Milana Runjic su Internazionale
Calcio o sesso?
Non è difficile mettere il calcio in relazione al sesso, perché è un'attività orgasmica e orgiastica, nonostante la presenza dell'arbitro in campo e di tutta una serie di regole
Internazionale 647, 22 giugno 2006
Ormai è chiaro che nel nostro piccolo paese è arrivato un periodo di spaventosa astinenza. In realtà non solo nel nostro, ma non possiamo preoccuparci anche per gli altri. In un recente sondaggio il 60 per cento degli uomini croati ha detto che il calcio è più importante del sesso: prevedo quindi che durante i Mondiali aumenteranno considerevolmente le vendite di vibratori.
Forse a qualcuno verrà l'idea di mettere in commercio un vibratore con una piccola palla da calcio sulla punta, è difficile però che un tale slancio di fantasia avvenga fuori dal Giappone.
Ma cosa può fare una donna durante le calde sere d'estate (e anche durante il giorno) mentre il suo uomo se ne sta seduto sul divano, incollato al televisore, bevendo birra e facendo a pezzi la sua maglietta a scacchi rossi e bianchi? Non le rimane nient'altro che rotolarsi nel letto in compagnia di Mr. Big, Hello Kitty e prodotti simili.
Naturalmente ci sono anche delle croate che cercheranno di seguire i Mondiali insieme agli uomini: si agghinderanno con cappelli, bandane e bandiere, e lanceranno urla a ogni gol. Ma neanche questo gli garantirà di essere le benvenute ad assistere alla partita, e ancora meno di riuscire a fare sesso almeno durante la pubblicità.
Nonostante di recente abbia letto che alle donne ben allenate servono meno di cinque minuti per venire, dubito che, mentre sul piccolo schermo stanno già trasmettendo la pubblicità dell'insopportabile birra Ozujsko, ci sarà qualche uomo pronto a buttarsi sulla sua compagna.
Perché mentre mandano la pubblicità della birra, il maschio ne approfitta per stiracchiarsi e andare in cucina a versarsi dell'altra birra (sempre che non beva dalla bottiglia), per tornare davanti al televisore giusto in tempo per vedere la panoramica del campo. E la donna, che nel frattempo si era tolta il tanga, se lo rinfilerà con aria delusa. C'est la vie.
Poco tempo fa ho letto su una rivista che molte croate famose non amano il calcio. Anzi, nutrono nei suoi confronti la stessa animosità e sfiducia che proverebbero per una giovane e bionda collega del marito che lo chiama spesso di sera. È noto che la gelosia non si limita alle possibili rivali: quando il cuore di un uomo batte più forte per un centravanti che per la moglie, è naturale che lei cominci a lamentarsi a denti stretti.
Di sicuro i sondaggi come quello di cui parlavo – in cui gli uomini tra i 25 e i 55 anni scelgono il calcio invece del sesso e della compagnia della loro partner – non fanno che gettare benzina sul fuoco e aumentare il numero delle donne che preferirebbero prendere a martellate lo schermo del televisore piuttosto che guardare una partita.
All'estremo opposto ci sono le croate che dicono di adorare il calcio e che faranno il tifo finché avranno voce. Questa è una mossa furba, perché così avranno diritto a rimanere in soggiorno per tutta la durata della partita, anche se non sono sicura che i loro uomini ci credano fino in fondo.
Questo, però, non significa che non esistano donne veramente innamorate del calcio. Io le ammiro davvero, perché, nonostante la vaga simpatia che sento verso questo sport, ammetto di annoiarmi a morte durante quelle lunghe e faticose partite dove non segnano nemmeno un gol.
Forse non sono tanto gelosa nei confronti del calcio, quanto verso i calciatori e il loro stile di vita: mentre si muovono sul campo, giovani e muscolosi come degli dèi, i loro conti in banca aumentano con il passare di ogni minuto. E chissà a che cifra saranno arrivati dopo che qualche miliardo di persone è rimasto ipnotizzato davanti alle partite dei Mondiali.
Non è difficile mettere il calcio in relazione al sesso, perché è orgiastico e orgasmico, nonostante la presenza dell'arbitro in campo e di tutta una serie di regole che vietano di mordere l'avversario sul cranio e di prenderlo per le palle mentre va all'attacco.
Basta guardare il gomitolo vivente di giocatori in estasi dopo il gol per avere la pelle d'oca, e alla fine vi metterete a piangere per una rete messa a segno da un belloccio coi capelli scuri di cui non sapete neanche il nome.
Se non ci fosse il calcio, bisognerebbe inventarlo: offre la migliore via di fuga dalle donne, quelle edere rampicanti che si avvinghiano intorno alle gambe del loro uomo e che vogliono sempre parlare.
"Sto guardando la partita" è la formula magica che almeno per un po' libera gli uomini dall'obbligo di essere emotivi, comprensivi, perfino amichevoli verso le donne. Finalmente possono svaccarsi davanti alla televisione e imporre una tregua alle storie di dolori mestruali o di amiche cattive.
E nel frattempo è meglio che le donne si rassegnino a lavorare a maglia, a meno che non siano tifose anche loro.
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