutti i giorni senza dover uccidere nessun animale!
Non vorrei essere frainteso, sono d accordo che molta sarda c'è ancora da fare e che sono molte le cose che proprio non vanno ma chi ha passato indenne la notte più buia non può che guardare con ottimismo il cielo grigio grigio della mattina.

P.S.
Molto bello il detto Scandinavo: "passati i cinquanta ciascuno è straniero nel proprio paese"
se ne potrebbe parlare per giorni.

[Modifica di Dubh: Scusami Santiago per la modifica, molto interessante quello che hai scritto ma se ognuno di noi inizia a cambiare il font e le dimensioni del testo per gli interventi siamo rovinati...]

[Modificato da dubh 22/06/2006 12.24]

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